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Intervista alla textile designer Alessia Giardino… prossimamente al Salone Satellite

Creato il 10 aprile 2010 da Nelmioangolino

Giovane textile designer italiana, Alessia Giardino, ha studiato “Progettazione del tessuto”, nel corso Progettazione della moda, presso la facoltà di architettura di Firenze; in seguito ha frequentato il corso “ Design for Textile Future”  presso la Central Saint Martins di Londra e maturato significative esperienze, tra cui il Merket Estate Project, progetto di rigenerazione urbana realizzato da 75 artisti e designer a nord di Londra (Qui trovate l’articolo).

Direttamente da Londra sta per approdare al Salone Satellite 2010 dove saranno presentati per la prima volta alcuni campioni ed esperimenti, parte del progetto sulla rigenerazione e innovazioni di superfici urbane .

Il Salone Satellite, un padiglione del Salone del Mobile, ideato da Marva Griffin, luogo dove giovani designer e studenti delle scuole di tutto il mondo trovano spazio per pesentare i loro progetti, prototipi e intuizioni, apre le porte il 14 aprile.

Una grande occasione per incontrare Alessia, allo stand Is this textile design? C19, Salone Satellite, insieme ad un gruppo di designer emergenti, Titi Abiola, Soojin Kang, Andere Monjo, Solenne Morigeaud.

Intervista alla textile designer Alessia Giardino… prossimamente al Salone Satellite

1. Tu hai studiato  Progettazione del tessuto a Firenze.  Cosa fa un textile designer?
Textile design nel senso lato si riferisce alla progettazione delle superfici. I materiali, i colori, le tecniche, il disegno, le texture… I tessuti, siano essi impiegati nel campo dell’arredamento di interni o della moda, fanno parte di questa grossa branca, che non si limita quindi solo ad essi. 

2. Come è nato questo interesse?
In realta’ e’ un interesse che e’ cresciuto nel tempo, adattandosi e plasmandosi alla mia sensibilita’ e personalita’, alla volonta’ di esplorare nuovi orizzonti creativi. Da piccolina ero attratta dalla creatività, la moda, l’architettura e il design sono stati inconsapevolmente ma quotidianamente presenti nella mia vita. L’arte mi ha sempre affascinato ed emozionato. 

3. Come è arrivata l’esperienza di Londra e Come ha arricchito il tuo percorso di studi?
E’ stata una naturale evoluzione dei miei studi fiorentini.

Lavoravo ad una tesi sull’innovazione tecnologica, sugli smart fabric , materiali tessili innovativi, nuovi concetti ed interpretazioni progettuali. Grossa parte di queste ricerche mi conduceva costantemente alla scoperta di progetti nuovi, stimolanti e all’avanguardia, la maggior parte realizzati fuori dall’Italia.  Sono venuta cosi a conoscenza di un corso “ Design for Textile Future”  presso la Central Saint Martins di Londra.  Motivata ulteriormente dalla staticita’ e completa chiusura delle aziende italiane all’innovazione, dall’impossibilita’ di realizzare praticamente il progetto di laurea, ho deciso di fare domanda presso la  scuola londinese, pur senza tante speranze….

Invece alla fine sono stata selezionata per partecipare a questo master e senza troppe certezze ne programmi, mi sono trasferita a Londra.

Dire che questa esperienza abbia arricchito il mio percorso umano e progettuale e’ riduttivo.
L’approccio ad una materia come il design qui in Inghilterra, ma immagino in molti altri paesi europei , e’ COMPLETAMENTE diverso.
Nello sviluppo di un progetto si parte da una base di ricerca, individuale ( non ci sono corsi che durano semestri in cui ti insegnano le varie tecniche, le ultime ricerche di mercato o quant’altro)  e generalmente innovativa, facilitata dalle strutture super attrezzate, con biblioteche, materioteche e workshop di ogni tipo.  A cio’ segue  la sperimentazione pratica, diretta e quotidiana nei tanti workshop che la scuola offre.

… c’e’ una frase che i tutor ripetevano continuamente …. “ get your hands dirty” che credo rappresenti perfettamente la differenza e insieme la sostanza del metodo di apprendimento inglese.
Letteralmente “ sporcati le mani”… la dice lunga su come si approcci la materia…

 La scuola si vive intensamente, quotidianamente, al modello del famigerato Bauhaus, una scuola di arti e mestieri dove la tecnica la si acquisisce e affina proprio sul campo.
In una giornata scolastica ( 12 ore ) hai l’opportunita’ passare da un workshop all’altro e dare ragionevolmente forma alla tua idea.

