INTERVISTA A… SPECIALE LIBRI/ “Il battito nelle corde” di Alessandro Mischi

Creato il 08 maggio 2011 da Iltelevisionario

(di Alessandra Giorda) Come da video, miei cari lettori, sono stata a Milano in occasione della presentazione del libro di Alessandro Mischi, “Il Battito nelle corde”, dove c’è stata la sublime lettura di alcuni passi interpretata dal bel Giorgio Borghetti. Da parte del sesso femminile, sono stati fatti vari commenti su uno degli attori di fiction più amati, per l’appunto Giorgio, definendolo un gran “bonazzo” dal fisico statuario e dallo sguardo da bello ed impossibile. Tra i presentatori del libro Marina Dalcerri, giornalista del Tg4 targato Mediaset, con la sua inconfondibile grazia e raffinatezza, ed il giornalista di economia per eccellenza del Corriere della Sera, Giacomo Ferrari.

La prefazione porta la firma di Arrigo Sacchi, che ha fatto un’eccezione per lo stimatissimo Alessandro Mischi. L’ex allenatore del Milan, ha insegnato ai “suoi” giocatori non solo a lavorare di gambe, ma anche con la mente ed ha il portato la squadra rosso-nera all’apice. Quindi chi meglio di lui poteva scrivere l’introduzione? Come Marina Dalcerri ha spiegato in maniera esauriente, il tennis è paragonato alla vita, il battito della pallina sulla racchetta, lo stock, non è altro che quella botta che ti sconvolge e ti lascia inerme quando la vita di pone difronte ad ostacoli che non avresti mai voluto vivere.

Il libro scritto da Alessandro Mischi, giornalista di NewsMediaset, è una bellissima storia, che pone il tennis come parafrasi della vita, dove offre spunti importanti di riflessione toccando temi profondi e terribili, quali la deportazione da parte dei nazisti, nella seconda guerra mondiale, di esseri umani senza alcuna colpa. Dalla tragedia alla risalita, alla visione positiva nel negativo per continuare a vivere ed il premio per la costanza nel perseguire i propri obiettivi. Patrizio, il protagonista, tennista d’eccellenza, usa il suo modus pensandi per questa disciplina come modus vivendi nel periodo più assurdo quanto atroce della sua vita. Quando la vita dice no, quando tutto ciò che pensavi ti fosse dovuto, in un battito d’ali ti viene tolto e per risalire la china è necessario persare al si e trovare in se stessi la forza per tornare a sorridere. La tenecia e la visione positiva nelle avversità della vita, viene data anche dallo sport. Oasi dove si impara a metabolizzare le sconfitte usandole non per piangersi addosso, bensì per rafforzarsi e trarre insegnamento. E’ un libro che si legge tutto in una sera poichè scorrevole ed appassionante, ma pone il lettore attento ad una vera e profonda riflessione nei giorni seguenti.

D: Come nasce l’idea di scrivere “Il battito nelle corde”?

R: Dalla voglia di scrivere una bella storia che riguardasse il tennis, perchè era il contributo di riconoscenza che avevo per lo sport. L’ho praticato molto ed insegnato come istruttore. Il tennis è stato la mia prima cotta della vita, un grande amore.  Gli altri libri sono  stati scritti su commissione, qui invece nasce tutto da me e volevo divertirmi scrivendo qualcosa che mi appartenesse. Da anni non abbiamo più dei talenti in questo sport , dopo Panatta e Barazzutti e nel mio libro ne ho creato uno che arrivasse a giocare a Wimbledom, il tempio del tennis.

D: Quanto c’è di personale in questo romanzo?

R: C’è abbastanza, come scrivo nel comiato, storie vere  e storie verosimili. Il protagonista inventato, Patrizio, è un  giovane nobile che gioca a San Remo. Partirà volontario nella guerra e verrà internato nei campi di lavoro, lì c’è tutta la storia vera. Infatti mio padre è stato in un campo di concentramento  in Sassonia. Tutte le vicende che il protagonista affronta quali le coltellate subite, la lotta quotidiana per la sopravvivenza e le umiliazioni sono paragonate ad un torneo di tennis. La similitudine è la seguente: per lo sport in questione: riuscirò a passare il turno? Per il campo di sterminio: riuscirò a guadagnarmi un minuto in più per vivere? Sono tutte vicende realmente accadute, che mio padre mi aveva raccontato. Dal mangiare le bucce di patate alle frustate sulla schiena che ti facevano saltare dal dolore, al bere l’urina. In quel campo di concentramenro mio padre pensa al tennis a quando nella sua mente diceva “domani voglio passare il turno” riferendosi al una partita a quando devo e voglio continuare a vivere anche un minuto in più, un giorno in più della mia vita. Ci sono molti episodi reali che si sono intrecciati con me o per interposta persona. Ho anche voluto affrontare l’argomento di tutta quella gente che è partita per la guerra perché ci credeva e che è finita in un campo di concentramento senza motivo. Mio padre non mio ha mai parlato male dei tedeschi che lo hanno tenuto prigioniero;  non so perché! Ora non c’è più e questo rimarrà per sempre un mistero. Sosteneva che le guardie del campo di concentramento svolgevano il loro lavoro obbedendo ad ordini. Ho voluto parlare proprio di chi si è per sfortuna o altro trovato come mio padre dalla parte sbagliata nel momento sbagliato. Pensa, che il mio babbo mi diceva, con ironia, che se fosse andato in America  sarebbe stato un sudista.

D: Perchè nel tennis in Italia, da un pò di tempo, non  sforna più  fuori classe del calibro di Canè?

R: Perchè in Italia ci sono maestri che insegnano il tennis , ma non insegnano a vincere che è tutt’altra cosa. Ci sono buoni insegnanti, ma ex giocatori di livello alto come Camporese, Pistolesi o Furlan, ex giocatori professionisti, non vengono chiamati dalla Federazione. Ritengo sarebbe meglio fare come fanno le Federazioni estere, che ingaggiano ex campioni per creare nuovi giocatori talentuosi. In Italia cercano i giocatori che abbiamo i numeri per sfondare, ma non estrapolano dall’allievo le sue potenzialità. Per insegnare il diritto e rovescio sono capaci tutti. Insegnare a vincere è tutt’altra cosa.

D: Da questo libro nascerà un film, a quando l’evento?

R: Non te lo so dire ci sono tanti meccanismi che si devono innescare. Quando ho visto Giorgio Borghetti giocare a tennis, ho capito che lui dovrà essere Patrizio, il protagonista, perchè è un giocatore straordinario. Vorrei aprire una parentesi su Giorgio, poichè lo ritengo essere un ottimo attore che è sprecato a “fare” fiction, dovrebbe fare teatro. Ha delle qualità artistiche notevoli e dovrebbe trovare la “sua strada” che gli renda giustizia. Per realizzare il film tratto dal Battito nelle corde, si è fatto avanti Marco Graziano, che un collega di News Mediaset ed anche un regista che ha lavorato con Elena Sofia Ricci .

D: Come hai conosciuto Giorgio?

R: A Milano Marittima ad un Circolo del tennis. Da tempo sono amico di Alessia Tomba, ottima tennista. Avrebbe potuto fare una carriera stupenda in questo campo. Abbiamo giocato molto insieme. Quando l’ho rivista era con la carrozzina e mi ha presentato il suo compagno nonchè padre del bimbo che era per l’appunto Borghetti.



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