La primavera è arrivata e con sé porta sempre problematiche relative alle allergie. Abbiamo voluto sentire il parere del dottor Carlo Guardascione, responsabile sanitario del team Lampre-ISD, con una notevole esperienza nel mondo del ciclismo, per cercare di capire meglio come gli atleti possono affrontare questo problema.
Salve dottor Guardascione. Siamo ormai in primavera, la stagione delle allergie. Ci può spiegare cosa avviene nel nostro organismo nel momento in cui si scatena una reazione allergica?
“In individui predisposti, l’inalazione di sostanze volatili (pollini) tipica della stagione primaverile provoca una reazione organica “a cascata” che si estrinseca con sintomi molto banali come starnuti, rinorrea, prurito nasale e\o oculare, tosse secca, congestione nasale ed oculare ma talvolta anche molto più seri come broncospasmo, laringospasmo e stati di asma importante”.
Quali sono le forme più comuni di allergia che possono colpire gli atleti, nello specifico i ciclisti?
“I corridori, allenandosi all’aperto ed in mezzo al traffico veicolare, sono ovviamente più esposti all’inalazione di tali pollini che non sono solo nell’aria, ma si depositano anche a bordo strada e vengono sollevati dal passaggio degli autoveicoli. Naturalmente i problemi sono manifestati solo da quegli atleti “allergici” e cioè predisposti a sviluppare tali patologie. In primavera l’intensa fioritura di alberi, erbe ecc. provoca un aumento intenso di tali patologie non solo negli atleti ma anche nella popolazione generale. I più comuni pollini interessati sono quelli delle graminacee e delle erbe della famiglia della parietaria, oltre a particolari tipi di alberi come il nocciolo”.
Nella sua carriera di medico sportivo, finora ha avuto a che fare con casi di ciclisti professionisti che soffrono seriamente di questi problemi?
“Sicuramente sì. Ogni anno una percentuale di circa il 20% dei corridori professionisti che seguo soffre di tali patologie. Ma tale percentuale si alza nelle categorie giovanili,ove raggiunge anche il 30%”.
Conosciamo il caso di un ex corridore, lo svizzero Tony Rominger che, nonostante soffrisse di allergia, è riuscito a conquistare il Giro d’Italia nel 1995. Che cosa, secondo lei, può averlo aiutato a combattere il problema?
“Certamente in quell’anno sarà stato curato con farmaci consentiti ed efficaci. Ricordo però che quel Giro d’Italia fu parecchio avversato dal maltempo e quindi la pioggia talvolta ha un effetto “tampone” sulla fioritura e la diffusione aerea dei pollini”.
Quali sono le categorie di farmaci che un atleta può assumere per contrastare le allergie?
“I farmaci di prima scelta nella cura delle allergie sono appartenenti alla famiglia degli antistaminici in quanto, bloccando l’istamina, fermano oppure attenuano quel meccanismo a cascata di cui parlavo prima. Attualmente sono in prontuario antistaminici di ultima generazione, molto efficaci su parecchi tipi di pollini e sgravati da fastidiosi effetti collaterali (il più comune è la sonnolenza). Si utilizzano poi dei decongestionanti nasali ed oculari come sintomatici e, solo in casi più impegnativi, si ricorre a farmaci cortisonici”.
Sappiamo che uno dei farmaci più efficaci e comuni è il Bentelan, che però è considerato prodotto dopante. Un cicloamatore, quanto tempo prima della gara può assumere il farmaco senza incorrere nella positività ad un eventuale controllo antidoping?
“Il Bentelan (betametasone) è un cortisonico che non deve essere utilizzato come terapia delle allergie. Viene usato solo nelle gravi “complicazioni” che le allergie possono provocare come broncospasmo, attacco asmatico ecc.. Inoltre, le nuove regole antidoping internazionali WADA, impediscono l’attività agonistica sotto tali terapie, per cui l’atleta non può correre per almeno 48 ore dopo l’assunzione ed in caso di assunzione prolungata, per poter gareggiare, è necessario presentare una domanda di esenzione TUE (therapeutic use exention) corredata da documentazione sanitaria specifica, che deve essere inoltrata all’UCI (se corridore professionista) oppure al CONI (se non professionista), ove un’ apposita commissione si esprimerà in tempi brevi al riguardo”.
Secondo lei, un farmaco che combatte le allergie, assunto in dosi superiori al consentito, può alterare le prestazioni di un atleta?
“Un farmaco antistaminico, se assunto in dosi superiori al consentito, non può migliorare la prestazione, ma può solo peggiorarla. I farmaci cortisonici invece, se assunti a scopo non terapeutico, aumentano certamente la prestazione ma, per fortuna, sono considerati doping e,soprattutto, vengono rintracciati anche agli abituali controlli antidoping urinari”.
Ringraziamo il dott. Guardascione per le informazioni fornite e per la disponibilità.