Noi di Signorponza.com abbiamo da sempre voluto bene a Romina Falconi (da Sanremo a X Factor, passando per il tour con Eros Ramazzotti), ma gliene vogliamo ancora di più da quando abbiamo ascoltato i due EP che sono usciti quest’anno. Il primo, Certi sogni si fanno, è stato pubblicato a febbraio ed è stato trainato dalla pazzesca canzone intitolata Il mio prossimo amore, diventata subito “ossessione della settimana” su questo blog. Il secondo, Attraverso, è uscito a maggio e, contiene, tra gli altri brani, anche il duetto Eyeliner con Immanuel Casto, il re del porno groove che tutti noi veneriamo. Proprio insieme al Casto Divo, Romina Falconi sta per partire per una tournée che si intitola Sognando Cracovia Tour e toccherà diverse città italiane.
Io e Matteowolk, come delle vere groupies, abbiamo già comprato da tempo i biglietti del concerto. E, a maggior ragione, non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione per intervistare Romina, dichiararle tutto il nostro amore e soprattutto farci svelare alcune curiosità e anticipazioni su quello che ha in serbo per noi sul palco del Sognando Cracovia Tour e non solo.
Signor Ponza e Matteowolk: Il 4 ottobre partirà da Modena il “Sognando Cracovia Tour”, una tournée che ti vedrà protagonista insieme ad Immanuel Casto. Le vostre strade artistiche si sono spesso intrecciate in bellissime collaborazioni, ma quando e come è nato il tutto? Conoscendo il Casto Divo, ti preghiamo di omettere qualsiasi eventuale dettaglio non adatto alla fascia protetta.
Romina Falconi: Il bello di questa collaborazione è che è nata in maniera assolutamente naturale. Nella vita bisogna farsi il mazzo per raggiungere i propri obiettivi e poi ci sono i regali. Immanuel è stato un regalo. Ascoltavo la sua musica e mi divertiva molto sentir parlare di questo ragazzo bellissimo,divertente e spudorato. Racconta la società senza dare MAI giudizi. Occhio che il cantautore medio di solito deve stare tra i “buoni”, fare il “bravo”, lui no: il suo inconscio per lui è praticamente inutile perché non sente il bisogno di censurarsi. È cristallino. Un collaboratore mi chiese di provare a registrare una voce per lui in Crash, avevo paura di essere fuori fuoco ma ero interessata all’idea di mettermi in gioco in un campo astruso per me. Risultato: appena è uscito il video di Crash abbiamo fatto una montagna di visualizzazioni su youtube. Divertiti, io e lui abbiamo fatto in modo di vederci il più possibile per conoscerci meglio ed il bello è che con lui mi sono sempre sentita me stessa. Lui è un compagno di giochi perfetto per una come me. Mi insegna tante cose, mi prepara ad osare sempre di più. Mi auguro che questo sodalizio duri per sempre. Diventare amica di collaboratori non è sempre facile. Il tour insieme è il frutto di quello che di buono c’è tra di noi. Io tutti i miei testi prima di farli uscire li faccio leggere a lui.
Sognando Cracovia è un brano tratto dall’album di Immanuel Casto al quale hai collaborato e che da il titolo al vostro tour. Un brano che parla di amore intergenerazionale dai sapori dell’Est Europa. Come è nata questa (geniale) idea? Sappi che sul nostro iTunes viene tutt’ora riprodotto almeno un centinaio di volte al mese.
Che meraviglia! Immanuel ha creato tutto e poi mi ha fatto sentire la canzone. Sono stata entusiasta da subito perchè Sognando Cracovia, ridendo e scherzando, racconta una grande verità. Questa volta non era solo cantare una canzone ironica, ma descrivere personaggi che abbiamo davanti agli occhi ogni giorno.
Rispetto alle date dei Tour di Immanuel Casto a cui hai già partecipato in passato (e alle quali eravamo ovviamente in primissima fila), immaginiamo che questa volta sentiremo molto di più della tua musica. Ci puoi anticipare qualcosa di più su come vi dividerete il palco tu e il Casto Divo?
