Ma cos’è andato storto tra la Turchia e la Siria, il cui rapprochement – fino all’inizio del 2011 – era indicato come il più importante risultato nella politica “degli zero problemi” voluta da Davutoğlu?
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Ma cos’ha sbagliato la Turchia? Lo abbiamo chiesto a Yaşar Yakış: 40 anni in diplomazia, membro fondatore dell’Akp e ministro degli esteri nel governo Gül dal 2002 al 2003, oggi presidente del think tank Stratim e docente a Oxford. Secondo l’ambasciatore Yakış, gli errori di Ankara sono stati essenzialmente due. In primo luogo, un errore dell’intelligence più che della politica (che dall’intelligence è stata tratta in inganno): “credere che il regime di Assad sarebbe crollato in poco tempo, come avvenuto in Tunisia ed Egitto”; in secondo luogo, ritenere che gli Usa e i paesi occidentali “sarebbero stati al fianco della Turchia”: mentre secondo lui anche dopo le elezioni del 6 novembre – visto che la popolazione è risolutamente contraria a un ulteriore intervento all’estero – Washington manterrà una posizione altamente defilata. Gli abbiamo anche chiesto cosa dovrebbe fare la Turchia per gestire la crisi: ci ha risposto che Ankara può per il momento “fare di tutto per allentare la pressione”, che dovrebbe in futuro appoggiare un eventuale piano Brahimi – negoziato dall’inviato algerino dell’Onu per la Siria – “in cui Assad è parte della soluzione, in cui gli viene riconosciuto un ruolo nel processo di transizione e magari un’uscita di scena onorevole”; altrimenti, se Assad dovesse rimanere al potere nel lungo periodo, “per la Turchia le difficoltà sarebbero enormi.”
Ma il governo si trova a dover fare i conti anche con la Russia: che sostiene il regime siriano, “che vuole mantenere una presenza nel Mediterraneo, preferibilmente in Siria in virtù degli stretti rapporti pregressi”; Putin non è quindi interessato a fare “da stampella” ad Assad (questa l’accusa non troppo velata – ma senza far nomi – di Erdoğan) per pura solidarietà, chiunque gli assicuri che gli interessi russi in Siria vengano preservati potrà fargli cambiare posizione.
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