Il nostro redattore Stefano Vernole ha intervistato per “Eurasia” il Ministro degli Affari Esteri della Bielorussia, Sergei Martynov. Il quale ringraziamo per la disponibilità e la cordialità mostrateci nel rispondere alle nostre domande.
Le domande dell’intervistatore sono in grassetto
Dopo la rielezione del Presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, Stati Uniti e Unione Europea hanno adottato all’inizio del 2011 una serie di sanzioni contro la Bielorussia per colpire 157 persone vicine al Capo dello Stato. Addirittura 12 giornalisti bielorussi sono stati inclusi dal Consiglio dell’Unione Europea nella lista delle persone cui è vietato entrare negli Stati membri dell’UE. L’11 agosto 2011 l’Ufficio del Controllo dei Beni Stranieri del Ministero delle Finanze degli Stati Uniti d’America ha imposto sanzioni nei riguardi di quattro aziende bielorusse, violando il Memorandum di Budapest del 1994 (non applicabilità di sanzioni da parte di Washington in cambio dell’impegno di Minsk ad abbandonare volontariamente le armi nucleari). Quali misure ha adottato la vostra nazione per fronteggiare queste sanzioni e quali danni le ritorsioni occidentali hanno provocato all’economia bielorussa?Infatti, le restrizioni imposte dall’UE e dagli Stati Uniti si trovano sempre in maggiore contrasto con i loro impegni nell’ambito OSCE, a partire dall’Atto Finale di Helsinki del 1975, con gli accordi internazionali vigenti e persino con gli stessi obiettivi dichiarati delle citate restrizioni. Secondo quanto stabilito dal Memorandum di Budapest che ora viene palesemente violato, non solo gli Stati Uniti, ma anche alcuni Paesi comunitari (come, ad esempio, il Regno Unito) si impegnarono di astenersi dalle pressioni nei confronti del nostro Paese.
Va notato che solo un anno fa gli USA confermarono ufficialmente nella dichiarazione congiunta dei capi dei dicasteri di politica estera dei nostri Paesi il loro impegno assunto nell’ambito del Memorandum. Quindi, l’imposizione delle sanzioni nei confronti della Bielorussia è in contrasto con gli obblighi internazionali degli Stati Uniti. Con gli atti del genere gli USA dimostrano un valore reale delle loro garanzie. Probabilmente una simile violazione delle garanzie nei confronti di uno Stato che fu un modello di rinuncia all’arsenale nucleare in suo possesso possa comunicare un segnale profondamente sbagliato ai Paesi che non hanno finora compiuto una simile scelta antinucleare.
Per quanto riguarda le ripercussioni delle sanzioni sull’economia bielorussa, qui si tratta di alcuni elementi semplicemente fastidiosi, piuttosto che di problemi seri. E non solo per la Bielorussia, ma anche per le aziende negli Stati Uniti che avevano un business redditizio con il nostro Paese. Perciò noi consideriamo le sanzioni non solo una leva di pressione economica d’ispirazione politica, ma anche un elemento di concorrenza sleale. Limitando l’accesso di specifici prodotti bielorussi al mercato statunitense, si liberano, pur con metodi amministrativi, le nicchie per i prodotti di altri produttori.
Nell’Unione Europea la situazione è diversa. A prescindere dall’elemento di tensioni politiche, a livello del business si percepisce una netta comprensione. Penso che da questo punto di vista i Governi dell’UE siano molto pragmatici. Tanto più, quando è in atto un’evidente crescita reciprocamente vantaggiosa del commercio bilaterale.
A proposito, durante la crisi finanziaria globale del 2008-2010 non riducemmo il tasso dei nostri programmi d’investimento, anzi, continuammo in modo attivo ad acquistare macchinari europei per la modernizzazione delle nostre imprese, il che fu una delle cause del successivo squilibrio dei nostri scambi commerciali con l’estero e problemi finanziari verificatisi nel 2011. Naturalmente, per l’UE nel suo insieme le vendite in Bielorussia non sono di gran importanza, ma grazie a quei contratti alcune aziende riuscivano a campare. Mentre negli Stati Uniti le aziende che avevano lavorato con noi durante la crisi furono colpiti, per colpa delle sanzioni, da un’ ulteriore scossa.
