La vita di uno scrittore è sempre stata scritta e immaginata da politici, filosofi e storici ma nessuno è riuscito a entrare in quei luoghi, dove ogni cosa è poesia. Lo scrittore è colui che indossa un mantello e un cappello invisibile, colorato e ricco di sfumature frizzanti, allegre e a volte anche tristi della vita e del suo quotidiano.
Oggi, scrivere è sinonimo di lotta sociale, un manifesto culturale ma anche artistico che si diffonde nei posti e negli angoli meno probabili. Scrivere significa vita, ma anche altro, passione, desiderio, amore e soprattutto fantasia.
Paolo di Paolo è certamente lo scrittore che meglio impersona, queste caratteristiche, semplici ma che a volte si dimostrano ardue e segrete ma pronte a svelare al mondo il dolce sapore della vita di uno scrittore. Paolo di Paolo classe 1983, ha pubblicato recentemente con la casa editrice Feltrinelli il suo nuovo romanzo dal titolo “Mandami tanta vita” in vetta alle classifiche dei libri più venduti e apprezzati d’Italia. Un libro che dal titolo racchiude un messaggio chiaro, che i lettori capiranno attraverso la storia e i suoi personaggi, perché ciò che rende vivo uno scrittore sono le sue storie.
G.G.: Il tuo nuovo libro s’intitola “Mandami tanto Vita” edito da Feltrinelli, in vetta alle classifiche italiane dei libri più venduti. Ci spieghi la scelta del titolo?
Paolo di Paolo: Il titolo viene dall’epistolario fra Piero Gobetti, personaggio a cui mi sono ispirato, e la moglie. Sono lettere bellissime, raccolte in un volume purtroppo difficilmente reperibile, “Nella tua breve esistenza” (Einaudi). In una di queste Piero, triste per la lontananza da Ada, le scrive “Le tue lettere per me sono vita, quindi mandami tanta vita”.
G.G.: Nel titolo, dato al tuo libro, è inclusa la parola vita. Che cosa significa questa parola e se ha per te un significato particolare?
Paolo di Paolo: È tutto ciò che di cui disponiamo, la vita.
G.G.: La tua scrittura è intensa, ricca di mistero e di saggezza. Quali sono le emozioni che la tua scrittura racconta ai lettori, all’interno di questa nuova opera letteraria?
Paolo di Paolo: Ho provato a usare la scrittura per ricreare le atmosfere di un’altra Italia, e della Torino degli anni Venti. Non era facile. Era importante recuperare anche piccoli dettagli, colori, odori, sapori, in modo che il lettore fosse avvolto da tutto questo.
G.G.: Che cosa raccontano Moraldo e Piero Gobetti?
Paolo di Paolo: Raccontano due diverse giovinezze. Una, quella di Piero, risolta, sicura, slanciata; l’altra, quella di Moraldo, più dubbiosa e incerta. Da giovani accade di sentirsi a volte come l’uno, a volte come l’altro.
G.G.: Perché Piero Gobetti parte per Parigi, è voglia di libertà?
Paolo di Paolo: In realtà Piero è costretto a partire. La sua situazione in Italia si è fatta difficile. Dopo il delitto Matteotti, prende posizioni sempre più critiche nei confronti del fascismo. Mussolini firma di suo pugno un telegramma al prefetto di Torino che chiede di “rendere la vita impossibile a questo insulso oppositore del fascismo”. Le minacce e le vessazioni si fanno sempre più pesanti, fino a diventare insostenibili.
G.G.: Perché proprio Parigi, che valore ha questa città per i due protagonisti della tua storia?
Paolo di Paolo: Per Piero è la città di un esilio forzato. Per Moraldo è come un sogno. Anche in questo caso, la stessa realtà si può vivere in modi del tutto opposti.
G.G.: “Mandami tanta vita” interroga te stesso, il tuo presente?
Paolo di Paolo: Certo, come ogni cosa che provo a scrivere.
Il tesoro di uno scrittore è spesso sepolto su un’isoletta ricca di parole e di sfumature, le quali rendono la spedizione verso questo luogo un’avventura ma anche uno strumento per interpretare e valorizzare il grande tesoro che ogni lettore è portato a scoprire, proprio come accade in questo romanzo e nella scrittura di questo talentuoso scrittore italiano.
Written by Giuseppe Giulio