“Un salto. Nessun tonfo. Sul tavolino della camera ci sono ancora gli avanzi dei suoi amori distruttivi. Il letto disfatto e ancora caldo, fuma una sigaretta e agli sguardi inorriditi dei vicini risponde con tono pacato “Io non ho visto niente, posso dirvi quanto si sono mossi e spinti, ma nulla più”.” – “Un salto” estratto da “Lo stomaco delle farfalle”
Davide Lisi pubblica a novembre 2014 una raccolta di racconti per la casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana “Trasfigurazioni” in collaborazione con Oubliette Magazine.
Il titolo, “Lo stomaco delle farfalle”, è di grande impatto, la copertina crea una forte empatia appena la si scorge, ci si deve soffermare per curiosare nei particolari dello stomaco della farfalla rappresentato.
Ho incontrato Davide Lisi per una breve conversazione nella quale si invitano i lettori a conoscere meglio l’autore. Buona lettura!
A.M.: Ciao Davide, grazie per aver concesso questa breve intervista. Vorrei iniziare da una domanda di rito: quand’è nata la tua passione per la scrittura?
Davide Lisi: È nata come nasce ogni cosa. L’incontro tra due o più persone ed eventi. Ricordo il momento in cui in camera scrissi il mio primo verso. Forse è solo il primo verso che ricordo, magari ne ho scritti altri prima. La memoria ha una vita propria, anche lei cresce, quindi diventa difficile rispondere. In ogni caso, saranno almeno dieci anni.
A.M.: Il poeta francese Stéphane Mallarmé sosteneva: “È Poesia il sublime mezzo per il quale la parola conquista lo spazio a lei necessario: comporre versi è un’attività che si potrebbe definire testografica.” Qual è la tua definizione di Poesia?
Davide Lisi: Un tale prima di me disse che definire è limitare. Ci aggiungo che limitare è uccidere. Non sono mica un assassino, no? La poesia ha un solo compito: restare libera. Hanno provato per secoli interi a selezionarla, a relegarla in una camera oscura e senza musica. Si è arrivati a vestirla e portarla sottobraccio a spettacoli in cui veniva solo coperta di moniti e paura. Un abominio. A questo riguardo, il romanzo che sto finendo di scrivere inizia con “l’atto di scrivere una poesia è già poesia”.
A.M.: Il titolo della tua nuova pubblicazione “Lo stomaco delle farfalle” è molto accattivante e supportato dalla bellissima copertina creata da Annalisa Zaccaria. Come nasce l’idea del titolo?
Davide Lisi: Il titolo è nato alla fine. Volevo un immagine che desse l’idea delle parole. Immagina di essere un bruco in una crisalide. Quando diventi farfalla non devi strappare la crisalide. Dovresti farci un buco appena per passarci. Guardarla, annusarla e amarla. Portarla sempre con te. Renderla tua, digerirla insomma. Quindi, quale posto migliore dello stomaco? Annalisa è stata bravissima. La copertina è nata davanti a due pinte di birra e tante sigarette. Le sono molto grato e ve la consiglio spassionatamente.
A.M.: Quali sono i momenti della giornata in cui senti il “bisogno” di dedicarti alla scrittura?
Davide Lisi: È come chiedere “quando ti scappa la pipì ?” Quando bevi, ovviamente. E ogni occasione è buona per modularla in parole. Si scrive per infiniti motivi. Perché ci piace, perché lo specchio non ci è mai bastato. Insomma, la storia inizia con la scrittura! È l’unica vera invenzione dell’uomo. Le altre sono progressioni della natura. L’uomo con la scrittura ha creato dio. Inconsapevole, di esserlo già diventato, semplicemente scrivendo. Ovvero, facendo con la propria realtà soggettiva quello che gli alberi fanno con l’anidride carbonica. Ossigeno. Vita!
A.M.: Il filosofo greco Platone sosteneva: “La scoperta della scrittura avrà l’effetto di produrre la dimenticanza nelle anime che l’impareranno, perché, fidandosi della scrittura, queste si abitueranno a ricordare dal di fuori mediante segni estranei, e non dal di dentro e da sé medesime.” Pensi che questa affermazione descriva la società odierna?
Davide Lisi: Posso affermare che ora Platone, a quelli della caverna, dovrebbe mandare un messaggio su Wathsapp! E l’orrore potrebbe essere la mancata doppia spunta blu. Quando si parla di “società odierna” mi irrigidisco. Quando si parla di “ora” non puoi non citare il prima e il probabile dopo. Siamo miopi. Scrivere e leggere sono occhiali fidati per chi vuole guardarsi e guardare.
A.M.: Coltivi altre passioni oltre alla letteratura?
Davide Lisi: Le coltivo e cresco con loro. Amo ogni attività che implichi il mettersi in gioco. Spostarsi da sé, andare altrove. Ho fatto teatro, suono la chitarra, gioco a calcio. Ah, Ascoltare è un’altra grande passione.
A.M.: Hai in cantiere qualche presentazione de “Lo stomaco delle farfalle”?
Davide Lisi: Ci saranno tante presentazioni, luoghi fisici in cui incontrarsi e scambiarsi idee e quindi energia. È un piccolo tour. E ho sempre sognato di girare il mondo in tour!
A.M.: Come ti trovi con la casa editrice Rupe Mutevole Edizioni? La consiglieresti?
Davide Lisi: Non fa per me dare consigli.
A.M.: Salutaci con una citazione…
Davide Lisi: Concludo con una canzone: “like a rolling stone” di Bob Dylan.
Per pubblicare con Rupe Mutevole Edizioni invia un’e-mail alla redazione ([email protected]), se vuoi pubblicare nella collana “Trasfigurazioni” con la collaborazione di Oubliette Magazine invia ad: [email protected]
Written by Alessia Mocci
Addetta Stampa ([email protected])
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