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Intervista a Lorenzo Rizzelli, autore de "Lo spirito umano come forza purificatrice del male – Sistema filosofico simbolico integrato"

Creato il 29 novembre 2013 da Sadica @sadicamente
Intervista a Lorenzo Rizzelli, autore dell’opera base “Lo spirito umano come forza purificatrice del male – Sistema filosofico simbolico integrato”, edito da Akademos Edizioni nel 2011, che rappresenta il risultato di 16 anni di speculazione filosofica.

Intervista Lorenzo Rizzelli, autore spirito umano come forza purificatrice male Sistema filosofico simbolico integrato

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Titolo   Lo spirito umano
come forza purificatrice del male.
Sistema filosofico simbolico integrato
Autore   Rizzelli Lorenzo
Prezzo
Sconto 5%    € 16,62
(Prezzo di copertina € 17,50 Risparmio € 0,88)
Dati   2011, 152 p., ill., brossura
Editore   Akádemos  (collana Philo-sophia)

Cos'è il Sistema Filosofico da te studiato?
Il sistema filosofico simbolico integrato è un sistema costituito da 18 simboli, rappresentanti determinati concetti filosofici, individuati da me personalmente e appartenenti essenzialmente alle sfere dell’etica e della metafisica.
I simboli non si distinguono per la loro forma grafica, che è piuttosto semplice, ma per il fatto che ciascuno di essi rinvia a molteplici significati, tutti legati concettualmente alla forma grafica del simbolo.
Ad esempio la materia, intesa come ciò che è soggetto a forza gravitazionale, viene espressa con il simbolo della freccia verso il basso, dalla quale si può intuire il nesso con il concetto di “attrazione verso il basso”.
Analogamente, in ambito etico, la reazione negativa istintiva e
automatica che si genera quando proviamo rabbia viene interpretata, nell’ambito del Sistema, come un’attrazione gravitazionale esercitata dal male su noi stessi.
Dunque la freccia verso il basso esprime anche l’attrazione gravitazionale nell’ambito etico.
I simboli si distinguono tra eticamente positivi e negativi.
Per una specifica impostazione del discorso filosofico, sono state dapprima analizzate le diverse categorie di male, formalizzate poi nei simboli negativi, e in seguito dall’opposizione a quest’ultimi sono sorti i simboli positivi.
Questa sistematizzazione simbolica è risultata funzionale allo sviluppo filosofico stesso.
Infine, i simboli sono combinabili tra loro attraverso apposite regole stabilite da me personalmente e che danno vita a concetti più complessi.
Intervista Lorenzo Rizzelli, autore spirito umano come forza purificatrice male Sistema filosofico simbolico integrato

Come ti sei approcciato alla filosofia?
Fino all’età di 16 anni non sapevo cosa fosse la filosofia.
Ma dal momento che sin dall’infanzia mi sono sempre posto delle domande sull’universo, l’infinito e soprattutto il futuro dopo la morte, si può affermare che ho iniziato a fare filosofia quando ancora non conoscevo questa disciplina.
Al terzo anno del liceo linguistico ho iniziato a studiare questa materia, che mi ha affascinato sin da subito.
A scuola non mi limitavo a seguire gli argomenti della lezione ma mi sforzavo ad elaborare il mio punto di vista personale su una data questione, sottoponendolo all’attenzione del docente.
I tre anni di liceo linguistico in cui ho studiato filosofia mi hanno permesso di acquisire quella terminologia di base, desunta prevalentemente dalla filosofia greca e impiegata diffusamente nei miei scritti.
Proprio in questo periodo (cioè dal 1998 al 2001), ho iniziato a elaborare i miei primi concetti nei campi dell’etica e della psicologia dell’io, giungendo ad una prima sistemazione nel 2001.
Dopo il conseguimento della licenza linguistica, non ho proseguito lo studio della filosofia all’università, avendo scelto “Lingue e Letterature Straniere”.
Pur avendo rinunciato ad iscrivermi alla facoltà di Lettere e Filosofia, durante il mio percorso accademico ho affrontato diversi esami riguardanti l’ambito della filosofia del linguaggio e inoltre ho condotto uno studio sulla filosofia araba, in occasione della preparazione alla tesi di laurea triennale.
Qual è il tuo percorso di studi?