Noi rispondiamo alle sanzioni come lo farebbe qualsiasi altro Stato che rispetti la propria sovranità e indipendenza. Eppure le nostre risposte non rivestono un carattere ritorsivo, rimanendo comunque nei limiti della legge ed essendo tese a proteggere i nostri interessi anche dall’ingerenza negli affari interni.
Nonostante le sanzioni, lo scorso 31 maggio il Governo e la Banca Nazionale di Belarus hanno lanciato un appello al Fondo Monetario Internazionale per ottenere un prestito. Non vi sembra contraddittorio, alla luce del comportamento degli Stati Uniti, storicamente determinanti nella nomina dei dirigenti e nell’adozione delle linee guida del FMI? Quali sono allo stato attuale i rapporti finanziari tra Minsk, Washington e Fondo Monetario Internazionale?
Si può essere d’accordo sul fatto che storicamente gli Stati Uniti siano determinanti nella nomina dei dirigenti e l’adozione delle linee guida del Fondo. Tuttavia, le decisioni sulla cooperazione del FMI con quel o quell’altro Stato si assumono a livello dei direttori esecutivi espressi dai Paesi-membri. I funzionari con i quali comunichiamo concentrano la loro attenzione soprattutto sulle problematiche professionali e agiscono in conformità con lo Statuto del Fondo.
Per ottenere un prestito, lo Stato deve concordare con il FMI un programma di azione teso al conseguimento degli scopi per i quali si assegnano i fondi. Quindi la Bielorussia, per quanto membro del Fondo, ha il diritto di ricevere un prestito se la situazione economica lo rendesse necessario e se la Bielorussia e il FMI concordassero le condizioni del rispettivo programma.
In via di principio l’ottenimento di un prestito era e rimane possibile per la Bielorussia. Probabilmente, per motivi politici gli Stati Uniti e vari Paesi occidentali, attraverso i loro direttori esecutivi nel Fondo, potrebbero rendere il processo di ottenimento del prestito più faticoso per la Bielorussia. Ma questo costituirebbe una violazione delle disposizioni statutarie del Fondo Monetario Internazionale. Ed è proprio contro simili approcci controproducenti che screditano sia il FMI sia la posizione dei singoli Stati che noi ci stiamo pronunciando in modo coerente.
Mi permetta di ricordare, inoltre, che le sanzioni degli Stati Uniti che a nostro avviso non solo sono ingiuste, ma anche illegali dal punto di vista del diritto internazionale, purtroppo, non sono una novità per la Bielorussia. Nel 2008, sotto le sanzioni degli Stati Uniti che avevano quasi lo stesso raggio di adesso, la Bielorussia e il FMI concordarono comunque con successo l’erogazione di un prestito.
Nel rispondere alla domanda sullo stato attuale delle relazioni finanziarie tra Minsk, Washington e il FMI, vorrei tracciare una distinzione tra i rapporti tra la Bielorussia e il Fondo e quelli tra la Bielorussia e gli Stati Uniti.
Le relazioni dei Paesi con il Fondo, a loro volta, non si limitano alla percezione dei prestiti. Il FMI fornisce anche l’assistenza tecnica – quella meno apparente, ma non meno importante e utile – sotto forma di consulenze al Governo della Bielorussia sui temi di attualità che ci interessano. Insieme al FMI si realizzano vari progetti che portano all’introduzione nelle attività del Governo bielorusso dei metodi e principi più moderni – essi possono essere assai lontani dai concetti generici di “capitalismo/socialismo”, essendo più comprensibili per gli esperti. Per quanto sappiamo, sono proprio gli esperti che valutano la nostra interazione con il Fondo come intensa, efficace, importante e utile per la Bielorussia.
Se vogliamo parlare delle relazioni bielorusso-americane, è ovvio che esse siano molto complicate a causa delle sanzioni. Questa posizione degli USA ci costrinse a reindirizzare le nostre esportazioni verso altri mercati internazionali. Come risultato, ne soffrirono oltre 30 imprese statunitensi che prima avevano lavorato con successo grazie alle importazioni e l’uso dei prodotti provenienti dalla Bielorussia. Ricordiamo che queste sanzioni furono introdotte nel 2007-2008, quando negli Stati Uniti era maturato e scoppiò una crisi economica di tipo sistemico. Come sa, all’epoca il Governo federale degli Stati Uniti versava generosamente miliardi di dollari dei contribuenti americani per salvare gli speculatori finanziari di Wall Street falliti, ma nello stesso tempo con la propria decisione metteva sull’orlo del fallimento alcune imprese americane che grazie alla collaborazione con imprese bielorusse fiorivano, creando posti di lavoro per gli americani, e non avevano mai chiesto a Washington un salvataggio finanziario.
