1) Buongiorno, signora Bicec: il suo libro parla della sua dolorosa esperienza d’ immigrata.
In seguito a tutta la sofferenza che ha provato a stare lontana dai suoi figli e alla fatiche che ha dovuto affrontare, immagino che lei sia cambiata molto caratterialmente. In che cosa in particolare? Quale sfaccettatura del suo carattere è mutata?
Vivere in un altro paese comporta ad ogni individuo diversi cambiamenti, che ovviamente si presentano dopo aver attraversato diversi ostacoli. I nostri sentimenti sono sottoposti a un mutamento mai pensato prima e quello che prima ti sembrava futile e poco importante, diventa fondamentale. Gli ostacoli si trasformano in continue sfide, e le strade della vita in montagne. Ma tutto questo ti cambia notevolmente, modifica il modo di essere e di fare dell’individuo, aiutandolo a crescere e perfino a pensare in una maniera diversa. Ricominciando tutto da capo, dopo una vera e propria caduta “libera”, devi avere tanta forza per rialzarti e per arrivare almeno al punto da dove sei partito, quando hai abbandonato il tuo paese di origine. In tutto questo cammino travagliato e tortuoso, acquisisci nuove qualità. E io credo di aver ottenuto la piena fiducia in me stessa.
2) Lei in Moldavia lavorava per un giornale. Perché abbandonare un lavoro fisso nel proprio Paese per venire in Italia?
Nel libro “Miei cari figli, vi scrivo” descrivo minuziosamente perché queste donne sono state costrette a separarsi dai loro cari per andare in cerca di un lavoro altrove. Perché la Moldavia ha ottenuto l’indipendenza nel 1991 e perché i cambiamenti non sono avvenuti secondo le attese dei cittadini. La povertà non era un sostantivo ma uno stile di vita. Mentre continuavo a lavorare nella redazione di “Lunca Prutului ” sono stata assunta anche alla radio locale. Ma il diritto fondamentale della libertà di parola ben presto è stato ostacolato dai funzionari di partito, a cui apparteneva il giornale.
3) Perché proprio in Italia e non in un altro paese europeo? O in America, dove lei aveva anche intrapreso un’ esperienza lavorativa?
Sono tornata dall’ America piena di entusiasmo e idee per lavorare ad una stampa indipendente. Ma la delusione presto mi ha offuscato le idee: la gente che desiderava leggere il giornale non aveva nemmeno i soldi per il pane e per questo ho deciso di emigrare, dopo circa un anno dal ritorno dall’America. Ho scelto l’Italia perché ho avuto sempre una simpatia immaginaria per questo paese. L’Italia mi sembrava un paese intangibile per me, ma anche per la mia generazione che non poteva viaggiare e oltrepassare i confini dell’URSS. Ho scelto l’Italia anche per un grande desiderio, quello di conoscere di più la sua cultura e anche per la lingua che essendo neolatina come quella romena ho pensato che non avrei avuto tante difficoltà ad impararla.
4) Come descriverebbe la sua storia in una sola parola?
Comune.
5) Quando è arrivata in Italia cosa le mancava della Moldavia?
Tantissime cose, ma soprattutto i miei figli.
6) Come definirebbe le persone italiane? Sono cordiali oppure scontrose?
Sensibili e affettuose.
7) Cosa le piace dell’Italia? Ormai si sente più “a casa” in Italia o in Moldavia?
Dall’ inizio del mio arrivo in Italia mi sono innamorata dell’Italia e questo sentimento non mi è passato ancora. Qua mi sento a casa mia, perché qua è la mia famiglia.
8) Dal libro si capisce che lei è una persona molto religiosa: è la fede che le ha dato la forza di continuare, senza mai arrendersi?
Dopo anni di ateismo, di proibizione delle chiese con l’ ostacolo di professare la religione, finalmente mi sono sentita libera di convertirmi al Signore. Questa scelta mi ha dato la forza di superare la fatalità e la fiducia che niente non finisce in niente.
9) Avrebbe mai pensato di riuscire a scrivere un libro? Il titolo è sempre stato questo o aveva pensato un titolo completamente diverso?
Il mio primo racconto è stato pubblicato nel 1987 in un libro che ha raccolto gli articoli degli studenti della Facoltà di Giornalismo dell’università di Chişinău. L’idea di avere un libro tutto mio è stato sempre presente in me, ma il tempo giusto è arrivato dopo aver scritto tutte quelle lettere che sono inserite nel libro. Il libro “Miei cari figli, vi scrivo” è stato pubblicato prima in rumeno con il titolo “Testamento non letto”. Nella variante italiana ho fatto tantissimi cambiamenti, tra cui anche il titolo.
10) Lei è un appassionata di lettura e questo è un blog dedicato ai libri. Vorrei chiederle di descriverci in poche parole che cos’ è la lettura per lei.
La letteratura è l’ambasciatrice universale di tutti i tempi e il diplomatico che scavalca ogni ostacolo ed è la pace contrastante. È il ponte che associa le culture, abbellisce la gente e accultura il pianeta.
11) Secondo lei, quali sono i libri che non dovrebbero mancare nella biblioteca di un giovane?
I gusti letterari dei giovani sono talmente diversi che rischio nel dare dei consigli, ma uno comunque mi permetterei di esporlo: leggete quello che vi piace, ma leggete e acquisite questa ricchezza che nessuno poi vi potrà strappare…
12) Ai giovani italiani che desiderano trasferirsi all’estero per trovare un lavoro migliore, cosa direbbe? Li incoraggerebbe oppure no?
I giovani sono la ricchezza di qualsiasi paese ed emigrare significa perdere questa fortuna. Ma si come l’immigrazione c’è stata sempre e la gente ha il diritto di scegliere, se un giovane decide di andare altrove, allora deve essere consapevole che devi cominciare tutto da capo. E il mio consiglio è di non avere il timore.
13) A tutte le mamme che in questo momento sono separate dai propri figli, cosa vorrebbe dire per incoraggiarle, lei che ha vissuto la loro stessa straziante esperienza?
Di fare tutto il possibile per stare con i propri figli. La vita è troppo corta per dividersi presto.
Ringrazio fortemente la Signora Bicec per la disponibilità e la gentilezza che ha dimostrato nel rispondere alle mie domande!