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Intervista: Alessandro Camilletti

Creato il 14 luglio 2011 da Annalisaemme @annalisaemme
C’era un tempo in cui l’uomo combatteva in nome di Dio. Il tempo di un condottiero coraggioso e di un Amore violato. Il tempo della Fede e della Mistificazione. Era l’anno 1203…
Intervista: Alessandro Camilletti
La guerra di Diodi Alessandro Camilletti
Prezzo di copertina: € 19,90
Formato: Brossura
Editore: Zero91
Data di uscita: 23/06/2011
Lingua: Italiano
Pagine: 416
Generi: Romanzo storico
Marchesato di Monferrato.
È il giorno dell’Assunzione dell’anno 1203.
Alla vigilia della disastrosa crociata di Bonifacio I, un’alba di sangue si leva sulla città di Ovilia, caduta, dopo mesi di assedio, nelle mani di un nemico ambizioso e implacabile. Ademar, il fedele maresciallo del barone di Ovilia, si ritrova faccia a faccia con le sue più segrete paure e le sue più intime insicurezze.
Eppure, dovrà essere lui a portare in salvo l’impenetrabile e altera Eloisa, fi glia del barone, e difendere ciò che resta delle speranze della città. Un gruppo di soldati scelti segue Ademar in questa delicata missione.
Ognuno ha messo la propria vita al servizio del barone, e il tempo di onorare quella promessa è arrivato. Nell’impavida fuga, metteranno in gioco il proprio onore e combatteranno la propria guerra contro dubbi, aspettative e segreti.
In una realtà in cui le azioni degli uomini vengono guidate o giustifi cate dalla Volontà di Dio, Eloisa cerca la sua strada, sola e determinata, in una fuga che, per lei, non è solo geografica. Tutti scopriranno, però, quanto intrecciate siano le loro sorti. Quanto l’azione di un singolo uomo possa riscrivere anche il Destino degli altri.
Intervista: Alessandro CamillettiAlessandro Camilletti (Roma, 1973) ha studiato Pianoforte, Musica da Camera, Composizione e Strumentazione per Banda presso il Conservatorio di Santa Cecilia, praticamente la sua seconda casa. 
Dopo aver svolto varie attività in ambito musicale, e soprattutto nel teatro lirico, si dedica ora essenzialmente all’insegnamento. 
La passione per il mondo medievale ha determinato la scelta dell’ambientazione del suo romanzo d’esordio, La guerra di Dio.
Noi di Tiffany's abbiamo avuto il piacere di intervistarlo, ecco a voi le sue risposte...
Buongiorno Alessandro e benvenuto da Tiffany’s. Prima di cominciare con l’intervista vera e propria, perché non ti presenti?
Sono un insegnante; o per lo meno è quello che cerco di fare. Tranquilli però, non ho intenzione di polemizzare sul precariato; non ne ho mai avuto la forza. Sono un musicista; e per molto tempo la musica è stata tutta la mia vita. Sono uno che ama i libri. Non solo leggerli; mi piace tutto di loro. Un esempio? Qualche tempo fa ne ho comprato uno che cercavo da cinque anni. È stato bello cercarlo così a lungo ed è stato bello trovarlo, finalmente. Ancora una cosa: sono uno dei pochi che, quando scrive, usa ancora il punto e virgola. Si era notato, vero?
La guerra di Dio è il tuo primo romanzo, ci racconti com’è nato?
Ero a casa di amici. Uno di loro vive da tempo a Los Angeles e, all’epoca, stava cominciando a scrivere un romanzo. Mentre lo ascoltavo raccontare i suoi progetti, le trame, gli eventi principali che avrebbe narrato, mi venne un’idea: perché raccontare le storie sempre e soltanto seguendo il percorso più logico? Quanto si possono stravolgere le normali abitudini della nostra mente? Pensai che se un giorno avessi scritto una storia l’avrei fatto come un gambero, procedendo al contrario. Dopo qualche mese di “lievitazione”, mentre tornavo in traghetto da una gita (ovviamente scolastica) per ammazzare il tempo chiesi tre fogli ad un ufficiale di bordo e abbozzai le prime idee, ancora molto vaghe, su come avrei potuto realizzare il mio progetto. Quando sono tornato a casa, senza ancora aver deciso niente e non sapendo neppure cosa ci avrei veramente messo dentro, ho scritto il primo capitolo del libro. L’ho fatto perchè la cosa che mi spaventava di più era l’idea di dover scrivere tante pagine e non riuscivo ad immaginare se ne sarei stato capace. Quando ho cominciato a scrivere però non mi sono più fermato; le idee hanno trovato il loro posto quasi da sole. Spesso, quando inserivo qualcosa di nuovo, dovevo tornare indietro per cambiare quello che avevo già fatto e questo accadeva piuttosto spesso. Cosa è rimasto alla fine delle mie convinzioni iniziali? Quasi niente. Ma è giusto che sia così: quando l’albero è grande l’aspetto del germoglio è ormai perduto per sempre. L’evoluzione è nella vita; guai a chi non riesce ad accettarlo.
Quanto c’è di realtà storica e quanto di finzione nel tuo romanzo?
Tutto ciò che fa da sfondo alle vicende principali è storia: fatti, personaggi, luoghi geografici. Sono molto orgoglioso delle ricostruzioni storiche. Ho anche fatto molta attenzione ad evitare ogni riferimento a cose che all’epoca degli eventi narrati non c’erano ancora, per esempio nei modi di dire. Si tratta di una leggerezza che si riscontra in molti romanzi storici. Viceversa, tutto l’intreccio principale è frutto di fantasia. Attenzione però, perché i due mondi sono tutt’altro che separati. Gli eventi dell’uno condizionano gli eventi dell’altro, la trama e l’ordito sono tessuti così saldamente insieme che ormai mi è impossibile anche solo pensare di separarli nuovamente. Anche di questo sono molto orgoglioso.