Allo stesso tempo gli uomini d’affari sia in Bielorussia sia negli Stati Uniti hanno un serio interesse reciproco. Nel 2010 fu istituito un Business Council bielorusso-americano, al quale aderirono alcune aziende americane importanti: Caterpillar, Honeywell, Microsoft, Cisco Systems, Navistar. L’interesse per la Bielorussia viene manifestano anche da talune aziende americane – leader mondiali nei loro settori: John Deere (macchine agricoli, industriali e da cantiere) e Allison Transmission (trasmissioni e sistemi di propulsione ibrida per veicoli commerciali). Il software per la borsa londinese o i siti web noti a qualsiasi americano, come Expedia.com o Edmunds.com, si sviluppa ormai non negli Stati Uniti né in India, bensì nel Parco di Alta Tecnologia in Bielorussia. Gli uomini d’affari e gli investitori americani sono interessati alla collaborazione con la Bielorussia e la considerano vantaggiosa.
Il nostro Paese, a sua volta, offre una vasta gamma di condizioni vantaggiose e dei benefici ed è pronto ad allargare la cooperazione con il business americano.
E, naturalmente, i politici a Washington non dovrebbero ostacolare questo processo reciprocamente benefico.
I rapporti tra Mosca e Minsk hanno conosciuto negli anni fasi alterne, condizionati spesso dagli obiettivi differenti dei leader politici dei due paesi, aldilà del legame di fratellanza culturale tra i popoli rimasto sempre forte. Alla luce della probabile rielezione di Vladimir Putin al Cremlino con le consultazioni presidenziali del marzo 2012, come valuta i tentativi dell’attuale Capo del Governo russo di unificare Russia, Kazakhstan e Bielorussia in un’unica entità, l’Unione Euroasiatica? L’Unione Slava, tra Russia e Bielorussia è ancora attiva?
Lo sviluppo della cooperazione con la Russia in ogni settore è una priorità della nostra politica estera, dovuta non solo ai fattori geografici, geopolitici, culturali e storici, ma anche alla complementarità delle due economie e agli stretti rapporti di collaborazione tra le imprese bielorusse e russe. In dieci anni di edificazione della nostra struttura d’integrazione – Stato Alleato – la Bielorussia e la Russia hanno compiuto notevoli progressi nella formazione di uno spazio economico e umanitario comune, unificazione delle legislazioni nazionali, assicurazione della parità dei diritti dei cittadini, coordinamento nei settori della politica estera e sociale, di difesa e di sicurezza.
In effetti, non sempre le relazioni bilaterali tra la Bielorussia e la Russia erano lisce. Eppure non si è mai parlato delle differenze negli obiettivi politici. Le asprezze che talvolta si verificavano nel nostro dialogo erano per lo più causate da alcune questioni irrisolte di tipo economico, il che rappresenta una “retrofaccia” dello stretto legame tra i due Paesi e della natura complessa e multiforme della loro integrazione.
Per quanto riguarda la creazione dello Spazio economico comune, si tratta di un passo logico nello sviluppo dei processi d’integrazione. Nell’ambito dello Spazio economico comune si prevede, ora a livello trilaterale, il coordinamento delle politiche macroeconomiche basate sui principi e sulle regole di concorrenza comuni, la disciplina dei monopoli naturali, gli approcci comuni all’attuazione degli appalti pubblici e al sostegno dell’industria e dell’agricoltura.
In connessione al “lancio”, dal 1° gennaio 2012, dello Spazio economico comune nei media appaiono molti commenti contrastanti circa il futuro delle relazioni di alleanza bilaterale tra la Bielorussia e la Russia.