Nonostante la mia inclinazione per le materie scientifiche, alla fine della scuola media ho deciso di frequentare il liceo linguistico, poiché all’epoca ero particolarmente attratto dalla lingua francese.
Proprio nel periodo liceale è subentrata la mia passione per le lingue orientali e, quando si è presentata l’occasione di seguire un corso sull’alfabeto arabo, l’ho colta immediatamente.
Questa mia propensione per le lingue orientali è giustificata da un motivo ricorrente nel periodo adolescenziale, cioè il desiderio di fuga dal mondo circostante e la volontà di cambiare atmosfera.
Proprio nel periodo liceale ho scoperto la disciplina filosofica, cosicché la scelta universitaria è stata alquanto ardua, dal momento che convivevano in me tre passioni, cioè l’astrofisica, la filosofia e la lingua araba.
Alla fine ho optato per quest’ultima e così dal 2001 al 2004 ho studiato lingua e letteratura araba all’Università del Salento, conseguendo il diploma di laurea triennale in “Lingue e Letterature euromediterranee” nel 2004.
Dopo un soggiorno di 3 mesi a Damasco, dall’ottobre 2005 al gennaio 2006, in cui ho approfondito la lingua araba presso un istituto di lingua araba per stranieri, ho proseguito il mio percorso accademico dal 2006 al 2008, conseguendo il diploma di laurea magistrale in “Lingue moderne per la comunicazione internazionale” nel marzo 2008.
Come sei giunto a realizzare il Sistema filosofico simbolico integrato?
Tra il 1997 e il 2001 mi sono concentrato su alcuni aspetti ruotanti intorno all’ambito psicologico (lo studio dei sentimenti, il processo della memoria, l’analisi dell’io), mentre gli argomenti etici e metafisici sono stati appena accennati.
Proprio nel 2002 si registra il “turning point” del mio percorso filosofico, con la nascita del Sistema filosofico simbolico integrato.
Proprio all’inizio del 2002 ho avvertito l’esigenza di esprimere i miei concetti in modo più energico e di superare il muro del linguaggio ordinario, approdando così a quello simbolico.
Più precisamente il linguaggio simbolico è scaturito dall’enfasi della protesta (ovviamente non violenta) rispetto al male umano, relativo non solo al tempo presente ma anche a quello passato.
Proprio dalla funzione di enfatizzazione del significato insita nei simboli deriva spontaneamente quella persuasiva.
In altre parole, se qualcosa viene utilizzato per enfatizzare una data idea, è chiaro che in questo modo attragga maggiormente l’attenzione, svolgendo anche un’azione persuasiva.
In particolare, dal Sistema simbolico emerge un chiaro intento persuasivo a non commettere violenza e a riflettere sulla gravità del male nella storia e nel presente.
Quindi si può anche affermare che tale attività di persuasione si concretizza attraverso lo “shock” del linguaggio filosofico artificiale.
Al di là della funzione persuasiva, il Sistema simbolico ha permesso lo sviluppo argomentativo della mia filosofia, che appunto grazie ai simboli si è ramificata nei vari campi dell’etica, della metafisica, della linguistica e della psicologia dell’io.
Nella tua opera "Lo spirito umano come forza purificatrice del male – Sistema filosofico simbolico integrato" qual è il messaggio che vuoi porre in rilievo?
Durante la sua vita terrena, l’essere umano deve riflettere sulla portata e la gravità che il male assume nel presente e ha assunto nella storia.
Fatto questo, egli dovrebbe riporre fiducia sulle sue potenzialità di opposizione allo stesso male, potenzialità che io considero innate e che assicurano il dominio e il controllo sugli istinti violenti.
Quando all’interno della mia opera si argomentano i vari simboli positivi, vengono evocati molto spesso termini come “opposizione”, “reazione” e soprattutto “controllo”.
È proprio il dominio che l’essere umano esercita sugli istinti violenti che lo distingue dagli oggetti: è questa una delle tesi base del mio pensiero filosofico, dalla quale si evince l’intransigenza rispetto al male umano.
Quali sono i simboli che più preoccupano o devono preoccupare?
I simboli che più preoccupano sono i due maggiori simboli negativi del Sistema.
Tra essi, il simbolo della negatività morale nei secoli è sicuramente quello su cui va concentrata maggiormente l’attenzione.
