Sabine, il tuo è un romanzo sulle passioni, su quanto sia terribilmente forte e inevitabile il loro richiamo. In tutto questo pensi che ci sia modo per gli uomini di fare delle scelte?
Noi crediamo, ci illudiamo di controllare la nostra vita attraverso la mente. Ma ci sbagliamo. In realtà siamo ostaggi dei nostri sentimenti e delle nostre sofferenze. Siamo controllati da essi. Ci sentiamo liberi e lo siamo di scegliere la nostra strada. E se c’è una predestinazione quella determina la diverse scelte della nostra vita. Ma noi non ne siamo consapevoli .
Si dice che gli assassini tendano sempre a fare ritorno sulla scena del loro crimine. E’ questo a volte il passato da cui non riusciamo ad allontanarci, la scena dei nostri crimini?
Gli assassini tornano sul luogo del delitto quando voglio provare nuovamente le stesse emozioni e per controllare che il cadavere sia ben nascono e le tracce occultate. Ciò li aiuta a convincersi che non è successo nulla, che niente è accaduto. Noi riusciamo a non liberarci solo del passato felice. E non lo definirei il luogo del delitto. Ma se viene esercitata su di noi della violenza dubito che la vittima tornerebbe sul luogo del delitto.
E tu, che rapporto hai con il tuo passato?
Trovo triste che sia passato, il passato. La mia vita è stata cosi soddisfacente che mi piacerebbe poterla rivivere. Ci sono davvero poche cose che cambierei ed è una bella sensazione.
Al tuo protagonista, all’inizio del romanzo, sembra non mancare niente: è famoso, ricco e ha una moglie bellissima e di successo. Pensi che la dedizione necessaria ad una vita del genere sia inconciliabile con la dimensione dei grandi sentimenti?
Johnatan è felice, non gli manca nulla ma il colpo che il destino gli riserva lo destabilizza, non riesce a fronteggiarlo. E alla fine va in pezzi. E si trova su un binario dal quale non riesce a deviare. Sono cose che succedono.
Grande parte del tuo romanzo, dopo l’abbandono di Berlino, si sviluppa nei bellissimi scenari della Toscana. Come accade nel tuo libro, hai mai ricercato attraverso uno spostamento fisico un cambiamento interiore? Se sì, sei riuscita a trovarlo?
No, sono venuta in Toscana perché lo trovo un posto magnifico e volevo provare a viverci. Sono troppo curiosa per vivere in un posto solo. Forse qui sono cambiata, non si può impedirsi di cambiare, ed è una buona cosa. Ma se intende dire che sono fuggita da un’altra vita, no non è così. Forse non avrei mai scritto i miei romanzi (ormai sono 6) se non fossi venuta in Toscana, e di questo sarò sempre grata a questa terra.
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