Voglio sottolineare: noi non abbiamo dubbi circa la sopravvivenza dello Stato Alleato. I Presidenti bielorusso e russo hanno più volte espresso in modo chiaro una loro posizione su quel tema. Il progetto “a due” non è né promozionale né astratto. È un progetto assolutamente pragmatico dal punto di vista degli interessi dei nostri popoli, un progetto che porta i risultati. Nell’ambito dello Stato Alleato vi sono una serie di punti importanti che non sono inclusi nel formato dello Spazio economico comune e sono molto più “avanzati” rispetto alla soluzione “a tre”.
Così, i temi centrali della costruzione dello Stato Alleato sono il rafforzamento della sicurezza e le garanzie della parità dei diritti dei nostri cittadini. Finora i raggiungimenti in queste aree non hanno uguali in altri formati d’integrazione regionale.
La cooperazione militare con la Russia riveste un carattere strategico e svolge un ruolo decisivo nel sistema di garanzie della sicurezza nazionale. La politica di difesa comune, il coordinamento delle attività di sviluppo militare, l’accrescimento efficace della cooperazione tecnico-militare sono fattori importanti nel mantenimento della pace e della stabilità nella regione.
I bielorussi e i russi hanno in pratica le stesse opportunità per l’occupazione, la scelta di residenza, l’istruzione, il che rende il progetto dello Stato Alleato attraente per i cittadini di entrambi gli Stati.
Nel settore economico le direttrici più promettenti sono l’attuazione dei programmi e progetti comuni finalizzati, in primo luogo, all’ammodernamento e alla transizione verso lo sviluppo innovativo delle nostre economie. Qui i settori prioritari sono l’efficienza energetica, le tecnologie dell’informazione, l’aerospaziale e la medicina, nonché lo sviluppo della cooperazione regionale. Il nostro compito è quello di raggiungere le forme ottimali d’integrazione industriale, scientifica e tecnologica, utilizzare il potenziale esistente per la realizzazione dei prodotti competitivi ad alto contenuto tecnologico.
Penso che l’esperienza e i meccanismi di edificazione dello Stato Alleato possano essere molto richiesti in un formato multilaterale. È importante che in futuro lo Stato Alleato e lo Spazio economico comune possano arricchirsi e completarsi a vicenda, operando in modo armonioso per il bene dei nostri popoli.
Nonostante già appartenga alla CSI, alla Comunità Economica Eurasiatica e al Trattato per la Sicurezza Collettiva (CSTO) la Bielorussia è attualmente solo uno Stato interlocutore dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai; intende presto divenirne membro? Il Governo di Minsk ritiene che la SCO possa divenire in futuro un’Organizzazione alternativa alla NATO?
Nell’aderire nel 2009 all’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO) come un partner di dialogo, la Bielorussia è ora l’unico paese europeo che faccia parte di questa associazione d’integrazione regionale.
La Bielorussia presta una grande attenzione alla cooperazione con la SCO, sul territorio dei Paesi membri della quale oggi vive oltre un quarto della popolazione mondiale, mentre l’economia del suo maggiore “player” – la Cina – è diventata la seconda al mondo. Stiamo collaborando con la SCO in tutte le principali destinazioni, mentre nel modo più attivo – con le sue agenzie, quali la Struttura antiterroristica regionale, l’Associazione bancaria, il Business Council, il Club energetico, il Forum, il Consiglio dei giovani e l’Università della SCO. La cooperazione tra la Bielorussia e i Paesi membri della SCO si basa sui principi di eguaglianza, reciproca fiducia, rispetto della diversità culturale e il perseguimento di uno sviluppo comune.
La natura dei nostri rapporti è definita nel Memorandum di concessione alla Bielorussia dello status di un partner nel dialogo nell’ambito della SCO.
Il tema di rafforzamento del nostro status nella SCO non è al momento in agenda. Durante le ultime due riunioni del Consiglio dei Capi di Stato della SCO furono firmati i documenti che disciplinano le modalità di ammissione dei nuovi membri. In particolare, gli Stati membri della SCO ritengono che la Bielorussia debba prima acquisire l’esperienza nello status di un partner del dialogo, e solo allora potrà chiedere di essere trasferita verso una nuova qualità. Credo che una simile impostazione sia giustificata. Tuttavia, in futuro la Bielorussia prevede di rafforzare il suo status nella SCO fino al livello dell’osservatore e applicherà a questo fine gli sforzi necessari.
