Chiunque fosse interessato ad approfondire le informazioni riguardanti l' autore, QUI trovate la mia scheda sull'autore mentre QUI trovate il sito personale di Tonani
Adesso lascio la parola all'intervista. Buona lettura!
Come sempre attendo i vostri pareri ed i vostri commenti in proposito.
Nick: Ciao Dario, benvenuto su Nocturnia. E' un piacere averti ospite del mio blog. Come prima domanda ti chiedo di parlarci dei tuoi inizi, in particolare del momento in cui hai deciso di diventare uno scrittore.
Dario Tonani: Grazie a voi, un piacere essere vostro ospite. Come ho cominciato? Direi come tutti i malati (in questo caso il contagio è la scrittura): sei portatore sano di un virus non ancora conclamato e tutto d’un tratto, magari leggendo un libro, ti chiedi perché non provi a tua volta a buttar giù qualcosa. Poi la situazione precipita, il decorso è rapidissimo. E tu non hai anticorpi. Divori libri e continui a masticare nella testa idee che vorresti subito trasporre sulla carta.
Nick: In particolare cosa ti ha avvicinato alla fantascienza? E quali sono stati gli scrittori che ti hanno formato maggiormente come lettore prima che come scrittore? E Dal momento che sei un autore molto "visivo", ti faccio la stessa domanda a proposito delle influenze cinematografiche (e se vuoi anche le influenze nate da telefilm).
Tonani: Avevo 12-13 anni e il futuro esercitava uno straordinario fascino su di me. Era la fantasia applicata a quello che magari avrei visto da grande, o quantomeno speravo di vedere. Insomma un mix esplosivo tra sogno, speranze e aspettative. Anche per un fatto di anagrafe, ho cominciato con quelli che oggi sono etichettati come autori classici: Asimov (“Testi e Note” il mio primo Urania), Bradbury, Vance, Matheson, Farmer. Leggevo soprattutto antologie di racconti, anzi le divoravo, come un bambino che si riempie la bocca di caramelle con l’ingenua ed erronea convinzione che tutto quello zucchero possa sostituire il pasto. Il cinema è sempre stato per me un serbatoio straordinario a cui attingere: certo, ci andavo per le storie che avrei visto scorrere sullo schermo, ma in testa smontavo tutti in mattoncini più piccoli: la singola scena, l’inquadratura, l’espressione di un volto. E con quei mattoncini cercavo poi di mettere insieme la mia storia, la mia pellicola… È quella che io chiamo “funzione Lego dei film”. Influenze? Stanley Kubrick, Ridley Scott, Christopher Nolan su tutti.
Nick: A proposito di aspetto visivo, per te quanto è importante la parte visuale e descrittiva di una storia rispetto a quella narrativa per poter creare una buona storia? O comunque una storia che funzioni?
Tonani: Il cinema, che io adoro, mi ha insegnato a descrivere le scene sotto un profilo molto sensoriale, visivo soprattutto. Batto su una tastiera ma è come se muovessi una macchina da presa. Mimo le scene d’azione che descrivo, recito a voce alta i dialoghi. Misuro le scene come se fossero sequenze cinematografiche, le cronometro anziché in secondi e minuti in caratteri e righe di testo. E ho anche imparato che quando racconti il ritmo è essenziale; devi strattonare il lettore, guidarlo per il bavero, ruotagli il mento. Insomma, devi muovere i suoi occhi!
Nick: Una delle tue caratteristiche letterarie è quella di spaziare tra un genere all'altro, spesso unendo assieme la fantascienza all' horror (più raramente la fantasy), spesso ti sei definito come un autore "borderline" e hai dichiarato spesso di essere contro le etichette troppo rigide (ne abbiamo parlato a distanza anche tra noi due in passato). Però a quale genere ti senti più legato?
Tonani: Non mi sento accasato in nessun genere puro. Professionalmente sono un apolide, uno zingaro, un “borderline”. Mi piace mischiare, contaminare, ibridare. Non occorre essere bravi “tecnicamente” per farlo, ma sicuramente bisogna essere istintivi. E piuttosto refrattari alle regole. E io, almeno nella scrittura, lo sono. Anzi, lo sono anche nella lettura, a dire il vero: mi piacciono le storie che non si basano su assiomi incrollabili, che sperimentano. E disorientano.
