Magazine Cultura

Intervista a Stefano Fantelli

Creato il 19 settembre 2012 da Paolo Franchini

Nome: Stefano
Cognome: Fantelli
Ultimo lavoro: Strane ferite

Hai carta bianca: descriviti come preferisci.

Sono un saltimbanco, sono un uomo che non è più uno sbarbatello ingenuo, ma che non è mai cresciuto davvero e nemmeno lo vuole fare. Sono un poeta stregone che si guadagna da vivere raccontando storie e dando la caccia alle fate. Che altro? A volte rido da solo. E non mi annoio mai.

Intervista a Stefano FantelliTi va di raccontarci il tuo ultimo lavoro?

Strane Ferite è un romanzo che significa molto per me. C’è un grande lavoro dietro, ho amato realizzarlo. E’ stato come scolpire il legno. Non è un romanzo che si scrive in un mese. E’ un libro che in sole 200 pagine parla però di tante cose attraverso la voce e la vita dei protagonisti.

Quando hai iniziato a scrivere, sapevi già che – prima o poi – ti saresti imbattuto in un romanzo come questo?

No, non lo sapevo, non potevo neanche immaginarlo perché Strane Ferite è obiettivamente un romanzo davvero strano. Poi potrà piacere o non piacere, ci mancherebbe, ma è indubbio che sia un romanzo particolare.

Hai mai ballato sotto la pioggia?

Ho ballato sotto la pioggia e ho anche cantato e ho baciato e fatto l’amore sotto la pioggia. Ho pianto sotto la pioggia ed era una cosa strana per via del fatto che nessuno poteva accorgersene.

Esiste un libro che avresti voluto scrivere tu?

Ne esistono tanti. Come si fa a sceglierne uno? Dai racconti di Poe, che sono perfetti nella loro costruzione, a “Dellamorte Dellamore” di Tiziano Sclavi, a “Chiedi alla polvere” di John Fante, a “Trainspotting” di Irvine Welsh… A volte leggo libri così belli che mi spaventano, allora mi chiedo se scriverò mai così, se le mie cose meritano di essere pubblicate… ma poi questa paura mi passa quando vedo che in libreria arriva anche tanta merda. Ma tanta tanta. E pensa a quanta ne arriva ogni giorno alle case editrici. Scarrettate, valangate di merda. Posso dire “valangate” o è un problema?

Intervista a Stefano FantelliLa tua canzone preferita è…?

Anche qui sceglierne una sola è impossibile per me. Ti dico la prima che mi viene in mente, “Angie” dei Rolling Stones. Ma anche “Rocket Man” di Elton John. E sicuramente “The passion of lovers” dei Bauhaus, ma nella versione dei The Shroud. E “Lithium” dei Nirvana… Se vuoi posso farti una top ten, ma una sola canzone non ce la faccio. Si può amare una sola donna, ma non si può amare una sola canzone.

Che rapporto hai con la televisione?

Mah, guarda, credo che la maggior parte delle persone che dice di non guardare mai la televisione in realtà menta spudoratamente. Non so perché lo fanno. Non so perché se ne vergognano. Anche il mio amico Chicco ha sempre detto di non guardare la televisione, ma poi di recente lo hanno visto comprarne una nuova, enorme. Era molto imbarazzato quando l’hanno beccato con le mani nel sacco. Io la televisione la guardo. Guardo molti film e telefilm e cartoni animati e anche documentari. Certo non guardo i programmi spazzatura. Ce ne sono tanti di quelli, purtroppo. La mia tv è quasi sempre sintonizzata sui canali musicali, mi piacciono i videoclip.

Intervista a Stefano FantelliE con il cinema?

Il cinema lo adoro. E’ ancora magico per me come quando ero bambino. Un film visto al cinema è tutta un’altra cosa.

Hai mai parlato al telefono per più di due ore?

Credo di no. Odio il telefono e lo uso il meno possibile. Credo sia assurdo doverselo portare sempre dietro. Ho fatto togliere anche la linea fissa.

Ti piacciono i proverbi? Ne usi uno più spesso?

Non uso mai i proverbi. Li considero una forma estrema di banalità.

Hai tre righe per dire quello che vuoi a chi vuoi tu. Ti va di usarle?

Vorrei dire a tutti quelli che prestano i libri ai loro amici e ai loro colleghi e ai loro parenti, vorrei dir loro di smetterla, che hanno rotto il cazzo, che questo paese va già abbastanza male anche senza di loro. I libri si comprano, grazie.

Ti sei mai rapato i capelli a zero?

A zero no, ma a un millimetro sì. So che questa tua domanda solo in apparenza senza senso in realtà nasconde molto di più. Lo so, l’ho capito. E’ come la colomba bianca che spicca il volo dalla barca nel romanzo di Hemingway. Non è una semplice colomba bianca che spicca il volo, è la perdita dell’innocenza.

Intervista a Stefano FantelliSe potessi cambiare una cosa (ma una soltanto) del tuo ultimo lavoro, che cosa sceglieresti? Il titolo? L’immagine di copertina? Altro?

Credo che aggiungerei qualche capitolo. Regalerei ai protagonisti di Strane Ferite altre pagine per raccontarsi.

Quando scrivi, hai un lettore di riferimento oppure scrivi solo per te stesso?

Scrivo con la porta chiusa, soprattutto la prima stesura. Non voglio avere un lettore di riferimento, coltivo l’ambizione di scrivere cose che arrivino a tutti, senza distinzione di età, sesso, religione e partito politico, cercando di non confondere mai la letteratura con la noia, come invece fa qualche autore sopravvalutato.

Tra due ore si parte per un viaggio su Marte: scegli tre oggetti da portare con te e un aggettivo per descrivere l’umanità ai marziani.

Cazzo che bello, ho sempre sognato di andare su Marte! Allora mi porto un fucile a pompa, una Guinness in lattina e un iPod con le più belle canzoni di sempre. Arriverò su Marte e mi siederò ad aspettare. Quando i marziani arriveranno io sarò lì a bere la mia Guinness in lattina mentre ascolto la musica. Quella in lattina è migliore di quella in bottiglia. E’ meglio anche di quella alla spina. Non per dire, eh? Comunque avrò il fucile a pompa a portata di mano e non sarà un aggettivo che userò per descrivere l’umanità, ma piuttosto la parola AMORE. E’ l’amore che spinge gli esseri umani, che lì fa alzare ogni mattina, l’amore per qualcosa o per qualcuno. Io sarò il portatore universale di pace e bene e Rock’n’Roll.

La cosa che più ti annoia, quella che più ti diverte e quella che più non sopporti.

Mi annoia a morte la banalità. Non sopporto l’ignoranza, è ingiustificabile, la stupidità non è una colpa, ma l’ignoranza sì. La cosa che più mi diverte è ridere e scherzare con gli amici e col mio cane. Ho il sospetto che non si tratti di un vero cane, ma di un marziano travestito da cane, ma di questa mia teoria non intendo parlarne finché non avrò raccolto tutte le prove necessarie e finché non avrò trovato su di lui la cerniera del suo costume da cane.

Anche cucinare mi diverte.

Intervista a Stefano FantelliStai già lavorando al tuo prossimo libro? Se sì, ci regali un’anticipazione?

Sto lavorando a diversi progetti importanti, non solo di narrativa, ma anche nel campo del fumetto e del cinema. Per scaramanzia preferisco non parlarne.

Prima di salutarci, l’ultima domanda è tua. Chiediti quello che vuoi, ma ricorda anche di risponderti.

Cosa succederà domani? O tra un’ora? O tra un minuto?

Non lo so. E questo è meraviglioso.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :