Intervista allo stakanovista del cinema: Roger Corman

Creato il 05 novembre 2010 da Nouvellepunk

Roger Corman

Con i suoi 84 anni, Roger Corman (Detroit 1926), il grande stacanovista dei B movie, continua a lavorare. Adesso è al festival di Sitges per presentare la sua ultima produzione, Shark-topus, con un soggetto ed una realizzazione tipicamente cormaniana: alcuni scienziati creano una terrificante creatura metà squalo e metà polipo (da qui il titolo del film) nella città delle Arti e della Scienza di Vaelncia (anche se non è stata girata lì, solo che al regista “piaceva la location e il montatore prese una paio di riprese del luogo e le incluse nel montato”). Corman viene solitamente associato al cinema facilone e squallido, all’autore dell’imprescindibile manuale Come ho fatto cento film ad Hollywood senza perdere nemmeno un dollaro, come il tipo capace di girare in due giorni ed una notte un classico come La piccola bottega degli orrori (1960)… però è molto di più. Probabilmente, il cineasta vivente più influente del mondo. Provate ad osservare: quando nelle università si studia la produzione internazionale e il cosiddetto cine transnazionale appare Corman e i suoi lavori in Argentina e nelle Filippine, quando si studiano i concetti postmoderni come la citazione e il el found footage di nuovo incontriamo Corman e la sua maniera di distruggere e riutilizzare vecchi film sovietici. Se leggiamo qualcosa riguardo al genere, non c’è niente di meglio che lui per parlare del terrore gotico (la sua serie su Poe), il musical (La piccola bottega degli orrori) o il cinema on the road  (I selvaggi, 1966). E, infine, se vogliamo conoscere gli inizi di alcuni dei maestri del cinema americano come Francis Ford Coppola, Jack Nicholson e Jonathan Demme di nuovo apparirà il suo nome tra i primi che gli diedero lavoro. Lui afferma con modestia: “Credo che sono solo uno dei tanti pionieri di Hollywood”.

I selvaggi di Roger Corman locandina

L’anno scorso ha ricevuto l’Oscar d’onore e Jean-Luc Godard lo riceverà l’anno prossimo. Una strana coppia no?

Si, esattamente per questo ho sempre pensato che mai avrebbero dato un Oscar a qualcuno che fa film come i miei.

No? Io pensavo che glielo avessero dato prima, tenendo in conto che durante la sua lunga carriera ha lavorato con la metà dei membri dell’Accademia di Cinema di Hollywood.

“Il cinema è così: ogni giorno sembra divampare una crisi”

Sicuro che questo ha significato qualcosa. (ride)

Lei ha vissuto la crisi del cinema con l’avvento della televisione, il crollo dei grandi studios e adesso vive quella di Internet.

Il cinema è così: ogni giorno sembra divampare una crisi ed ogni giorno di riprese è una crisi.

Internet sta ammazzando il cinema?

Il cinema continuerà ad esistere perché la gente vuole continuare ad uscire fuori di casa, però internet sta diventando più potente della televisione e del cinema. Adesso, sono i padroni degli studios che stanno cambiando. Prima erano una manciata di dittatori, ma a loro piaceva fare film; adesso sono esecutivi di grandi compagnie e quello che a loro piace è fare soldi.

Conseguenze?

Le storie sono meno sottili. Io lo riassumerei così: se un film in cui ad un personaggio gli tagliano il polso ha esito, nel seguente l’amputazione arriverà al braccio, poi alla spalla… E così via, fino a che non ci sarà più nulla da tagliare.

Si viveva meglio all’epoca dei Drive-in?

In un certo modo. Credo che il cinema debba adattarsi ad internet e che, quando ci riuscirà, sarà un mercato enorme per le produzioni indipendenti. Internet è il futuro del cinema indipendente.

La piccola bottega degli orrori di Roger Corman

Perché tutti le chiedono sempre dei suoi sei adattamenti di Poe e non le chiedono mai di altri film seminali, come il suo apporto al cinema on the road o al genere musical?

Non avrei mai voluto realizzare tante film basati sui racconti di Poe. Solo che la prima mi portò soldi, la seconda pure e la terza I selvaggi (1966) era troppo realista e alla gente le piace meno ricordare la realtà che la fiction. La piccola bottega degli orrori (1960) aveva troppo humor per essere presa seriamente.

Qual è il problema con l’humor?

Nessuno. Dico sempre che bisogna mettere humor in tutto, perché se allo spettatore non dai niente per cui ridere, finirà per ridere per qualcosa che tu non vuoi che si rida.

E l’horror?

Horror, humor, sesso sono una cosa sola. Costruiscono un suspense cinematografico, in questo modo in un punto freddo del film, se c’è una scena di humor, la gente ride; se c’è una d’orrore, la gente grida; se c’è una di sesso potrebbe fare le due cose o chissà cos’altro.

Perché ha deciso di imbarcarsi in progetti internazionali?

Mi piace viaggiare, come a tutto il mondo. Il bello del cinema è che ci sono grandi squadre in tutti i paesi.

Ci sono  anche grandi film. Lei ha usato molti di quelli!

L’ho fatto solo per dare un aspetto lussuoso a film che non avevano il budget per permetterselo.

Il suo nome appare in più di 350 titoli di coda di altrettanti film. Quali sono i suoi preferiti?

L’uomo dagli occhi a raggi X (1963),  La maschera della morte rossa (1964) e L’odio esplode a Dallas (The Intruder, 1962),una storia di conflitti razziali che fu il primo film con il quale persi dei soldi. Anche se la critica del The New York Times fu eccellente.

Ha fatto molti elogi a James Cameron

È così bravo in ciò che fa! Ama le storie che racconta prima degli effetti speciali che utilizza. Inoltre, Jim è un tipo che adora il rischio, qualcosa che manca oggi negli affari.

Cosa avrebbe fatto lei con il budget di Avatar? Ne avrebbe per rigirare due volte la sua intera filmografia!

(ride) Ognuno ha il suo modo di lavorare e quello che fa Jim è davvero eccellente.

 


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