Il confronto tra la SCO e la NATO non è corretto. L’istituzione della SCO fu dovuta alla necessità di contrastare il terrorismo, il separatismo e l’estremismo. Oggi, circa dieci anni dopo la nascita dell’Organizzazione, queste minacce rimangono, anzi, vi si aggiungono altre quali il narcotraffico e la criminalità organizzata transnazionale. Tutto ciò impone ai Paesi membri della SCO un bisogno di rafforzare ulteriormente la cooperazione al fine di consolidare la sicurezza regionale.
Vorrei anche sottolineare come a differenza dalla NATO al momento l’impegno principale della SCO sia concentrato sul versante economico. Infatti, il programma di cooperazione economica multilaterale firmato dai Paesi membri nel 2003 e studiato per 20 anni, prevede come obiettivo a lungo termine l’istituzione di una zona di libero scambio nello spazio SCO, mentre nel breve termine – una significativa intensificazione della concessione delle condizioni favorevoli per lo sviluppo del commercio e della cooperazione nel campo degli investimenti.
Anche se l’Italia ha seguito il resto dell’Europa nell’adozione delle sanzioni contro la Bielorussia, i rapporti economici tra i nostri due paesi stanno leggermente aumentando, anche grazie ad alcuni accordi intergovernativi firmati il 30 novembre 2009 tra l’ex premier Berlusconi e il Presidente Lukashenko. Come valuta le relazioni tra Roma e Minsk con l’avvento del Governo Monti? Quali passi bisognerebbe compiere per poterle allargare e migliorare? I progetti di cooperazione riguardanti l’accoglimento in Italia dei bambini provenienti dalla zona radioattiva di Chernobyl proseguiranno senza problemi?
Gli accordi intergovernativi stipulati il 30 novembre 2009 diedero un impulso determinante alle dinamiche delle relazioni bilaterali tra la Bielorussia e l’Italia che negli ultimi anni si stanno notevolmente accelerando. Grazie a questi accordi fino ad oggi abbiamo quasi completato la formazione di un quadro giuridico importante per la nostra interazione nei settori come la cooperazione economica e umanitaria, l’istruzione, la cultura, la scienza e la tecnologia; siamo riusciti a stabilire una collaborazione costruttiva tra gli organi doganali e di tutela dell’ordine pubblico, nonché tra i dicasteri per la gestione delle emergenze.
Per quanto riguarda la cooperazione economica, negli ultimi anni essa si è sviluppata molto rapidamente. Se nel periodo pre-crisi – dal 2003 al 2008 – il giro d’affari del commercio bielorusso-italiano era più che raddoppiato, ora stiamo rapidamente superando le conseguenze dell’anno di crisi 2009: nel 2011 il nostro giro d’affari è aumentato del 57,2%, raggiungendo $ 1,5 miliardi, le esportazioni bielorusse verso l’Italia sono aumentate di quasi 2,8 volte, mentre la forniture dei prodotti italiani verso la Bielorussia sono accresciute di quasi un quarto. Faccio notare che la Bielorussia rappresenta da sempre un particolare interesse per le aziende italiane: con l’eccezione dell’anno di crisi 2009 le forniture dei prodotti italiani verso la Bielorussia crescevano ogni anno con i tempi a due cifre.
Vorrei porre l’accento: l’interesse di Roma per l’intensificazione della cooperazione con Minsk, in particolare nel contesto della partecipazione del nostro Paese all’Unione doganale e allo Spazio economico comune tra la Bielorussia, il Kazakhstan e la Russia è in armonia con il nostro interesse per il rafforzamento della cooperazione economica con i paesi dell’Unione Europea. Grazie agli accordi politici raggiunti nel 2009 oggi stiamo lavorando intensamente per creare per il business italiano una piattaforma stabile in Bielorussia che possa aiutare la sua espansione sull’intero spazio dell’emergente struttura d’integrazione eurasiatica. A tal fine nel giugno 2011 da me e dal Ministro dello Sviluppo Economico italiano Paolo Romani fu firmato un Memorandum d’intesa sullo sviluppo del distretto industriale italiano sul territorio della Regione di Brest in Bielorussia e nel 2012 Brest ospiterà un ennesimo Forum economico bielorusso-italiano.
Sono convinto che l’espansione della cooperazione tra la Bielorussia e l’Italia sia nell’interesse di entrambi i popoli.