Come ci si sente a raccontare di un mondo scomparso da tempo?
È una cosa che mi dà un grande vantaggio: nessuno può tornare indietro per controllare se e quante libertà mi sono preso. Scherzi a parte, io non credo che nel XIII secolo le persone fossero poi così dissimili da noi. Certo la vita era diversa, la cultura, le conoscenze. Tutto questo influiva sul modo di pensare e di comportarsi di quegli uomini e quelle donne, ma i processi mentali non sono certo cambiati. Siamo noi che, quando pensiamo ad un personaggio storico, tendiamo sempre a semplificare al massimo la sua complessità umana: ha fatto questo – pensiamo – dunque era un uomo così e così. Non ci sono mezze misure, li ricordiamo solo per ciò che hanno realizzato e tracciamo giudizi netti e puliti sulla loro personalità. Non pensiamo mai a quanti tentennamenti o ripensamenti hanno avuto; al fatto che, forse, hanno dovuto prendere delle decisioni che andavano contro le loro stesse convinzioni esclusivamente in vista di un fine superiore; o a cose come la buona fede negli errori, la paura negli atti di eroismo, il caso. È questo che ho cercato di far risaltare nel romanzo: la vastità interiore che anima tutti i protagonisti. A me piace pensare che sia proprio questo il vero punto di forza del libro.
Quali sono le fonti che ti hanno ispirato per la costruzione di La guerra di Dio?
Coma appassionato di storia medievale conoscevo già molte cose sul periodo che volevo raccontare. Questo mi ha semplificato notevolmente il lavoro. Sulla crociata di cui si parla nel libro (la quarta) abbiamo la fortuna di avere una cronaca dell’epoca a nostra disposizione redatta dal maresciallo di Villehardouin. Leggere i documenti originali è sempre entusiasmante, anche se qualche volta occorre uno sforzo supplementare per adattare quei testi alla nostra comprensione. Personalmente poi, trovo che gli storici medievali siano straordinari perché non si limitano a riportare dei fatti nudi e crudi (peraltro spesso palesemente inesatti), ma cercano sempre di trasmettere l’aspetto soggettivo ed emozionale di un certo evento. Oltre che degli avvenimenti, sono storici anche delle passioni. Non trovate che sia un approccio stupendo? Ah, come vorrei poter cancellare l’illuminismo dalla faccia della terra!
Dicci la verità: in quanto pianista professionista hai composto un sottofondo musicale per il tuo romanzo?
Per me La guerra di Dio è un libro essenzialmente silenzioso. Il silenzio è indispensabile per tutti i personaggi. Stanno lì, attendono, e intanto cercano di carpire un indizio, un sussurro, una voce che li aiuti a comprendere cosa sta accadendo, cosa devono aspettarsi, quanta parte delle loro speranze potrà tradursi in realtà e quanta andrà invece frustrata. Senza il silenzio tutto questo andrebbe perduto e buona parte dei miei sforzi non avrebbe senso. A parte questo però ci sono due canzoni nel libro. La prima è totalmente inventata e ne viene riportata solo una sintesi del contenuto. L’altra invece è una bellissima canzone in lingua d’oc di Bernart de Ventadorn il cui testo viene riportato integralmente. Se proprio dovessi scegliere una musica per il libro vorrei che fosse questo canto d’amore: semplice, monodico e senza fronzoli, ma proprio per questo così vibrante e appassionato da arrivare dritto all’anima.
Hai voglia di svelarci un commento fatto al tuo libro che ricordi con piacere?
Dico la verità, sono soprattutto le critiche che ricordo più vividamente. Non dico che il libro sia stato molto criticato (altrimenti non lo comprerebbe più nessuno!); voglio dire che un po’ tutte le persone che l’hanno letto mentre era in fase di elaborazione, hanno cercato di aiutarmi con consigli e suggerimenti per renderlo sempre più bello. Li ringrazio molto per questo. Voglio dire anche a tutte queste persone che ho pensato molto a tutti i consigli che ho ricevuto e che tutti mi hanno aiutato a riflettere e a capire meglio ciò che stavo facendo, anche quelli che poi ho deciso di non adottare per la stesura finale.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Stare con la mia famiglia il più possibile. Giocare con i miei bimbi e insegnargli a trovare sempre il bello nelle cose che sono intorno a noi. Leggere molti libri. E ovviamente continuare a scrivere. Sto progettando un nuovo romanzo storico, ma anche un libro completamente diverso, moderno e con uno stile più diretto e veloce. Non so ancora su quale dei due comincerò a lavorare prima; però credo che tutto dipenderà dall’accoglienza che riceverà La guerra di Dio. Vorrei che fossero i giudizi delle persone che leggeranno il libro ad influenzare questa decisione. Dunque…avanti con i commenti!
Adesso salutaci come si saluterebbe nel 1203.
Ancora un poeta occitano, Thibaut di Champagne, con il quale faccio a tutti voi, staff e lettori di Tiffany’s, i miei migliori auguri:
Douce dame, roïne coronee,
prïez pour nos, Virge bone eüree!
Et puis après ne nos puet mescheoir.
Da parte di tutte le lettrici di Tiffany’s, e dal resto dello staff ti ringrazio per la tua disponibilità!
Vi ha incuriosito abbastanza questa intervista? Non perdetevi il romanzo La guerra di Dio in libreria dal 23 giugno!
Arvéire,
Annie

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