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Intervista a Stefano Pastor

Creato il 10 dicembre 2013 da Visionnaire @escrivere
Giovedì 05 dicembre abbiamo avuto il piacere di intervistare su Facebook e in diretta Stefano Pastor, autore di molti romanzi, tra cui Il giocattolaio e Figli che odiano le madri, editi con Fazi Editore. Di seguito troverete l’intervista di È scrivere e subito dopo alcune delle domande poste dai partecipanti.

Intervista a Stefano Pastor

1. Per chi ti segue da un po’ è chiaro che sei uno scrittore molto prolifico. Cosa ispira le tue storie? Qual è la molla che fa scattare l’idea di un romanzo?

Stefano Pastor: È molto varia. Per esempio, per scrivere il Giocattolaio mi sono ispirato alle fiabe, soprattutto Hansel & Gretel e Pollicino. Ho cercato d’immaginare come si sarebbe potuta scrivere una storia del genere ai nostri giorni. Per Figli che odiano le madri è nato tutto da un articolo di giornale, in cui si parlava di un’operazione chirurgica mai tentata prima. Da lì si è evoluto. Non dico di che operazione si tratta per non rovinare la lettura.

2. I tuoi romanzi spaziano dal thriller all’horror, fino al fantasy. Qual è il genere che ami più scrivere?

S. P.: Anche se i miei libri più conosciuti sono thriller, io mi considero cultore del fantastico. Il fantastico inteso in senso lato, non classificabile in un genere particolare. Spesso le mie storie sono un misto di thriller, fantasy, fantascienza, horror e avventura, il tutto amalgamato in modo personale. In fondo anche i miei thriller hanno un’anima fantastica, pur restando nei confini del genere. Amo le sfide, però, quindi mi sono cimentato in storie di ogni genere.

3. Sappiamo che hai fatto molta gavetta, iniziando dalle case editrici più piccole (come 0111 e Ciesse), per passare poi a case editrici importanti come Fazi. Come sei riuscito a fare il salto? I numerosi concorsi a cui hai partecipato, ad esempio IoScrittore, quanto ti hanno aiutato in questo? Ce ne sono stati alcuni particolarmente utili per la tua carriera?

S. P.: Sfatiamo un luogo comune: purtroppo la gavetta non serve, se non a livello personale, per migliorare le proprie capacità. Le case editrici cercano esordienti assoluti, quindi avere un curriculum può essere deleterio. I concorsi, invece, hanno una certa utilità. Non tutti, però. Vincere IoScrittore mi ha molto agevolato, questo devo ammetterlo, ma non ho ancora raggiunto il traguardo.

4. È possibile per un esordiente riuscire ad arrivare direttamente alle big o è necessario passare attraverso i concorsi letterari? Che consigli daresti agli autori che iniziano ora ad affacciarsi sul mondo dell’editoria?

S. P.: Nonostante ciò che si dice in giro, le case editrici importanti sono quasi inarrivabili. È necessario conoscere qualcuno nell’ambiente o avere un buon agente letterario, e questo solo per riuscire a farsi leggere. Quella dell’esordiente assoluto che spedisce il suo primo romanzo a un editore importante e due mesi dopo è già pubblicato la considero una favola. In genere questi successi sono studiati a tavolino. In alternativa ci sono i concorsi letterari, un modo per farsi notare. Ma in questo campo non basta l’abilità, occorre anche tanta fortuna. Ricordate che qualunque cosa abbiate scritto, qualcuno a cui può piacere c’è sempre. La fortuna è finire nelle mani giuste.

5. Hai pubblicato con numerose case editrici. Come ti sei trovato con loro? Che differenze hai riscontrato tra le CE in merito alla promozione dei tuoi libri?

S. P.: Perché un libro abbia successo sono necessari due soli elementi: che sia disponibile e pubblicizzato. Se manca uno dei due difficilmente potrà emergere. Se mancano entrambi non ha speranze. Ovvero deve essere disponibile in libreria, più librerie possibili, e i lettori devono essere informati che c’è, perché è fin troppo facile scomparire in mezzo a una marea di libri editi. Perché ciò avvenga è necessario investire dei soldi, quindi la capacità di un editore si misura nel suo portafoglio. Che il romanzo sia bello o meno ha pochissima importanza, per un editore l’imperativo è vendere. Sono un po’ scettico sul passaparola. Forse un tempo ha decretato il successo di molti romanzi, ma oggi i libri hanno vita brevissima, restano troppo poco in libreria e non è facile consigliare ciò che non c’è.