Nick: Sei stato a lungo conosciuto per due romanzi :"Infect@" il suo seguito "Toxic@" che alla lunga hanno costituito un vero e proprio ciclo assieme ai diversi racconti collegati ai due romanzi principali usciti in seguito. "Infect@" è incentrato su una droga e sui cartoons dopati (i +toon ) che ne derivano. Com'è nata quest'idea?
Tonani: Ero alle prese con una storia completamente diversa, un racconto di science fantasy. E mi sono ritrovato con il personaggio principale che in uno stranissimo ristorante se ne stava imbambolato a fissare il monitor di una tv. Passavano dei cartoni animati. E lui niente, non ne voleva proprio sapere di staccare gli occhi dallo schermo. Ho pensato, " questo qui s’è bevuto il cervello. Anzi, gliel’hanno bevuto! Quelli lì, i cartoni"…Ho smesso di botto di scrivere quella storia e mi sono buttato su “Infect@”; per l’esattezza sul raccontino che ne ha fatto da germoglio. Poi l’universo possibile era talmente grande che ho dovuto per forza di cose allargarmi a un secondo romanzo e a una serie di almeno una dozzina di racconti usciti sparsi in antologie e riviste.
Nick: Dal momento che per il modello dei + toons ti sei basato su personaggi dei cartoons molto famosi, ci sono stati problemi di copyright?
Tonani: È ovviamente un problema che ci siamo posti in tanti: il mio agente, l’editor di Urania & C. di allora (il grande Alan D. Altieri), il copertinista Franco Brambilla, io. Le strade si sono divise: per il testo non c’era alcun problema, per l’immagine della copertina invece sì, ci sarebbe potuto essere. Per cui si è deciso di tenersi lontano dalle forme riconoscibili. Io avrei fatto qualsiasi cosa o quasi per avere una Betty Boop sulla cover, ma non potevamo proprio permettercelo. E abbiamo optato per quella strana macedonia tra cartone e orsetto di peluche che contraddistingue la cover del mio primo Urania, ormai di 8 anni fa. Comunque Franco Brambilla ha realizzato una splendida copertina ombra per esaudire il mio desiderio: la Betty Boop alla milanese, con abito da happy hour, è da urlo!
Nick: Nel 2009 con "L'Algoritmo Bianco" tu dai vita ad uno dei personaggi più riusciti, il sicario Gregorius Moffa. Com'è nato il personaggio, quali sono state le sue influenze? E secondo te perché ha avuto tanto successo?
Tonani: Com’è nato? Chiariamo subito che Moffa è il mio lato oscuro della Forza, e che di conseguenza le sue influenze pescano molto dalla mia rabbia personale. Nei ringraziamenti del libro, lo dico a chiare lettere: questa storia è frutto di una grande rabbia. Poi, ovvio, ci sono le influenze letterarie. Cinematografiche. Estetiche. L’hard boiled di Dashiell Hammett e Raymond Chandler e dei colleghi fantascientisti più recenti, come Richard K. Morgan, Richard Paul Russo e Michael Marshall Smith. Perché ha avuto tanto successo? Forse perché si vede che la rabbia che ho trasfuso nel personaggio è autentica, verosimile, mia. Sai una cosa? Creare una storia e un mondo è bellissimo, ma creare un personaggio è assolutamente fantastico!
Nick: Un'altra tua opera importante è stato l'ebook "War" uscito nel 2013 per le defunte edizioni Mezzotints. War è un chiaro esempio di quella che viene chiamata "fantascienza militare" (Military SF) in cui tu descrivi un futuro molto cupo e contemporaneamente una condanna di un certo tipo di ricerca militare. Quanto ti preoccupa quel tipo di futuro? E quanto pensi che sia probabile?