Credo che questa linea possa essere continuata anche nel contatto con il neonominato Governo Monti – da parte nostra siamo pronti per un dialogo reciprocamente rispettoso con i nostri partner italiani su tutto lo spettro dei temi. La parte bielorussa è convinta che anche con l’attuale approccio restrittivo dell’’UE verso la Bielorussia il potenziale per un ulteriore ampliamento della cooperazione tra i nostri due Paesi sia lungi dall’essere esaurito.
Per quanto riguarda i progetti per migliorare la salute in Italia dei bambini bielorussi provenienti dalle zone colpite dall’incidente di Chernobyl, faccio notare che dopo la firma, il 10 maggio 2007, dell’accordo intergovernativo tra la Bielorussia e l’Italia sulle condizioni di risanamento in basse all’assistenza gratuita dei cittadini minorenni bielorussi in Italia gli organismi statali dei due Paesi hanno predisposto tutte le condizioni organizzative e giuridiche necessarie perché questo tipo di cooperazione umanitaria possa continuare a svilupparsi in modo florido.
Almeno fino alla crisi mondiale del 2008, la Bielorussia si collocava tra i Paesi della CSI al secondo posto dopo la Russia quanto a livello di PIL pro-capite e indici del livello di vita, risultati ottenuti grazie al sapiente intervento dello Stato nell’economia, sicuramente molto più efficace delle ricette monetariste adottate da alcune nazioni vicine. A partire dal 2009, però, la bilancia commerciale della Bielorussia ha registrato un grave disavanzo; come intende l’attuale guida del vostro Paese uscire da questa situazione di stallo, aggravata dalla congiunte pressioni che Bruxelles e Washington esercitano affinché l’economia bielorussa conosca una maggiore apertura in senso liberale e privatistico? Il ruolo dello Stato rimarrà prioritario per garantire l’occupazione e l’assistenza sociale?
L’economia bielorussa è orientata verso l’esportazione. Secondo il grado della sua apertura siamo tra i primi dieci Paesi in Europa. Pertanto la crisi finanziaria globale non poteva mancarci. Una situazione instabile sulle piazze finanziarie globali, l’inasprimento della lotta politica interna in alcuni Paesi – nostri partner commerciali, le politiche protezionistiche di alcuni di essi – ecco un elenco di ostacoli, lungi dall’essere completo, che dobbiamo superare insieme con attuali problemi economici interni.
Le ricette su come ripristinare l’equilibrio della bilancia del commercio estero sono da tempo ben note a tutti: inasprire la politica monetaria e creditizia come quella fiscale e di bilancio, aumentare le esportazioni, effettuare privatizzazioni e attrarre investimenti dall’estero.
Non bisogna, però, definire la situazione economica in Bielorussia come “una via senza uscita”, piuttosto si tratta di un’instabilità temporanea, tanto più che l’andamento del commercio estero dimostra una tendenza positiva.
Negli undici mesi del 2011 le esportazioni dei beni e servizi bielorussi crebbero del 57,9% fino a 15,3 miliardi di dollari (in primo luogo grazie all’aumento dei volumi di vendita). Così, le forniture dei prodotti bielorussi verso il mercato dell’UE aumentarono della metà (a $ 7,6 miliardi), mentre il surplus positivo negli scambi con i paesi dell’UE ammontò a 6,3 miliardi dollari (nel gennaio-novembre 2010 il saldo era negativo – 0,1 miliardi dollari).
In generale vi fu la riduzione del disavanzo del commercio estero dei beni e servizi. Negli undici mesi nel 2011 esso diminuì rispetto allo stesso periodo dell’anno 2010 di 4,6 miliardi di euro e fu pari a 1,8 miliardi dollari.
Nel 2012 la Bielorussia prevede di raggiungere un saldo positivo nel commercio estero dei beni e servizi, modificando la struttura delle esportazioni – aumenteremo le vendite dei prodotti innovativi e science-intensive ad alto valore aggiunto. A tal fine sarà condotta la modernizzazione accelerata dell’economia nazionale. Dobbiamo garantire la strada innovativa di sviluppo della nostra economia non solo attraverso la partecipazione degli investitori strategici al processo della privatizzazione, ma anche attraverso la creazione delle nuove industrie che coinvolgeranno le multinazionali con i brand globali. Per uno sviluppo equilibrato ci vuole una maggiore efficienza della spesa di bilancio e dei finanziamenti per l’economia, la corrispondenza tra i tempi di crescita dei salari e quelli di aumento di produttività del lavoro.
