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Intervista a Nicolas Winding Refn

Creato il 28 maggio 2013 da Valentinaariete @valentinaariete
Abbiamo incontrato il regista danese a Roma e ci ha parlato di padelle, daltonismo, cattivo gusto, complessi edipici, unghie finte e Wonder Woman
Intervista a Nicolas Winding Refn Nicolas Winding Refn (foto di Valentina Ariete)
"Ho sentito che in Giappone usano talmente tanto il telefono che alcuni uomini hanno creato la loro donna ideale sul telefono e c'è perfino un hotel dove puoi portare il tuo telefono con te e fare il check-in come se fossi con la tua ragazza. Affascinante". Queste sono le prime parole scambiate con Nicolas Winding Refn durante l'intervista che ha avuto luogo a Roma. Dopo avergli stretto la mano, la sua è una presa né troppo decisa né troppo delicata, ho tirato fuori il telefono per registrare l'audio e il regista danese si è lanciato in considerazioni sull'alienazione, sul rapporto uomo-teconologia e sul fascino che suscita in lui l'approccio quasi morboso che le persone hanno oggi con il telefono. E non avevamo ancora cominciato. Arrivato a Roma subito dopo la presentazione del suo ultimo film a Cannes, Refn ha incontrato la stampa per parlare di Only God Forgives, che al Festival è stato sia fischiato che apprezzato, dimostrando ancora una volta la capacità del regista danese di essere un'incognita del cinema contemporaneo, un artista in grado di creare immagini che hanno il potere di penetrare nell'inconscio dello spettatore e di depositarvi una sensazione di angoscia, positiva o negativa, che non può comunque lasciare indifferenti.  Alto, con occhiali dalla montatura importante, fasciato da un elegante completo grigio chiaro portato con disinvoltura insieme a Converse di pelle nera e calzini corti, il regista danese si presenta con affabilità e disinvoltura, con gentilezza pacata e rassicurante, ma i suoi occhi e le sue affermazioni tradiscono un animo irrequieto, ossessivo e un po' folle. Intervista a Nicolas Winding Refn Nicolas Winding Refn (foto di Valentina Ariete) Ecco perché,  mentre  Refn si adagia con estrema eleganza sul divano dell'hotel romano, già dalla prima domanda entrano prepotentemente nella conversazione cordoni ombelicali, rapporti madre-figlio di edipica reminiscenza  e lotte contro Dio. D. Only God Forgives rappresenta l'altra faccia della medaglia di Pusher 2 in cui il protagonista aveva un rapporto complicato con il padre mentre qui è la madre ad essere una figura ingombrante? NWR: "Vedi, le donne hanno questa abilità, quando hanno figli, di tagliare il cordone ombelicale che le lega ai propri genitori: quando la donna diventa madre è come se  assumesse una nuova identità. Gli uomini invece non affrontano questo passaggio, noi non abbiamo questa possibilità, noi abbiamo solo nostra madre per il resto della nostra vita. Quindi il mistero più grande della nostra mente è il legame tra la madre e il figlio, proprio perché è così difficile tagliare le catene che li legano. Le donne per diritto di nascita, proprio per la loro natura biologica, sono in grado di prendere le distanze, mentre gli uomini si affannano per tutta la vita cercando di capire come separarsi dalla madre e allo stesso tempo ritornare dentro di lei. Attraverso i film posso mostrare questo complesso rapporto, certo in modo molto più estremo rispetto alla realtà. Io ho una relazione molto sana con mia madre, ho uno splendido rapporto con lei. Mia madre mi ha sempre detto che ero un genio, mi ha appoggiato in ogni cosa che ho fatto, la sento ogni giorno, ma penso che sia molto interessante realizzare un film su un uomo che è incatenato a sua madre: è lì che è il mistero. Quando la gente mi chiede che cosa significa il mio film, se è la storia di un uomo che vuole combattere Dio, beh, la cosa umana più vicina a Dio è il grembo materno, perché è dove viene creata la vita, quindi il mio personaggio vuole combattere il grembo materno: e questa è una battaglia davvero misteriosa". D. Questa è la seconda collaborazione con Ryan Gosling: come avete lavorato sul personaggio?  NWR: "Lavoriamo molto bene insieme, ci siamo conosciuti la prima volta per Drive ed è stata un'esperienza di lavoro grandiosa. Per Only God Forgives lui non era la scelta originale, un altro attore avrebbe dovuto interpretare il ruolo ma poi è uscito dal progetto all'ultimo momento e quindi tre mesi prima dell'inizio delle riprese a Bangkok mi sono ritrovato senza attore. Quindi visto che ci eravamo trovati così bene sul set di Drive è stato facile chiedergli di partecipare al film. Certo doveva essere esattamente l'opposto di quanto visto in Drive perché lì interpretava un personaggio forte, era l'eroe, era tutto quello che vuoi un uomo sia, mentre qui il personaggio è esattamente l'opposto, è incatenato a sua madre, è debole, fragile e praticamente non c'è dialogo, perché tutto deve essere interpretabile da una performance che ho voluto ridotta al minimo: se Ryan avesse rivelato qualcosa avrebbe rovinato il film perché l'avrebbe reso troppo reale, invece doveva mantenere la sua natura fiabesca perché tutto è incentrato sul mistero più che sulle risposte. Questo può essere molto frustrante per lo spettatore perché ormai siamo abituati a un tipo di intrattenimento passivo, ormai siamo passivi nel consumo dello spettacolo, ed è proprio per questo che consumiamo così tanto; se invece ci sforziamo di partecipare al film questo porta via molte energie e può anche spaventare molte persone, ma è lì il nocciolo dell'arte: l'interazione tra quello che vedi, ascolti, leggi e vivi. Se non interagisci non c'è significato, l'arte diventa senza valore".  