Illustrazione di Cristina Picciolini inclusa nel volume “Distanze”
Mi ricollego al post sul libro di Alberto Pellai DISTANZE (Erickson, 2012), perché, incuriosita e ammirata dalle immagini del libro, ho contattato l’autrice, Cristina Picciolini (www.picciolini.de) e le ho posto qualche domanda.
Come è nata la collaborazione per il libro di Alberto Pellai?
Vidi e ascoltai per la prima volta Alberto Pellai ad un convegno a Rimini qualche anno fa. In una sala immensa gremita di gente; lui con la sua media statura se ne stava su quella pedana illuminandoci le sue tematiche con un tono di voce che entrava nel diaframma di chiunque. Mentre lui parlava, e metteva in risalto l’importanza che hanno le emozioni nella nostra vita, vidi scorrere velocemente nella mia mente dei disegni in bianco e nero che avevo fatto in una notte colma di pensieri. Più lui parlava, più vedevo scorrere le immagini dei miei disegni come se prendessero vita. Quei disegni sostavano da circa 3 anni dentro un cassetto.
Alla fine della sua presentazione, poco prima che lui lasciasse quella pedana, come trascinata da qualcosa, mi ritrovai a salutarlo a fargli i miei complimenti e a presentarmi per quella che ero e del fatto che avrei avuto tanto il piacere di mostrargli dei disegni che a parer mio avevano bisogno che qualcuno le donasse delle parole giuste.
Lui con tutta la sua modestia e la dolcezza che aveva di giovane padre, mi rispose con uno sguardo di approvazione e mi allungò il suo biglietto da visita, dicendomi, mi spedisca pure i suoi disegni, se sarò ispirato scriverò una storia.
E cosi feci, e dopo due mesi la sua storia si trovò sulla mia scrivania, senza una casa editrice interessata e la nostra voglia di lavorare insieme che ci permise di approfondire via via nel tempo il progetto.
Quando si crede in qualcosa !
Perché ti racconto tutto questo ?
Primo perché Alberto come ha già detto anche lui, questo progetto è nato al contrario, un esperienza nuova per lui, dove non è l’immagine che illuminata dalla parola si è espressa, ma è la parola che è stata ispirata da delle immagini.
Secondo perché solo con la sua modestia siamo arrivati a realizzare questo progetto e con la nostra esperienza di genitori e di figli.
Credo che per portare il lettore a leggere un libro sia con gli occhi che con il cuore e a svegliare quel qualcosa in più, bisognerebbe dare, secondo me, uno spazio di uguale misura sia alla parte scritta che a quella figurativa.
Tu vivi in Germania, nelle vicinanze di Monaco di Baviera. Trovi differenze tra il modo di recepire/incentivare l’arte in Italia e in Germania?Partiamo dal presupposto che tra l’Italia e la Germania le differenze sono sempre esistite e sono ancora oggi molte anche nelle cose più sottili. Già linguisticamente, pensare e scrivere in tedesco porta ad un concetto diverso di vita. Cosa che non succede tra un italiano e uno spagnolo e un francese. Se poi andiamo a toccare il campo specifico dell’arte, mi viene subito in mente la differenza che c’è tra come è vista la figura dell’artista in Italia e in Germania. L’artista in Germania è riconosciuto sotto ogni punto di vista, però di arte bella in giro ne vedi poca, in Italia invece se dici che sei un artista, ti fanno un sorrisino e poi l’elemosina, però bisogna dire che di arte bella se ne può trovare ancora. A metà strada osservo Berlino come osservo Torino e se devo essere sincera, il giovane rumore artistico che arriva da Berlino non mi entusiasma, mentre quello che succede a Torino mi affascina molto di più. Che sia un problema dell’età che avanza ?
Per cui, se c’è un rapporto diverso con l’artista, c’è sicuramente anche nel modo di recepire l’arte e incentivarla. Non sono d’accordo con il sistema moderno italiano dove incentivare l’arte significa richiedere delle quote in soldi per accedere ad uno spazio espositivo, illudendo il giovane artista ad entrare nel mondo del mercato. In questo la Germania vince ancora il primato di serietà, incentivare l’arte significa dare credibilità all’artista.
Le differenze e le contraddizioni tra i due paesi, purtroppo continuano ad esserci.
Oltre alla tua attività artistica, hai altri progetti in campo?Si ho un progetto che segue due strade e che concluderò entro questo anno. Una nuova esperienza nella mia vita che ho avuto il piacere di dividere in parte con Irene Colacurto, prima amica e adesso in questa occasione, coautrice del progetto. Il primo traguardo è la realizzazione di un libro che raccoglie 45 interviste di artisti italiani, tedeschi e qualche straniero che si è innamorato del Bel paese. Un esperimento che mi ha aperto un mondo di nomi sconosciuti dalle anime famigliari.
La seconda strada tocca il ramo televisivo. Una produttrice italo-tedesca innamoratasi del progetto ha deciso di farne un documentario.
In linea con altri miei post sull’argomento, potresti darci una tua personale definizione di arte?
L’arte é quella cosa che casca all’occhio, ti finisce dentro l’udito e ti si infila dentro l’anima, lasciandoti in riflessione. Di arte siamo circondati solo che é talmente tanto quello che c’é da vedere che non riusciamo più ad osservarlo bene.
Grazie Cristina!