Intervista a Simona Manetti: I consigli di una donna super sprint over 40

Creato il 15 novembre 2010 da Amsimo

Simona Manetti nasce come laureata in filosofia con l’idea di fare la psicologa. Un sogno che in realtà non realizza: dovendo lavorare, finisce infatti in una piccola società di pubblicità, dove impara il mestiere ma capisce che l’informatica e le richieste specializzazioni non fanno per lei.
Dopo importanti esperienze nella ricerca e selezione del personale presso agenzie, si rende conto che non è possibile fare consulenza senza prima aver lavorato in azienda. Comincia quindi le proprie esperienze presso aziende food di primaria importanza, dapprima a tempo determinato, poi con una vera e propria assunzione.
Scopre che anche all’interno di ambienti molto competitivi come le multinazionali è possibile lavorare in team ad in sintonia con persone che ricoprono ruoli simili.
Le viene data la possibilità di sviluppare progetti internazionali, di mettere in piedi una vera e propria “university aziendale” per cui comincia a viaggiare in tutta Europa.
Da lì il passo alla collaborazione con università è stato breve. Lavora quindi in Bocconi, dapprima su un progetto per lo studio di un modello per l’orientamento degli studenti universitari al momento dell’uscita, poi per lo sviluppo internazionale del brand universitario.
Desiderosa di cambiare rotta, torna alla passione originale, che riesce a declinare con la propria esperienza presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano: il modello di education applicato prevedeva infatti che il medico dovesse essere anche uno psicologo, che si studiassero quindi non solo medicina, ma anche psicologia e filosofia.
Dopo queste importanti esperienze, decide di fuggire dalle burocrazie e dalle lotte di potere interne che frenano l’iniziativa e di mettersi in proprio. Riprende tutto in mano e si da alla consulenza. Decide di focalizzarsi sul talento e sul problema del mobbing.
Oggi la incontriamo.
Buongiorno sig.ra Manetti, è un piacere parlare con lei, grazie del tempo che ci dedica.
Buongiorno e grazie a voi!
Di che cosa si sta occupando ora?
Continuo nella mia attività di consulente come HR manager, mi rivolgo in particolare ai giovani e svolgo ricerca e selezione del personale.
Nel tempo libero faccio la docente e sono un’appassionata di cani, comunicazione non verbale e cross cultural management.
Ci diceva di essersi messa in proprio a partire da metà 2008.
E’soddisfatta economicamente?
Come per tutti questo non è un ottimo momento. Fortunatamente ho lavorato tanto prima, per cui ci si domanda se realmente serva un reddito così alto o se ci si possa permettere di guardare alla qualità della vita, rinunciando ad entrate maggiori per guadagnare in salute.
Oggi guadagno meno, è innegabile, ma non mi serve molto di più.
Se il delta è tale per cui lo stress è troppo, allora tanto vale cambiare.
Lavorare all’interno di un’azienda da sicurezza e soldi, ma cosa ti chiede in cambio?
A 46 anni avrei potuto ricollocarmi in azienda o università, ma costo tanto e non sono “facile da gestire”. La testa vale l’idea.
Un 33enne è giovane, deve farsi esperienza, ma quando si è più adulti non sono certa che ne valga la pena.
Non ha nemmeno senso venire assunto senza che ci sia un progetto reale sulla persona, un budget adeguato per realizzare progetti di livello.
Non bisogna entrare in azienda in modo indefinito. Si deve capire bene che cosa si andrà a fare e con chi si lavorerà.
Guardando alla sua attività, lei ha scelto di focalizzarsi.
Consiglia quindi di specializzarsi o di fare di tutto un po’?
Mentre quando lavoravo in azienda non c’era molta inventiva, in università mi è capitato di realizzare tanti progetti che richiedevano l’ideazione del concept stesso.
Un problema nel piazzare gli studenti oggi, sta proprio nel grado di sviluppo della loro creatività.
Guardando alla mi esperienza quindi, fare tante cose diverse è servito per stimolare la mia creatività e per permettermi di imparare.
Fermandomi ed analizzando il mio percorso ne ho però identificato il filo conduttore, che è la persona, ed ho quindi deciso di dedicarmi a quello.
Ho capito che non avrei potuto ad esempio fare marketing, perchè mi interessano le persone e la comunicazione, non i prodotti o i servizi aziendali.
Certo, non è semplice portare avanti le proprie passioni, parlo di talenti in tempi in cui le aziende chiudono…
Il trucco però consiste nel non dare tutto per scontato. Non va tutto male.
L’età ti da la capacità di negoziare, un’esperienza forte, il disincanto che aiuta.
Se a 40 anni si sceglie qualcosa lo si fa per passione. E’ diverso rispetto ai giovani che devono cominciare e fare assolutamente esperienza.
Come si propone oggi alle aziende?
Se l’azienda mi conosce allora mi chiama come possibile consulente che arriva e sistema. Ma in effetti il problema della selezione aziendale esiste: oggi le selezioni sono in mano a ragazzi giovani, che in un contesto di posizioni liquide non hanno idea di chi io sia e che esperienze abbia fatto.
Come suggerisce di scrivere il CV?
Bisogna mirare al settore dell’azienda ed il più possibile all’interlocutore.
Quanto crede che ci sia il rischio di essere identificati con l’ultimo ruolo ricoperto?
C’è il rischio assolutamente. A 40 anni è molto più difficile fare capire il proprio CV. Chi fa recruiting di massa non lo guarda in realtà. La via alternativa consigliata è scrivere diversi CV, con approcci diversi a seconda del settore a cui ci si rivolge o cambiare obiettivo.
Lei che si occupa di selezione, in quanto tempo direbbe che ci si possa ricollocare oggi?
Come dirigente direi o subito o mai. Bisogna sempre adattarsi. In tutto, non solo nel lavoro. Un amico titolare di una società di HeadHunting ha dovuto chiudere ed è andato a fare consulente in un’altra città inventandosi da zero. La flessibilità è quella che fa sopravvivere. Mio padre ha lavorato 35 anni per la stessa azienda sempre facendo la stessa cosa.
Se ti reinventi ti collochi meglio. Il trucco è lavorare tanto con qualcuno che ti fa imparare e riuscire a capire che cosa ti piace fare.
Quanto crede che conti la localizzazione geografica nella ricollocazione?
Sicuramente ha un peso, ma oggi la rete, se ben usata. è una forza unica. Puoi chiamare in America a costo zero, Internet ti permette di entrare in contatto con persone potenzialmente interessanti con cui potrebbero svilupparsi progetti.
Non bisogna mai fermarsi. Chiusa una porta se ne aprirà un'altra, più o meno difficile che sia.
Per finire, che consiglio si sente di dare alle donne over 40?
Alle donne in gamba over 40, direi di non perdersi d’animo, guardarsi dentro e guardarsi intorno e cogliere l’occasione. Non è facile, è un mondo di uomini. Ma chi non ama il velinismo ed è in gamba ha delle chances. Scegliete il lavoro che vi piace dentro o fuori l’azienda e che sia un lavoro di qualità.
Potremmo fare il club delle 40-50enni bruttine ma che hanno le palle!
Signora Manetti, lei è un vulcano di idee!
La ringraziamo per la testimonianza e le auguriamo tutto il meglio.

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