Dalla stampa a quadro, a quella in digitale, il laboratorio di tintura, la fantastica macchina che fa il taglio al  laser su una vasta gamma di materiali, i telai a mano e jacquard e la macchina per lavorare a maglia, si puo’ gia immaginare l’ampia possibilita’ e combinazione di tecniche e materiali. A cio’ovviamente si aggiunge la personalissima interpretazione e sperimentazione delle stesse.

All’inizio nutrivo profondi dubbi e timori, vista la totale liberta’ e autonomia in cui si e’ lasciati a sviluppare un progetto, con revisioni e tutorial che cadono variamente ogni due settimane.
Gradualmente ho capito quanto questo costituisse invece la difficolta’ e l’importanza, per una materia come il design, dove ci si trova costantemente a dover fare un’analisi piuttosto critica del proprio lavoro e a prendere correntemente decisioni sugli sviluppi del prodotto.

“ you have to make choice” e’ l’altra frase che risuonava nella mia testa…
Scaring, lo so, ma questo in fin dei conti e’ il ruolo del designer, ed e’ stato sicuramente l’insegnamento piu’ importante!

4. Quale è il confine tra tecniche tradizionali e nuove tecnologie?
Non esiste un confine tra le due.  Le nuove tecnologie permettono di esplorare nuovi scenari e aggiungere molteplici e irriverenti funzionalita’ ad un prodotto, costituendone il valore aggiunto.
Ma le nuove tecnologie non avrebbero modo di esistere, ne’ di essere applicate se non ci fossero le tecniche tradizionali.
Ad esempio… tutti gli SMART material, che reagiscono in base al cambiamento delle condizioni esterne, o all’interazione con l’utente, non avrebbero modo di esistere sul mercato, se non ci fosse diretta applicabilità degli stessi. E’ cosi’ che ad esempio i pigmenti termo cromatici si applicano con la tradizionalissima tecnica della stampa a quadro, o  I filati a memoria di forma ( SMA) possono essere intessuti con il telaio a mano o jacquard.
La vera innovazione sta nella capacita’ di applicare materiali innovativi attraverso processi tradizionali, oppure sperimentare nuove tecniche, impiegando comuni materiali tessili; un binomio, questo, che deve risultare  perfettamente integrato nel prodotto, evitando il prevalere di una delle due parti e sull’altra.

 5. Da cosa trai ispirazione?
 Arte, natura, micro-organismi, scienze ( concetti e forme).
Oggetti e mobili, tessuti e vestiti rigorosamente vintage, che ritrovo nei meravigliosi mercatini di antiquariato, o “ second hand “ shop.
E poi dall’ambiente che mi circonda, da suggestioni e visioni, persone interessanti, storie, percezioni e sensazioni che vivo quotidianamente.

 6. Parlaci del progetto “Market Estate Project”
Ho partecipato al Marketestate realizzando “ Concrete Wallpaper ”; una carta da parati nelle scale esterne e pareti di questo vecchio Council Estate, applicando il cemento foto catalitico con la tecnica della stampa a quadro. Era un lavoro che avrei voluto fare da tempo, e finalmente ho trovato il posto adatto e il giusto brief per poterlo realizzare.

Adattando il tema del rigenero di superfici negli spazi urbani, ho proposto L’uso di materiali che possano armonizzarsi con lo spazio esistente, adoperandoli anzi come naturale estensione degli stessi… Cosi’ una carta da parati, il cui pattern e’ interamente realizzato in cemento foto catalitico, ha la capacita’ di dissolvere le molecole inquinanti nell’aria, e costituisce allo stesso tempo motivo di decoro.
Inoltre ho trovato particolarmente interessante impiegare cemento, un materiale davvero poco attraente per la sua natura grezza e fangosa, per realizzare delicatissimi disegni.
In tal caso le caratteristiche sensoriali del materiale stesso vengono completamente alterate, e rivalutate, generando stupore. Un elemento questo che trovo molto interessante.

Questo e’ stato in breve il mio progetto, all’interno di un contesto invece inimmaginabile, di energia e sinergia creativa! E’ passato ormai un mese dalla fine del Market Estate e l’apertura al pubblico e la nostalgia e’ ancora tanta… nei giorni in cui ho lavorato sul posto ho potuto respirare e condividere un’atmosfera unica, dove piu’ di 100 persone, tra artisti, designer, poeti, attori, writers, musicisti, organizzatori hanno unito le loro forze per dare vita a questa immensa installazione, rivalutando e risanando un’Estate che era ormai piuttosto degradato ( ci sono stati anche omicidi in passato) e ricreando in altri casi memorie col tempo, con le persone e con i luoghi.

