“Born to raise hell, born to raise hell/ We know to do it and we do it real well/ Born to raise hell, born to raise hell/Voodoo medicine, cast my spell/ Born to raise hell, born to raise hell/Play that guitar just like ringin’ a bell/ Take it or leave it” Motorhead – Born To Raise Hell – Lemmy Kilmister
Giose Brescia nasce a Monopoli (Ba) nel 1980. È Dottore in Arti e Scienze dello Spettacolo – curriculum Cinema – Facoltà di Scienze Umanistiche (Università di Roma La Sapienza – 2007) ed ha all’attivo diverse esperienze da attore, regista, video operatore e direttore della fotografia.
Per Oubliette Magazine racconta la sua esperienza da regista di “Hellfest – Italian Headbangers” scanzonato ed ironico documentario che segue i passi e le folte chiome irriverenti dei metallari in pellegrinaggio da Roma a Clisson verso il Festival Metal “Hellfest”.
I.G.: Ti ringrazio per la disponibilità, puoi raccontarci come è nata l’idea di seguire il “fenomeno dell’immigrazione dei metallari nel mondo”?
Giose Brescia: Da metallaro mi sono reso conto che in Italia – diversamente dalla Grecia o dalla Spagna, per esempio – non c’è una cultura del Metal. In Italia i locali per “metallari” sono molto pochi, specialmente nel sud. Non esistono Radio italiane “metallozze” che io sappia. Del resto negli anni ’80 quando gruppi come Judas Priest o Iron Maiden si contendevano la top ten con Michael Jackson, in Italia si preferiva ascoltare Ivana Spagna o Eros Ramazzotti. Per questo mi interessa riprendere la routine di ragazzi italiani pronti a tutto pur di seguire la loro passione, ed è molto interessante vedere l’effetto che la cultura metal ha sull’individuo italico, visto che questo genere non ha mai avuto alcun filtro nel nostro Paese!
I.G.: C’è un particolare esemplificativo che avvicina la cultura italiana al Metal?
Giose Brescia: Il gesto onnipresente nella cultura Metal – quello delle corna – è la derivazione del nostro gesto contro il “malocchio”. Lo spiega bene Ronnie James Dio nel documentario “Metal: a headbanger’s Journey” – cui faccio riferimento per il mio progetto – scritto e diretto da un antropologo canadese, Sam Dunn. Dunn cerca di carpire l’origine del Metal attraverso interviste a rock stars, critici, storici della musica e scopre che James Dio ha appreso il gesto delle corna da piccolo passeggiando con la nonna abruzzese che alla vista di gatti neri e suore faceva questo gesto per scacciare via il “malocchio”. Così il piccolo Ronnie una volta famoso cominciò a fare le corna alla gente dal palco!
I.G.: Il Metal in Italia e all’estero: come viene seguito e accolto dal pubblico?
Giose Brescia: Tutti i gruppi che si esibiscono in Italia sono colpiti dall’entusiasmo e dal calore del pubblico e bisogna ammettere che in quanto a “scapocciare” noi italiani non siamo secondi a nessuno – “scapocciare” è la traduzione del termine inglese “headbanging”: il muovere la testa a tempo con il brano ascoltato… per statuto non si “scapoccia” senza una folta chioma! – . Purtroppo difficilmente in Italia vedremo festival come “Hellfest” o “Wacken”: da noi la gestione di ingenti capitali passa naturalmente attraverso la politica e – senza essere sovversivi o polemici – sappiamo tutti cosa questo spesso implichi. Però non possiamo ignorare che diverse realtà sono nate spontaneamente sul territorio – penso al Total Metal Festival – e che, anche senza alcun sostegno, si sono imposte come meta di ritrovo per moltissimi appassionati… bisogna ammettere che in quanto a sostegno e impegno i metallari sono dei campioni! Questo mi piace: quando si parla di metallari non esistono nazionalità o campanilismi, al massimo distinzioni tra sotto-generi!
I.G.: Nel documentario si scopre quanto il viaggio sia davvero un momento molto importante per un metallaro, puoi parlarcene?
Giose Brescia: Seguire i propri idoli per i vari festival in giro per l’Europa è per molti un “dovere”. Metallari provenienti dalle più svariate parti del mondo si rincontrano negli stessi Festival e se aggiungiamo a questo cosmopolitismo spontaneo il “fattore birra” non è difficile capire che così nascano immediatamente amicizia, convivialità e spirito di gruppo. Ho voluto sottolineare proprio questo nel mio documentario: è bello incontrare le stesse persone a distanza di un anno, ritrovarle come fossero vecchi amici, come la tua famiglia a Natale… è questo lo spirito che lega gli uni agli altri quando si torna all’Hellfest!
I.G.: Il Metal: come si colloca all’interno della cultura musicale?
