Nome: Mauro
Cognome: Marcialis
Ultimo lavoro: La strada della violenza
Hai carta bianca: descriviti come preferisci.
Geneticamente triste.
Ti va di raccontarci il tuo ultimo lavoro?
La strada della violenza è in realtà il mio romanzo d’esordio. Questa edizione in e-book è il regalo di un editore coraggioso e appassionato (Mezzotints, capitanato da Alessandro Manzetti). Il libro è stato completamente “rivisto” da un editor straordinario, Nicolò Cavallaro, che ha mostrato molta sensibilità nei confronti di un testo complesso e colmo di alcune particolarità che normalmente vengono “censurate”. Il merito delle migliorie va senz’altro attribuito a lui; io mi tengo strette tutte le responsabilità delle eventuali “cadute”.
Quando hai iniziato a scrivere, sapevi già che – prima o poi – ti saresti imbattuto in un lavoro come questo?
Sicuramente sì, poiché “la strada della violenza” è appunto il mio “inizio” e ha rappresentato la sintesi di tante letture, suggestioni, emozioni e tematiche che volevo affrontare. In sintesi vengono narrati i conflitti e le passioni di personaggi devastati da eventi drammatici e inseriti in un contesto criminale e affaristico molto ampio. Il tema è la corruzione. La pedofilia è un approfondimento. La vendetta e l’amore (paradossalmente) sono i motori. La scansione è adrenalinica, il linguaggio è duro, a tratti disturbante.
Hai mai ballato sotto la pioggia?
Sì, una volta, ma in quel momento non ero capace di intendere e di volere.
Esiste un libro che avresti voluto scrivere tu?
Almeno un centinaio: tutti i romanzi che mi hanno emozionato. La lista sarebbe pertanto lunghissima; mi limiterei a citare soltanto l’ultimo che ho letto e che appartiene a questa schiera: “Una parte del tutto” di Steve Toltz.
La tua canzone preferita è…?
Un classico: Stairway to heaven.
Che rapporto hai con la televisione?
Pessimo, ma ho da qualche anno un eccellente rapporto con alcune serie televisive: The Shield, Breaking Bad, Oz, Sons of Anarchy, Californication, Boris…
Mauro Marcialis e Alan D. Altieri
Non come vorrei: ci vado raramente.
E con il teatro?
Non come vorrei: non ci vado mai.
Hai mai parlato al telefono per più di due ore?
Purtroppo sì, una tortura.
Ti piacciono i proverbi? Ne usi uno più spesso?
Non li adoro particolarmente, anche se alcuni sono geniali. In generale tendono a semplificare e sentenziare, ovvero ciò che non dovrebbe fare la letteratura.
Hai tre righe per dire quello che vuoi a chi vuoi tu. Ti va di usarle?
Bastano quattro parole, dietro c’è il “mondo” delle lotte di classe, e quindi della storia dell’umanità. “Tornerò e sarò milioni”, pronunciata prima di essere torturato dai colonizzatori spagnoli da un rivoluzionario boliviano nel 1781, Tupac Katari. È ovviamente una minaccia, un desiderio di rivalsa e di “giustizia”, ma è anche una speranza che non necessariamente comporta l’uso della violenza. La metto in bocca ai miliardi di “ultimi” che sono stati, nei millenni, sottomessi dai detentori corrotti del potere.
Ti sei mai rapato i capelli a zero?
Più di una volta, purtroppo, e sempre sotto minaccia.
Se potessi cambiare una cosa (ma una soltanto) del tuo ultimo lavoro, che cosa sceglieresti? Il titolo? Altro?
Il titolo sicuramente, ma comprendo perfettamente i motivi per i quali gli editori non hanno mai voluto concedere il placet per “l’innocenza sepolta”, titolo suggerito sette anni da Andrea Cotti e che ho subito trovato meraviglioso, oltre che pertinente.
Quando scrivi, hai un lettore di riferimento oppure scrivi solo per te stesso?
Ad eccezione dei romanzi storici, che sono stati concepiti insieme all’editore (e quindi in questi casi ho cercato di mettermi a disposizione di un progetto che non riguardava soltanto me), ho sempre avuto me stesso come lettore di riferimento. Aggiungerei “purtroppo”, poiché i miei gusti non sono esattamente “popolari”.
Tra due ore si parte per un viaggio su Marte: scegli tre oggetti da portare con te e un aggettivo per descrivere l’umanità ai marziani.
L’aggettivo per l’umanità: grottesca. Gli oggetti per me: la Pietà di Michelangelo (nel caso ci fosse uno Shuttle disponibile), una foto di famiglia (sarei nostalgico anche con l’eternità), un fumetto di Manara.
La cosa che più ti annoia, quella che più ti diverte e quella che più non sopporti.
Mi annoia la chiacchiera sterile, mi diverte la chiacchiera con le mie figlie, non sopporto la chiacchiera mafiosa.
Photo: Grazia La Notte
C’è un romanzo storico (il terzo) da editare e che uscirà in primavera. Storia d’armi, d’amore e d’onore. Sullo sfondo, un personaggio “pazzesco”, non molto conosciuto: Federico II, lo “stupor mundi”.
Prima di salutarci, l’ultima domanda è tua. Chiediti quello che vuoi, ma ricorda anche di risponderti.
Cosa vuoi?
Pace (per questo faccio la guerra con le parole).