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Prima di leggere un libro, ma sopratutto dopo averlo letto, tutti noi lettori fantastichiamo. Sulla storia, sull´autore, sui personaggi. Dipende dalla nostra curiosità certo, ma la verità é che i libri son fatti per porci silenziosamente domande -guai se così non fosse- e in genere la cosa é stimolante. É una specie di sfida, di estensione della fantasia, di gioco da aficionados necessario quanto piacevole. Le interviste agli autori, non sono solo un mezzo promozionale o l´ennesima occasione per solleticare l´ego degli scrittori, piuttosto, agli occhi di un lettore attento sono il mezzo che abbiamo per sapere se la nostra fantasia combacia con la realtá. Per conoscere i retroscena di una storia che ci ha entusiasmato o che ci puó incuriosire, per sapere dietro alla penna chi la muove. Com´é scrivere un libro, com´é parlarne, e tante altre cose. Ho fatto due chiacchiere con Annika Baldini (pseudonimo) autrice di Semplici complicazioni, un romanzo che vi abbiamo recentemente recensito, scambio che che é diventato questa intervista. E ve la propongo. Il libro merita di essere conosciuto e se sarete fortunati (e leggerete l´intervista fino alla fine!) potreste vincerne una copia. Fantastico, no?
1) Annika benvenuta. Raccontaci la scintilla che ha dato origine all´idea del tuo libro.
Ciao a tutti!
Che ci crediate o meno, la scintilla mi è scattata guardando la serie “Sherlock”. E quello che me l’ha fatta scattare è stata l’intensità dei sentimenti mai ammessi e tantomeno dichiarati dei due protagonisti (ebbene sì, li “shippo”!) e soprattutto la magia di Londra, una città che ho sempre amato con un’intensità a dir poco assurda. E poi il fatto che gli avvenimenti narrati, decisamente poco verosimili, siano rappresentati con dettagli tecnici impeccabili: questo mi ha fatto venire l’idea di scrivere un thriller-favola. Cioè una vicenda in cui ci siano in primo piano sentimenti ed emozioni, ma anche particolari degni di “CSI”. Qualche lettore ha definito il mio libro “utopistico”. Sì, lo è. In “Semplici Complicazioni” succedono cose molto improbabili, ma è proprio su questo che ho voluto puntare: la capacità dei lettori di immedesimarsi, di staccare la razionalità, di farsi trascinare dalla vicenda.
2) Definisci il tuo libro con un aggettivo.
Diverso.
3) Jolanda é un personaggio dalla personalità se vogliamo complessa. Ce ne vuoi parlare? Perché hai scelto la sindrome di Asperger?
Non credo sia più un mistero il fatto che Jolanda sono io. Calma, calma non intendo dire che sono una strafiga con un quoziente intellettivo di centocinquantaquattro! Parlo dal punto di vista caratteriale ed emozionale. Sebbene non possa definirmi Asperger (non ho mai cercato una diagnosi ufficiale), in effetti ho molte caratteristiche in comunque con le persone che hanno questa sindrome che, voglio ribadire, non è una malattia né un deficit: è una particolare conformazione della mente. La studio da anni, anche perché è stato l’argomento della mia tesi di laurea, e ho la fortuna di conoscere molte persone Asperger che ammiro e apprezzo ogni giorno di più. Vivendola dall’interno ho pensato di raccontarla in modo piacevole e divertente, per farla conoscere a quante più persone possibile. Non mi è stato difficile delineare il carattere di Jolanda, i suoi dubbi e le sue idiosincrasie: pur non avendo i suoi stessi problemi di ipersensibilità (che, vorrei sottolineare, non hanno niente a che vedere con la “paura”, come ha scritto un lettore in una recensione), ho semplicemente descritto la mia adolescenza, parlando della sua, la difficoltà a capire le persone quando non parlano chiaro, le “fisse”, la tranquillità dei rituali, la necessità fisica di essere precisi e puntuali. E via così.
4) É una storia di rivincita personale?
Sì, direi di sì. Anche mia, se vogliamo. La mia adolescenza è stata a dir poco infernale, perché non riuscivo ad adattarmi agli altri: capivo di essere, in qualche modo, diversa, ma non sapevo perché e facevo di tutto per essere come loro, pur di farmi accettare. Con risultati disastrosi. È stato nel momento in cui mi sono finalmente accettata come sono (ed è successo abbastanza recentemente) che ho cominciato a stare bene con me stessa e, ovviamente, anche con gli altri. Ho sempre qualche piccolo problema con le convenzioni sociali, ma ho imparato a gestirle. Il segreto è circondarsi di persone che ti accettano e ti amano come sei, e mandare aff… Ops, ignorare tutti gli altri!