Intervista a Nicolas Winding Refn Nicolas Winding Refn (foto di Valentina Ariete) D. Quando in Only God Forgives si vede l'occhio che viene tagliato è una citazione esplicita a Buñuel? E come mai nei suoi film c'è una predominanza dei colori rosso e blu e perché usa quasi sempre luci al neon? NWR: "Beh sono daltonico, quindi posso vedere solo colori precisi. Per quanto riguarda il taglio dell'occhio certamente è stato usato in altri film, è un'immagine splendida perché è altamente simbolica, specialmente all'interno della scena in cui è presente, quando il personaggio dice che le donne devono chiudere gli occhi e gli uomini invece devono guardare. Il personaggio diventa Dio, toglie la vista, l'udito, sta facendo un'affermazione precisa: posso darti la vita e togliertela".  D. La struttura del film è molto particolare, in alcuni momenti non sembra lineare e dona alla pellicola un'atmosfera onirica, che ricorda molto quella degli ultimi film di Lynch. NWR: "La maggior parte dei film, soprattutto quelli fatti per il grande pubblico, è realizzata in una maniera molto precisa, composta di tre parti, in cui vediamo: la presentazione veloce di un personaggio, la rappresentazione del suo dilemma e la sua risoluzione. Il 99% dei film sono sviluppati così, molti sono meravigliosi, e anche io ho usato questa struttura in passato, ma ultimamente mi ha un po' stufato perché, soprattutto per quanto riguarda i più giovani, oggi non c'è più bisogno di andare al cinema, possiamo vedere i film su internet e si somigliano tutti, tutto diventa riproducibile. In Only God Forgives invece è l'opposto: il film si rivela lentamente, solo verso la fine comincia a risolversi e anche quando si rivela è raccontato da prospettive differenti. Julian, il personaggio di Ryan Gosling, è una metafora, si presenta come un enigma: solo poche persone riescono a gestire questo tipo di cinema. David Lynch ne ha fatto il suo tratto distintivo, così come Alejandro Jodorowsky e Buñuel, ma sono pochi perché questa forma può essere molto provocativa, proprio perché il pubblico è così abituato alla struttura lineare. Io adoro invece quando le cose vanno in direzione opposta rispetto alle aspettative perché quando ti senti troppo a tuo agio in quello che fai è pericoloso: il primo nemico della creatività è sentirsi sicuri, avere buon gusto e realizzare qualsiasi cosa verso cui il pubblico non ha reazioni".  D. Lei è praticamente l'unico regista che ha reso Kristin Scott Thomas una cafona: in genere è così elegante, mentre lei in Only God Forgives ne ha mostrato una versione decisamente diversa. NWR: "Quando ho saputo che lei era interessata a lavorare con me sono stato felicissimo. L'ho sempre vista in film in cui era elegantissima, è praticamente l'attrice preferita di mia madre, ma quando l'ho incontrata ho scoperto presto che ha un forte desiderio di essere stronza, in lei c'è una forte cattiveria e del nichilismo, che è una combinazione perfetta per il dramma. Lei mi ha detto però che avrebbe potuto farlo solo se si fosse trasformata completamente. Io le ho risposto che non c'era problema e le ho chiesto che cosa avrebbe voluto fare: mi ha mandato una sua foto con i capelli lunghi e biondi. Per me è stata una rivelazione, la mia reazione è stata: "Ciao Donatella Versace!". Credo che le sia piaciuto molto interpretare questo ruolo, voleva fortemente fare qualcosa di diverso rispetto a quello che ha fatto fino ad ora e per questo si è impegnata al 100%: si è abbronzata, si è messa le unghie lunghe, la parrucca, il trucco, ha detto cose che non aveva mai detto prima. E' l'opposto di com'era in Il paziente inglese; che comunque credo sia un ottimo film".
D. Lei realizzerà presto una serie tv su Barbarella: qual è il suo approccio da amante dei fumetti?
NWR: "Questo progetto mi è arrivato in un modo molto strano: ho cercato disperatamente di convincere la Warner Bros a farmi fare Wonder Woman, ma non c'è stato modo. La Gaumont invece ha comprato i diritti di Barbarella e mi ha chiesto se ero interessato a farlo e la mia risposta è stata: sì! Non arriverò mai a fare Wonder Woman, ma voglio comunque fare qualcosa di fetish, con donne, sesso, potere e ambientato nello spazio. Però ho detto da subito che avrei voluto realizzare una serie tv perché in questo modo si può mantenere la natura episodica dei fumetti. Un film avrebbe limitato troppo il potenziale della storia, per questo sono felice di poter fare una serie tv".  D. Perché desidera così tanto fare Wonder Woman?
NWR: "Perché sono molto affascinato dalle donne: credo che le donne siano l'unica cosa davvero interessante nel mondo. E Wonder Woman è, almeno da un punto di vista americano, l'icona per eccellenza della supereroina. Ma alla fine penso che sarà più interessante fare Barbarella perché offre più possibilità rispetto a Wonder Woman".  D. Come mai nei suoi film oggetti che si usano comunemente nella quotidianità diventano spesso insoliti strumenti di violenza? In Only God Forgives per esempio ci sono la padella e i fermacapelli.
NWR: "Perché è sempre più difficile rappresentare la violenza. A volte devi essere davvero creativo per riuscire a trovare qualcosa che sorprenda e contemporaneamente faccia pensare: quello deve far davvero male!".

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