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1. Ciao Roberto! Benvenuto nel blog CrazyAboutFiction e grazie infinite per aver accettato di rispondere alle domande di questa piccola intervista. La prima cosa che sento di dover dire è che la tua scrittura mi piace moltissimo, questo lo devi sapere! Navigando sul web ho scoperto di non essere il solo ad apprezzare quel che scrivi. Chi è il tuo lettore? Come lo descriveresti?
R.P. Ciao Simone, grazie a te per avermi ospitato. Cercando sul web devo ammettere di essere rimasto sorpreso anch'io. Dalle mail che ricevo posso dirti che non c'è un lettore che spicca rispetto ad altri. Ci sono sicuramente molte donne, ragazze e ragazzi giovani. Genitori, forse in cerca di risposte.
2. Ho letteralmente divorato il tuo libro "a pochi passi da te", racconti duri e personaggi che sembrano portare il peso del dolore del mondo intero. Quanto siamo lontani da questi personaggi? uanto c'è di loro in ognuno di noi?
R.P. C'è qualcosa in cui ogni lettore può riconoscersi. O almeno è quello che ho visto io nei personaggi. Il dolore, sì, chi non ce l'ha? Ma anche la voglia di reagire. Di ritrovarsi. Di ricominciare.
3. Non c'è personaggio nei tuoi racconti che non mi sia piaciuto. Sono tutti bellissimi, complicati, pieni di sconfitte e di dolore, ma al tempo stesso sembrano guerrieri agli occhi del lettore. E' stata questa la tua intenzione o è solo una mia percezione?
R.P. No, non sbagli. Credo che il dolore e le sconfitte siano inevitabili. Però è anche indispensabile la forza e il coraggio per superarli. La speranza: è questo il messaggio che speravo passasse attraverso le mie storie. Che si può soffrire, certo, a volte anche moltissimo. Però la vita va avanti e va vissuta, nonostante il dolore, nonostante tutto.
4. All'inizio del tuo libro leggo che le storie raccontate, non sono proprio solo parte della tua fantasia, ma fanno parte della vita reale. Hai conosciuto queste persone? Sei stato tu il protagonista? Quanto la tua vita influisce nelle cose che scrivi?
R.P. Certo. Molti dei personaggi di cui parlo sono reali. Ho cambiato i nomi, le città, le ambientazioni. Ho cercato però di mantenermi fedele quanto più possibile alle storie, attraverso interviste, o più semplicemente grazie a lunghe chiacchierate. C'è stato un forte lavoro di immedesimazione. Ho cercato di spogliarmi dai pregiudizi, dalle esigenze letterarie. Volevo che le storie apparissero così come le avevo vissute io: autentiche. E sì, ci sono anch'io in quelle pagine, più che come protagonista, nelle sfumature. Credo sia inevitabile per ogni scrittore.
5. Una cosa che mi ha lasciato sorpreso è stata la mia incapacità di incupirmi o rattristarmi per le tue creature. Al termine del tuo libro "ci sono anch'io" e dei tuoi racconti in "a pochi passi da te" ho trovato un senso di continuità, quasi una lezione sulla gestione del dolore... mi sbaglio?
R.P. Non sbagli. Anche se non ho la presunzione di poter impartire lezioni a nessuno. Una continuità c'è, però: si chiama speranza.
6. Ora dirò qualcosa di banale, ma questa domanda la devo fare perchè sono curioso di sapere. Vista la tua giovane età, da dove arriva tutta questa maturità ( da scrittore ) che traspare dalle tue parole? Come sei arrivato alla scrittura? Una passione che ha radici lontane?
R.P. Ti ringrazio per la giovane età e la maturità che mi attribuisci. Se hai percepito questo mi fa piacere, però non posso essere io a dirlo. La scrittura è arrivata presto, principalmente per gioco o come esercizio per riparare certe sofferenze. Scrivere mi faceva bene, mi faceva sentire meglio. Soltanto più tardi, quando gli amici mi hanno spronato a inviare qualche racconto ai concorsi di scrittura sono arrivati i primi risultati. Eppure, anche oggi che qualche concorso l'ho vinto, che ho alle spalle pubblicazioni ( senza nessun contributo da parte dell'autore, lo specifico anche se dovrebbe essere scontato ), in me rimane una forte componente di insicurezza che mi impedisce di vedermi come uno che ha delle storie da raccontare. Ecco, le storie, spero di averle sempre.
7. Puoi raccontarci il processo che ti ha portato a scrivere "a pochi passi da te"? Perchè racconti brevi piuttosto che scrivere un romanzo?
R.P. Sai cosa diceva Antonio Tabucchi? "Il racconto è il romanzo di un pigro". Penso avsse ragione. Forse avevo bisogno di mettermi alla prova, ero alla ricerca di conferme. In ogni caso le storie non le ho scelte, mi sono venute a cercare, io mi sono limitato a osservare, poi le ho raccontate.
8. A cosa stai lavorando in questi giorni? Cosa bolle in pentola per il futuro? Sarà un approccio digitale o cartaceo?
R.P. Da più di un anno sto lavorando a un romanzo. Come vedi ho superato la pigrizia del racconto. Il romanzo però richiede tempi e attenzioni diverse. Se si vuol scrivere un buon libro è necessario tempo, concentrazione e determinazione. Sono quattro storie che s'incontrano e una voce più irriverente. Questa volta c'è spazio anche per la leggerezza. Per adesso non ti dico altro, ma prometto di tenerti aggiornato. Prima di pensare alla pubblicazione c'è ancora tempo. Posso dirti, però, che nonostante abbia ancora un'idea molto romantica del libro cartaceo, vedo anche l'ebook come un aspetto fondamentale e non trascurabile del panorama letterario. Non sostitutivo, complementare.
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