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Intervista allo scrittore e blogger Matteo Grimaldi

Creato il 04 luglio 2011 da Bradipina
Intervista allo scrittore e blogger Matteo GrimaldiConosciamo oggi un giovane scrittore che ha già pubblicato tre libri. Si chiama Matteo Grimaldi, è abruzzese, e oltre che come autore di libri è conosciuto e amato nella rete anche come blogger. Fino a poco tempo fa curava il suo blog La Stanza del Matto sulla piattaforma Splinder, ora si è messo in proprio con il suo sito www.matteogrimaldi.com dove continua a raccontare le sue avventure e esprimere le sue opinioni.
Prima di leggere l'interessante intervista che mi ha concesso, ecco una breve descrizione dei suoi libri:Non farmi male è il libro d'esordio, pubblicato con la casa editrice Kimerik, sette brevi racconti di intensità e spessore, che inducono a riflettere, a confrontarsi con se stessi, con i propri timori e con le suggestioni più intime. Racconti che invitano a essere letti tutti d’un fiato, per gustare il piacere di una storia originale e ben scritta, mai banale.
Supermarket 24, il secondo libro, ma primo romanzo, definisce il tempo e il luogo in cui si sviluppa l’epopea di Luca Sognatore: le tanto attese 24 ore del primo giorno di lavoro come commesso in un supermercato aquilano. Il reparto ortofrutta a cui Luca è assegnato diventa un punto d’osservazione da cui raccontare, ora con pathos ora con perfidia, le vite vere o immaginate di colleghi, clienti e superiori macchiettistici ed estremi, ma nondimeno comuni, ahinoi, a tutti i posti di lavoro. Vite scandite dal passare di ore sempre uguali, costrette in una quotidianità meccanica e annichilente, di cui sembra accorgersi solo lo sguardo vivace e scanzonato di Luca.
Una valigia tutta sbagliata, anche questa è una raccolta di racconti, che narrano di partenze, di fughe, di tentativi talvolta disperati, di lasciarsi alle spalle il mondo e le proprie delusioni. Ma per quanto si vada distante la valigia è sempre sbagliata perchè non si arriva mai abbastanza lontano da sé.Trovate Matteo anche su Facebook, a questa pagina.
Ma ora leggiamo l'intervista ;-D
Matteo, tu hai pubblicato già tre libri, un romanzo e due raccolte di racconti. Cosa è più faticoso scrivere un romanzo o tanti racconti legati tra di loro da un filo conduttore?Quando scrivo racconti non penso a un filo che li leghi per farne una raccolta. Quello viene dopo, quando ne ho messi insieme un po’, distanti anche anni, che uno mi fa pensare a un altro, quasi come se i personaggi dovessero conoscersi per raccontarsi esperienze comuni, comuni dolori. E allora li faccio incontrare all’interno dello stesso libro. La scrittura di un romanzo è più faticosa, la fatica della dedizione totale. Non penso ad altro per mesi. Talvolta confondo finzione e realtà. Il racconto è come un sogno breve. Il romanzo è un lungo viaggio fra le strade di una città, nel cuore e nella mente di personaggi che diventano persone in casa tua, amiche, odiate o incomprese, nei loro comportamenti, nei sentimenti che scombinano tutto. È un’esperienza eccitante e stremante al tempo stesso. Spesso fallimentare, quando i meccanismi si inceppano e tutto si paralizza, bloccato in un limbo. Talvolta divina, quando si chiude la storia e sopraggiunge la malinconia dell’ultimo saluto.
Tra un'opera e l'altra ci sono molte differenze. I racconti di Non farmi male sono drammatici, mentre nel romanzo Supermarket24 lo stile è diverso, più ironico e più simile al tuo modo di scrivere anche sul tuo blog. Per uno scrittore è un pregio essere eclettico e mai uguale a se stesso, vero?Non so se è un pregio, sicuramente una difficoltà. Se cambi sempre maschera la gente fatica a riconoscerti, sembri ogni volta un autore diverso. Il fatto è che ho in testa un sacco di storie nuove che percorrono direzioni inconciliabili. Questo mi fa pensare che continuerò a sperimentare e a cambiare look narrativo e colori.
Parliamo invece dell'ultima raccolta, che hai cominciato a scrivere subito dopo il terremoto che ha colpito la tua città L'Aquila, durante il tuo "esilio forzato"...Il terremoto ha generato un misto di paura e confusione. Non sapevo cosa fare, così sono fuggito. È quello che fa il protagonista di ‘Mai abbastanza lontano da me’, il racconto più autobiografico della raccolta, quello del brusio del verso del mostro che ancora avverto ronzare nel fondo, dell’illusione di lasciare a L’Aquila tutta la mia disperazione, che invece s’è accomodata sul sedile del passeggero e ha disturbato il viaggio e tutti i giorni fino al mio ritorno. ‘Mai abbastanza lontano da me’ è stato il primo dei sei viaggi impossibili che ho affrontato e quello che più rappresenta l’intera raccolta perché li contiene tutti. I protagonisti della Valigia cercano la vita pur scappando dalla loro e senza l’amore non ce la fanno. L’amore passionale, l’amore corrisposto, l’amore che cambia, l’amore che muore, l’amore del mare che non sa tradire in ‘Sms dal mare’, l’amore di Alberto che non sa aspettare, in ‘MutoDentro’, l’amore di Marco, Giulia e Dario che tentano di restare sul filo di un equilibro che non può durare ne ‘Il dolore definitivo’, l’amore della piccola Mia per i suoi sogni che la illudono di poter cambiare la realtà semplicemente colorandola con la magia, in ‘Luci di cera’, un esperimento fantasy dolcissimo che chiude la raccolta. L’amore “a gocce di cristallo”, com’è stato definito da Mauro Marcialis che ha firmato la prefazione, in ‘Quattordici febbraio’. In ‘Una valigia tutta sbagliata’ nessuno dei personaggi si arrende, perché se il passato non possono cambiarlo e il futuro conoscerlo, il presente è adesso e dipende da loro.
