Come promesso nella precedente intervista, torniamo a dialogare con Barbara Baraldi. E questa volta ci interessiamo del profilo “noir” della sua scrittura.
In generale, che musica ascolti?
In generale ascolto tutti i tipi di musica, senza preclusioni. Dai cantautori italiani alla new wave, punk, rock e metal. In certe giornate la mia colonna sonora è scandita dalla musica classica o jazz. Ascolto musica elettronica, ma i fenomeni di massa che arrivano da oltreoceano proprio non li reggo.
Perché il video e la musica dei Cure ti hanno colpito al punto da scegliere la loro “Lullaby” come ideale colonna sonora del tuo romanzo?
Lullaby è seducente e ossessiva, proprio come volevo risultasse il mio romanzo.
Ti sei mai chiesta quali siano le ragioni – inconsce o consapevoli – per le quali un artista (che sia scrittore, pittore o regista…) decide di eleggere l’horror come genere di appartenenza?
Forse riguarda la fascinazione del lato oscuro, il volto buio della luna, quello da scoprire e illuminare. Inoltre, penso che scrivere horror sia come svelare i fantasmi della paura, per liberarli e poterli esorcizzare.
E per il pubblico dei lettori e degli appassionati di gotico e horror, quali sono a tuo parere gli impulsi che inducono a fruire ed apprezzare opere di questo genere?
Leggere horror penso sia un modo per esercitarsi alla paura che fa parte della vita, ed esorcizzarla.
Hai qualche autore di riferimento in questo ambito?
Stephen King.
Quale ritieni sia la sfumatura più appropriata al tuo scrivere: il noir, l’horror o il gotico? O preferisci rifuggire da queste definizioni, tuttavia utili ai lettori che in un genere si identificano?
Per quanto mi riguarda, i generi mi sono sempre stati stretti. Amo la contaminazione, e tendo a focalizzarmi soltanto sulla storia che voglio raccontare, con tutte le sfumature che racchiude.
Come nasce l’idea che poi si traduce in uno dei tuoi romanzi? Ad esempio, com’è nata Lullaby?
Le idee sono come i fiori, possono nascere ovunque. Dai giardini, alle cime delle montagne, ai deserti. Attingo a piene mani dalla realtà, come dai sogni, il testo di una canzone o un film possono essermi di ispirazione, così come il racconto di una nonnina o uno sguardo. Lullaby nasce da un’immagine molto forte che avevo stagliata nella mente: due ragazze diverse tra loro che ballano un tango di nostalgia in una stanza baciata dalla penombra. Lullaby dei Cure di sottofondo. A questo si è unito un interrogativo: cosa si può arrivare a fare, oggi, per raggiungere la fama? Per scrivere un best seller?
Giada, la protagonista di Lullaby, ha qualche affinità con te?
Affinità musicali. Un amore viscerale per il colore nero e un senso di malinconia interiore molto forte.
Hai mai avuto, come Marcello, la sindrome della “pagina bianca”? In caso affermativo, come l’hai risolta?
Penso che sia capitato a tutti gli scrittori. Si affronta con la costanza, proseguendo a testa bassa anche se a volte scrivere una sola pagina può richiedere sudore e sangue. Amo dire che la scrittura è un’amante intransigente, se la trascuri poi ti volta le spalle. Io la corteggio ogni giorno.
Puoi darci qualche anticipazione sui tuoi progetti futuri? Quali saranno i toni del tuo prossimo romanzo?
Si tratta di un romanzo dark fantasy che dovrebbe uscire a inizio 2013. Toni gotici, romanticismo ma anche avventura e thriller. Amore e morte, magia e una promessa eterna.
Il “topos” conclusivo della mia intervista è la domanda a piacere. Barbara chiede, Barbara risponde…
Mi chiedo cosa preparare stasera per cena. In fondo, non si vive di sola arte. Mi sa che faccio la pizza. La mangerei tutti i giorni.
Ringrazio Barbara Baraldi per la disponibilità e la cortesia con la quale ha corrisposto con …
… Bruno Elpis