Magazine Cultura
Visto che sei una nostra “vicina” e vivi ad Acquaviva delle Fonti in provincia di Bari vorremmo chiederti com’ è la vita di una giovane scrittrice nella nostra assolata(anche se in questo periodo non tanto) Puglia? Quali sono le opportunità che hai potuto cogliere e sfruttare?Devo ammettere che le opportunità non sono molte, e proprio per questo motivo un anno fa ho deciso di fare le valige e andare via, scoraggiata da un ambiente apatico e pigro, poco interessato alle attività culturali in genere. Dopo la laurea, quindi, mi sono trasferita a Roma per frequentare un corso di specializzazione in editing e cercare lavoro. È stato un periodo intenso, fatto di momenti belli e brutti, di solitudine e nuove opportunità; tuttavia presto ho capito che la mia vita non era lì. Mi mancava troppo casa, la famiglia, i miei amici e la mia Puglia, e un giorno ho pensato che se volevo davvero qualcosa – un lavoro, la realizzazione dei miei sogni di aspirante scrittrice e editor – potevo ottenerla anche qua, avrei solo dovuto impegnarmi un po’ di più. Per quanto riguarda le opportunità lavorative, la Puglia è decisamente penalizzata, vittima di una crescente disoccupazione che impedisce a noi giovani di fare progetti per il futuro e renderci indipendenti. Tuttavia, se si possiedono tenacia e capacità, le occasioni prima o poi arrivono. Un editore barese ha creduto in me, e insieme ci stiamo impegnando per rilanciare la casa editrice a livello nazionale, un lavoro che mi piace moltissimo. Per quanto riguarda la scrittura, in nessun posto riesco a scrivere bene come in camera mia, quella dove sono cresciuta, le cui pareti sono letteralmente ricoperte di libri. Le idee per le mie storie mi vengono viaggiando, sperimentando e vivendo esperienze nuove, ma poi per scrivere torno sempre alla base… Qualcosa vorrà pur dire qualcosa, no?
Da dove nasce la tua passione per la scrittura?Sinceramente non lo so. È nata spontaneamente, insieme a me… Da quando ho memoria, mi vedo china a scarabocchiare un foglio strappato dal quaderno o un album da disegno, che usavo inevitabilmente per scrivere poesie o racconti brevi. In italiano ho sempre preso il massimo dei voti, e fin dall’adolescenza tenevo un diario segreto, fedele confidente delle mie giornate; con l’avvento di internet, poi, dal diario sono passata al blog. Per diversi anni ne ho tenuto uno anonimo su splinder, seguitissimo, poi ho dovuto chiuderlo perché vi scrivevo cose troppo personali (e compromettenti) e temevo che primo o poi qualcuno che conosco lo scovasse e mi riconoscesse. Si può dire quindi che non ho mai smesso di scrivere, ma l’idea di un romanzo è maturata in me solo l’anno scorso. La scintilla è stata un grande dolore, che alla fine si è rivelato una grande opportunità: se non l’avessi vissuto, infatti, non credo avrei sentito il fortissimo e impellente bisogno di scrivere questa storia.
Quali sono i tuoi autori/autrici preferiti e quali hanno avuto maggiore influenza su di te sia nella tua formazione personale sia come scrittrice?Se dovessi fare il nome di una scrittrice il cui stile rispecchia molto il mio, direi senza dubbio Banana Yoshimoto. Anche lei scrive romanzi intimisti, fatti di atmosfere tristi e lievi, rivolti prevalentemente a un pubblico femminile. Per il resto leggo un po’ di tutto: per rilassarmi prediligo i thriller e gli young-adult del genere di Twilight, come lettura un po’ più impegnata, invece, adoro Milan Kundera, Alan De Bottom e Murakami Haruki, autori che mi hanno dato moltissimo e che secondo me scrivono in maniera sublime. Dei modelli difficilmente eguagliabili.
