Nel solito cassetto di oggi c’è molto più di un sogno. Ci sono “Fiori del Deserto” a forma di libro, dentro il quale è custodita una visione completa della letteratura araba contemporanea.
C.S.: Fiori del Deserto è il tuo primo libro. Da dove è nata l’idea di scrivere un libro di letteratura araba che contiene: Prosa, Poesia e Teatro?
Hanna Khoury: Dallo scorso novembre insegno Grammatica e cultura araba presso la Scuola di Comunicazione dell’Associazione culturale “Gli sbandati”; preparando le mie lezioni mi sono accorto della mancanza di un vero e proprio manuale che desse un quadro completo della letteratura araba contemporanea. Ho deciso, quindi, di scrivere questo mio libro come un primo approccio per studi approfonditi che altri potranno condurre.
Hanna Khoury: Io adoro Nizar! Con i suoi versi ci ha insegnato ad amare liberamente, senza falso bigottismo, e a guardare la donna non più come un essere inferiore al maschio, ma come perfezione estetica e morale da custodire, come una messaggera della grazia che ci è concessa attraverso l’amore.
C.S.: Quando hai iniziato a scrivere?
Hanna Khoury: Questo libro è il mio primo saggio, ed escludendo il periodo delle ricerche che è durato parecchi mesi, la stesura è iniziata in concomitanza con l’avvio delle mie lezioni di Grammatica e cultura araba. Ho cercato di dedicare a questo libro ogni momento utile della giornata, lavorando a volte anche di notte.
Hanna Khoury: Sono nato del 1979, in un piccolo paese vicino a Nazareth; appartengo ad una famiglia numerosa (sono il quarto di cinque fratelli) dalla quale, purtroppo, mi sono dovuto allontanare per motivi di studio nel 1999. Vivo ormai in Italia da quasi 14 anni ed è qui che ho trascorso tutti gli anni più importanti della mia formazione; mi sento, quindi, diviso tra due mondi: da un lato ho le mie radici e la passione per la terra che ho lasciato dove c’è comunque la mia famiglia; dall’altra, l’Italia per me significa la possibilità di vivere serenamente senza paura che possa continuamente accadere qualcosa di spaventoso e qui ho tutte le amicizie che mi sono creato in questi anni. A volte penso di essere stato fortunato per aver avuto la possibilità di conoscere due realtà così distinte; tuttavia, vivo spesso una condizione di estraneità e di nostalgia in qualsiasi luogo io mi trovi.
Hanna Khoury: Come dicevo, l’Italia rappresenta in primo luogo, per me, la libertà di poter vivere serenamente. In uno stato come quello di Israele, rigidamente organizzato per la sicurezza, è spesso difficile fare anche una semplice passeggiata senza essere bloccati per un controllo. Appena giunto in Italia ricordo di essere rimasto colpito dalla tranquillità della domenica mattina durante la quale spesso le famiglie si recano unite alla messa o al parco o in altri luoghi senza preoccuparsi di nulla. Adoro, inoltre, l’architettura e la campagna italiana, e molte volte, pur tentando di tornare in Israele, ho deciso di restare in Italia. Ripeto: è qui che ho trascorso gli anni fondamentali della crescita ed è normale che mi senta molto legato a questo paese.
Hanna Khoury: Ricordo sempre con grande tenerezza il Natale dei miei dieci anni, che è stato per me, il più bello della mia vita. Poiché Israele non è uno stato cattolico, spesso le feste legate ala cristianità sono vissute privatamente dalle singole famiglie, facendo eccezione per Gerusalemme e Betlemme dove la nostra fede ha più spazio. Tuttavia, quell’anno nel mio paese, Turaan, tutti i ragazzi si erano organizzati per addobbare le strade, riempirle di colori e musica, girando vestiti in tanti da Babbo Natale. Aggiungi che in quell’anno mi ero innamorato per la prima volta, per cui sentivo attorno a me un grande calore, che poi è l’atmosfera stessa del Natale. Ci siamo sentiti liberi nella nostra fede di pregare tutti uniti come non accadeva da tempo.
C.S.: Quali sono i tuoi autori preferiti?
Hanna Khoury: Oltre Nizar, Adoro i versi di Giubran Kalil Giubran. Mentre tra gli italiani, per me, resta insuperato Dante del quale vorrei approfondire ancora la conoscenza.
C.S.: L’ultimo libro che hai letto?
Hanna Khoury: “Il cacciatore di aquiloni”, un romanzo fantastico, che unisce alla crudezza delle situazioni narrate una grande grazia. Nonostante sia uscito da un po’ , ho avuto modo di leggerlo solo di recente e mi ha lasciato senza parole.
C.S.: Hai degli hobby?
Hanna Khoury: Da sempre mi dedico al suono del tamburo orientale, che ho studiato nel mio paese per parecchi anni e che ora continuo a suonare, purtroppo, solo saltuariamente, spesso in rappresentazioni teatrali, quando la compagna “Gli sbandati” me lo richiede. Adoro anche la pallavolo che ho praticato ai livelli agonistici e che ho tralasciato per motivi di studio; mi manca molto!
C.S.: Stai lavorando ad un nuovo progetto?
Hanna Khoury: Sono stato contattato da un docente dell’Università di Tel Aviv, molto noto al mio paese, che mi ha chiesto di tradurre e commentare in lingua italiana le sue poesie. È un progetto che mi onora e spero di poter realizzare a breve termine.
C.S.: Ti ringrazio per il tempo che ci hai dedicato, vuoi ancora dire qualcosa?
Hanna Khoury: Con questo libro ho cercato di gettare un po’ di luce su un panorama letterario vario e affascinante ancora poco conosciuto in Italia. Spero che il mondo arabo possa trovare dei buoni interpreti e dei buoni traduttori che gli diano voce. Grazie a te!
C.S.: Vorrei concludere l’intervista con i versi di Nizar Quabbani, il tuo poeta preferito:
“Il tuo amore è …/ un evento storico fra quelli dell’universo/ e una primavera per fiori ed erbe/ una rivelazione che discende/ o non discende/ un bimbo che nasce/ o che non nasce/ luce che risplende/ o che non risplende/ una luna che sorge/ o che non sorge/ tra le ciglia.”
Hanna Khoury
Fiori del deserto
Letteratura e traduzione in lingua araba
2012 Evoé Edizioni
Written by Carina Spurio