Elisa Rescaldani nasce a Milano 1981, dove vive e lavora.
Le sue opere mi fanno pensare ai grandi poeti oscuri, Edgar Allan Poe e a Charles Baudelaire.
Benvenuta su Words Social Forum, Elisa!
Come inizia il viaggio nella fotografia?
Il digitale è il mio mezzo, lo sento mio e l’ho fatto mio. La mia passione per la fotografia comincia fin da piccola quando mia madre a 4 anni mi ha dato in mano la sua polaroid…poi mentre crescevo ho avuto la fortuna di utilizzare macchine fotografiche strepitose.
A parte quest’aspetto, io ho scelto fotografia e pittura digitale, vanno di pari passi e si completano nel mio lavoro, nella mi ricerca. Sono sempre stata attratta dalla tecnologia e dalla sua sperimentazione, oltretutto avendo compiuto studi di grafica pubblicitaria sono riuscita ad avvicinarmi al multimediale, seguendo poi con gli studi più classici di Brera, credo di aver compiuto un percorso un po contorto, se vogliamo al contrario.
Che sentimenti provi mentre lavori?
Se non lo faccio mi reprimo e non sto bene, è una necessitá, una gioia, una tortura, una liberazione, un sistema ben preciso e a volte è liberatorio, quasi terapeutico. Fa parte di me, non potrei crescere, esistere e resistere senza.
Ritieni che sia una tua forma di scrittura?
Probabilmente è una forma di scrittura, talvolta poetica altre telegrafica, di sicuro è di forte impatto.
Probabilmente è più una brochure del mio essere, del mio stare e del mio diventare. Cresce, si espone, cambia, cresce, cambia di nuovo, si evolve…
Cosa vuoi comunicare con il tuo lavoro?
Il mio lavoro è quasi completamente ed esclusivamente biografico, nonostante questo segue tematiche ben precise, oramai i pilastri della mia pluriennale ricerca, e anche un po della mia ossessione…anche se col tempo e con gli accadimenti della vita qualche filone ha preso diramazioni diverse. Fondamentalemente mi rifugio nella morte come vita, nella chirurgia come risalita, il malessere come ricerca e nei viaggi come miei mondi, perchè questo in cui vivete voi, di sicuro non é il mio.
L’artista lavora in virtù di un’esigenza interiore, a volte senza considerare il pubblico, seguendo una propria necessità espressiva. Tu crei solo per te stessa o anche per chi guarderà i tuoi lavori?
Principalmente creo per una mia egoistica necessità, ma non ho nessun tipo di problema a mettere a nudo in pubblico la mia anima e la mia esistenza con i miei lavori. A molti piacciono, tanti li odiano, altri girano lo sguardo…ma una volta che vi siete fermati a guardarmi, avrete da pensare poi…
Tre idee creative che ti piacerebbe fossero venute a te.
Il sonno genera mostri di Fussli, Medusa Rondanini, il trittio gel Giudizio di Vienna di Bosh…navrei proprio voluto farle io!
L’artista deve reinventarsi ogni giorno?
Più che reinventarsi l’artista deve dire la sua, sempre ed in modo coerente, deve dichiarare, sensibilizzare, destabilizzare, aprire altri mondi, altri pensieri e altri luoghi in cui rifugiarsi.
Si compra l’opera o si compra l’artista?
Si compra assolutamente l’opera fisica come oggetto, ma allo stesso tempo fai tua una parte di anima dell’artista, non è merce di scambio ma è un sentimento che osservi e cerchi di capire ogni giorno. Se ti limiti a comprare l’opera non potrai mai capirla nella sua totalità.
Qual è il tuo concetto dell’arte?
Arte è tutto. Una terapia, necessitá, denuncia, liberazione, divertimento, ma mai e poi mai commercio. Se diventate quello che il mercato chiede siete dei commercianti e non degli artisti.
L’arte deve temere o abbracciare il denaro?
L’arte deve temere il denaro perché altrimenti perde la sua purezza, la sua anima, la sua innocenza e diventa sporca merce di scambio. L’artista ha bisogno di sussidio per sperimentare e continuare la ricerca, ma arte e denaro devono sempre stare paralleli oppure sfiorarsi ma senza incrociarsi mai.
Hai artisti a cui ti sei ispirata? Mi viene in mente un collegamento con Joel Witkin e Robert Gregory Griffeth.
Due testi fondamentali hanno segnato e dato una direzione al mio lavoro, entrambi della stessa autrice che ho avuto la fortuna di conoscere e aver accanto negli anni accademici, FAM (All’angrafe Francesca Alfano Miglietti): Rosso Vivo e Nessun Tempo-Nessun Corpo. Sono stati i miei due cardini che mi hanno portato a Boltansky, Marina Abramovich, David Lachapelle, Lucinda Devlin e Andres Serrano.
Caravaggio, Bosh e Durer me li sono portati dalle scuole medie fin’ora…
Puoi anticiparci qualcosa sui tuoi progetti futuri?
Il mio percorso è un continuo wip, imparo e mi evolvo, faccio sempre piccoli passettini e spero in avanti e mai indietro, la strada é lunga e tortuosa, ma non ho paura perchè ho la bicicletta per pedalare.
Grazie Elisa!
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