Vuoi parlarci del tuo libro e della sua creazione?Con questa domanda toccate un tasto dolente, soprattutto per quanto riguarda la fase di creazione! Ma sarò sincera, anche perché ormai è passato del tempo e il dolore che ha contraddistinto quel periodo si è ormai dissolto del tutto. La trama del romanzo mi è venuta in mente all’improvviso durante una domenica pomeriggio d’autunno, una di quelle grigie e piovose che anticipano l’inverno e mettono tristezza. Ero in una cioccolateria per un caffè con le mie amiche, quando, sfogliando distrattamente una rivista, ho visto la pubblicità di un concorso letterario. La storia ha preso istantaneamente corpo nella mia mente e quella sera, appena tornata a casa, mi sono messa al computer. Avevo troppo da scrivere e presto ho superato il limite di battute consentito dal concorso, così ho deciso che avrei continuato a scrivere comunque. Per me. Alla peggio il mio romanzo sarebbe rimasto chiuso in un cassetto, ma io avevo bisogno di scriverlo. Vivevo un periodo molto triste della mia vita. Avete presente Mattia, il fidanzato di Alice? Be’ io sono stata fidanzata con un tipo simile che me ne ha fatte di tutti i colori, lasciandomi dopo cinque anni con un messaggio su Facebook, completamente svuotata, distrutta dentro e fuori. La mia rinascita è iniziata proprio mentre scrivevo “In ricordo di noi”. Ho cercato di trasfigurare la mia esperienza negativa immaginando nuovi scenari e possibilità diverse, che mi permettessero di tornare a sperare, a sognare e a credere nell’amore, cosa che ormai non facevo più, delusa com’ero. Ho provato a pensare che forse tutto quel dolore aveva una causa e uno scopo e che presto sarebbe finito, perché l’amore vero è un’altra cosa. Molte donne, purtroppo, a causa della loro scarsa autostima e della mancanza di affetto, non ne sono consapevoli e scambiano l’ossessione nei confronti di uomini egoisti, dei veri vampiri affettivi come Mattia, per amore. “In ricordo di noi” è quindi dedicato a tutte quelle donne deluse, e sono tante, che hanno voglia di tornare a credere nei propri sogni e a vivere per realizzarli. Ho sempre creduto, e ci credo tuttora, che il mondo sia dei sognatori, checché se ne dica in giro. In fondo per cosa vivi, se non hai un sogno?
Come sei arrivata alla pubblicazione del tuo romanzo (cosa sicuramente non da poco al giorno d’oggi!)?Per prima cosa sono stata fortunatissima, perché ho centrato l’obiettivo al mio primo tentativo! Per il resto l’iter è stato quello che seguono tutti gli esordienti: ho scritto il romanzo, ho selezionato le case editrici interessate al genere (tutte rigorosamente non a pagamento) e ho spedito loro il manoscritto. Se non avessi ricevuto delle offerte avevo già deciso che non avrei pubblicato, perché non credo nell’editoria a pagamento, dove tutti possono pubblicare di tutto, né nell’auto-pubblicazione. Quella della 0111Edizioni non è stata l’unica proposta che ho ricevuto, ma mi è sembrata quella più seria e più conveniente sotto molti punti di vista. Nel frattempo ho partecipato a diversi concorsi letterari per racconti, vincendone alcuni, e anche a un concorso per romanzi; in seguito alla vittoria di quest’ultimo, nei prossimi mesi esce già il mio secondo romanzo, con un’altra casa editrice.
Perché hai deciso di ambientare la tua storia a Bari?In realtà non c’è un motivo ben preciso. Poteva essere Bari come qualsiasi altra città, perché in questo romanzo l’ambientazione è secondaria; m’interessava più trasmettere al lettore una determinata atmosfera che non descrivere dei luoghi specifici. Cercavo un’ambientazione neutra, e sono stata a lungo indecisa se nominare Bari oppure fare riferimento a una “città” in generale. Alla fine ho optato per la prima ipotesi, scegliendo per comodità la città che conosco meglio, per offrire al lettore delle coordinate geografiche.
Anche tu come Alice, protagonista del tuo romanzo, sei una lettrice accanita?Accanita è dire poco ! Leggo praticamente da quando sono stata in grado di farlo… Dico sempre che i libri “mi hanno salvata”, nel senso che mi sono stati accanto durante tutta la mia vita, specie nei periodi più difficili, come degli amici fidati. È complicato spiegarlo e a molti forse sembrerà assurdo, ma ogni volta che ho un problema, ogni volta che sono triste o semplicemente devo prendere una decisione importante, c’è sempre un libro in grado di darmi le risposte che cerco.
Una mia curiosità personale, come ho scritto nella recensione, mi ha affascinata molto la “leggenda della Fontana Rossa”, quindi vorrei sapere se questa leggenda l’hai tirata fuori dalla tua fantasia oppure ti sei ispirata a qualche storia locale?È interamente frutto della mia fantasia, anche se la collina, il monastero e il pub di cui parlo esistono per davvero, e sono molto vicini alle mie zone. Si tratta di uno dei luoghi che amo di più in assoluto, sia per il panorama che per l’atmosfera sognante e fuori dal tempo si respira… Manca la fontana, ma niente mi impedisce di credere che in un passato ci sia stata per davvero!
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?Mi sto impegnando per diventare un bravo Editor, perché mi piacerebbe un giorno collaborare con case editrici importanti e magari aprirne una mia. Sogno una casa editrice tutta al femminile, fatta dalle donne per le donne, che esplori la femminilità in tutte le sue infinite sfaccettature servendosi di generi letterari diversi (narrativa, thriller, horror, fantasy, erotico ecc). Ovviamente continuerò a scrivere e un giorno, se riuscirò a trovare l’amore vero, vorrei formarmi una famiglia con cui poter condividere la passione, i progetti e la voglia di fare che animano le mie giornate.Grazie mille per la tua presenza qui, ti auguriamo un grande in bocca al lupo.
alla prossima intervista!
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