Stefano Benni, Di tutte le ricchezze, Feltrinelli.
Stefano Benni. Ho letto il suo ultimo scintillante e insieme commovente romanzo, e fin qui tutto normale.
La cosa strana, ma bella, è che ho potuto rivolgergli alcune domande.
La cosa ancora più bella è che ha risposto. Ed è tutto vero. Ha risposto con gentilezza e in tempi ultrarapidi. Ha risposto proprio a me: infatti ho dovuto rileggere queste risposte un po' di volte, perché stentavo a crederci.
Stefano Benni.
Non ha bisogno di presentazioni. Di lui magari sapete già tutto. Una cosa che ho scoperto personalmente in più è che è anche molto generoso: si è ritrovato di fronte a questa sfilza di domande a raffica, da una cosiddetta blogger, immagino che avrà bonariamente sospirato, levando gli occhi al cielo e pazientemente si sarà messo a rispondere a tutte. Ne avevo a disposizione solo cinque, ma ho barato, ne ho provate a infilare cinquemila. E altre ne avrei volute fare.
Ero molto entusiasta. E molto, da queste risposte, ho imparato. Ho imparato qualcosa si di lui, sulla scrittura ma anche su di me. E sul web, sulla lentezza, sugli animali, sui segreti, sull'amore, sulla giovinezza, sulla responsabilità della parola, su chi è un blogger, su Keith Richard e sul cibo. Sulla fame. E queste risposte ora sono un tesoro prezioso da tenere stretto. Spero possiate ricavare un po' di meraviglia da tutto questo anche voi. Buona lettura!
Premessa: la contemporaneità saltella simpatica lungo quasi ogni riga in Di tutte le ricchezze. Ma al tempo stesso sembra di passeggiare in una fiaba incantata, una dolorosa, struggente commedia shakespeariana, un mondo di sogni, di leggende, di sole e di freddo, di storie raccontate e immerse nella natura, animali saggi che consigliano, ferite, elfi, musica e bellezza. Sembra di stare dalla prima all'ultima pagina sia imprigionati nei giorni nostri, nell'ambiente "artistico" poi, che è quello che è, bello sì ma anche bieco, noioso e prevedibile (se non ci fosse il poeta Catena con il suo furore, i suoi valori e le sue dolci illuminazioni saremmo proprio perduti) che anche dentro una tenera danza d'amore, emozionante, in bilico sul tempo, quasi come se il tempo stesso non esistesse nemmeno più: e in effetti il protagonista, il professor Martin, rivive sensazioni che credeva dimenticate, grazie alla comparsa inaspettata di Michelle. Insomma, per farla breve, c'è Stefano Benni. Al suo meglio, all'ennesima potenza, che ci fa ridere come sempre con le lacrime e piangere ridendo e come lui ci riesce solo una bellissima giornata di sole con la pioggia.
1) Perché era importante per lei ambientare questa storia così romantica proprio oggi, tra i nostri oggetti di uso quotidiano, nella nostra realtà virtuale (i "reality sciov", facebook che compulsa anche il cane Ombra!, l'Umbertofono-lettore mp3, yuou tube)? Ha pensato per un attimo di ambientarla invece nel futuro, o nel passato, o è stata una scelta immediata? Cosa ne pensa dell'evoluzione rapida del mondo della rete che accelera giorno dopo giorno, gli ebook, i social network, i blog etc. etc.: crede che siano un limite o una possibilità in più, ad esempio, per la scrittura? Legge qualche blog quando ha tempo? Che tipo di blog le piacerebbe scovare? Ha un piccolo consiglio da darci, o anche solo una pacca sulla spalla, casomai passase da queste parti un aspirante scrittore o blogger?
Sono dieci domande in una, lei ha i tempi del web, io quelli della scrittura, e questa è già una prima risposta. Le velocità del web o la lentezza dei libri? Tutti e due insieme, direi, riflettendo sui loro doni e sui loro pericoli. Il web dà mille occasioni di scambiare cultura, è amico dei libri permette di discutere di passioni comuni, libri scoperti e libri odiati, un lettore mi può inviare, come mi è successo ieri, un messaggio sul mio libro dal Tibet, e io posso rispondergli. Ma il web è spesso frettoloso e si sparano giudizi in modo automatico, senza informarsi troppo e senza curare i contenuti della scrittura. Dall'altra parte i libri si scrivono in molti anni, la parola diventa responsabile, cerca di essere profonda e di durare negli anni. Ma molti libri, oggi più che mai, sono operazioni di mercato frettolose e da consumare in pochi mesi, sempre più simili ai prodotti televisivi. Quindi non ho consigli, ma una riflessione. È davvero necessaria la velocità alla scrittura sul web?. Se ci metto due giorni a scrivere una mail, sono un dinosauro o semplicemente voglio ottenere il meglio dalla mia scrittura? So dire qualcosa di più di "mi piace"? In quanto agli ebook, il giorno che vedrò la gente camminare per strada ognuno col suo tablet che legge Gogol o Nabokov, beh sarà un grande momento, vorrà dire che finalmente ci sono più lettori. E un blogger cos'è? Non è in fondo uno che crede profondamente nelle parole?
2) Pensa che, come accade nel romanzo, gli animali abbiano qualche cosa da dirci? Che possano starci vicino quando ne abbiamo bisogno? Tenerci compagnia come degli amici veri? Metterci allegria? Metterci in guardia? Alleviare la nostra solitudine?
L'uomo è un animale, ma lo dimentica spesso. Siamo creature che hanno imposto la loro legge a tutte le altre creature. Ma gli altri animali ci guardano, comunicano, soffrono quando facciamo loro del male, e soprattutto il mondo è anche loro, loro sono la varietà meravigliosa, noi un unico, bizzarro incidente biologico.Se noi distruggiamo il mondo resteranno solo loro, gli indistruttibili: i topi, gli scarafaggi e Keith Richard.
3) Mentre aspettavo che arrivasse l'amore, da adolescente, avevo letto: Prima o poi l'amore arriva. Oggi, a trentadue anni, leggo Di tutte le ricchezze e penso: non solo l'amore arriva, ma poi ritorna anche più volte, sotto diverse forme. Conferma questa deduzione? Dice che è proprio così?
Sei ancora giovane. Hai un sacco di tempo per capire che non capirai mai niente dell'amore, sarà sempre una parte misteriosa della tua vita, questo è il bello.
4) Non vorrei svelare troppo del romanzo, ma, di tutte le ricchezze, qual è la più preziosa?
Leggetelo, e forse scoprirete il segreto.
5) "Le patate erano andate incontro al loro destino". Il cibo è importante e presente in moltissimi dei suoi romanzi. Pensa che la cucina e letteratura si assomiglino?
Non certo nei libri che nascono dalle trasmissioni televisive, che sono ricettari e basta. Ma in ogni libro appare il cibo, appare la fame e il trionfo del corpo e del piacere di mangiare. Leggete Artusi, Rabelais, Hamsum, Levi , Gadda, Montalban, Maupassant, Flaubert, e tanti altri, e sentirete tanti odori deliziosi, e anche la tortura di cui non ha da mangiare. E ascoltate Fabrizio de Andrè, quanto profumo di cucina nelle sue canzoni. E in mezzo a tanti grandi mi ci metto anche io, immodestamente, con un mio racconto, del Bar Sotto il Mare, Il più grande cuoco di Francia.