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Intervista a martino ciano autore de le danze del tempo

Creato il 13 luglio 2011 da Larazavatteri
INTERVISTA A MARTINO CIANO AUTORE DE LE DANZE DEL TEMPOOggi la Bottega propone un'intervista fatta all'autore Martino Ciano, presente con una recensione qui sul blog, che ha pubblicato il libro "Le danze del tempo". Per conoscerlo questo è il suo blog:
www.martinocianoofficial.blogspot.com
Ecco l'intervista:


1) Come ti è venuta l'idea di parlare del nazismo dalla parte del carnefice, anziché delle vittime?
R: Perché volevo guardare alla storia in una maniera non convenzionale. Leggere il male banale del carnefice Von Kliest, mi è servito per ridicolizzare maggiormente non solo il nazismo, ma la cattiveria. In fin dei conti nell’intero romanzo lo scenario “nazista” è presente solo nei primi due capitoli, dopodiché la storia si sviluppa nel 1962 a Colonia. Karl è cambiato fisicamente ma il cinismo che lo ha accompagnato prima e dopo la guerra no. Insomma o da nazista o da cittadino comune, a Karl e all’uomo in generale è sempre data la possibilità di scegliere, ma ogni scelta però segue il ritmo logico delle proprie azioni.
2) C'è qualcosa di vero in questa storia?

R: Nulla e tutto. Detto così sembra una frase fatta invece amo definire questo romanzo una storia universale. Mi sono servito di cose comuni, che tutti conoscono, per indagare maggiormente sulla circolarità del tempo, sul sogno, sul rimorso ma soprattutto sul meccanismo causa – effetto. Il libro avrebbe potuto raccontare di amanti, di tradimenti, di killer nevrotici, di un ladro di leccalecca. La morale non sarebbe cambiata, certamente ho scelto situazioni forti, perché quando si vuole lanciare un messaggio è giusto imprimerlo anche con forza nella mente del lettore.

3) Avevi già in mente tutto lo svolgimento della storia, quando hai iniziato a scrivere o è nata un pò per volta?

R: Ci sono voluti sei anni per scrivere Le danze del tempo. La storia è stata composta con calma pachidermica. Conservo ancora 600 pagine A4, 7 bozze del libro e tutti i fogli a quadretti con schemi e appunti. Ammetto che all'inizio non avevo le idee chiare, anzi, più volte ho pensato di cestinare l’intero progetto. Ciò che volevo erano dei colpi di scena interessanti, architettati. Ho cercato di costruire personaggi netti, che apportassero un peso anche quando scompaiono. Alla fine ci sono riuscito, almeno spero.

4) Accenni nella recensione sulla Bottega che il passato ritorna per il tenente delle SS, non svelare in che modo, ma puoi dirci quali conseguenze ha su un uomo che nei campi uccideva senza pietà, ricordare cos'ha fatto?
R: Karl nel 1962 ha una moglie e una figlia. Lui nel 1944 quando è un tenente scapolo ha ucciso padre e figlio ebrei. La similitudine parla da sé e lascia immaginare qualcosa. Le conseguenze si riversano sui suoi familiari, sulle persone care, che scoprirà essergli state vicino più di quanto immagina anche se nel periodo 1944 – 45 le ha appena accarezzate. È un tempo circolare quello che investe Karl, il passato torna con altri nomi, altre immagini. Se prima Karl era sul campo di battaglia, nel 1962 la guerra è in lui.
5) C'è una qualche forma di pentimento, a distanza di anni, da parte del tenente?
R: Il luogo in cui il pentimento di Karl vive è il sogno e quindi l’inconscio. Le danze del tempo usa una struttura particolare. La vita quotidiana ci mostra un Karl nevrotico e nostalgico,per descriverla uso tempi verbali al passato prossimo e al passato remoto. La chiave di volta è nei sogni. Tutto viene descritto usando il presente storico, come se il tempo si comprimesse e si attendesse un nuovo Big Bang. La coscienza di Karl ripercorre il passato e lo rende attuale, le sue vittime hanno un’altra forma. Le immagini diventano oniriche, quasi incomprensibili e creano una storia nella storia.

6) Come hai descritto la condizione delle vittime?
R: Umanamente. Non avendo vissuto quel periodo, mi sono immedesimato. Penso che chiunque scriva si immedesimi nei suoi personaggi e la descrizione della loro condizione, dei loro stati d’animo è frutto della sensibilità dello scrittore stesso. L’empatia con i propri personaggi è la cosa più bella che uno autore possa creare. È come dare sfogo alle proprie tentazioni, idee, paure. Una pezzo d’anima reso immortale attraverso la carta. Così ho costruito tutti i personaggi de Le danze del tempo e la condizione delle vittime e dei carnefici.

7) A chi consigli questo libro?
R: A tutti. Soprattutto spero di ricevere critiche e apprezzamenti, perché la cosa più importante è ascoltare il parere del lettore. Chiedo sempre a chi mi legge un commento, sottolineando maggiormente le cose che non gli sono piaciute. In questo modo posso fare tesoro delle critiche costruttive, infatti tutti scrivono un libro per comunicare, ma a volte ci si bea sugli allori. Se il messaggio non arriva, allora vuol dire che non abbiamo saputo comunicarlo e di conseguenza dobbiamo rivedere le nostre posizioni e migliorare. Se non accettiamo questo passaggio allora rimaniamo degli egocentrici, e forse è proprio su questo che fa leva il fenomeno “Vanity Press”.
8) Hai già qualche progetto in cantiere?Se sì, puoi svelare qualche anticipazione?
R: Sì ho già cominciato a scrivere qualcosa ma per il momento non ho le idee chiare. Permettimi di ringraziarti per lo spazio concessomi e grazie a tutti coloro che vorranno leggere Le danze del tempo. Fatemi sapere cosa ne pensate. Buona letteratura a tutti.


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