Jolanda all’inizio si isola, ma poi trova chi la ama così com’è e, nonostante i suoi dubbi causati dalle esperienze negative del passato, poco a poco si apre.
5) Amore, sesso, amicizia, mistero sono le componenti del romanzo. Dacci le percentuali rispettive che secondo te occupano nella storia.
Parliamo di un romanzo, mica di una ricetta! Diciamo che la fanno da padrone amore e amicizia. Il sesso e il mistero sono una pennellata in più per rendere il tutto più piacevole e divertente da leggere.
6) Parli dell´amore gay attraverso un personaggio secondo me molto divertente, dando al personaggio un ruolo importante e un messaggio positivo di altruismo, amicizia. Raccontaci questa scelta e se é stata compiuta per un motivo particolare.
In realtà non è stata una cosa studiata. Ho amici gay e penso che essere gay sia una cosa come essere italiano, moro, simpatico o bravo in matematica. Però è sconvolgente che nel terzo millennio ci siano ancora discriminazioni nei confronti di persone che vivono una vita diversa da quelle che si autodefiniscono “normali”, che è una parola che detesto come poche. E non mi sembra che ci siano molti romanzi, o anche film e telefilm se è per questo, che ne parlano come se fosse una cosa normale e naturale, come è. Rowan è un personaggio fondamentale, è la scintilla che permetterà a Jolanda di cambiare, di smettere di dubitare di se stessa. E, vi anticipo, avrà un ruolo fondamentale anche nei prossimi libri!
7) Londra é l´altra grande protagonista. I suoi scorci, il cibo. Cosa rappresenta per te questa cittá? Ambienteresti una nuova storia ancora a Londra, e perchè?
Londra. Londra è bellezza, libertà, respiro. Ogni volta che vado a Londra mi sembra di rinascere: guardo tutto con gli occhi spalancati come quelli di una bambina che vede qualcosa di meraviglioso per la prima volta, cerco di assorbirne i rumori, i suoni, gli odori, le immagini. Amo tutto di Londra: le persone, i negozi, le abitudini, l’organizzazione, gli scorci, le piante, la cortesia. Mi è successo davvero più volte, come ho scritto nel libro, di trovarmi disorientata per strada (o anche solo di aspettare un’amica che si era attardata in un negozio!) e di sentirmi chiedere da persone gentili se avevo bisogno di aiuto. Amo gli immensi e ricchissimi musei gratuiti, amo i nuovi grattacieli e i vecchi pub, amo i mercatini, i banchetti del cibo, i supermercati e il tè a fiumi!
Londra avrà sempre una grande importanza per Jolanda ma nei prossimi libri si sposterà in altre città d’Europa e non solo.
8) C´é qualcosa che ti piace in particolare nella tua storia?
Proprio il fatto che sia inverosimile e che richieda, per apprezzarla al meglio, la sospensione dell’incredulità. Riappropriamoci della capacità di sognare!
9) Cosa volevi dire con Semplici complicazioni? Qual é il tuo messaggio?
Che essere diversi non vuol dire essere peggiori, né migliori, degli altri. Che è giusto accettarsi, ma che è bene anche smussare i lati più rigidi del proprio carattere. Che si può anche cambiare idea, su se stessi e sugli altri. E che gli Asperger conquisteranno il mondo!
10) Raccontaci una cosa che non fa parte del libro, che volevi scrivere e poi hai tagliato e dacci qualche informazione se ti va su come hai costruito la storia passo dopo passo.
In realtà non ho tolto niente; immagino che si noti: ci sono fin troppe cose! La storia mi è venuta in mente a tratti, a volte totalmente scollegati tra di loro. Ho scritto la parte centrale prima ancora dell’inizio, e ho saltabeccato avanti e indietro, per poi collegare tutto all’ultimo. È uno dei vantaggi dello scrivere: libertà assoluta. A volte mi venivano in testa i dialoghi tra i personaggi mentre facevo cose che non c’entravano niente: allora trovavo il modo di fissarmeli in mente, poi mi precipitavo a casa a scriverli. La scena in cui Jolanda cade dalla bicicletta l’ho immaginata proprio mentre stavo andando in bicicletta: mi sono messa a ridere da sola come una deficiente, mentre le persone a cui passavo accanto mi fissavano sbalordite… Ma ci sono abituata: sono sempre stata un po’ strana e spesso suscito sorpresa negli altri!
