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Intervista a Zairo Ferrante

Creato il 07 novembre 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Zairo Ferrante è nato in provincia di Salerno nel 1983, ha vissuto ad Aquara, piccolo paese nel cuore del Cilento, fino all’età di 19 anni e, dopo aver conseguito la maturità scientifica, si è trasferito a Ferrara, dove ancora oggi vive e dove si è laureato in Medicina e Chirurgia. Autore di libri di Poesia e di prosa, nel 2009 ha fondato il“DinAnimismo”(Movimento Poetico/Artistico Rivoluzionario Delle Anime), ufficialmente riconosciuto come avanguardia da una parte della Critica letteraria. Attualmente, oltre a continuare la propria formazione in ambito medico, si occupa di gestire la rete e le collaborazioni artistiche del movimento Dinanimista, e di proseguire la sua attività letteraria. Suoi scritti e sue poesie si trovano su diverse autorevoli riviste, periodici culturali e raccolte antologiche, sia on-line che cartacee. Alcune liriche sono state tradotte in inglese, spagnolo e francese. Ha ottenuto diversi premi e riconoscimenti. Ha pubblicato “Come polvere di cassetti” con ARTeMUSE Editrice.

copertina ferrante
Come polvere di cassetti, la tua nuova pubblicazione, contiene versi, pensieri e speranze affidati agli angeli, che cosa ti ha portato a realizzare questo libro e a rivolgerti a queste particolari entità?

Ciao Michela, prima di rispondere alle tue domande faccio un paio di premesse. La prima: quest’intervista non è stata concordata, anzi, in un primo momento, dopo aver letto le tue domande, avevo deciso di non rispondere…troppo personali…troppo intime. Poi per una questione di rispetto nei tuoi confronti ho cambiato idea ma forse…dopo queste…non ti saluterò più ;)!!!

La seconda premessa, scherzi a parte, riguarda il libro e la faccio per sgomberare il campo da qualsiasi alone mistico e/o Divino che qualcuno, erroneamente, potrebbe attribuire a questo mio libro. Nella parte finale della raccolta ci sono una serie di versi dedicati agli “Angeli”, sono una sorta di monologo, o meglio delle “preghiere” che io rivolgo a queste Entità in modo spontaneo e personale. Loro non hanno mai risposto con altre parole e pertanto non c’è stato mai nessun dialogo; e d’altronde perché mai avrebbero dovuto farlo? In fondo i miei pensieri, i miei piaceri, i miei vizi e tutto me stesso sono cose spudoratamente terrene e quindi e già tanto se mi ascoltano. Anzi, ad esser sincero, non ho mai desiderato altro se non l’essere ascoltato.

Anche il mio rivolgermi agli Angeli è la cosa più umana che un uomo (e perdonami il gioco di parole) possa fare. Mi spiego: la necessità di rivolgersi a Dio o a una qualsiasi Entità superiore nasce dalla consapevolezza di essere terreni. Io a tale consapevolezza ci sono arrivato relativamente presto (infatti questi scritti sono rimasti chiusi in un cassetto per diverso tempo) ed ho deciso di rivolgermi agli Angeli proprio perché in un qualche modo li immaginavo più vicini alla mia dimensione di uomo. Inoltre, tieni conto che per questioni culturali e geografiche, io, per quel che riguarda le questioni di Fede intesa proprio come intima accettazione dell’invisibile e dell’ultraterreno, sono cresciuto col mito dell’Intermediario e credo fermamente nell’Intercessione. Prima di trasferirmi a Ferrara ho vissuto per diciannove anni in un paese nel cuore del Cilento, Aquara, dove spesso fede e sentimento religioso si identificano nell’Intercessione convergendo interamente su Colui che può e dovrebbe intercedere, il quale diventa un sorta di compagno di viaggio che inevitabilmente finisci per sentire molto affine a te, maturando la convinzione che solo Lui può realmente comprenderti e solo Lui può spiegare quello che realmente provi a Chi di dovere. Ti dico solo che conosco gente che si definisce atea. ma che costantemente parla e si rivolge a San Lucido, Patrono di Aquara nonché concittadino, in modo, oserei dire, amichevole, fraterno e familiare. In quel momento, quelle persone, non stanno facendo nient’altro che parlare con sé stessi.  Si stanno conoscendo intimamente. E cosa c’è di più grande, di più bello e di più miracoloso del conoscersi? Beh, in questo specifico caso, i miei Intermediari sono state delle Figure (e ovviamente non ti dico quali ) che io ho chiamato Angeli e che mi hanno permesso di scoprire un altro pezzettino di quello che sono.

