Politica culturale inesistente e scelte clientelari: ecco servito il disastro della Lirica italiana
Pubblicato da: Adalberto Scarlino
In merito alla vicenda dell’Opera di Roma ( mesi di contrasti e scioperi, drammatica situazione di bilancio, licenziamento – ora di nuovo in discussione – degli orchestrali e dei coristi ) e più in generale sulla situazione delle Fondazioni liriche in Italia, Pensalibero intervista Francesca Viero, oboista e corno inglese dell’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari, che così ha risposto alle domande del nostro A.S.D: Maestro, quale è la sua opinione sulla vicenda dell’Opera di Roma?
R: Penso che quello che è successo ai colleghi dell’Opera di Roma sia un fatto gravissimo, non solo perché 182 persone e relative famiglie si ritrovano senza il loro lavoro, ma perché è l’ennesimo attacco al nostro patrimonio artistico: privare uno dei più importanti teatri d’opera del nostro Paese del suo cuore pulsante è come lasciar crollare Pompei: un quadro, un monumento importante si può ammirare e trarne godimento anche dopo secoli dalla sua creazione, una sinfonia, un’opera lirica esiste e può essere fruita solo se qualcuno la suona, la canta, la mette in scena. Inoltre tutto ciò è avvenuto in un momento in cui infiamma il dibattito sul tema del lavoro e questo mi fa pensare ad una guerra di stampo politico che con il risanamento dell’opera ha ben poco a che vedere: per esempio non sono mai state messe in discussione le enormi responsabilità di chi ha guidato la Fondazione negli ultimi anni, facendo ricadere tutto sulle spalle dei musicisti, cosa alquanto difficile da credere anche al più prevenuto “nemico”.
D: Cosa ha portato alla disastrosa situazione delle Fondazioni liriche?
R: Ciò che è successo a Roma è la drammatica conseguenza della politica culturale degli ultimi 18 anni da quando, con la prima di una lunga serie di poco risolutive riforme, nel 1996 gli enti lirici furono trasformati in Fondazioni di diritto privato. I Teatri accumulavano debiti e gli sponsor privati, che nel tempo avrebbero dovuto sostituire i contributi pubblici, latitavano (complice l’assenza di defiscalizzazione); aggiungiamo poi dirigenze dei teatri spesso e volentieri affidate con criteri più “politici” che meritocratici; mettiamoci pure il progressivo taglio dei contributi pubblici, che pone l’Italia ultima della classe in quanto a investimenti sulla cultura (1,1% della spesa pubblica contro la Germania con l’1,8% e la Francia con il 2,5%, dati 2013 fonte sole 24 ore). Ecco che il disastro è servito e in questo panorama l’Opera di Roma non fa eccezione.
D: Come si diventa musicisti di professione?
R: Un musicista comincia il suo percorso di studi musicali da bambino affiancandolo al normale iter scolastico e la sua famiglia affronta un grosso impegno finanziario per acquistare lo strumento musicale e pagare le lezioni. Una volta ultimato l’iter di studio al Conservatorio, non si ha comunque la preparazione adeguata ad affrontare il mondo dei teatri e delle sale da concerto; quindi si deve intraprendere un nuovo percorso di studi in costosissime accademie italiane o estere, o prendere altrettanto costose lezioni private. Per trovare lavoro si devono superare vari tipi di selezioni: audizioni per i contratti a termine e concorsi per entrare stabilmente a far parte di un’orchestra. Tutto questo può portare per anni in giro per l’Italia e l’Europa, con le spese che comporta, prima di riuscire a ottenere un posto.
D: Quali obblighi, compiti, difficoltà comporta la professione del musicista professore d’orchestra?
R: I professori d’orchestra eseguono i concerti e le opere che vengono decisi dal direttore artistico. Le prove per la messa in scena seguono modalità e orari decisi dalla suddetta direzione. Siamo obbligati a presentarci alle prove con le parti studiate. Ci sono periodi, fondamentali per la nostra preparazione, in cui non siamo impiegati nelle produzioni in teatro ma ad approfondire aspetti specifici dello strumento. Abbiamo, naturalmente, un mese di ferie all’anno, di cui possiamo sfruttare per il riposo assoluto solo la metà perché, come lei sa, dopo 15 giorni senza suonare servono altrettanti per essere “in forma” per il rientro al lavoro.
D: Qualche giornalista ha affermato che siete i più pagati al mondo, cosa risponde?……..
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