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Intervista ad Armando Benedetti, l'autore del libro I Figli sono delle Madri

Creato il 30 settembre 2013 da Sadica @sadicamente
Armando Benedetti nasce a Roma nel 1969, si laurea in scienze politiche e ad oggi è giornalista in Sky. Dal 2003 ha partecipato a Roma alla fondazione del canale All news Sky tg24, mentre dal 2008 è vice caposervizio a Sky Sport24 a Milano.
In precedenza è stato, dal 1997 al 2003, produttore per le testate Tg5, Terra! e Verissimo.
Autore di format tv, "I Figli sono delle Madri" è il suo primo romanzo.


Il protagonista di questo libro è Lorenzo, un giornalista alla soglia di quarant'anni il quale narra il fallimento del suo matrimonio, oltre alla lotta per difendere il suo ruolo di padre, sia per via giudiziaria che sentimentalmente, ancora legato alla sua ex moglie. Un uomo che nel corso della storia scopre inoltre di non essere il figlio dell'uomo che credeva suo padre, ricercando quindi le sue radici immergendosi nel dolore che è certo lo porterà a ritrovare la sua stabilità sia come uomo che come padre.

Intervista ad Armando Benedetti, l'autore del libro I Figli sono delle Madri

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Il titolo del libro, "I figli sono delle madri", è sicuramente un titolo provocatorio che vuole far riflettere, affinchè i padri non siano estromessi dalla vita dei propri figli, quando purtroppo la coppia decide di non essere più tale. Perchè dunque i figli sono delle madri e non dei padri?Al di là di considerazioni di principio o "buoniste", "i figli sono delle madri" è un luogo comune che riecheggia da antichi adagi pregni di cultura popolare.
E' così per la maggior parte dei tribunali, per la società silente, per chi non osa dire che non può essere vero.
E' così per le donne che sfidano la loro stessa anima, lo è per gli uomini avviliti al rango di padri-bancomat.
Lo è, ancora, per colpa degli omuncoli che abbandonano i loro bambini, piuttosto che correre il rischio di diventare adulti.
Io vorrei solo che, passo dopo passo, quello che non funziona in questa società sia preso di mira dalla coscienza critica collettiva, materia grigia di comune proprietà, sempre più evanescente e in estinzione.
Bisogna ristabilire un po' di giustizia a tutti i livelli.
Lorenzo, il protagonista del libro, è un quarantenne che si ritrova a dover lottare sia per mantenere il suo status di padre, sia nella scoperta di una segreto sopito nel tempo che lo farà riflettere sulla condizione di padre. La figura del padre come si è evoluta nel tempo e perchè si fa ancora tanta fatica a combattere questo tabù giudiziario?La convinta difesa della genitorialità da parte di Lorenzo coincide con la morte di quello che ha sempre considerato suo padre, salvo scoprire di non essere suo figlio, con la conseguente necessità di confrontarsi con un passato da riscoprire.
Anche la condizione di padre, dunque, puo' essere attribuita in ultima analisi alla scelta di una donna.
Ecco, questa verità estrema ed emblematica, ben rappresenta la fragilità del ruolo paterno in una società che tende a rendere marginale la sua posizione.
Una visione che affonda le sue radici in una percezione prettamente economica del ruolo stesso.
L'emancipazione femminile, il numero esponenziale di divorzi e le difficoltà nel mondo del lavoro non sono state accolte dal sistema normativo.
Il risultato è che si è sviluppata una vera e propria nevrosi sociale.
Il tempo, piccole conquiste lasciate alla coscienza di singoli giudici, porteranno a comprendere che le condizioni attuali vanno riviste affinché rispondano a esigenze del tutto nuove.
Recentemente, anche dai passaporti sono svanite le diciture "padre" e madre", sostituite da "genitore 1" e "genitore 2". Non si dovrebbe per l'appunto considerare i coniugi come semplici genitori responsabili della crescita dei propri figli, anzichè -come talvolta spesso accade- decidere vuoi per tradizione, vuoi per abitudine e consuetudine, di assegnare i figli alla madre?
