“Le critiche di Jim Carrey al film? Ognuno ha le sue idee”
LONDRA. Il successo dei film sui supereroi negli ultimi 10 anni? “Forse ha qualcosa a che fare con la situazione mondiale, vogliamo tutti vedere persone capaci di vincere e realizzare tutte le nostre aspirazioni: ci immedesimiamo per pensare di poter essere migliori”. Cosi’ risponde il quarantenne Jeff Wadlow, regista di Nickname Enigma e Mai arrendersi, e ora del nuovo Kick Ass 2, sequel del film sul supereroe sfigato ma dal cuore tenero sempre interpretato da Aaron Taylor-Johnson, dal 15 agosto nelle sale italiane.
Com’è stato dirigere il sequel di Kick-Ass?
Considerato che ero un vero fan del film, e che conoscevo bene il lavoro di Mark Millar (autore del fumetto da cui è tratto, ndr), per me è stato un sogno che si avverava. La forza di Kick Ass sta nell’essere un tipo di film che fugge a qualunque tipo di omologazione: ha un’ironia tutta sua, è diverso da ogni altra pellicola sin dalla caratterizzazione dei personaggi. Nel primo film ci si concentrava molto sulla creazione degli alter-ego dei protagonisti, cioè dei supereroi. A me invece è stato chiesto di raccontare nel dettaglio chi fossero le persone dietro le maschere e i costumi che indossano: chi è Dave (alias Kick Ass, ndr), che tipo di uomo vuole diventare, come sta crescendo, che tipo di rapporti inizi a costruire.
Come ha lavorato rispetto al fumetto?
Mark Millar mi ha detto: “Cambia pure tutto quello che vuoi: mi fai un favore più grosso se fai un buon film, piuttosto che un piatto adattamento del mio lavoro. Infatti alcune cose le ho approfondite, altre le ho tolte, come la scena di stupro: non credo ci sia bisogno di mostrare tutto sullo schermo.
Allora come risponde alle critiche di violenza nel suo film?
Inizio con il dire che gran parte dell’esperienza umana passa attraverso qualcosa di cupo e negativo, in generale la mia intenzione non era realizzare un film violento, ma solo creare grandi scene d’azione. Kick-Ass 2 non è uno splatter con sangue buttato sullo schermo senza motivo, mostra anzi che la violenza è conseguenza di azioni sbagliate. Anche il primo Kick-Ass, in questo senso, era “violento”, sinceramente penso sia compito dei genitori scegliere e controllare cosa far vedere ai figli.
Non teme che ragazzini possano improvvisarsi giustizieri indossando una maschera per emulare il film?
No, mi auguro che la loro relazione con i genitori sia più forte di qualunque storia mai raccontata sullo schermo.
Dirigere una quindicenne carismatica come Chloe Moretz: com’è andata?
Lavorare con lei è fantastico, a 15 anni eppure ha una grande intelligenza emotiva, entra subito in un ruolo, non hai neanche bisogno di dirigerla troppo. Mi portava delle idee al tavolo, le sceglievamo insieme, cambiava anche qualche battuta in meglio.
E Aaron Taylor-Johnson?
Non è il classico attore che mira ad apparire e ti chiede ogni due minuti se sembra abbastanza bello nella scena. Tutt’altro: ha un approccio più da narratore, è interessato soprattutto al viaggio del suo personaggio. E ci teneva a sembrare meno figo possibile: voleva quegli occhiali spessi, il casco di ricci ribelli, si divertiva a trasformarsi fisicamente.
E’ stato difficile, invece, scegliere Mother Russia?
C’erano veramente poche persone che rispondessero alle caratteristiche di quel personaggio, è stata una ricerca lunga e mondiale, abbiamo cercato anche nei siti fetish sulle donne bodybuilders e scoperto un mondo davvero bizzarro. Sono addirittura diventato amico di tanti webmaster che ci chiedevano se fossimo una compagnia seria+ Comunque l’attrice che abbiamo scelto era perfetta per il ruolo già alla prima foto.
Ha voluto Jim Carrey nel cast: perchè proprio lui?
Perchè cercavo un attore con lo humor in linea con Kick Ass, ma anche potesse essere insano e intenso al tempo stesso. Jim è da sempre al top della mia lista, ha un genio comico unico, cosi’ abbiamo iniziato una danza di persuasione e alla fine ha accettato. Certo, ci siamo sorpresi dai suoi Tweets critici verso il film, non so cosa dire, tutto cio’ che era nel film era gia’ sulla pagina. Se mi chiamasse ne parlerei volentieri, però ha le sue idee e io le rispetto.
Il finale lascia pensare a un altro sequel: ha già firmato per Kick-Ass 3?
A dire il vero no, per ora mi basta che il pubblico apprezzi questo film. Certo, nel finale si chiude il viaggio di una storia e si lascia la porta aperta, ma solo perchè ogni personaggio sceglie di andare per la sua strada.
di Claudia Catalli per Oggialcinema.net