In Bielorussia sono in corso ampie riforme volte alla liberalizzazione dell’economia e a una sua maggiore attrattività per gli investimenti. Negli ultimi cinque anni la Bielorussia è stata uno dei Paesi-riformatori più attivi al mondo e fa parte dei tre Paesi guida a livello mondiale per l’effetto cumulativo prodotto dalla liberalizzazione sulle condizioni per le attività d’affari.
Nel 2012 si prevede di completare la trasformazione in società per azioni di tutti gli enti a socio unico nazionali e comunali, la vendita al popolo delle quote di minoranza in aziende bielorusse, l’armonizzazione degli standard nazionali con quelli internazionali ed europei. Continuerà inoltre il processo di perfezionamento della legislazione fiscale – tra l’altro, già dal 1° gennaio 2012 il tasso dell’imposta sugli utili è stato ridotto dal 24 al 18%.
Per quanto riguarda il ruolo dello Stato nel garantire l’occupazione e la previdenza sociale per la popolazione, naturalmente, esso resterà prioritario. Ciò è previsto, in particolare, dal Programma di sviluppo socio-economico della Bielorussia per il periodo 2011-2015, il cui obiettivo principale è aumentare la prosperità e migliorare le condizioni della vita dei nostri cittadini.
Nella sua politica socio-economica la Bielorussia si basa sul principio della continuità delle priorità che hanno lavorato bene negli ultimi 15 anni. Pertanto lo Stato continuerà a garantire un’occupazione efficace della popolazione. Alla sua base ci sarà la modernizzazione dei posti di lavoro esistenti e creazione di quelli nuovi, il miglioramento della qualità e le garanzie di accessibilità dei servizi sociali, un avvicinamento graduale della Bielorussia ai livelli dei Paesi europei sviluppati per quanto riguarda il livello dei salari.
La guerra alla Libia di Gheddafi e le sanzioni contro la Siria confermano che Stati Uniti ed Unione Europea tendono a voler “normalizzare” tutte quelle situazioni geopolitiche che sembrano sfuggire al controllo dell’Occidente e dell’Alleanza Atlantica. La Bielorussia continuerà anche nei prossimi anni a “battersi” nell’arena internazionale per l’affermazione di un mondo multipolare, basato sul dialogo e sulla cooperazione tra le civiltà?
La Sua stessa domanda già contiene in sé un’affermazione importante. Quella era proprio una guerra contro la Libia di Gheddafi – sostanzialmente contro un leader politico che aveva condotto una politica interna ed estera troppo indipendente dall’Occidente. Una guerra sanguinosa e brutale, senza tener conto di numerose vittime tra la popolazione civile, con molteplici violazioni del diritto umanitario internazionale. Cioè dalla parte dell’Occidente mancava appunto l’umanismo e la tutela della gente. Mentre la guerra stessa iniziò con un trucco diplomatico-militare studiato per ingannare il pubblico mondiale. Perché non era segreto che la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU “caldeggiata” dall’Occidente fosse solo una copertura per i bombardamenti della NATO, comprese quelle delle città e obiettivi civili.
Spero davvero che gli eventi in Siria non siano altrettanto drammatici e devastanti.
Questi esempi dimostrano come l’affermazione pratica del principio del mondo multipolare, infatti, possa contribuire allo sviluppo sostenibile della comunità internazionale nel rispetto del diritto internazionale e in condizioni di una giustizia relativa. Sono convinto che la maggioranza dei Paesi stia appoggiando proprio questo sistema di relazioni internazionali. Perché lì non vi è posto per chi cerca di svolgere il ruolo di un poliziotto internazionale. Inoltre, nelle condizioni instabili di un mondo unipolare l’umanità è semplicemente incapace di far fronte alle sfide globali di oggi. Esse possono essere risolte solo attraverso partenariati globali – con uno sforzo congiunto, tutti insieme, con un’agenda che unisce e non divide né provoca scontri. La Bielorussia sostiene la formazione proprio di quel modello policentrico del mondo, in cui non vi sia luogo per una dominazione di qualsiasi Stato singolo o di un piccolo gruppo di Stati che perseguono i propri obiettivi ristretti.
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