Essendo il maggiore tra i simboli negativi, tale simbolo qualifica le negatività morali di livello superiore e cioè l’omicidio, il tentato omicidio e la violenza carnale.
Il concetto chiave in queste tre tipologie di male viene indicato con l’espressione impossibilità di esistenza.
Il messaggio che intendo esprimere con quest’ultima è il seguente: gli omicidi, i tentati omicidi e le violenze carnali non dovrebbero esistere nel presente né avrebbero dovuto esistere nel passato e invece tali negatività morali si sono sempre imposte nel passato e continuano a imporsi nel presente.
Se si analizza graficamente il simbolo, si nota come esso corrisponda ad un’imperfezione etica (sbarra verso destra) che non dovrebbe esistere ma che invece tangibilmente esiste (e questo è indicato dalla piccola sbarra verso destra posta sopra la sbarra più grande).
Ho creato tale simbolo per manifestare in modo enfatico la mia protesta verso il male ed esprimere la mia intransigenza rispetto agli omicidi e alle violenze carnali, che subissano l’essere umano in una dimensione vegetale e irreversibile.
L’altro simbolo problematico è quello del giustificazionismo di fini positivi tramite mezzi negativi.
Tale simbolo risulta in realtà una fusione tra il maggiore simbolo negativo appena descritto (che in questo caso specifico indica “ideologia negativa”) e quello della freccia verso il basso (che in questo caso esprime il concetto di materialismo ed opportunismo umano).
Questo secondo simbolo si riferisce essenzialmente alla tendenza da parte dei genitori a giustificare determinati comportamenti negativi con il fatto che gli stessi siano a fin di bene.
È evidente in tal senso come il simbolo in questione assuma una certa rilevanza in ambito educativo.
Direttamente collegabili con il significato del simbolo appena espresso sono i concetti di superiorità aprioristica dell’adulto rispetto al bambino, di tirannia e prepotenza adulta e di degenerazione etica che la persona subisce nella fase adulta, nel momento in cui degenera appunto nell’opportunismo e nel materialismo.
Proprio per questo motivo, graficamente il simbolo si costruisce combinando il concetto di ideologia negativa con quello di materialismo etico.
Simbolismo e linguaggio del corpo: come i due dialogano?
Al di là del simbolismo come movimento letterario ed artistico e degli studi compiuti sul linguaggio del corpo, provo ad elaborare il mio personale punto di vista, affidandomi alle mie risorse razionali.
Secondo me nel simbolismo e nel linguaggio del corpo si possono riscontrare degli elementi in comune.
Innanzitutto entrambi si collocano nel contesto comunicativo e in entrambi i casi siamo in presenza di un “qualcosa che sta per qualcos’altro”.
Anche nel linguaggio ordinario (verbale e scritto), le parole sono delle etichette che stanno per qualcos’altro, nel senso che stanno ad indicare entità concrete o astratte.
A differenza delle parole, i simboli insieme ai gesti e ai movimenti del corpo non ricorrono spesso nella nostra comunicazione e di conseguenza non presentano lo stesso livello di familiarità del linguaggio ordinario.
Di conseguenza, quando decidiamo di ricorrere ai simboli o ai gesti per esprimerci nella comunicazione, ciò che si produce automaticamente è un forte senso evocativo ed una naturale enfasi del significato.
Per fare un esempio, ritengo che sventolare la bandiera italiana abbia un significato più potente del semplice dire “tifo Italia” e analogamente muovere la testa per esprimere disapprovazione o rispondere negativamente assume un valore più energico del semplice dire “no”.
Questa enfasi a mio avviso proviene dal fatto che il simbolo o il movimento del corpo ci risultano più estranei rispetto al linguaggio ordinario nel contesto comunicativo.
Quindi se si decide di sostituire il linguaggio ordinario con qualcosa di inusuale o anche accompagnarlo (come nel caso dei gesti), lo si fa per rimarcare il messaggio che si intende esprimere.
Ci tengo a sottolineare che questa mia posizione corrisponde al mio personale punto di vista e non ha nessuna pretesa di scientificità.
In che modo dalla tua opera si può evincere un messaggio positivo e purificativo?
Il messaggio positivo e purificativo lo si può notare immediatamente dalla copertina stessa della mia opera “Lo spirito umano come forza purificatrice del male”.
