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Intervista a Marco Pavin, quarta parte

Creato il 24 giugno 2010 da Empedocle70
Intervista a Marco Pavin, quarta parte
Parliamo di marketing. Quanto pensa che sia importante per un musicista moderno? Intendo dire: quanto è determinante essere dei buoni promotori di se stessi e del proprio lavoro nel mondo della musica di oggi?
Penso molto. Ma non chiedetelo a me… Sono un pessimo manager in questo senso!
Come vede la crisi del mercato discografico, con il passaggio dal supporto digitale al download in mp3 e tutto questo nuovo scenario? Tutta questa passiva tendenza ad essere aggiornati e di possedere tonnellate di mp3 che difficilmente potranno essere ascoltati con la dovuta attenzione non comporta il rischio di trascurare la reale assimilazione di idee e di processi creativi? Le faccio questa domanda anche il relazione al fatto che lei ha realizzato diversi dischi .. oltre a Electric Dream che dischi ha realizzato e come viene curata la loro distribuzione?
Per quanto riguarda la distribuzione dei miei dischi, vale la risposta precedente!
Quanto agli mp3 e ai nuovi supporti digitali, io vengo da una generazione di ragazzi cresciuti con gli LP, sognati e, dopo mesi di risparmi, finalmente acquistati… Ma non posso che vedere con favore il progresso tecnologico. E’ vero che esiste il rischio di accumulare molto e ascoltare poco approfonditamente, ma io vedo soprattutto l’aspetto positivo della accessibilità di tutta la musica a livello universale. Le possibilità sono immense; dipende come sempre da ognuno di noi come utilizzarle.

Ci consigli cinque dischi per lei indispensabili, da avere sempre con se.. i classici cinque dischi per l‘isola deserta.. Che musiche ascolta di solito?
Ascolto veramente di tutto. Dal canto gregoriano all’hard rock.
Cinque dischi? Rispondo con un buon margine di errore! Bach: l’arte della fuga, Beethoven: nona sinfonia, Ligeti: composizioni corali, Coltrane: A Love Supreme, Zappa: Hot Rats.

Quali sono invece i suoi cinque spartiti indispensabili?
Electric Counterpoint di Steve Reich, Difference Engine di Tim Brady; per la classica: Fuga 1000 di Bach e 12 studi di Villa-Lobos. Il quinto spartito, beh …. è quello che sto studiando oggi!
Il Blog viene letto anche da giovani neodiplomati e diplomandi, che consigli ti sente di dare a chi, dopo anni di studio, ha deciso di iniziare la carriera di musicista?
Credete in quello che state facendo! Guardatevi dentro e cercate la vostra vera strada, imparate dai grandi ma non limitatevi a volerli imitare.

Con chi le piacerebbe suonare e chi le piacerebbe suonare? Quali sono i suoi prossimi progetti? Su cosa sta lavorando?
Attualmente ho in mente più che altro progetti solistici. Sto ultimando il mio secondo CD di chitarra elettrica sola. Attualmente mi interessa proporre brani, sia su disco che dal vivo, senza l’uso di basi ma con l’intervento in diretta del live-electronics. Per quanto riguarda la musica in ensemble, vorrei sviluppare un progetto sulle musiche di Frank Zappa; è una cosa che ho in mente da tempo, ma finora non ho incontrato i musicisti adatti, anche perché non è facile. Mi piace suonare con musicisti appassionati che, come me, intendano dedicare il tempo che serve per approfondire un determinato progetto e detestano la superficialità.
Ultima domanda, proviamo a voltare verso la musica le tre domande di J.P.Sartre verso la letteratura: Perché si fa musica? E ancora: qual è il posto di chi fa musica nella società contemporanea? In quale misura la musica può contribuire all’evoluzione di questa società?
Fare musica, come fare matematica, è un’attività propria della mente umana. E’ la parte positiva dell’essere umano. L’uomo è capace di uccidere e di distruggere il proprio ambiente e se stesso, animato dal desiderio di sopraffazione. Ma è anche animato da quella misteriosa spinta alla curiosità e alla ricerca, che lo ha portato appunto a inventare dal nulla discipline come la musica e la matematica, che non hanno nessun tornaconto, nell’accezione mercantilistica di oggi.
La musica è in grado di agire direttamente sul cuore dell’uomo, indipendentemente dalla sua provenienza etnica o sociale. Nella musica l’uomo ritrova il suo essere primordiale, tutte le barriere che siamo riusciti a costruire vengono eliminate. Chi fa musica ha in questo senso una grande responsabilità nei confronti del mondo. Per questo lo deve fare nel migliore dei modi, mettendoci dentro tanta passione e competenza.
Una società permeata di arte e in particolare di musica è più bella, più tollerante e più creativa.
Mi rendo conto che sono concetti difficili da far passare al giorno d’oggi. Pensiamo ad esempio all’assenza totale dello studio della musica su gran parte del percorso scolastico in Italia.

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