6. Come ti sei mosso per promuovere i romanzi? Ti sei affidato solo alla case editrici o hai organizzato presentazioni anche per conto tuo?

S. P.: Purtroppo mi manca l’eloquenza, quindi su un palco farei una figura meschina. Di presentazioni ne ho fatte davvero poche. In alternativa, all’inizio ho cercato di pubblicizzarmi su internet, ma con scarsi risultati. Devo per forza affidarmi alle case editrici, perché sono le uniche che hanno i mezzi per raggiungere i lettori. Ed è questo lo scopo, raggiungere loro, non costringere amici e parenti a comprare i miei lavori.

7. Molti dei tuoi romanzi hanno un booktrailer. Lo consideri un utile strumento per arrivare ai lettori?

S. P.: A parte quello del Giocattolaio, che ha un’altra ragione di esistere (è stato usato come spot pubblicitario), gli altri booktrailer li ho realizzati io, e solo per diletto. Non ho idea se siano davvero utili, però mi sono divertito a farli.

8. È uscito da poco il tuo nuovo libro, “Figli che odiano le madri”, e hai creato anche un album di immagini, qui su facebook, che rappresentano i vari personaggi e alcuni dei luoghi descritti (lo trovate qui). Ti va di parlarci un po’ di questo tuo nuovo romanzo?

S. P.: Della trama ho già detto molto, anche troppo, nella presentazione illustrata, che anch’io invito a visitare. Posso aggiungere che il romanzo deve essere visto come una scacchiera, dove ignoti giocatori muovono le loro pedine, che sono i personaggi del libro. Ogni scena ha la sua ragione d’essere e le sorprese non mancheranno neanche stavolta.

Come ho già accennato prima, il cuore del libro è un’operazione chirurgica che non è mai stata tentata finora. Non perché impossibile ma perché priva di utilità. In questa storia un’utilità gliel’ho trovata e spero di essere stato abbastanza originale.

E ora un paio di domande dei partecipanti:

Cristina chiede:

Ciao Stefano. Volevo chiederti come nasce ne “Il giocattolaio” l’idea di creare il personaggio di Peter. Lui non solo è un bambino mai cresciuto, ma è anche agorafobico. Accoppiata questa che sicuramente lo ha reso un soggetto particolare ed indimenticabile. Ti ringrazio se vorrai rispondermi.

S. P.: Il giocattolaio, come ho già detto in altre interviste, nasce dal mondo delle fiabe. Un tentativo di trasportare ai nostri giorni il mondo di Pollicino e Hansel & Gretel. Trasformarlo in un thriller adatto ai nostri tempi. Il personaggio di Peter è un po’ una costante nei miei libri. C’è sempre un jolly, un tipo bizzarro che pare non aver ragione di essere lì, e che spesso è indispensabile per raggiungere la soluzione. Anche in Figli che odiano le madri c’è un personaggio-jolly ed è Vic. Ammetto che Peter è uno dei personaggi che mi sono venuti meglio e a cui sono più affezionato.

Jessica, invece, vuole sapere:

Buonasera Stefano Pastor. Perchè più di una volta ha usato i bambini come protagonisti ? Complimenti per tutto.

S. P.: Grazie dei complimenti!
A dire il vero è stato un caso. Cioè, ho scritto un libro di fantascienza (non ancora pubblicato) in cui ho messo un dodicenne per protagonista. A mio avviso è venuto benissimo, mi sono identificato nel protagonista. Poi ho continuato ad avere protagonisti giovani, in cui immedesimarmi. Forse sarà l’età, ma inizio a sentire nostalgia di quel periodo in cui tutto era avventuroso, eccitante, o terribilmente spaventoso.

Alla domanda numero 3, anche Visionnaire ha qualcosa da chiedere:

Alla luce della tua risposta ti chiedo questo: se potessi tornare indietro tenteresti ancora la pubblicazione con una piccola casa editrice oppure punteresti direttamente a una big?

S. P.: Se potessi tornare indietro cercherei di pubblicare con una big, anche se i tempi di lettura fossero dilatati all’infinito. Non l’ho fatto perché in tanti mi hanno detto che era impossibile, che dovevo prima farmi un curriculum, e questo implicava molta gavetta. Col tempo mi sono convinto del contrario. È bene migliorarsi, ma è anche bene avere grandi aspirazioni.

Le domande sono state tante e interessanti, vi consiglio di leggere l’intervista per intero su Facebook. Vi basta seguire questo link.

Grazie di nuovo a Stefano Pastor per la sua disponibilità e a tutti voi per averci seguito!Continuate a farlo, sono in arrivo altre interviste agli autori molto interessanti!


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