Intervista al "guru" dei telefilm Leopoldo Damerini!!! SECONDA PARTE

Creato il 02 settembre 2010 da Domenico Marotta

L'edicola di Lou Grant Damerini 
 
Gentile pubblico di Serialtvandcinema sono tornato con la seconda parte (2 su 3) dell'intervista fatta a uno dei direttori artistici del Telefilm Festival 2010 Leopoldo Damerini. 
Prima che mi dimentichi vi invito a leggere le risposte date dal nostro intervistato ai miei collaboratori Marco Colace e Andrea Cinalli. Il maestro delle serie televisive ci ha offerto una disamina di importanti concetti riguardanti il mondo fatto a season e puntate. 
Questa seconda carrellata di domande - gliene abbiamo fatte talmente tante che secondo me Leo ha il terrore di essere contattato da noi su Facebook -  è contraddistinta dalle novità che l'autore de "La Vita E'  Un Telefilm" , libro scritto a quattro mani con la scrittrice e giornalista Chiara Poli, ci ha svelato per telefono (pover'uomo, è stato non so quanto tempo a conversare con noi) e da un'analisi di Lost fatta prima dell'attesissimo finale. Vediamo se il "guru" dei telefilm  c'aveva indovinato con la sua critica disarmante fatta in tempi non sospetti ai naufraghi più famosi del piccolo schermo, e non mi riferisco all'isola dei famosi no! Buona lettura! Un bacione alla mamma e alla prossima puntata!  
Il link della prima parte dell'intervista. 
Frammenti di una lunga chiacchierata.  
***CHE ABBIA INIZIO L'INTERVISTA***