Tonani: Molte conquiste della tecnologia di cui oggi fruiamo tutti sono nate e si sono sviluppate in ambito militare; normale che la fantascienza attinga anche a questo bacino di idee. Il progetto di “WAR” (erano quattro storie, spalmate su due ebook) partiva dal presupposto che la “guerra perfetta” possa essere combattuta solo da chi è già morto. Nei racconti si suppone che una tecnologia misteriosa, e di cui quasi nessuno conosce l’origine, sia in grado di rimettere in piedi i cadaveri, per poi mandarli in battaglia. Quanto penso sia probabile un’ideuzza del genere? Diciamo che il principio - cadaveri in guerra - può avere un suo appeal per chi vuole farne una storia di fantascienza…
Illustrazione di Franco Brambilla per Mondo9
Nick: Veniamo adesso al ciclo di "Mondo9" - forse la tua opera più conosciuta, sicuramente quella che ti sta dando più soddisfazioni - ti andrebbe di presentare il ciclo a chi non lo avesse mai letto?Tonani: Tecnicamente l’opera è un fix-up, cioè una raccolta di – guarda caso – 9 storie indipendenti e autoconclusive, ampiamente riviste e integrate con materiale inedito (brevi brani di collegamento che ho chiamato “interludi”) allo scopo di dare all’insieme l’architettura di un romanzo. Dal punto di vista del genere, il ciclo è uno steampunk un po’ sopra le righe, ambientato su un ipotetico pianeta fermo all’età del vapore, attraversato da enormi vascelli a ruote governati da decine di uomini. Il punto è che queste navi sono in realtà creature ibride e senzienti, che sopravvivono in un ambiente selvaggio di sabbie tossiche e prodigi misteriosi, in cui l’uomo sta in fondo alla catena alimentare. Potrei continuare per righe e righe, ma vorrei che il nuovo lettore scoprisse tutto quanto a poco a poco, pagina dopo pagina. A proposito, fammi dire che la nuova edizione conterrà sia il primo volume - “Mondo9” - sia le nuove storie e uscirà per Millemondi (Mondadori) ad agosto di quest’anno. E, lasciami aggiungere, perché è notizia fresca di questi giorni, che “Mondo9” è stato inserito da un importante annuario giapponese nella “Top 10” della migliore fantascienza uscita nel 2014 nel Paese nipponico.
Nick: Leggendo "Mondo9", leggendo anche tue opere precedenti, mi sembra di notare che uno dei temi portanti della tua opera sia la paura per la mutazioni, il contagio, l'infezione. Ma anche il rapporto uomo/macchina oppure carne/metallo. È una ricostruzione sbagliata la mia? E nel caso da dove nasce quest'interesse?
Tonani: Assolutamente corretta. Ma tu la chiami “paura” e invece io utilizzerei il binomio “amore/odio”. C’è qualcosa di misterioso che mi affascina nella sintesi tra organico e inorganico. Forse è solo la curiosità di vedere come conviverebbero, che cosa uno darebbe all’altro e chi finirebbe per spuntarla. Le mie storie sondano questa curiosità che è soprattutto mia. Ma è corretto quello che dici; nel ciclo dei +toon - “Infect@” e “Toxic@” - c’era l’ibridazione carne/cartoon; in “Mondo9” è il metallo ad attentare alla natura biologica di uomini, animali e vegetali.
Tonani e Brambilla
Nick: Sempre A proposito di "Mondo9".... Quando nel 2013 ho intervistato Franco Brambilla (QUI trovate l'intervista ) gli ho fatto una domanda sulla reciproca influenza tra le sue illustrazioni e le tue opere chiedendogli se si trattava di una collaborazione vera e propria o solo di mutue influenze. Con molto piacere rigiro anche a te la stessa domanda.
Tonani: Sono curioso, che ti ha risposto? In realtà, Franco ha preso in simpatia “Mondo9” sin dall’inizio. In un modo assolutamente insospettabile e che mi ha fatto un immenso piacere. Ha cominciato a disegnare navi e ambienti anni fa, lavorando come un concept artist fa con un regista, e ha evoluto le sue “visioni” a mano a mano che il ciclo cresceva. Non si può proprio parlare solo di mutue influenze, ma di un’intossicazione conclamata e reciproca.
Nick: Fantascienza in Italia e fantascienza italiana, un binomio non sempre facile (ne abbiamo parlato anche tra di noi in passato). Secondo te perché?
Tonani: Ti risponderò limitandomi a fare autocritica. La fantascienza italiana ha purtroppo mostrato negli anni di essere un ghetto autoreferenziale, incapace il più delle volte di rapportarsi con l’esterno; vuoi per ragioni di linguaggio, vuoi invece per ragioni di campanile, a causa del “frazionamento” in cortili ristretti e ristrettissimi. Io come autore (ma anche dal punto di vista anagrafico) appartengo alla generazione di mezzo e, negli ultimi anni, ho visto la mentalità cambiare in modo radicale. Senza che questo sia riuscito però ancora a spalmare risultati apprezzabili su tutto l’ambiente: autori, critici, lettori. Devo comunque anche dire che è rimasto – molto coriaceo – uno zoccolo duro di “tifosi” (non li chiamerei solo lettori) che continua a parteggiare per gli stranieri, per i classici, per la fantascienza che leggevamo da ragazzi. Non farmi dire altro, dai.