Giose Brescia: Il Metal nasce prendendo in prestito molte caratteristiche proprie di generi musicali diversi. Prima di tutto dal blues (da cui deriva il rock). La velocità e l’importanza dell’impatto sonoro li associo spesso alla musica di Chopin o di Rossini e a quella di Wagner che, ossessionato dal volume e dalla potenza del suono, creò l’ottocello: una specie di contrabbasso che serviva per “amplificare” l’effetto dei bassi… si suonava in due per quant’era grande! Se prendiamo in considerazione il periodo storico che va dal colonialismo fino al termine della guerra di secessione americana, esagererei nel dire che il Metal potrebbe essere l’incontro tra il blues degli schiavi delle piantagioni ed il virtuosismo da camera e la maestosità delle grandi opere dei ricchi borghesi latifondisti, però riflettendo non è poi così avventata come interpretazione! Questo “guazzabuglio” molto spesso non genera sonorità “amene”, anzi: l’utilizzo del tritono (nel Medioevo definito “Diabolus in musica”) è più che mai ricorrente! Se poi si aggiunge il ritmo del rock (noto figlio del blues!) ecco il “metal”: la “musica del diavolo”!
I.G.: Come è nato il documentario?
Giose Brescia: Candidamente un giorno pensai: “Come posso incastrare le mie tre più grandi passioni (filmare, viaggiare e il rock ‘n’ roll) in un unico progetto?” Non ho trovato risposte fino a che nel 2011 ho conosciuto Julien Cesarini che oltre ad essere un talentuoso fotografo è anche un esperto travel manager: ogni anno organizza diversi pullman che partono dall’Italia verso i festival migliori d’Europa (Hellfest, Brutal Assault, Total Metal Festival) e grazie al suo vasto seguito fa questo lavoro da più di sette anni. Nel 2011 mi trovai anch’io nel gruppo Blackzine che sarebbe partito in pullman da Roma fino a Clisson, ridente villaggio bretone che dal 2006 ospita Hellfest. Lì con Julien decisi di realizzare un documentario del viaggio e della vita all’interno del Festival attraverso gli occhi e le esperienze del gruppo: “Blackzine goes to Hellfest 2013″, documentario realizzato durante la spedizione del 2013 e distribuito in dvd attraverso circuiti indipendenti è il primo progetto prodotto da “Basement Pictures”, la mia personale casa di produzione. Si tratta di un documentario di due ore in cui si racconta la vita da Festival con interviste esclusive di band famose in tutto il mondo che ho avuto il piacere e l’onore di intervistare (Down, Def Leppard, Korn, Sleep, Manilla Road, Stone Sour). Visto l’ottimo feedback di spettatori divertiti per il documentario e incuriositi dalle immagini esclusive (ero l’unico italiano con una videocamera ed ero anche l’unico ad avere la possibilità di fare interviste all’interno della “press area”) ho deciso di ampliare gli orizzonti per il 2014 e creare attraverso il “crowdfunding” un bacino di utenza maggiore.
I.G.: “Crowfinding”: puoi spiegarci di cosa si tratta e parlarci delle tue impressioni in merito?
Giose Brescia: Il crowdfunding è un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi della produzione ed è una importante fonte di finanziamento per progetti che altrimenti non riceverebbero mai i fondi necessari per vedere la luce. Questa “campagna” attraverso Musicraiser mi darà l’opportunità di produrre il mio documentario in maniera autonoma, condividendo il prodotto finale con tutti i Raisers con un riscontro in tempo reale su quelle che sono le aspettative del pubblico. Il sistema di crowdfunding è utilissimo anche per il mio progetto più grande: creare un canale tematico sul web incentrato sui live report dei migliori festival metal del mondo. Solo grazie ad una piattaforma come Musicraiser, infatti, potrò introdurre questo progetto fuori dai confini nazionali! Per questo motivo il documentario sarà sottotitolato: un modo in più per allargare il bacino di utenza e permettere anche a chi non conosce l’italiano di divertirsi e appassionarsi al mio lavoro. Il documentario del 2013, è stata una sfida che io e Julien abbiamo intrapreso ed è costato circa 5.000 euro. Per il progetto del 2014 occorrono circa 2.500 / 3.000 euro per permettere di rientrare nelle spese di produzione (costi del viaggio, riprese e editing) e di avere una minima base finanziaria per le spese di distribuzione dei dvd, la partecipazione a festival di documentari sparsi per il mondo e – perché no? – la messa in onda su MTV!
I.G.: C’è quindi una continuità tra il progetto del 2013 e quello del 2014.
Giose Brescia: Il documentario “Hellfest – Italian Headbangers”, come il suo predecessore del 2013, non sarà incentrato esclusivamente sugli artisti che hanno calcato i palchi del Festival (come la maggior parte dei live report che trovate in rete!). I protagonisti del “film” saranno proprio i “ragazzi” del gruppo “Blackzine” con le loro abitudini, le loro dinamiche, i loro punti di vista e il loro modo di vivere l’Hellfest da quando piantano la tenda fino a quando tornano a casa. Il documentario, di fatto, non è un unico progetto in sé: è l’insieme dell’impegno di più persone la cui passione comune è il metal. Per la colonna sonora, ad esempio, collaborano – oltre “Blackzine.com” – diverse band facenti parte della scena Metal indipendente italiana (compreso la mia band:”Törso”).
I.G.: Quali sono le tue aspettative per il progetto?
Giose Brescia: Così come è stato per il documentario del 2013 e per il 2014 attraverso Musicraiser, mi aspetto una risposta da parte di band anche straniere interessate alla vetrina che un progetto come questo può comportare!
Written by Irene Gianeselli