  • 1.   In quest’ultimi anni il cinema (anche quello a luci rosse) è costellato da numerosi remake di film e telefilm cult (Hazzard, The Rockford Files, Mat Helm). Leo spiegaci dal tuo punto di vista il vero motivo di queste rivisitazioni di prodotti tv e cinematografici ormai culto. Perché le case di produzione del settore attingono sempre di più ai vecchi successi del passato? Si rischia così tanto provare a sperimentare nuove sceneggiature e nuovi soggetti all’insegna di un cinema più creativo?  
(Leo) Secondo me il fenomeno remake è il sintomo del fatto che ultimamente ci siano poche idee e dal punto di vista del cinema la maggior parte delle volte trovi un remake di un cult anche del passato che è un qualcosa di assolutamente fuorviante. Ad esempio come è successo a Stursky & Hutch e a Charlie’s Angeles la trama degli anni ’70 viene completamente rimodificata e rammodernata e quindi in un certo senso si perde il senso e il contesto anche storico in cui la serie aveva avuto successo. Io dico sempre che ci vorrebbe un “WWF” per le serie cult classiche affinchè queste serie non vengano toccate più di tanto. Invece per quanto riguarda il remake nell'hard, è più interessante questo che quello del cinema mainstream. (D.M.) Bhè sicuramente è una cosa nuova quello del mondo dell’hard. (Leo) Sì però, diciamo che francamente apparte il fatto che ha un successo clamoroso tant’è che adesso se ne moltiplicano di parodie a man bassa… (D.M.) Quello di Happy Days è di una precisione assurda!!! (Leo) Sì c’è anche la versione di Star Trek che è la serie più consacrata nel web di tutti i tempi. Quindi evidentemente vuol dire che l’interesse c’è e poi secondo me è un remake che chi lo vede è poi tentato di vedere l’originale. Mentre, al contrario, nel cinema mainstream o blockbuster quando vedi, ad esempio,  Starsky & Hutch dici: “Bhè è una ****** pazzesca!” e quindi non vai a rivederti lo Starsky & Hutch originale. Invece col porno c’è una rivalutazione.
  • 2.   Lost: capolavoro assoluto o boiata pazzesca? E’ una provocazione pesante. Leggendo i tuoi articoli mi è parso di capire che questa serie ti ha deluso molto. Personalmente ho visto solo la prima stagione del serial e non posso dare nessuna opinione in merito. Ma questo tuo dilemma amletico mi ha incuriosito. Perché hai cambiato idea riguardo a questo format che per molti è e sarà un capolavoro assoluto?
(Leo) No in realtà anche per me rimarrà un capolavoro però non rimarrà assoluto. Nel senso che naturalmente la domanda che noi abbiamo posto al Telefilm Festival era qualcosa di provocatorio perché è chiaro a tutti insomma che sia una serie assolutamente rivoluzionaria, fortissima dal punto di vista del linguaggio, trasversale, metalinguistico etc etc. Però secondo me ci sono state delle zone d’ombra come ad esempio tutta la seconda stagione, alcuni personaggi tipo mr. Eko che in realtà sono risultati assolutamente inconsistenti e poi l’ultima stagione quella della realtà parallela è una cosa che non mi va giù. Cioè il fatto di questa realtà parallela è il sintomo di un qualcosa di assolutamente non originale, al contrario di quella originalità che aveva contraddistinto Lost in toto. E’ sempre stata l’originalità il punto di forza di questo telefilm. La realtà parallela è un po’,opinione mia, una sorta di spiegazione: cercare di rispondere all’ultimo a tutte le domande e ai dubbi che si sono posti nel corso del racconto. Quindi a mio avviso è un po’ una faciloneria che non ci si aspetta da una serie di questo tipo. (D.M.) Insomma non ci si aspetta da un’opera di J.J. anche se non l’ha ultimata lui… (Leo) Sicuramente la serie non deve dare tutte le risposte alle domande che matematicamente sono state buttate la e qua nel racconto. Sicuramente sarà un finale aperto in cui non si dà una spiegazione totale. In realtà questa realtà parallela dopo flashforward etc etc è un po’ quasi una presa in giro. E poi riguardo al grande J.J., è che quando c’è lui sulle produzioni si vede nella realizzazione della serie e quest’ultima viene giovata dalla sua presenza. In sua assenza i suoi sceneggiatori sono bravissimi però si sono allontanati dal plot iniziale. […]
  • 3.   Domanda marzulliana: La vita è un telefilm o i telefilm aiutano a vivere?
(Leo) La vita è un telefilm nel senso che molte volte ci si identifica con dei personaggi nel corso delle storie seriali. Sicuramente i telefilm non ti aiuteranno a vivere ma ti aiutano a pensare. Il fatto è che gli ultimi telefilm, soprattutto quelli moderni dell’ultima decade, ci lasciano alla fine della storia con dei punti di sospensione dove sei tu che poi in realtà devi crearti e sviluppare il tuo finale. […] queste lacune narrative ti fanno ragionare sensibilizzandoti su tematiche difficili da affrontare nella realtà di tutti i giorni.
  • 4.   Quando il mondo annunciava le triste fine della comedy in tv qualcosa è cambiato. Mi sto riferendo a Modern Family, mockumentary pluripremiato della ABS. Cosa pensi di questa ripresa eccezionale del genere sopracitato? Un caso sporadico o un presagio?
(Leo) A mio parere Modern Family è davvero un buon prodotto. E'  un buon segno che ritorni la Situation Comedy. E’ il sintomo – come abbiamo visto anche al Telefilm Festival – del ritorno degli americani a voler sorridere. Quindi è come se si chiudesse una decade molto introspettiva di telefilm che dopo l’11 Settembre 2001 per forza di cosa sono diventati molto realistici. E’ come se la Sit-Com avesse rimarginato le ferite del popolo americano e un po’ la sua voglia di tornare a ridere di pancia più che di testa. E’ il segno di un’America che sta cambiando e che vuole leggerezza  dopo un’annata in cui per esempio si è stati alle prese con la riforma sanitaria di Obama che ha contribuito all’impopolarità e alla non credibilità della serie medica eccetto per alcuni casi singoli dove convivono aspetti esilaranti. Un pò tutte le serie quest’anno  puntano all’aspetto ironico se non addirittura comico. C’è un’inversione di tendenza.
  • 5.   Chuck avrà ancora un seguito.  In una strage di chiusure anticipate come ti spieghi questo salvataggio  estremo?
(Leo) Chuck sicuramente è una serie atipica nel senso che il fatto che le spie fanno ridere - anche se ricorda un po’ “Get Smart” (1965-1970) dell’epoca -  è una cosa abbastanza sui generis  per gli americani. Quindi per questo è un bene che vada avanti perché il telefilm ha dei punti di forza dall’elemento nerd al rapporto professionale con i suoi nuovi pseudo colleghi segreti per non parlare dell’aspetto familiare. E’ una serie che merita di andare avanti.
  • 6.   Dopo questo “2012 telefilmico” inizierà una nuova era per le serie televisive. Puoi darci qualche tua previsione oh guru?
(Leo) Mi sembra, da quello che ho visto dai titoli che adesso stanno uscendo, che c’è un po’ una voglia - appunto, come ti dicevo - di ritornare a sorridere con le Sit-Com che ritornano in grande sfarzo e in grande numero. I polizieschi vanno sempre bene come si è evinto nella ricerca che abbiamo presentato al Festival, funzionano anche in America i procedural, quelli che finiscono nel giro di una puntata cioè le serie ad episodi autoconclusivi. Invece le serie che vanno avanti con un file rouge tipo Lost secondo me sono destinate a scomparire almeno per il momento. Nel giro di due tre anni quelle serie lì o spariscono o comunque ci sarà una pausa per forze di cose perché l’esempio di Lost sarà negli occhi di tutti almeno per un paio d’anni o per quattro cinque anni. Di solito quando c’è un cult come è successo con X-Files e Twin Peaks c’è bisogno anche di tempo per trovare un nuovo titolo (D.M.) Anche un nuovo racconto. Insomma abituati anni e anni alle solite trame. Intanto X-Files ha già un erede Fringe che è stato rinnovato per una seconda stagione (Leo) Sì però anche quello ad esempio ha rischiato di finire dopo la prima stagione, la seconda serie è piaciuta di più al pubblico tant'è che il telefilm, da spacciato che era, è stato rinnovato  per una terza stagione (D.M.) Leo adesso esco un attimo dall’intervista. Mi spieghi perché hanno cancellato “Reaper”? Era un prodotto di qualità. Basta pensare alla legge del contrappasso (un tributo alla Divina Commedia) insita negli episodi della serie per ritenerla meritevole di tutela. (Leo) Ma anche Dead Like Me era un buon prodotto ed è stato cancellato. Secondo me sono serie un po’ , come dire?, difficilotte. (D.M.) Non acchiappano molto (Leo) E’ difficile far ridere pensando. A volte non funzionano soprattutto per il pubblico americano per i motivi discussi prima. […]

Intervista realizzata da Domenico Marotta Si ringrazia per la collaborazione tecnica Davide Aiello



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