Magazine Cultura

Intervista a Roberto Saporito

Creato il 30 novembre 2010 da Paolo Franchini
Nome: Roberto
Cognome: Saporito
www.romanzo.blog.tiscali.it
Ultimo lavoro: Il rumore della terra che gira
Intervista a Roberto Saporito

Roberto Saporito (foto di Lara Tonello)

Descriviti come preferisci, hai carta bianca.

Sono uno scrittore (non suona maledettamente bene?)…

Ti va di raccontarci in breve il tuo ultimo lavoro?

Certo, Il rumore della terra che gira è un romanzo che ha per protagonisti tre diversi “io narranti”, di cui uno, la protagonista vera, senza nome (come in tutti i miei libri, una sorta di “vezzo”, o di “marchio di fabbrica” se vogliamo).
E’ ambientato, tra marzo e ottobre  2005 (ma attraversato da flashback), tra le colline delle Langhe piemontesi, Alba, New York, Londra, Parigi, Torino e la Costa Azzurra.
Alla morte del nonno, la protagonista eredita tre case (e una notevole somma di denaro) ma col compito di ristrutturarle e trovare il fratello (Mattia) e la figlia del fratello (Francesca) per dare ad ognuno di loro una delle tre case. Solo che di Mattia e di Francesca non ha notizie da più di vent’anni. La storia si sviluppa a questo punto in “parallelo” tra la protagonista
(scrittrice, lesbica) che comincia i restauri delle tre case e le vicende del fratello Mattia (eroinomane) che fa l’artista a New York e la figlia di Mattia (Francesca, giovane ed esistenzialmente confusa) che da Londra dove vive e studia si sposta a Parigi prima e a Torino poi, in una sorta di “avvicinamento inconsapevole” alle tre case nelle Langhe.
Lo si potrebbe considerare una sorta di romanzo (lievemente) “sperimentale” , quasi post-postmoderno, con questi tre “io narranti” le cui storie si rincorrono (e ogni tanto si incrociano) di capitolo in capitolo.

Quando hai iniziato a scrivere, sapevi già che – prima o poi – ti saresti imbattuto in un progetto come questo?

No, i miei romanzi nascono giorno per giorno, e le idee anche arrivano giorno per giorno con pochissima premeditazione.

Hai mai ballato sotto la pioggia?

No, ma la pioggia ha un suo incontestabile fascino.

Esiste un libro che avresti voluto scrivere tu?

Sì, ma quattro: “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera, “Estensione del dominio della lotta” di Michel Houellebecq, “Rumore bianco” di Don DeLillo e “Lamento di Portnoy” di Philip Roth.

Che rapporto hai con la televisione?

Buono. La uso. Come uso la radio, lo stereo, il computer.

E con il cinema?

Ottimo, fino a qualche tempo fa andavo al cinema anche un paio di volte la settimana, ora mi piacciono i film ma non sopporto più andare al cinema (forse una sorta di allergia alla gente, o qualcosa del genere).

Hai mai parlato al telefono per più di due ore?

E’ capitato.

Ti piacciono i proverbi? Ne usi uno più spesso?

No, non mi piacciono molto i proverbi.

Hai tre righe per dire quello che vuoi a chi vuoi tu. Ti va di usarle?

No. Preferisco scrivere quello che voglio nei miei libri.

Ti sei mai rapato i capelli a zero?

No, ma qualche volta ci ho pensato.

Intervista a Roberto Saporito
Se potessi cambiare una cosa (ma una soltanto) del tuo ultimo lavoro, che cosa sceglieresti? Il titolo? L’immagine di copertina? Altro?

Non cambierei nulla del mio ultimo libro (non dovrei dirlo io, ma, per ora, lo considero il mio romanzo “perfetto”): il tiolo mi piace tantissimo, la copertina (di Maira Chinaglia) è splendida, con la casa editrice Perdisa www.gruppoperdisaeditore.it) mi trovo molto bene. Il direttore editoriale Luigi Bernardi è una delle persone del mondo editoriale italiano con la quale avrei sempre desiderato lavorare… No, non cambierei proprio nulla.

Quando scrivi, hai un lettore di riferimento oppure scrivi solo per te stesso?

Scrivo perché è una delle cose che più mi piace fare (insieme a leggere), ma quando lo faccio non penso ne ai lettori ne a me stesso: scrivo e basta.

Tra due ore si parte per un viaggio su Marte: scegli tre oggetti da portare con te e un aggettivo per descrivere l’umanità ai marziani.

Un libro (uno “grosso”, potrei non vederne più su Marte), diciamo la “Recherche” di Marcel Proust, l’iPod con tutte le mie canzoni preferite e il mio piccolo computer per scrivere; l’umanità è “strana”.

La cosa che più ti annoia, quella che più ti diverte e quella che più non sopporti.

Io considero l’ozio un vero valore, quindi non mi annoio mai, mi diverte camminare e non sopporto il freddo.

Intervista a Roberto Saporito
Stai già lavorando al tuo prossimo libro? Se sì, ci regali un’anticipazione?

Sì, uno è la riedizione del mio primo romanzo, in uscita proprio in questi giorni, col titolo “Anche i lupi mannari fanno surf (Remix)”, che pubblicherà Senzapatria Editore (www.senzapatriaeditore.it) e poi altri due progetti, il primo è un romanzo sul mondo editoriale italiano raccontato “a modo mio”, una sorta di “breve storia di uno scrittore di successo”, e il secondo è un libro che dovrebbe mettere insieme i protagonisti dei miei ultimi tre romanzi pubblicati (quelli prima di “Il rumore della terra che gira”), tre personaggi ai quali mi sono affezionato e ai quali ho deciso di dare una seconda possibilità di essere raccontati.

Prima di salutarci, l’ultima domanda è tua. Chiediti quello che vuoi, ma ricorda anche di risponderti.

Sei felice?

Non lo so.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :