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Intervista con Sergio Sorrentino, prima parte

Creato il 26 ottobre 2010 da Empedocle70
Intervista con Sergio Sorrentino, prima parte
La prima domanda è sempre quella classica: come è nato il suo amore e interesse per la chitarra e con quali strumenti suona o ha suonato?

La chitarra per me ha rappresentato fin dal piccolo (avevo 10 anni quando ho cominciato a studiarla) un bisogno di espressione interiore. Sentivo e sento tutt'ora di dover dire qualcosa nel campo artistico. La chitarra ha rappresentato subito il mezzo ideale per me. Provengo da una famiglia di musicisti (il mio bisnonno era un violinista e mio zio un pianista concertista) e per me la musica è stata sempre una componente naturale della mia esistenza.
La ricerca interpretativa con la chitarra classica è stata sempre affiancata alla pratica esecutiva con la chitarra elettrica, con la chitarra battente (strumento popolare della mia terra) e mi diletto con i miei allievi a suonare anche un po' di pianoforte, basso elettrico e batteria, al fine di mettere in pratica sempre nuove metodologie didattiche.

Berio nel suo saggio “Un ricordo al futuro” ha scritto: “.. Un pianista che si dichiara specialista del repertorio classico e romantico, e suona Beethoven e Chopin senza conoscere la musica del Novecento, è altrettanto spento di un pianista che si dichiara specialista di musica contemporanea e la suona con mani e mente che non sono stati mai attraversati in profondità da Beethoven e Chopin.” Lei suona sia un repertorio tradizionalmente classico che il repertorio contemporaneo … si riconosce in queste parole?

E' una bella domanda. Mi ci riconosco, certo, ma occorre fare dei distinguo. Berio ha ragione quando pone l'accento sulla completezza della profondità interpretativa di un esecutore. Però si riferiva al mondo pianistico. Ora, trasportiamo questo discorso in campo chitarristico. Sebbene il repertorio per chitarra antecedente al '900 sia ricco anche di piccoli capolavori, è purtroppo privo sia della perfezione classica di un Haydn o di un Mozart sia dello sconvolgimento dello Sturm und drag di un Beethoven. Purtroppo a mio avviso il repertorio per chitarra del '800 non è paragonabile a quello pianistico. In ogni caso, la tecnica chitarristica e tutta lì. E' vero, non si può eseguire solamente Nuova Musica senza aver assimilato alla perfezione o almeno letto con attenzione tutto il repertorio per chitarra (compreso quindi anche quello ottocentesco).
Ma la profondità della quale parla Berio, la chitarra la possiede realmente solo a partire dall' “Homenaje” di de Falla.
Nonostante io abbia incentrato la mia attività concertistica sul repertorio del '900 storico e sulla ricerca di Nuova Musica (collaborando con i compositori e io stesso componendo delle opere) propongo in alcuni programmi anche brani ottocenteschi (ad esempio i Capricci di Legnani) ed elaborazioni o trascrizioni di musica antica. Lo faccio per soddisfare la mia curiosità onnivora di interpretare a modo mio qualsiasi partitura.

Quale significato ha l’improvvisazione nella sua ricerca musicale? Si può tornare a parlare di improvvisazione in un repertorio così codificato come quello classico o bisogna per forza uscirne e rivolgersi ad altri repertori, jazz, contemporanea, etc?

No, assolutamente. L'improvvisazione è l'essenza della musica. Anche quando crediamo di aver pianificato tutti gli aspetti interpretativi riguardanti l'esecuzione di un brano, esiste sempre un margine di un improvvisazione. Per la mia ricerca l'improvvisazione costituisce un elemento cardine. La mia poetica interpretativa e musicale si basa sulla creatività e sull'aspetto ludico del fare musica. Quando interpreto un brano codificato vario in una maniera anche estemporanea i parametri espressivi (timbro, dinamica, agogica, fraseggio).
L'improvvisazione pura è presente nei programmi dei miei concerti sia nei brani dove è chiaramente prevista (ad esempio nei brani di Corghi, Pisati, Calderone, Brouwer, etc.) sia sotto forma di piccoli momenti musicali estemporanei. L'improvvisazione è una pratica millenaria e non deve per forza riferirsi all'idioma jazzistico. Possiamo improvvisare con la chitarra in vari modi, giocando con i timbri, con gli effetti che possiamo estrapolare dallo strumento, variare cromaticamente le cellule che creiamo di volta in volta , variare le tecniche etc. Sull'improvvisazione chitarristica contemporanea sto ultimando un volume didattico che uscirà presto.


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