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Intervista al "guru" dei telefilm Leopoldo Damerini!!! PRIMA PARTE

Creato il 25 gennaio 2010 da Domenico Marotta
Definito da Aldo Grasso il "guru" dei telefilm. Signori miei... l'ospite di questa puntata del "Ciclo interviste" è davvero un n° 1 del mondo tv seriale! Ben 4 intervistatori (uno di questi sono io!!! :D) hanno cercato di carpire il sapere telefilmico da quest'uomo camaleontico: giornalista, guru, dj anni '80, musicista etc etc.
Il nostro intervistato è Leopoldo Damerini, uno dei fondatori dell'Accademia dei telefilm insieme con Fabrizio Margaria e "papà" del più importante festival dedicato alla serie tv! Se volete sapere qualcosa di più sul suo conto vi consiglio di visitare il suo Myspace http://www.myspace.com/leodamerini. Rimarrete shoccati dal suo curriculum! Io ancora non mi sono ripreso!!! O_O
Iniziamo con i primi due intervistatori: Marco Colace (lui è il guru di Lost!) ed Andrea Cinalli
***CHE ABBIA INIZIO L'INTERVISTA!!!***
Marco Colace
1. Partiamo con una domanda piuttosto tecnica. Oggi che il panorama dei serial è così variegato e attento ai gusti del pubblico, è indice di un cambiamento che non inserisce più lo stesso serial in un palinsesto generalista? O forse il serial è diventato un prodotto qualitativamente migliore ed ha conquistato una maggiore visibilità?
“Dal 2000, anzi dal 11 settembre 2001, il genere seriale ha subito un Big Bang. E’ diventato ‘adulto’. Ha perso la sua innocenza adolescenziale. Il pubblico ha iniziato ad identificarsi sempre più nei personaggi e nelle storie, sebbene talvolta surreali, e ha iniziato a scegliere il telefilm non più per svagarsi a tutti i costi, ma anche per riflettere dopo il finale della puntata, che non era più il classico ‘happy end’ ma lasciava i puntini di sospensione. Oggi è raro sulla tv generalista vedere repliche di serie moderne. Sono cotte e mangiate, e se arrivano di mezza stagione in ritardo rispetto all’America sembrano anacronistiche (vedi ‘Gossip Girl’, arrivato in Italia sull’orlo della crisi economica…!)”.
2. Se un giorno come in Poltergeist lei venisse rapito dalla tv e mentre cerca di divincolarsi con metà corpo già nello schermo ha la lucidità di prendere il telecomando e cambiare canale in quale serie le piacerebbe essere risucchiato?
“Ne ‘Il Prigioniero’. Intrappolato in uno dei ‘rovers’ sulla spiaggia infinita gallese, senza confini (sulla cartina geografica), Numero 6 che non vuole essere a tutti costi Numero 1, con la ferma volontà di essere ‘uomo libero’ in un Villaggio kafkiano che tutti quelli della mia generazione hanno sognato di visitare almeno per un giorno…Anche da prigionieri”.
3. Domanda d'obbligo su Lost, su un'isola deserta Ben la tortura come ha fatto con Karl, la lega ad una sedia, ma invece di obbligarla a visionare immagini psichedeliche e messaggi ipnotici, sceglie il finale che l'ha delusa di più in un serial tv! Qual è?
“’L’ispettore Derrick’. Manco una promozione gli hanno dato! Va a dirigere l’Europol in Olanda: come se Lippi dopo la vittoria ai Mondiali andasse ad allenare il Borundi. Nella vita reale sarebbe diventato quantomeno capo della polizia. Dall’era Kohl, più che dal telefilm, mi aspettavo più riconoscenza…”.
4. A mio parere l'offerta più variegata e qualitativamente migliore è stata quella degli anni 90 , dove sono stati trattati temi anche delicati con una certa ironia risultando vincenti, (Soprano, Will e Grace, E.R., Twin Peaks, Beverly Hills) A quale decennio darebbe l'oscar?
“Per il suo realismo e la trasformazione in una suggestiva cartina di tornasole del vivere quotidiano, l’ultimo. E’ vero, come dici, che il precedente ha gettato senz’altro le basi e ha fatto da trampolino…aspettiamo con trepidazione il prossimo e l’ Obama wave”.
Andrea Cinalli
1. Nel corso della tua lunghissima esperienza giornalistica ti è mai capitato di intervistare il protagonista della tua serie tv preferita? A proposito, qual è il tuo telefilm prediletto?
"La mia serie preferita di sempre è, anzi sono, a parimerito, 'Il Prigioniero' e 'Agente Speciale'. Tra le moderne, 'Nip/Tuck'. Evidentemente adoro il surrealismo. Mi è capitato di passare alcuni giorni con Gillian Anderson prima a Milano, dove era venuta per ritirare il Telegatto, e poi a Capri, in vacanza. Persona squisita, mamma impeccabile (era venuta con la figlia). Anti star per eccellenza, che mi ha fatto capire, prima tra tante, cosa voglia dire essere popolari - all'epoca 'X-Files' furoreggiava - e anche professionali, senza tirarsela (come invece fanno, purtroppo, alcune star italiane che dopo Chiasso nessuno conosce!)".
2. Pensi che ci siano serie tv italiane all’altezza di quelle americane? Alcuni asseriscono che con I Cesaroni la serialità televisiva del Belpaese abbia fatto un piccol(issim)o passo avanti. Insomma, qualcosa sta davvero cambiando? O dobbiamo rassegnarci al fatto che i palinsesti vengano “sommersi” da (passami il termine, please) pallose fiction?
"L'unica che vedo in giro è 'Boris'...Anche 'Romanzo Criminale', vista la buona accoglienza del film e la buona fattura...Ma non illudiamoci troppo, siamo ancora ai blocchi di partenza".
3. Com’è stato essere definito da Aldo Grasso, uno dei maggiori critici televisivi, il “guru” dei telefilm?
"Credo si riferisse al fatto che insieme a Fabrizio (Margaria) siamo stati un pò gli sdoganatori del genere...dopo tanta fatica è stato rinfrancante, anche se il termine 'guru' è volutamente esagerato...".
4. Curiosità per i lettori di Telefilm Magazine. Leggendo la rivista, si ha l’impressione che voi redattori siate un gruppo davvero unito, affiatato. Insomma, la vostra redazione è simile a quella di Mode (Ugly Betty) o a quella di Dirt Now (Dirt), oppure ricorda quella del Daily Planet (Smallville)?
"Siccome la redazione si trova nella tentacolare Alessandria e io collaboro da Milano, mi vedo più come un collaboratore esterno alla Lou Grant (anzi, come scherzosamente mi firmo nella rubrica dell'Edicola, Leo Grant). So che la De Tommasi tiene tutti in riga e guai a sgarrare, nonostante il 'ribelle' Baracco scalpiti come il più scalmanato dei 'Sons of Anarchy'...!".

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