Infatti il colore blu sta a indicare lo spirito umano mentre l’arancione rappresenta il male umano ed infine il viola indica l’azione purificatrice esercitata dallo spirito sul male umano.
Nonostante l’analisi di quest’ultimo sia il punto di partenza del mio discorso etico, la mia opera esprime comunque un messaggio positivo, ponendo l’accento sulle risorse razionali che consentono all’essere umano la soppressione del male.
Tuttavia non è solo nella razionalità che si identifica la reazione contro il male.
Infatti oltre al simbolo dello spirito come ragione, esistono altri due simboli che definiscono lo spirito umano, uno inteso come forza di volontà e l’altro come controllo sulla materia e sul male.
“Forza di volontà” e “controllo” sono concetti collegabili ad un altro concetto chiave che traccia la condotta morale positiva dell’essere umano e cioè la perseveranza nel raggiungimento dei propri obiettivi personali, senza commettere violenza e soprattutto senza abbattersi moralmente in caso di insuccesso.
Proprio l’abbattimento infatti rivela il fallimento dell’autocontrollo e l’inconsistenza della forza di volontà.
Si può intravedere un messaggio positivo anche nella rigorosità delle regole di combinazione tra simboli che sono un riflesso della categoricità delle norme morali.
Quali sono le tue letture preferite?
Partirei subito con il dire che, tranne nella mia prima infanzia, non ho mai interpretato la lettura come semplice passatempo o svago ma come studio.
Infatti solo con questo tipo di approccio riesco ad apprezzare il valore di un libro ed eventualmente ad appassionarmi ad esso.
Sicuramente in cima alle mie preferenze ci sono l’opera del filosofo andaluso Ibn Tufayl dal titolo “Hayy Ibn Yaqz an” (un romanzo filosofico e teosofico) e quella dello scrittore romantico inglese William Wordsworth “Intimations of immortality”.
Ho citato due esempi di autori in linea con il mio pensiero, ma sono anche attratto da alcuni scrittori dal pensiero diametralmente opposto al mio.
In tal senso posso menzionare le seguenti opere : “De rerum natura” di Lucrezio, “Le operette morali” di Leopardi , “Le Luzumiyyat” di Abu al ‘Ala al Ma‘arry e “Les chants de Maldoror” di Lautréamont.
Devo precisare che soprattutto in Leopardi e Al Ma‘arry si possono individuare punti di contatto e affinità con la mia filosofia.
Non ho mai letto libri di fantascienza nonostante sia appassionato del genere “fantasy” e infatti “La storia infinita” è il mio film preferito.
Progetti futuri?
Sto iniziando a lavorare da alcuni mesi alla realizzazione di un’opera letteraria, in cui io personalmente mi confronto con quattro scrittori atei del passato e discuto con loro su temi come l’esistenza di Dio e il rapporto dell’essere umano con Dio e la natura.
Se da un lato il senso dell’opera è dato dalla portata degli argomenti filosofici trattati, dall’altro ciò che fa da cornice all’opera stessa è il tema del viaggio in terre inospitali e desolate, che riflettono in un certo senso le tesi pessimistiche sostenute dagli autori oggetto dell’opera.
Al di là di questo, un mio progetto molto ambizioso e a lungo termine sarebbe la creazione di un’opera completamente scritta in simboli.
In realtà le prime basi per questo progetto sono state gettate a partire dal gennaio 2012, con la formulazione delle prime regole della grammatica simbolica di livello II, che consentono la costruzione di vere e proprie frasi simboliche.
A tal proposito alcuni esempi sono visibili nella sezione News del mio sito web www.sistemafilosofico.it , nelle relative schede di aggiornamento.
Per completare il quadro riguardo ai miei progetti nell’ambito artistico-creativo, accenno solo brevemente al fatto che avrei nel cassetto alcune poesie e canzoni; infatti, anche se in misura minore rispetto alla filosofia, poesia e musica hanno fatto sempre parte integrante della mia esistenza.
Per quanto riguarda il mio percorso professionale in senso stretto, mi piacerebbe in un futuro prossimo conseguire un master o dottorato in arabistica alla SOAS di Londra o all’università di Leiden.
Dal momento che non ho ancora un lavoro, un mio obiettivo sarebbe quello di trovare un lavoro in linea con gli studi di lingua araba o la scrittura filosofica, possibilmente all’estero.

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