Trattare allo stesso modo situazioni e condizioni esistenziali diverse crea soltanto ulteriori ingiustizie.
Il bambino, fino a 6-7 anni, ha bisogno soprattutto della madre. E' naturale.
Tuttavia, la stessa, non dovrebbe mai rendere il suo ruolo ipertrofico ai danni di quello paterno.
La figura maschile, possibilmente quella del padre naturale, non è marginale durante la crescita come spesso viene fatto credere.
Credo che le conseguenze di questa superficialità imperante saranno evidenti tra una decina di anni, quando ci troveremo ad affrontare devianze e vere e proprie patologie nelle nuove generazioni, quelle cresciute negli anni del "divorzio facile", dell'assoluta incapacità di credere nell'idea del matrimonio, un legame che comporta serietà, sopportazione, maturità.
Un'istituzione svilita dalla nostra epoca, trattata in modo prettamente consumistico.
Un "usa e getta" insensato, devastante nelle sue possibili conseguenze sociali. 
Di quali peggiori colpe può macchiarsi un padre affinchè un tribunale possa decidere di non affidargli la custodia dei figli?Certamente se si tratta di una figura violenta, afflitta da patologie più o meno gravi, la questione non si pone.
Ciò vale, ovviamente, anche per le madri.
Allo stato attuale, invece, si ricorre a un compromesso ipocrita: l'affido condiviso.
In realtà si tratta di un affido esclusivo "mascherato", laddove il giudice stabilisce "il genitore collocatario", ovviamente quasi sempre la madre.
E' dunque sempre lei ad avere "il coltello dalla parte del manico", peccato che quest'arma sia un essere umano, un bambino che avrebbe diritto ad avere un rapporto "continuativo e significativo" con entrambi i genitori.
Quando subentrano nuovi compagni, quando il padre non è in grado di assolvere pienamente i suoi obblighi economici scattano fatalmente le rappresaglie, i ricatti.
Chi ne subisce le peggiori conseguenze sono gli stessi figli. Chiara evidenza che questo sistema è da riformare completamente.
In futuro vedremo sempre più padri-bancomat o forse qualcosa sta cambiando?
Il progetto di riforma dell'affido condiviso prevede una reale applicazione di diversi istituti in grado di sanare la situazione.
Dal mantenimento diretto - che comporta anche un minore senso di frustrazione nel padre - alla obbligatorietà della mediazione familiare durante le varie fasi conflittuali che fatalmente si scatenano.
Al momento non c'è la reale volontà di cambiare lo status quo. Credo che questo dipenda dalla sconvenienza economica che diverse lobbies di professionisti scorgono in un sistema meno conflittuale.
Il mercificio della crisi della famiglia è odioso, immorale, ma è anche una macchina da soldi troppo efficace per essere abbandonata senza colpo ferire.
I figli non dovrebbero poter decidere di scegliere con chi stare o avere tutto sommato entrambi i genitori disponibili, nei termini e nei modi fissati? Perchè farsi ancora guerre quando magari non ve ne è bisogno?E' un aspetto delicato.
Spesso i figli non vogliono vedere i padri e, talvolta, le madri, perché sottoposti incessantemente alle parole denigratorie e alle menzogne dell'altro coniuge.
La cosiddetta "sindrome della madre malevola" non è una "finzione scenica".
Molto spesso la rabbia, le recriminazioni tra ex coniugi rendono miopi diverse persone davanti al ruolo che dovrebbero veramente privilegiare, quello di genitore.
Con questo sistema normativo, compreso un'applicazione troppo unilaterale della legge sullo stalking, utilizzata in modo preponderante dalle ex mogli, non c'è da aspettarsi una riduzione della conflittualità.
Non si può trattare un genitore come figura di serie b, magari costringerlo a pagare un mutuo, oltre all'assegno di mantenimento, lasciarlo dormire alla Caritas, mentre magari i suoi figli convivono con un altro uomo.
E' un sistema giusto questo? Come mai la stragrande maggioranza dei suicidi, nei casi di separazioni e divorzi con figli, riguardano gli uomini?
No, dall'ingiustizia nasce solo rabbia, conflitto, negatività.
