Il 7 giugno, Koreeda ha partecipato a Tokyo a una anteprima speciale per la stampa estera del suo ultimo film Kiseki (I Wish). Dopo la proiezione ha risposto alle domande dei giornalisti. Ecco una sintesi della conversazione.
1) Come mai il titolo giapponese è Kiseki (Miracolo)
mentre quello inglese è I Wish?
Ero molto indeciso sul titolo da dare in inglese, poi,
consigliato dalla sottotitolatrice Linda Hoagland (che ha sottotitolato tutti
i miei film) abbiamo deciso per I Wish, perchè in inglese (e in italiano, ndt) "miracolo" ha un significato
troppo legato all'aspetto religioso.
Uno dei temi del film è quello di "negau",
dello sperare cioè, del desiderare, al di là del risultato stesso. Per questo
abbiamo scelto questo titolo.
2) Lei ha detto ( prima della proiezione, ndt) che ha
fatto questo film perchè idealmente possa venir mostrato a sua figlia di tre
anni, quando ne avrà dieci. Cosa le piacerebbe che sua figlia vedesse in questo
lavoro?
Se è vero che ho realizzato questo film con in mente
anche mia figlia, non c'è qualcosa in particolare che vorrei che la colpisse, di solito non
mi pongo questa domanda verso lo spettatore. Non so, però se proprio dovessi
tirar fuori qualcosa direi che mi piacerebbe se lei ci trovasse la ricchezza
del mondo, la sua varietà.
3) Di solito nelle stazioni dei treni, i poster dei
luoghi che si vedono sono sempre molto ameni, pittoreschi e turistici. Nel suo
film non è così.
Certo, pur non avendo mai vissuto in Kyūshū volevo
rappresentare i luoghi nella loro quotidianità, senza niente di speciale. Per
questo si vede molto cemento e anche quando inquadro il vulcano Sakurajima, non è mai per trasformarlo in cartolina ma per inserirlo nella quotidianità, per
questa ragione ho inserito spesso palazzi nell'immagine.
4) In molti film si trova spesso un solo protagonista
bambino. Lei però sia in questo film che in Daremo shiranai (Nobody Knows) ha usato dei gruppi di bambini,
ci potrebbe spiegare il perchè?
A dire la verità
non l'ho fatto apposta, la storia è nata così, comunque quando si mettono
insieme più bambini ne nasce sempre qualcosa di interessante.
5) C'è una parte molto bella dove ogni bambino dice qual è il suo desiderio, sembrano così sinceri! Ci potrebbe spiegare come ha
girato queste scene?
Prima di tutto devo premettere che nessun bambino,
neanche i due protagonisti, avevano un copione. Ogni giorno veniva detto loro
che fare e in che situazione si trovavano (nella storia, ndt) .
Dopodiché c'erano le nostre direttive ma è stata
lasciata molta libertà ai bambini. Le faccio un esempio: ad un certo punto
nella storia chiediamo ad una bambina perchè sua madre ha abbandonato la
carriera di attrice, al che lei risponde con una sua idea che forse il perchè è la sua nascita (sempre nella storia). Si partiva da una situazione e poi da
lì si lavorava con i bambini e la loro fantasia, spesso hanno incluso dei loro
desideri reali.
6) Questo I Wish è più ottimista rispetto a Daremo shiranai (Nobody
Knows). Dipende forse dal fatto che tre anni fa è nata sua figlia?
In realtà non mi
sono ancora reso conto di essere padre (ride).
Prima che il mio precedente lavoro, Kūki ningyo(Air Doll), fosse
terminato, il produttore è morto, è stato un brutto colpo per me, non sapevo
neanche se avrei continuato a fare cinema. Per uscire da questa situazione mi
sono buttato sul nuovo lavoro e anche, se non soprattutto, grazie ai due
fratelli Maeda, mi sono tirato su, mi hanno trasmesso un'energia grandissima.
In realtà questo I Wish, dal punto di
vista della storia non mi sembra ottimista, non c'è un happy end (da qui
spoiler), la famiglia non ritorna insieme, ma a vincere sulla famiglia è
"il mondo" ("scegliere il mondo" è una espressione che ricorre spesso nel film e ne simbolizza uno dei temi principali).
[Conversazione raccolta da Matteo Boscarol]