Il bello di due sognatori come noi è che ci piace tornare bambini. Io e il Casto ci stiamo prendendo gusto con questa idea di tour perché sappiamo che è un’eccezione alla regola. I nostri collaboratori sono un po’ impauriti perché ogni giorno proponiamo cose folli e ci dicono “Ragazzi, ve ne state approfittando! Tra un po’ mancherà che uno fa il fuochista e l’altra la donna cannone…” ma noi siamo così. Posso dire con certezza che ci divideremo il palco in un modo molto originale. Avremo ruoli nuovi perché non amiamo le cose scontate. Per la prima volta in vita mia sono libera di stare sul palco come desidero da sempre e per questo devo ringraziare Immanuel che è così complice.
Il 12 maggio è uscito il tuo secondo EP che si intitola Attraverso. Le sonorità e i testi sono qualcosa che, per la loro qualità e innovazione, si fa fatica a trovare nel panorama italiano. Pensi ci sia spazio per questo genere di musica nel nostro Paese e che possa essere apprezzato dal “grande pubblico”? Ti viene mai da pensare che se fossi stata all’estero sarebbe stato “più facile”?
Mi piace l’idea di sacrificarmi e affrontare mille ostacoli pur di fare quello che sento. Non ho padroni, non voglio averne mai più. Credo che il problema non sia come l’Italia percepisca qualcosa considerato nuovo ma “dove” sia abituata a prendere novità. In Germania i ragazzi per una band nuova sono disposti anche a fare tantissimi chilometri. Qui tutti fanno molto riferimento alla tv, vivono il talent come l’unica cosa possibile. Il bello delle nuove generazioni è che sono pronte per internet e non si affidano solo ai network e alla tv. Le soddisfazioni più grandi le ricevo dai giovanissimi, nonostante i miei testi politicamente scorretti, nonostante il fatto che mi autoproduca tutto e quindi che io non sia un prodotto studiato a tavolino con un budget pronto. Trovo che all’estero probabilmente sarebbe più facile, non dico avere successo, ma avere la stessa attenzione che hanno quelli con più popolarità. Ma il bello delle sfide è questo. Se uno scrivesse pensando a quanto successo avrà sarebbe un pazzo. Anche i più grandi fanno flop, anche le formichine si fanno notare. Io non sto pensando al pubblico (calcolando i rischi e tutto il resto se ci avessi riflettuto non avrei avuto il coraggio neanche di crearle in casa canzoni come Circe) io ho pensato solo di far vedere (alla buonora, mi dirai) chi sono e come mi presento. Già essere riuscita a farmi notare da voi, per esempio, è una gran cosa. Il bello delle canzoni è che restano e che sono retroattive: se qualcuno le ama non importa quando sono state presentate. Come le fotografie: le guardi e ti fai attraversare se vuoi… Credo che ora non ci siano più regole discografiche anche se molti pensano di sì. È tutto da rifare. E dunque sì: si può fare.
Il tema della diversità ricorre spesso nei tuoi testi. Come nasce questa tua sensibilità?
Nasce a Torpignattara, il quartiere a Roma che mi ha vista crescere. Lì sono stata mille tipi di persone: povera, felice, triste, complicata, bulla, piena di amici o sola, ma mai giudicata. È una delle qualità del mio quartiere, lì la gente se può ti aiuta, ti rincuora e non sta a farti le prediche. Sono cresciuta con una transgender per tutta l’adolescenza ed è stata una grande guida. Mi ha dato la possibiltà di conoscere un mondo che di solito i ragazzini non conoscono. Crescere con una donna che ha cambiato pelle e che non ha certezze, a parte che voleva essere esattamente lì dov’era (con una porta chiusa per sempre e chissà che cosa ad aspettarla per il futuro), è come crescere pronti ad essere comprensibili con che ne ha viste più di noi. Ho iniziato ad immaginarmi cantante grazie a lei , Giò, che mi diceva che la povertà non è un’ostacolo. I transgender dovrebbero fare dei corsi ai giovanissimi. Sono il simbolo del cambiamento e della volontà più forte di tutto. Io so di essere molto fortunata ad avere avuto lei accanto. Le più grandi liti, i contrasti più grandi nascono sempre dalla diversità. Se solo riuscissimo tutti a metterci nei panni altrui anche solo per un momento sarebbe molto più pacifico questo mondo.