Questo libro però, a dispetto del titolo provocatorio, non è una crociata contro le donne, anzi. Insegna ad avere buon senso e, grazie a un punto di vista maschile, fa riflettere su alcuni atteggiamenti talvolta non del tutto sani.
Sì, non si tratta affatto di una crociata contro le donne.
Parto da una singola storia per scandagliare schemi comportamentali, il sistema etico-culturale nel suo complesso, che ben rappresenta i meri interessi di lobbies professionali piuttosto che le istanze primarie che dovrebbe contemperare.
Io non credo nelle generalizzazioni.
Il titolo è solo paradossale, laddove è evidente che la semplificazione faccia indignare o, talvolta susciti gradimento (e per me volutamente "scherno") in anime povere e stolte.
Vorrei solo che, passo dopo passo, quello che non funziona in questa società sia preso di mira dalla coscienza critica collettiva, materia grigia di comune proprietà, sempre più evanescente e in estinzione.
Credo nei miracoli, credo nell'impegno per renderli sempre più frequenti.
Bisogna ristabilire un po' di giustizia a tutti i livelli.
Perché il patrimonio che lasciamo non sia solo il nostro misero orticello quotidiano, peraltro ben calpestato.
Quanto è importante la figura del padre nella crescita di un figlio? Quanto è importante la figura del padre per il protagonista Lorenzo?Una volta piansi leggendo "Padri e figli" di Turgenev.
La magia della paternità non ha niente da invidiare a quella della maternità, se non l'impossibilità di "dare la vita" nel senso ancestrale del termine.
Oltre quell'aspetto affascinante, mistico, un padre può essere anche la persona più importante nello sviluppo di una personalità.
Lorenzo solo dopo la morte del padre scopre che non si trattava del suo genitore biologico.
Nel frattempo anche quello che lo era davvero non c'era più.
Per diverse ragioni quest'ultimo non aveva mai potuto palesare la sua vera identità.
Lorenzo è inizialmente sopraffatto dai sensi di colpa verso il padre che lo ha cresciuto.
Si sente a disagio per il solo fatto di voler ripercorrere il passato, impossessarsi delle sue radici genetiche più che culturali. Poi si rende conto che l'uomo che l'ha cresciuto è a tutti gli effetti suo padre.
Questa convinzione, però, lo porta a riflettere su quanto sta accadendo nella sua vita: i suoi figli convivono ormai con il compagno della madre. Si rende conto che se non riuscirà ad essere presente nella loro vita sarà destinato all'oblio, proprio come accaduto al suo padre biologico. Una beffa del destino o una sfida da superare.
Il libro, se posso, ha qualcosa di autobiografico o soltanto un bisogno di raccontare ciò che i propri occhi e le proprie orecchie hanno udito per sensibilizzare i fruitori su un argomento ancora un pò tabù?
Il libro prende spunto da alcune vicende della mia vita.
Le segue anche in modo puntuale nei casi in cui è in gioco solo la speculazione interiore del protagonista.
Tuttavia ho cercato di rendere la storia narrata il più possibile oggettiva, anche per avvicinarla alle numerose vicende che in questi anni mi hanno colpito.
Ho dato spazio a un percorso di autoanalisi, di formazione, dello stesso Lorenzo, senza mai proteggerlo dalle sue inadeguatezze, dalle sue fragilità.

A chi consigli la lettura di questo libro?A chiunque sussurra alla persona amata: "Facciamo un bambino?".
A chi è in conflitto perenne con l'ex coniuge.
A chi sfrutta questi contrasti per fini economici.
A chi si domanda: che cos'è oggi la famiglia? Cosa si può fare per restituirle dignità?

Progetti futuri o in corso?Mi interessano le dinamiche familiari, l'amicizia, la solitudine e la voglia di cambiare, di non arrendersi a una condizione di sofferenza.
Mi piacerebbe alternare la lente d'ingrandimento a una visione complessiva dei meccanismi che ci circondano.
Ogni descrizione può nascondere un'analisi e allora, l'importante, è descrivere più punti di vista, o, almeno sforzarsi di farlo, sempre.
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