E’ stato quasi profetico. Aveva pronosticato per l’Italia un bottino di 8 ori, 9 argenti e 10 bronzi alle Olimpiadi di Londra 2012. Si è sbagliato di una sola unità (11 sono stati i bronzi conquistati dalla selezione tricolore). Pio Napolitano, uno dei lettori storici e più fedeli di Olimpiazzurra, si è così aggiudicato il primo posto nel concorso “Olimpia-podio”, meritandosi un’intervista sul nostro portale.
Appassionato di sport a 360 gradi sin dalla più tenera età e dotato di una vastissima cultura in diversi campi come arte e letteratura, Pio ha risposto con entusiasmo e la consueta brillantezza alle nostre domande, analizzando temi attualissimi per lo sport italiano come l’arruolamento nei corpi militari o lo spreco di troppi giovani talenti che si perdono nel passaggio tra i Senior.
Come ti sei avvicinato ad Olimpiazzurra?
“Ho scoperto OA su Facebook e mi sono accorto subito che si trattava di un ambiente giovanile e competente. Soprattutto, in particolar modo sul gruppo e sulla pagina FB, ho notato una totale libertà di pensiero e di commento. Per fortuna da voi non c’è la cultura del “politically correct” che sussiste su quasi tutti i blog o siti della rete. Su Olimpiazzurra vi è libertà di espressione e i critica: questo è l’aspetto che mi ha colpito più favorevolmente“.
Dove affonda le sue radici la tua grande passione per lo sport?
“Quando avevo 8 anni ero a Portici in vacanza con mio padre, il quale mi portò a vedere il passaggio del tedoforo con la fiaccola olimpica di Roma 1960. Da allora si è creata dentro di me una passione immarcescibile“.
Sei soddisfatto del medagliere azzurro a Londra 2012?
“Se guardiamo a quelli che erano i pronostici ponderati alla vigilia dei Giochi e che prevedevano per l’Italia un bottino dalle 25 alle 30 medaglie, allora si può dire che sia stata un’edizione soddisfacente, che ci ha collocato tra le migliori nazioni al mondo, premiando forse anche in maniera eccessiva il nostro sistema sportivo. A mio modo di vedere, però, è stata un’Olimpiade che definirei con tre aggettivi: mediocre, grigia e opaca. Troppe sono state le delusioni e le controprestazioni, troppi gli sport ormai all’anno zero. E’ mancato anche un pizzico di fortuna. Non sono completamente soddisfatto di nessuna disciplina, neppure della scherma: al di là delle medaglie, abbiamo deluso nella spada tout court e nella sciabola femminile, mentre non mi spiego il crollo dei fiorettisti nell’individuale. Lo stesso taekwondo ha brillato, ma spiccava l’assenza di un’azzurra nei tornei femminili.
Diciamo che alla fine, ancora una volta, ci siamo salvati grazie alla nostra creatività tutta italiana“.
Credi nello sport pulito, oppure ritieni che il doping sia una piaga inestirpabile?
“In alcuni sport, come ad esempio il ciclismo su pista, vi è una ricerca esasperata della potenza fisica, il che potrebbe invogliare all’utilizzo di sostanze proibite. Ho notato come l’Italia eccella in discipline dove occorrono scaltrezza, inventiva ed abilità tattica, mentre soffre molto in quelle dove contano quasi esclusivamente i muscoli“.
Distinzione tra sport maggiori e minori: può essere cancellata?
“E’ molto difficile. Questa distinzione non esiste solo da noi, ma anche all’estero. Basti pensare agli Stati Uniti con baseball, basket e football. E’ necessario creare una cultura sportiva nuova, dalle scuole ai mass media. Serve concedere ampio risalto alle imprese dei nostri atleti. Anche i siti web ed i blog devono invertire la tendenze mono-calcistica. Comunque la notorietà non sempre fa bene ad alcuni atleti di alcuni sport“.
Troppo spesso diversi giovani talenti si perdono nel passaggio nelle categorie maggiori: per quale motivo secondo te?
“Si tratta di una realtà recente, perché prima l’Italia vinceva poco o nulla in campo juniores. Ritengo che ragazzi e tecnici finalizzino tutta la preparazione e gli allenamenti all’ingresso nei corpi militari, perché garantisce uno stipendio di tutto rispetto per dei giovani di una certa età. I corpi militari rappresentano di certo il cardine del nostro sport, ma se prima erano vissuti come un punto di partenza, ora vengono percepiti come una meta. Una volta ottenuto il loro obiettivo e lo stipendio a fine mese, i nostri giovani hanno ancora le giuste motivazioni? Secondo me sarebbe congruo monitorare questi ragazzi e far sì che si impegnino nel giusto modo. Penso sia inconcepibile che alcuni atleti facciano determinate prestazioni a 18 anni e poi non riescano più a raggiungerle a 23! Non tutti possono diventare campioni, questo è ovvio, però l’impegno e la determinazione non devono mancare. Magari borse di studio ed incentivi sui risultati potrebbero fare comodo“.
Cosa ti aspetti dal quadriennio olimpico verso Rio 2016?
“Dopo Pechino avevamo diversi atleti giovani su cui puntare, ora invece ritengo che un ricambio generazionale sia necessario in molti settori. Mi aspetto una fioritura di nuovi talenti. Bisogna avere il coraggio di puntare sin da subito sulle nuove leve. Ad esempio, nel canottaggio non avrei esitazione a schierare sin da subito le sorelle Lo Bue: magari all’inizio i risultati non saranno soddisfacenti, ma è solo così che si cresce ed acquisisce esperienza.
Secondo me bisogna fare a meno di quegli atleti che io definisco “vivacchianti”, cioè che da anni non rendono secondo le loro potenzialità. Vogliamo un ricambio generazionale a tutti i costi“.
Hai ancora fiducia nelle giurie?
“Io ho vissuto gli anni ’70 e ’80: contro i sovietici, negli sport con le giurie, non c’era davvero niente da fare. Oggi questo, per fortuna, non esiste più, ma la politica sportiva a livello mondiale è ancora forte. L’Italia, sotto questo punto di vista, è molto debole e subisce diversi soprusi. Io abolirei gli sport con le giurie dalle Olimpiadi. Sarebbe bello che lo spettatore veda con i propri occhi il vincitore di una gara, non che aspetti il giudizio di 5-6 persone“.
OA | Federico Militello