Nick: Più in generale, come vedi la situazione del genere fantastico in po’ a tutti i livelli (editoriale, autoriale, di fandom) nel nostro paese?
Tonani: In evoluzione. In profondissima evoluzione. Con il loro entusiasmo le nuove generazioni – lettori e scrittori, ma anche blogger (che hanno ormai preso il posto dei paludati critici di ieri) – stanno resettando certe situazioni ereditate dal passato. Il risultato sarà senz’altro un ambiente più aperto e meno avvitato su se stesso. A chi dice che la fantascienza è morta o moribonda chiedo solo di alzare la testa.
Nick Ultimamente per fortuna assistiamo a dei segnali incoraggianti, infatti molti autori italiani stanno venendo tradotti all'estero (tu stesso sei stato tradotto in Giappone con "Mondo9") e capita anche che racconti horror o SF scritti da nostri autori ottengano candidature per premi internazionali. Qual è l'apporto che la fantascienza italiana potrebbe portare alla fantascienza mondiale? Quali sono le nostre specificità culturali che possono essere ospitate con più successo all'estero?
Tonani: Certo, piano piano stiamo uscendo dalla staccionata: Verso, Chillemi, Manzetti, Tarenzi* per citare solo gli ultimi casi. La fantascienza italiana sta prendendo orgogliosamente consapevolezza di se stessa e si affaccia fuori dei confini nazionali, aiutata in questo dalla sempre maggiore disinvoltura degli autori nel promuoversi attraverso i social e i canali più internazionali. Certo, ci penalizza - e tantissimo - la lingua, ma il sistema per arrivare a bussare all’astero c’è. È nelle nostre mani. E poi dobbiamo scrivere di noi stessi, del nostro mondo, delle nostre piccolezze. Credo che sia questo che i lettori esteri vorrebbero da un testo italiano, di fantascienza e non.
Nick: Milano ricorre spesso nelle tue storie, spesso anzi ti ispira; parlaci del rapporto che hai con la tua città.
Tonani: A chi me lo chiede rispondo sempre con la stessa battuta: nei confronti della mia Milano mi sento vittima della Sindrome di Stoccolma. Amore e odio. Mi servono entrambi per scrivere una buona storia. E poi lasciami confessare che sono orgoglioso come scrittore di fantascienza di ambientare le mie avventure sotto casa.
Nick: Quali sono i tuoi colleghi che segui con maggiore attenzione o interesse?
Tonani: I nomi si aggiornano di continuo, segno che la fantascienza, almeno quella anglofona, è in buona salute. Vuoi qualche nome che su di me ha esercitato una forte valenza formativa? Philip K. Dick, James G. Ballard, Michael Marshall Smith, Richard K. Morgan, Paul Di Filippo e poi, fuori dal genere, Cormac McCarthy e Chuck Palahniuk. E poi ci sono i colleghi italiani, noti e meno noti, ai quali va tutta la mia stima quasi a prescindere: De Matteo, Fabriani, Masali, Verso, Aresi, Cola, Farris, Morellini, Brugnoli, Forlani, Bonera…
Nick: Ci dai una tua definizione di fantascienza? (o di fantastico, se preferisci).
Tonani: Fare snorkeling nella realtà, per poi sollevare la testa e respirare il futuro…
Nick: Mi hai raccontato che scrivi prevalentemente nel fine settimana e durante di ferie, qual è il tuo rapporto con la scrittura?
Tonani: Presto detto: amore assoluto!
Nick: Progetti futuri: a cosa stai lavorando e cosa ci dobbiamo aspettare da Dario Tonani nel prossimo futuro? Sbaglio o il 2015 sarà un anno pieno di novità per te?
Tonani: Sto lavorando con grandissimo entusiasmo a un romanzo di cui non vorrei dire ancora nulla. E nel frattempo, a tempo perso, a un bel po’ di racconti.
Nick: Siamo arrivati alla fine di questa intervista. Ti ringrazio ancora e mi accomiato da te con la classica domanda finale di Nocturnia: esiste una questione di cui avresti parlato volentieri, una domanda a cui avresti risposto e che io invece non ti ho fatto?
Tonani: Che cosa volevo che mi chiedessi? Dove pigli le idee, Tonani? Me la fanno tutti questa domanda, e un po’ col tempo mi sono preparato. Sarà per la prossima volta. Grazie della bella chiacchierata, Nick.
Stay tuned!