Che cosa si prova ad aprire i cassetti della propria esistenza? La poesia può essere intesa come spunto di riflessione, dal passato al presente per un futuro da realizzare?

Aprire i cassetti significa ricordarsi quello che si era e inevitabilmente confrontarsi con quello che si è diventati. Quello che si prova non può essere descritto nella sua totalità. Sono sensazioni estremamente soggettive che dipendono da una moltitudine di variabili. Io per alcune cose mi sono sorpreso, per altre ho deciso di fare un passo indietro, per altre ancora ho ringraziato e per qualcuna mi sono pure pentito.

Sulla Poesia invece ti dico che sì, può essere intesa come uno spunto di riflessione sul passato al fine di creare il futuro ma non solo… la poesia è quel pensiero…vero, concreto e “materiale”… che ogni essere umano crea ogni volta che si interroga su qualcosa, specie se quel qualcosa è sé stesso. Ergo, tutti gli esseri umani sono impegnati a fare Poesia anche se non tutti se ne rendono conto.

E per favore non confondiamo la Poesia con le rime, le sillabe, le figure retoriche etc…etc… quelle  sono tutt’altre cose. Cose da letterati e da salotti letterari.  Cose che purtroppo io non ho mai compreso e forse non comprenderò mai ;).

Tra le poesie ce n’è una che ritengo davvero particolare “La contro – ballata dell’uomo – robot”, ci spieghi come è nata e che cos’è il Dinanimismo, per chi ancora non conosce questa realtà?

Chi l’avrebbe mai detto che qualcuno si sarebbe soffermato sull’Uomo-robot!!! Non ci avrei scommesso mezza lira.

E’ nata dopo una chiacchierata fatta con l’amico futurista Roberto Guerra, un poeta e scrittore che è talmente tanto futurista da sforare nel romanticismo. Uno che ha dissezionato così bene il “futuribile” da conoscerne tutti i possibili difetti. E proprio dopo una chiacchierata con lui ho scritto questi versi. Un monito a non dimenticare e a non tralasciare il proprio essere umani e a non smarrirsi in questo turbinio di progresso, che sicuramente tanto ci può donare ma anche tanto ci può togliere. Versi che volevano essere un invito a prendersi cura della propria Anima… in che modo? Beh, smuovendola, punzecchiandola con aghi di parole, pensieri e immagini. Creare un dinamismo della propria Anima… o meglio… un Dinanimismo. Il resto è stato gratuitamente seminato in rete da me e da altri miei Amici, basta cercarlo.

ferrante
Confrontarsi con il proprio Io non è così semplice, tu lo fai con una certa naturalezza. Com’è lo Zairo di oggi? Come e quanto l’ambiente, le persone, la vita e gli Angeli ti hanno cambiato?

Beh, in effetti col mio Io ci vado a letto quasi ogni sera e lui è quasi sempre nudo, anche d’inverno, quindi ammetto di conoscerlo discretamente.  Ovviamente non è stato semplice conquistarlo e ti devo dire che ancora non lo conosco al cento per cento. Anzi, alle volte ho l’impressione di non conoscerlo affatto. Ti faccio un esempio, proprio ieri sera non è ritornato a casa, lo ho aspettato fino verso le ore 23 e 35, ma niente, del mio Io neanche l’ombra. Poi ero troppo stanco e mi sono addormentato.

Ma non credere che la cosa con Zaìro sia diversa, nemmeno lui conosco benissimo, eppure ci vado a letto tutte le sere da sempre (a parte una decina di volte in cui abbiamo dormito separati ) solo che lui d’inverno non dorme nudo, dice che ha freddo… altre cose non posso rivelartele, me lo ha fatto giurare! Posso solo dirti che ama sempre di più la solitudine e l’introversione ma non desidera darlo a vedere e quindi sorride spesso.

Mentre, sull’ultima tua domanda, ti rispondo brevemente… l’ambiente, le persone, la vita e credo anche gli Angeli non possono cambiarti, solo tu puoi cambiare te stesso… e io spero di cambiarmi ogni giorno per il resto dei miei giorni rimanendo, ovviamente, sempre fedele ai miei valori e ai miei princìpi e riuscendomi sempre a guardare allo specchio… perché, in fondo, dall’Io si può scappare, da Zaìro si può scappare, persino dagli Angeli si può far finta di scappare… ma lo specchio… lui è spietato… fermo, attaccato al muro, ti guarda e in quel momento… sei tu. Da solo.

Per il resto…ti ringrazio e ti abbraccio…e spero di risentirti e rileggerti tante, ma tante… anzi tantissime volte ancora,  sempre con la stessa immutata e profonda stima.



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