oggi ho il piacere di presentarvi un'autrice che scrive di vampiri: Stefania Auci. Ancora una volta sono incappata accidentalmente in una scrittrice molto ma molto brava e devo ammettere che insomma un pò i fiuto anch'io ce l'ho no? :) Comunque il suo libro è una raccolta di 3 racconti intotolata "Hidden in the dark" edito da 0111 edizioni.
Trovate la mia recensione del romanzo: QUI
Ciao Stefania, benvenuta nel mio blog Italian Emerging Writers. Ti va di presentarti al pubblico?
Volentieri. Sono di Palermo, 35 anni, con due bambini e un marito che apprezza questa mia passione. Scrivo da quando avevo sedici anni e devo dire che, sia pure tra alti e bassi, non ho mai smesso.
Per il resto, sono una persona normalissima.
Ci parli del tuo primo libro Hidden in the dark pubblicato in marzo dalla collana Rosso Cuore? Come è stata questa tua prima esperienza di pubblicazione?
Hidden è stato un "esperimento" difficile: primo perché, in generale, i lettori italiani non amano molto i racconti; secondo perché volevo ingolosire senza svelare troppo delle mie storie. Inoltre, a quasi tre mesi dall'uscita posso dirlo con sincerità: temevo il giudizio del sovrano lettore, come dice Barbara Risoli.
E invece, gli esiti sono stati... fantastici. Non ho altro modo per descrivere il calore e l'apprezzamento che hanno circondato questo piccolo libro e non posso che ringraziare di cuore coloro che continuano a sostenere me e lui. Mi sento rinfrancata e stimolata ad andare avanti lungo la mia strada che, per inciso, è tutt'altro che facile, vista la concorrenza agguerrita e la netta preferenza che dimostrano le case editrici medio-grandi per le autrici straniere.
Non mi stancherò mai di ringraziare Cristina Contili e Samanta Catastini: sono due persone di grandissima professionalità e immense doti umane. Averle come curatrici è stato un onore.
Scrivi di vampiri. Cosa ti affascina e ti attrae di questa figura soprannaturale?
Il tempo che scorre loro addosso, la capacità di guardare all'essere umano senza la poesia che spesso ci caratterizza. Talvolta, non abbiamo il coraggio di ammettere quanto meschino possa essere l'uomo, quanto sia sopravvalutata l'evoluzione storica. Alla fine, l'umanità compie gli stessi errori. Ecco, ho pensato che un essere che vive per sempre possa notare questa stortura e guardare all'ipocrisia umana con disincanto.
Perchè i tuoi vampiri non sono come quelli di cui leggiamo molto in questo periodo? Con sentimenti tipicamente umani e che nonostante la loro natura cercano la redenzione? Perchè cerchi di esaltare nei tuoi racconti la loro natura inumana?
Perché sono inumani. Sembra una sorta di controsenso, specie dopo aver letto 1978 e Natale a Heriot Row , ma vi assicuro che non è così. I due protagonisti cambiano, e parecchio, ma non abdicano mai del tutto alla loro vera natura. Oliver è e rimane un assassino, Samuel, che pure ha sperimentato sulla sua pelle l'amore umano, non si strugge nel dolore per il suo passato. Fa parte di lui, e non vuole né può rinunciarvi.
La tua passione per i vampiri nasce come coneguenza del boom di libri paranormal romance che c'è stato in questo periodo in Italia o è radicata in te da più tempo?
Se dico che il mio primo, vero romanzo scritto a sedici anni parlava di un vampiro a New York... beh, credo che dimostri che le mie "origini" sono lontane dalla moda. Così come lo sono i miei personaggi: in loro non vi è una ricerca estrema di assoluzione. Anzi, per dirla tutta, non vogliono alcuna assoluzione poiché pensano di non averne bisogno.
L'ambientazione delle tue storia è la Scozia più in particolare Edimburgo e Moray Place. Cosa ti lega a questi luoghi?
Il karma? No, scherzo... In verità, non lo so: è una domanda che mi fanno in molti. So soltanto che sono stata in Scozia per due volte e che in entrambi i casi ho provato un profondo senso di appartenenza. Edimburgo mi ha preso il cuore e non mi ha più lasciato.
Quando ti è venuta l'ispirazione per questi racconti? E più in particolare per i personaggi di Samuel e Oliver?
Mentre la Signora in viola nasce come il desiderio di raccontare la vita di Samuel e Oliver nella loro "quotidianità", gli altri due racconti sono due "fixed points", due punti nella loro lunghissima vita. Due istantanee, insomma, in cui ho cristallizzato i loro pensieri. Fanno parte della saga che ho scritto, e hanno una loro posizione esatta.
Quanto ai miei personaggi, posso dire che nascono da immagini, da spunti che avevo dentro. Nel momento in cui mi sono messa al pc, sono venuti fuori da soli, con le loro caratteristiche che li rendono assai differenti eppure simili.
Ci sono attori o un modelli in particolare che incarnano perfettamente l'immagine che hai nella mente di questi due personaggi?
Ci ho pensato a posteriori, in verità. Samuel è sicuramente il più difficile. Non riesco a trovare un viso angelico e perverso come il suo, che rechi negli occhi tutto ciò che... no, non posso dire altro!! (spoilers!)
Se devo trovare un attore, penso ad Alessio Boni; per Oliver, è più semplice: Cliwe Owen è un buon punto di partenza... ma con lineamenti meno marcati. Più aristocratici.Quali sono gli autori che ti hanno più influenzata?Molti. I narratori contemporanei scozzesi in primo luogo: Rankin, Mc Call Smith e Welsh. Poi i grandi classici della letteratura inglese, per cui ho un'autentica venerazione; P. Gregory, La Ward; JK Rowling (assolutamente), e poi ancora molti altri... la lista è lunga. Sono del parere che si debba leggere moltissimo, e diversi generi, per poter scrivere bene.
Ci puoi svelare qualcosa sul tuo prossimo libro? Qualche succosa news in anteprima per noi?
Vorrei potervi dare qualcosa di succoso, come una pubblicazione... ma ahimè non ve ne è traccia! La saga di Moray Place 12, 3 volumi, è terminata e adesso sono all'opera su un progetto totalmente diverso. Spero di poter trovare un Editore ( con la E, appunto) coraggioso che si fidi delle mie storie e punti su di me, dandomi la possibilità di farmi conoscere. Non perché non mi sia trovata bene con la 0111, quanto per avere maggiore visibilità. E' inutile essere ipocriti su questo punto.
Cosa ne pensi del panorama editoriale italiano in relazione agli autori esordienti?
Che è difficile, con barriere d'ingresso altissime e di difficile superamento. Si scrive troppo e si legge troppo poco, e questo a discapito della qualità. I tempi di risposta per un manoscritto possono arrivare ad un anno... sempre che te la diano, la risposta. E poi devi essere abbastanza fortunato da capitare nelle mani di un editor che non sia stanco di leggere strafalcioni. Passiamoci la mano sulla coscienza: noi autori non siamo dei campioni di grammatica e sintassi...
Hai siti o blog dove possiamo seguirti?
http://morayplace12.blogspot.com/
Vi aspetto!
Questa era l'ultima domanda. Vuoi aggiungere qualcosa prima di salutarci?
Fate il tifo per me e tenete le dita incrociate... e grazie di avermi concesso la parola. Sei stata davvero gentilissima!