7. Eri l’unica italiana?  
No, non credo. Non conosco tutti gli artisti ma almeno una decina di italiani erano li.

 

Intervista alla textile designer Alessia Giardino… prossimamente al Salone Satellite

 

8. Coinvolgere la popolazione locale era uno dei principali obiettivi. Ci siete riusciti?
Era sicuramente uno degli obiettivi, ma non il solo.
Il lavoro e’ stato lungo e programmato almeno 8 mesi prima, finanziato e supportato dal british council e House Assosiation. I ragazzi di Tall Tales, ideatori del market estate project, hanno cercato in diversi modi di coinvolgere la popolazione locale. Svariati  workshop nell’arco degli otto mesi sono stati tenuti per i ragazzi e adolescenti che vivevano nell’estate, mentre la scelta finale dei progetti e’ passata attraverso i direttori amministrativi dell’estate stesso e rappresentanti della comunita’ locale.

In alcuni casi il coinvolgimento e’ riuscito, ad esempio l’abitante che ha vissuto piu’ a lungo nell’estate ha collaborato con una fotografa e artista aprendo la sua casa, e il suo cuore, raccontando praticamente la sua intera vita, trascorsa al Market estate. Cosi’ ricordi, foto, filmati, oggetti si sono materializzati in un’installazione emozionante e avvincente all’interno del suo stesso appartamento… a mio avviso uno dei lavori meglio riusciti!

 9. Cosa offre oggi Londra? Cosa ti piace di questa metropoli?
I’m totally in love with London!!
Averla vissuta da studente, o viverla oggi nella sua  “ autenticita’, lontana da piccadilly e dal Big Ben, bensi’ nei quartieri piu’ propriamente inglesi, la rende sempre sorprendente ai miei occhi.
Ogni giorno sembra di vivere una nuova esperienza, diversa, magica….unica!
Londra e’ cosi… il “vibe” che la caratterizza e’ la sua forza e unicita’!
E’ una citta’ viva, che ti stimola continuamente, che si evolve e cambia ad una velocita’ spaventosa,  che se vissuta nel modo giusto ti spinge sempre a metterti in gioco. La frenesia e i ritmi a volte esasperanti ti fanno girare la testa, ma ti appagano e ti ricaricano.

Londra Offre e crea opportunita’, e’ eclettica , nell’architettura e negli spazi urbani, e ogni volta si ha la sensazioni di trovarsi in un paese diverso… una caratteristica questa, che non si  ritrova in nessuna altra capitale europea.
La diversita’ di contesti urbani rispecchia ovviamente la varieta’ di quelli sociali ed etnici.
Il confronto con tante persone ed esperienze diverse ti arricchisce costantemente e ti libera la testa da vecchi pregiudizi.  La liberta’ vera, reale, stimola ed accresce la creativita’ .
Ma creativita’ e’ anche libera espressione di se stessi!

Personalmente credo di aver maturato un certo tipo di sensibilità, che mi permette non solo di capire meglio me stessa, ma anche di predispormi in maniera diversa verso il mondo. E qui il mondo lo si ritrova tutto!!
Ho sempre ritrovato un ambiente aperto al dialogo, disponibilita’ e reale interesse, soprattutto nel mio campo. Mi e’ capitato di incontrare designer, artisti, gente sempre stimolante, entusiasta del proprio lavoro e di conoscere quello degli altri, pronta a sedersi davanti a un caffe’ e discutere, elargire consigli e feedback in merito a un progetto o un’idea.
E il più delle volte non è l’interesse subdolo a permettere ciò, ma solo reale passione e voglia continua di condividere esperienze, conoscenze, creatività.  Quest’atmosfera a Londra si percepisce e respira quotidianamente ed e’ uno degli ingredienti che contribuiscono, oggi, a renderla magica.

 10. Cosa sogni ad occhi aperti?
… Io sogno ancora ad occhi aperti

:)

11.Ci dai un appuntamento?  
14-19 Aprile 2010. Salone Satellite Is this textile, Stand C19!!!!!

 

Grazie Alessia per la disponibilità, so quanto questi giorni di preparativi siano stati frenetici e impegnativi, grazie per il tempo che mi hai dedicato!

 



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