11) Parliamo di te: chi è Annika Baldini? Cosa legge?
Una cosa che non ho mai voluto fare è quella di definirmi. Tratto malissimo chi ci prova con una parola che mi identifichi professionalmente, infatti ho fatto in modo che non sia possibile: ho due lauree specialistiche ma non esercito alcuna professione “ufficiale”. Scrittrice è l’unica cosa che mi vada bene al momento, ma non mi definisce appieno: faccio veramente un sacco di cose. La mamma, in primis, ma non solo. Non mi sono mai data un ruolo né mai lo farò, con notevole cruccio della mia famiglia!
Leggo in modo compulsivo da quando ho cinque anni: ho cominciato con Topolino e non mi sono più fermata. Alle superiori mi ero già “fatta” un grande numero di classici, ma già fin dalle medie ho una passione insana per il thriller: non ero nemmeno in terza che avevo già letto tutti i libri di Agatha Christie. È il mio genere preferito in assoluto: dico sempre che perché io apprezzi un libro ci deve essere almeno un morto ammazzato! Però leggo molto anche altri generi, ad esempio sono una fan sfegatata di Harry Potter: ero una di quelle persone che si mettevano in coda alle librerie quando stavano per uscire quelli nuovi, senza aspettare che venissero tradotti.
12) Tre libri fondamentali nella tua vita.
Il mio libro preferito in assoluto è Notturno Indiano di Tabucchi. È magico, intenso, profondo: una ricerca di se stessi in un paese misterioso e suggestivo. L’ho riletto almeno cento volte.
La mia famiglia e altri animali, di Gerald Durrell, che descrive un genere di vita libera come l’ho intravista quando ero piccola e i miei mi portavano in vacanza in luoghi dell’Italia che al tempo erano ancora selvaggi. Vivevo a contatto con la natura e gli animali in un modo che i bambini di oggi, purtroppo, si possono solo sognare.
Terra! Di Stefano Benni. Quando l’ho letto non ci credevo: mi sembrava impossibile che esistesse una persona con una fantasia tale che fosse anche in grado di esprimerla scrivendo.
13) Dicci il motivo per cui scrivi.
È lo stesso motivo per cui scrivono tutti, checché ne dicano: per tirare fuori i miei demoni e spiaccicarli sulla carta. Va bene, ormai scriviamo tutti col pc e pubblichiamo ebook, ma la sostanza non cambia: una volta che lo fai, restano fermi lì e tu puoi osservarli dall’esterno. Non è un caso che la canzone che chiude Semplici Complicazioni sia Demons, degli Imagine Dragons.
14) Raccontaci qualche piccolo traguardo o scopo che hai raggiunto con il tuo libro.
È una cosa che sento dentro fin dai tempi delle elementari: ho sempre scritto tantissimo. Facevo temi fantastici, tanto che se veniva una supplente che non mi conosceva finivo regolarmente accusata di aver copiato da qualche parte. Poi scrivevo racconti di tutti i generi: alle medie ho vinto un paio di concorsi letterari. Da grande non ho certo smesso, ma finivo sempre per girare a vuoto: scrivevo e poi cestinavo. Sentivo che c’era un romanzo che mi premeva da dentro per uscire, ma non ce la facevo a “beccarlo”. E poi Semplici Complicazioni mi è letteralmente esploso nella testa. Quindi il primo traguardo è stato questo: scrivere il Romanzo. Il mio romanzo. Lo scopo, invece, è stato quello di far conoscere la sindrome di Asperger da un punto di vista diverso.
15) Hai in programma un´altra storia? Se sí ci puoi dire qualcosa?
Oh, sì. Il seguito di Semplici Complicazioni, altri due libri, è già in lavorazione. Vi dirò di più: inizio e finale di entrambi sono già pronti, sto “riempiendo” la parte centrale. Nel secondo libro Jolanda si reca a Stoccolma e si trova, tanto per cambiare, in mezzo a un caso particolare, per cui è richiesta la sua consulenza. Poi succede un casino bello grosso, e il terzo libro parte da questo punto. Altro non vi posso dire!
16) Senti io non so se sei d´accordo, ho un´idea per far partecipare i nostri lettori. Facciamo che regali una copia in eBook di Semplici Complicazioni a uno tra tutti quelli che lasciano un commento a questo articolo?
Che splendida idea! Aggiudicato!
E allora regaliamolo questo libro! Lascia un commento e incrocia le dita. E per tutti quelli che non saranno baciati dalla fortuna: compratelo. Sará un piccolo vortice da cui farsi risucchiare piacevolmente.