Nelle tue canzoni l’amore viene affrontato in tutte le sue sfaccettature, ma a colpirci è una visione dell’altro sesso molto dura. Insomma, anche a te son capitati dei – perdonaci il termine – “grandi stronzi”. Confermi?
Confermo, anzi aggiungo: non c’è mai limite al peggio. Credo nell’amore e credo di essere un disastro, credo che il più delle volte la colpa è di tutti e due in una storia se certe cose non vanno bene, il famoso 50 e 50. Nei testi mi limito a raccontare il momento esatto in cui mi sento indifesa. Non sono femminista, sono fiera di essere femmina e di avere le mie debolezze come tutti. Sono fiera di sembrare a prima vista Bamby e poi di diventare Circe quando mi incazzo (perché purtroppo, cari miei, l’abito fa sempre il monaco). Sono stata la fidanzata di uno che mi ha fatto diventare un mostro e poi mi ha detto che gli piacevo di più prima, sono stata la fidanzata di uno che era fiero del mio lavoro quando ero scannata a casa senza un soldo e poi, quando mi ha chiamata Ramazzotti per il tour, mi ha detto: ”non credevo volessi davvero cantare a questi livelli! Io voglio una che stia a casa”… la risposta della sottoscritta è stata: ”e certo, perché una che vuole cantà di solito che fa? Si mette sul balcone e aspetta che le lancino le monetine, è chiaro!” Mi sono trovata con persone che alla fine dei giochi volevano essere al centro del mio mondo, al centro di tutto (loro) e che fondamentalmente alla domanda ”io invece dove dovrei stare?” tacitamente rispondevano ”in cucina”. Sai cosa penso? Che non è facile trovare qualcuno pronto ad accettarmi così come sono, soprattutto se voglio fare un lavoro che sembra chissà cosa ed invece richiede un sacco di sacrifici come tutti i lavori del mondo. Al prossimo amore dirò che non so cucinare neanche le uova strapazzate!
Tra tutte le tue canzoni, una delle nostre preferite è Viva Lei: com’è nato questo brano? Avremo la fortuna di ascoltarlo? (Ti prego, dicci di sì. Puoi anche mentire, tanto il biglietto per la data di Milano l’abbiamo già acquistato.)
Non so se Viva lei ci sarà, davvero, la scaletta ora come ora sta variando spesso. Viva lei è nata perché stavo con una persona che aveva una dipendenza. Io all’inizio cercavo di fare la crocerossina, poi mi sentivo utile quanto lo è un copridivano. Quando stai con qualcuno che ha un problema di dipendenza ti senti perso. Mi sono messa a scrivere pensando di non buttarla troppo sul tema sociale, non volevo descrivere cosa succedeva o come, non volevo nominare la parola “droga”, volevo descrivere quanto ero svuotata, quanto “l’altra” fosse un muro immenso. Ho pensato di renderla una donna invincibile, qualcuna con cui è impossibile lottare. È piaciuta a persone di tutte le età e ancora mi sciocca questa cosa: mi sono resa conto che sono in tanti lì fuori che si sono sentiti fuori posto proprio come me.
Quando uscirà il terzo capitolo della trilogia, intitolato Un filo d’odio? Che cosa ci dobbiamo aspettare da questo nuovo EP?
Aspettatevi cose assurde. Hai presente gli altri due? Questo è lontano da tutto e tutti. L’ho tenuto all’ultimo apposta. Lì dentro ci sono 5 mondi diversi. Ci sono io che canto con i miei testi ma il resto sarà come un circo: ogni canzone è un numero diverso. Il terzo EP è quello che mi spoglia più di tutti, col terzo EP si vede subito come la penso, come sono, la musica che voglio fare. Non lascerà molto spazio ad ipotesi, sarà molto diretto, violento nel senso di verità belle o meno. Spero che vi piaccia con tutto il cuore.
