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“Intervista d’Autore” – Carlo Santi intervista Andrea Barillà

Creato il 16 febbraio 2012 da Ciessedizioni
“Intervista d’Autore” – Carlo Santi intervista Andrea Barillà “Intervista d’Autore” – Carlo Santi intervista Andrea Barillà

Carlo Santi

Ci sono persone che ispirano immediatamente fiducia appena le incontri. Così è successo a me conoscendo Andrea Barillà, al di là dell’Autore di talento, un vero amico.

Ho sempre desiderato porgli alcune domande, sovente mi frena il fatto che, essendo l’editore di tutti, non vorrei apparire colui che preferisce l’uno rispetto all’altro.

Fatta eccezione per Barillà, è l’“allievo” che ha superato il “maestro”, quindi, con lui mi posso sbilanciare. Gli altri capiranno.

Andrea Barillà, per prima cosa, dicci chi sei veramente e perché sei al mondo!

Mi auguro di essere la persona che hai appena descritto… Sul perché io sia al mondo, non mi pronuncio: rimane una questione aperta.

Hai iniziato a scrivere per caso, per scommessa. Sempre per caso, quando pensi di smettere?

Sbaglio o la domanda tradisce una certa speranza? Mettiamola in questi termini: se la CIESSE Edizioni – con tutto il garbo del caso – mi consigliasse vivamente di darmi all’ippica, allora potrei valutarlo.

In realtà ho mentito. Non smetterò mai.

Abbiamo capito che il libro “Le inclusioni del diamante” è nato per caso. Invece, come sono nati i progetti “Antipodi” e “Sette giorni”?

Ho scritto “Antipodi” perché avevo bisogno di misurarmi con l’entità-romanzo, ossia volevo mettermi alla prova per raggiungere il passaggio successivo nel percorso dell’aspirante scrittore. “Sette giorni” è nato perché non ero pienamente soddisfatto e desideravo fare di meglio o, almeno, provarci!

Cosa ti passa per la testa quando ti aggrappi a una storia da raccontare in un libro?

Individuata l’idea centrale, la mente inizia a vagare intorno al protagonista. Al che affronto l’incipit e scorgo un finale che puntualmente si modifica. Quello che sta nel mezzo lo descriverei come una febbre ininterrotta, fatta di trepidazione e appagamento al contempo.

Hai mai avuto il blocco dello scrittore?

Più che altro il rallentamento del consulente-autore, nel senso che nei periodi di lavoro intenso riesco a malapena a revisionare.

Se dovessi recensire i tuoi libri, che voto ti daresti e perché?

I voti! È difficile valutare obiettivamente il proprio lavoro, a ogni modo ci provo volentieri. Dunque, il punto di forza de “Le inclusioni del diamante” sta nella quantità, qualità e varietà delle trame, ma in alcuni aspetti la raccolta è un po’ acerba: direi sette. “Antipodi” cattura il lettore grazie alla storia, all’ironia e ai personaggi azzeccati, ben descritti, però è leggermente squilibrato nelle proporzioni: sette e mezzo. “Sette giorni” ha un ritmo coinvolgente, suscita empatia e i dialoghi sono particolarmente riusciti, una pecca è che alcuni passaggi potevano essere sviluppati di più: dal sette all’otto.

Cosa ti piacerebbe scrivere?

Forse un saggio, ma mi mancano l’argomento e le qualifiche necessarie…

Cosa non vorresti mai scrivere?

Storie di adolescenti senza più esserlo. Mi sto già illudendo che le scriverà mia figlia, quando sarà il momento.

Cosa e quando leggi?

Leggo poco, è un limite conclamato. I generi che prediligo sono il noir, il thriller e l’orrore. Detto questo, adesso come adesso mi piacerebbe iniziare “La metamorfosi” di Kafka, poi sarà la volta di “Survivor” di Palahniuk, consigliato da un autore della scuderia CIESSE. In genere mi dedico ai libri durante i tragitti in metropolitana.

Cosa fai quando non leggi o scrivi?

Lavoro o sto con la famiglia, oppure incontriamo insieme gli amici. Nei momenti di estasi agonistica (attualmente rari) vado a correre.

Qual è il libro CIESSE che ti è piaciuto di più e perché?

Per non sconfinare in un potenziale servilismo, caro Editore-Scrittore, dico “Creature” di Pastor. A distanza di mesi, immagini e sensazioni suscitate dai racconti sono sempre vivide.

Qual è l’autore CIESSE con cui scriveresti un romanzo a quattro mani e perché?

Stefano Marino, perché abbiamo alle spalle una “fobica” intervista doppia niente male e anche perché, nel modo di scrivere, Stefano dimostra un coraggio scanzonato che ammiro.

In ordine di apparizione, chi sono le persone che rivestono una determinante importanza per la tua vita di tutti i giorni?

Grazie per l’“ordine di apparizione”, in caso contrario avrei risposto solo in presenza dell’avvocato. Famiglia di origine, amici, compagna, figlia (ingrandisco virtualmente il gradino più alto del podio, così c’è spazio per tutti).

A cosa rinunceresti?

Avessi la certezza di mantenere me e l’erede in una maniera alternativa (non implicante il penale), di sicuro rinuncerei al lavoro!

A cosa NON rinunceresti?

Alle persone di cui sopra e alla mia parte creativa.

Fatti una domanda e risponditi!

Andrea: che cosa pensi sia necessario per farsi strada nel mondo dell’editoria? Cosa potrebbe fare la differenza?

Barillà: a prescindere dal “mestiere”, per il quale esiste sempre un margine di miglioramento, banalmente credo che occorrano impegno e perseveranza; dovessero presentarsi grandi opportunità, farmi trovare impreparato sarebbe un vero peccato. Infine è fondamentale un pizzico di sana presunzione, vale a dire che sono il primo tifoso di me stesso: se non ci credessi io, perché dovrebbe farlo qualcun altro?

Grazie Andrea, sapevo che la tua ironia e intelligenza avrebbero prevalso, indipendentemente dalle domande.

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“Intervista d’Autore” – Carlo Santi intervista Andrea Barillà

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