L'Aquila fa da sfondo anche al romanzo, anche perché è bene scrivere di ciò che si conosce. Ma se dovessi scrivere un altro romanzo dove ti piacerebbe ambientarlo? Ti piacerebbe spostarti apposta per poter conoscere un luogo da raccontare in un libro?Nonostante tutte le storie che ho scritto siano ambientate in una città ben precisa, è come se le vicende non avessero bisogno di quella, slegate dalle atmosfere che caratterizzano un luogo e lo rendono diverso da tutti gli altri luoghi del mondo. Nel mio prossimo libro la città diventerà protagonista, entrerà nell’esistenza dei personaggi determinandone le scelte. È la prima volta che
avverto il peso della città sulla storia che fino a ora aveva sempre prevalso sul contorno di strade, piazze, montagne o mare. Mi piacerebbe viaggiare e poi scriverne, certo. Lo faccio nel mio piccolo, non apposta perché non posso permettermelo, ma tento di assorbire da ogni viaggio il mondo e riportarlo, quando posso e voglio, sulla pagina.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Il nuovo libro dovrebbe uscire l’anno prossimo, ma visto che è ancora tutto sospeso preferisco non parlarne. Dico soltanto che è il libro della mia vita e non perché parla di me.
In tutte e tre le tue avventure editoriali hai sempre cambiato editore. Per ognuno è stata una nuova ricerca? Quanto è stato difficile trovare quella giusta ogni volta?L’esordio è stata una scommessa della Kimerik che, spinta dai tanti contatti sul blog e dalle tematiche della raccolta, decise di mandare in stampa appena 200 copie e vedere che succedeva. La prima edizione andò esaurita in due settimane e allora passarono a un’edizione più corposa. ‘Supermarket24’ doveva uscire con Edizioni di Latta, una casa editrice di Milano distribuita da ALI. Il libro era pronto, copertina e scheda sui principali portali on line. A tre settimane dall’uscita la casa editrice chiude e restituisce i diritti delle opere agli autori. Pensate alla frustrazione di due anni di lavoro risultati d’un tratto inutili. Ho conosciuto Sara Saorin di Camelopardus grazie al web e ci siamo trovati su tutto. Il nostro rapporto oltrepassa quello tipico fra autore ed editore. Ci stimiamo molto, ci consigliamo, siamo amici. È stata una vera fortuna incontrarla, non solo perché mi ha pubblicato, ma per tutti gli insegnamenti che da lei ho ricevuto, lo scambio di esperienze e passioni incrociate all’interno di una casa editrice che lavora per l’autore. La Valigia infine deve la sua uscita a Laura Tota di ET/ET Edizioni. È stata lei a leggere il blog, a cercarmi, a chiedermi se avessi racconti inediti nel cassetto. Capita anche questo, incredibile!
Cosa pensi degli e-book?Mi piace l’idea di poter leggere a poco libri che in prima edizione sono arrivati a costare anche 25 euro, ma non ne faccio uso per ora. È una questione di sensazioni, anzi di sensi. È vero che gli ultimi ebook reader in commercio ricreano la pagina, non disturbano la lettura, non sono retroilluminati e mille caratteristiche per non stancare l’occhio umano e invogliarlo a leggere su schermo, ma non mi basta. Io starei ore in libreria, quando posso lo faccio. Sfoglio le pagine, accarezzo la copertina, ammiro e commento le caratteristiche che diversificano gli editori, il tipo di carta, di rilegatura, il loro marchio di fabbrica. Per l’ebook reader tutti i libri sono uguali, file da aprire e scorrere, tutti impaginati allo stesso modo, con lo stesso font, interlinea, inodori, omologati in uno standard di lettura. È una rinuncia che per ora scelgo di non fare.
Tu hai un blog molto seguito (prima su Splinder ora in forma di sito personale), pensi che gli scrittori di oggi, dell'era di Internet, soprattutto all'inizio della loro carriera, possano fare a meno dei blog e dei social network?Il social network è una grande possibilità, per l’autore di arrivare a un vasto numero di potenziali lettori, difficile da raggiungere soprattutto se pubblica con piccoli editori che vivono la quotidiana difficoltà della distribuzione in libreria. E poi per il lettore, di ritrovare i suoi autori preferiti, parlarci, conoscerli e discutere di questo o di quel personaggio, del finale che non convince, della voglia di veder pubblicati nuovi libri. Perché bisognerebbe farne a meno? Chi lo fa si priva della possibilità di interazione col mondo e soprattutto con la gente che acquista il libro, che sogna grazie al libro, che resta delusa dal libro, che vorrebbe un confronto. A me tutto questo emoziona e serve. E poi sono nati bellissimi rapporti da uno scambio di opinioni su un mio libro. Le storie legano.

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