Ci spieghi il significato di questo “meta-titolo” Certi sogni si fanno – Attraverso – Un filo d’odio?
Sembrerò strana ma l’amore e l’odio non sono poi così distanti. Quando ci rialziamo dopo una batosta non pensiamo solo alla bellezza che ci aspetta, ma anche che nonostante tutto siamo ancora in piedi, c’è quel filo d’odio che ci tiene vivi e che ci fa dire: ”alla faccia di chi mi vede diversa da come sono, sono ancora qui e devo dimostrare soprattutto a me che devo andare avanti”. L’altruismo viene dall’egoismo se ci pensiamo un attimo: una persona fa del bene perchè in primis fa bene a lei l’idea di essere utile. L’ho letto ultimamente che il freddo non ha una formula, in fisica non esiste il freddo, esiste la mancanza di calore. Un rapporto passionale richiede sempre un pizzico di disprezzo. Ecco perché ci è capitato tante volte di sentire che due che stanno insieme poi si ritrovano a volersi bene come fratello e sorella. Solo che non siamo pronti ad ammettere che il disprezzo sia il sale che insaporisce tutto. Ognuno di noi ha delle ambizioni, io per esempio quando canto non penso solo a quanto mi faccia bene ma anche quante cose ho affrontato per essere lì. Ognuno di noi si gode le proprie soddisfazioni perché ha vissuto non solo le cose belle: nel “durante” c’è di tutto. Le cose che arrivano senza sforzi non sono un granché rispetto a quelle sudate, desiderate ardentemente. In Un filo d’odio racconto il disprezzo da una passione incontrollabile, mi piace l’idea di aver fatto in modo che i titoli degli EP avessero un senso non banale, alla fine. Per ogni cosa ci vuole l’amore e… Un filo d’odio.
Prima di questi EP la tua carriera ha vissuto due tappe importanti: prima Sanremo Giovani nel 2007 e poi X Factor nel 2012. Che cosa ti porti a casa da quelle due esperienze? E soprattutto che cosa lasceresti volentieri alle spalle di ciò che hai vissuto in quelle due occasioni (cioè cosa non ti è piaciuto)?
Di Sanremo ho un ricordo vivissimo. È una cosa che non si può confrontare con nient’altro perché è un festival storico, lì si ha la possibilità di presentare il proprio brano, di farsi conoscere dal grande pubblico. Di X factor ho un bel ricordo e sono molto fiera di aver voluto partecipare ad un talent dopo altre esperienze. È una macchina eccezionale che però può farti credere di ottenere cose alla fine effimere, dunque è meglio arrivare al talent dopo aver conosciuto bene le difficoltà di questa realtà musicale, così non ci si perde. Cose negative? Che il talent come ogni programma televisivo è gestito più da autori televisivi che discografici, tutto gira intorno a quello che fai lì dentro, dopo non importa. Fare tutti quei casting, arrivare a partecipare al programma e conoscere il proprio inedito solo nelle ultimissime settimane del programma non è sano secondo me. Se pensi che ci vuole molto tempo a creare una carriera con basi solide, come si fa in tre settimane a prepararsi a cantare il singolo di lancio progetto? Non si ha il tempo materiale per cantare più canzoni e provare quella che ti sta addosso meglio. La realtà è che la gente crede di avere il potere, col televoto, di aiutare qualcuno a fare carriera ma gli addetti ai lavori sanno bene che non è così semplice ma finché si farà “spettacolo ” andrà tutto bene. Alla fine anche se in un modo meno sano, sempre meglio un talent che nulla. I giovani oggi quante possibilità hanno di farsi notare?
Ti piacerebbe ritornare sul palco dell’Ariston? Sappi che Carlo Conti è un fedele lettore del blog.
Ci vorrei tornare proprio con Immanuel. Stiamo lavorando molto, abbiamo scritto delle canzoni bellissime e ce n’è una che brilla più di tutte. Fortissima a mio parere. Io ed Immanuel abbiamo avuto modo di farci conoscere al di fuori della tv, siamo una realtà forte nel web, crediamo che l’evoluzione artistica sia fondamentale e noi già siamo pronti.
A Sanremo ti abbiamo visto in versione “romantica”, a X-Factor in versione new wave, ora invece sembri a tuo agio nell’electro pop. Ci sono altre strade che la Romina del futuro potrebbe esplorare?
Io ascolto di tutto, c’è sempre da imparare. Personalmente adoro gli album colorati, non mi piacciono gli album monotematici. Nel terzo ep sentirete che adoro fare gli esperimenti. Mi piacciono gli ibridi e credo che nel mondo pop in generale non sia giusto darsi troppe regole. Il bello di essere emergente è proprio che si può fare di tutto. Se non osassi proprio ora non so se riuscirei a perdonarmelo in futuro.
Presto collaborerai con un’altra artista donna che noi amiamo molto, Eleonora Crupi, cosa dobbiamo aspettarci da questo featuring?
Adoro Eleonora, la sua voce ed il modo che ha di interpretare le canzoni. Ho scritto per lei e l’onore è stato mio da subito, è stato bello mettersi a disposizione di un altro artista, non lo avevo mai provato prima. È una sfida dalla quale non si può non uscire arricchiti. È nata al momento una canzone molto bella, sto scrivendo ancora per lei. Il mio primo esperimento è con una donna e questa cosa mi colpisce molto, sai, si parla di poche alleanze nel mondo musicale… È stato bellissimo interagire prima, elaborare e poi scrivere cose che all’inizio sembravano pensieri solo miei ma poi condivisibilissimi, è come dire: ”non sono l’unica che la pensa così! C’è qualcuno che vede certe cose come le vedo io ed è una donna e fa la cantante come me!”
Per concludere l’intervista e farti conoscere un po’ di più ai nostri lettori, se sei d’accordo vorremo prendere in prestito da Immanuel Casto alcuni dei #CASTOSONDAGGIO™ che propone sulla sua pagina Facebook. Pronta? Selezionare domande che non fossero troppo spinte è stata un’impresa. Si parla, ovviamente, di uomini.
- Meglio essere amati o essere in pari con le serie tv? Beh, le serie tv non torneranno mai a casa per dirti che ti hanno tradito… Forse meglio essere pari con le serie tv anche se la vita senza amore che vita è?
- Meglio mollare o essere mollati? Forse meglio essere mollati. Spezzo una lancia a favore dei lasciatori: io sono una che lascia, appena vedo che ci sono ostacoli forti piglio e dico “stop”, ma è un bel rischio! Chi lascia ci ripensa, non è mai sicuro al 100% di aver fatto la scelta giusta. Chi lascia viene marchiato come l’infame di turno. Lasciare è come sentirsi Crudelia Demon! Meglio essere lasciati, sì, sì…
- Stronzo o bisognoso? Entrambi, purché abbiano qualcosa da dire. Purchè mi accettino come sono.
- Meglio il sesso senza amore o l’amore senza sesso? Questa è tosta! L’amore senza sesso è come firmare un contratto dove uno dei due (o entrambi) farà più corna di un cesto di lumache! Il sesso senza amore sulle prime interessante, ma poi va a scemare. Io direi meglio sola. Non mi accontento.
- “Size matters”? Anni fa ti avrei detto di sì. Poi ho scoperto che extrasize senza mestiere è totalmente inutile. Della serie: Se hai il macchinone e non sai guidare fai prima a dartelo in faccia.
- Glabro o villoso? Ahhahaha! Villoso! Non posso stare con una persona che si è passata addosso più ceretta di me! Un conto è avere i peli ovunque tipo Orso Yoghi e allora se ti senti fuori posto se sei uno sportivo professionista, ok, depìlati, ma meglio un lupo che una rana!
Ringraziamo Romina per la sua disponibilità e per la sua simpatia. A questo punto non potete per nessuna ragione al mondo perdervi il Sognando Cracovia Tour. Queste le date da segnare in agenda:
04.10 – Modena
11.10 - Prato
29.10 – Milano
30.10 – Lucca
08.11 – Bologna
14.11 – Pescara
28.11 – Roma