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Intervista di Irene Gianeselli al poeta e pittore Fabio Recchia

Creato il 12 gennaio 2015 da Alessiamocci

“Come foglie d’albero/le mie parole sulla carta./Prima germogli e poi nuvole verdi che vivono/respirano e ingialliscono/e lasciano a terra il breve tempo di una stagione./Anello di una catena che continua la vita./Così/le parole/rimangono per sempre.” – “Come foglie d’albero

Fabio Recchia (1953) si Laurea in farmacia nel 1978, dal 2001 è direttore della storica Farmacia Romanese di Levico Terme (TN).

Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, si è sempre impegnato in politica ricoprendo ruoli istituzionali e nel sociale.

Le sue passioni per le arti grafiche e la poesia lo hanno portato dal 1984 ad oggi a diverse pubblicazioni (sia cartacee che online) e a mostre sia personali che collettive in Italia e Germania.

È presente nell’archivio del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.

Fabio Recchia si racconta ad Oubliette Magazine, tra arte ed impegno sociale.

 

I.G.: Sei un uomo dai mille interessi, spazi dalla poesia alla pittura ed alla scultura senza tralasciare l’impegno nel sociale. Se dovessi fare una gerarchia dei tuoi interessi, quale metteresti al primo posto e perché?

Fabio Recchia: Ecco la domanda da un milione di dollari!  Pensando alla storia della mia di vita devo dire che il mio primo interesse è stata la Banda, nel lontano 1967 quando ho incominciato i corsi musicali, ho i ricordi di quando andavo ad ascoltarla ai concerti, alle processioni e mi ha subito colpito, incuriosito e interessato, poi dopo anni di meditazioni e di crescita nel 1975 ho iniziato a dipingere “ispirato” da una mostra naif che avevo visto ed allora ho cominciato con dei quadri naif cercando di personalizzarli il più possibile, e non avendo fatto studi artistici, da autodidatta ho provato a dipingere. La mia prima mostra è stata a Trento avendo conosciuto un critico e un gallerista che ha voluto esporre i miei lavori, una bella esperienza e da allora ho sperimentato nuove tecniche, acrilico, acquarello, tecniche miste, mosaico, e poi sculture in metallo, in legno. Nel contempo ho provato a mettere su carta le mie sensazioni, i miei pensieri ed è nata la poesia, tenuta privata fino a quando nel 2009 ho pubblicato il mio primo libro “Riflessioni”, con poesie in italiano, dialetto e alcune tradotte in tedesco. Un bel successo che è stato poi confermato da altre pubblicazioni, concorsi, riviste, antologie, e-book, sito internet. Fare una gerarchia degli interessi è per questo difficile, se dal punto di vista sociale, pubblico la Banda è un mio impegno prioritario, dal punto di vista personale la pittura e la poesie mi danno la possibilità di esprimermi, di farmi conoscere e leggere, di far interpretare ad altri le mie emozioni e sentimenti. Perciò direi che sono tutti ex equo.

 

I.G.: Molte recensioni sottolineano il particolare rapporto con la natura che matura nella tua scrittura poetica. Potresti spiegare in cosa consiste la tua cifra stilistica?

Fabio Recchia: Dalle recensioni che spesso riguardano la mia produzione artistica è evidente che chi vede e legge interpreta secondo la propria cultura, il proprio modo di vedere le cose, la propria fantasia. Io quando dipingo o scrivo voglio comunicare delle sensazioni ed emozioni che mi vengono spontanee, mi piace il “dietro”, il “nascosto” di quello che scrivo, molte volte privato, non spiegato ma lasciato all’interpretazione del lettore e spettatore. È vero che nella poesia, così come nella pittura, molte volte mi ispiro alla natura, all’uomo nel suo essere più interiore, nascosto, segreto e mi abbandono, se si può dire, “all’ispirazione ” in cui credo. Non amo molto l’uso spropositato e abbondante delle parole, vado all’essenziale (almeno questo è quello che cerco di fare).

 

I.G.: Puoi scegliere una Poesia che rappresenti il tuo percorso?

Fabio Recchia: Molte sono le poesie che amo di più, per esempio “Essere”, “Il mio Natale”, “Il Sole e la Luna”,”Ricordo di un Viale”, “Come Flauto di Pan”, “Perché”, “A mia Madre”, ma in fondo tutte sono l’espressione di un momento, di un sentimento, di una situazione che in una particolare circostanza è importante.

 

I.G.: Anche musicista: puoi raccontarci la tua esperienza di bandista e Presidente della Banda Cittadina di Levico?

Fabio Recchia: La mia esperienza di bandista, più che musicista, nasce nel 1967, quando a scuola ci fu proposto di frequentare i corsi organizzati dalla Banda cittadina e così iniziai nell’autunno e già a primavera la mia prima uscita per la processione della Prima Comunione. Suonavo il genis (flicorno contralto) uno strumento di accompagnamento che ora non si usa più, poi passai al flicorno baritono che suono tuttora. Con il tempo sono entrato a far parte della Direzione della Banda e da li è incominciata la mia “scalata”. Nel 1987 purtroppo il Presidente venne a mancare ed allora ci trovammo ad affrontare la nomina del nuovo Presidente, il Vice non era disponibile così mi ritrovai Presidente, carica che ricopro da allora. Una esperienza importante che ha portato la Banda cittadina di Levico da una piccola realtà ad una che ha dovuto adeguarsi ai tempi, con innovazioni, cambi di repertorio, apertura all’esterno. Molti sono stati i maestri che si sono succeduti durante la mia presidenza, e con tutti abbiamo fatto un percorso in salita, con l’impegno di tutti, poi sono entrato a far parte del Direttivo della Federazione dei Corpi Bandistici della Provincia di Trento – ne ho fatto parte per 25 anni – dove ho ricoperto per molti anni la carica di Vice Presidente, e dal 2014 sono diventato Presidente dell’ISEB, Istituto Superiore Europeo Studi Bandistici, di cui facevo parte già da alcuni anni. L’esperienza bandistica è stata molto importante, mi ha fatto crescere, mi ha reso responsabile di una Associazione dal punto di vista organizzativo, economico, ho dovuto relazionarmi con i miei bandisti , con la Federazione, con molti rappresentati di altre bande sia trentine che italiane e straniere, mi ha fatto conoscere tantissimi colleghi, politici, amministratori che hanno allargato la mia visione del mondo.

 

I.G.: Numerosi sono i tuoi impegni nel sociale: raccontaci alcune tra le esperienze più significative di questi ultimi anni.

Fabio Recchia: Naturalmente, come capita spesso, chi è impegnato per la Comunità viene coinvolto anche in altre Associazioni. Dal 1993 sono Presidente del Centro AUSER di Levico la cui mission è favorire la relazione fra persone con azioni di  solidarietà, aiuto, partecipazione, poi ho fatto parte di altre Associazioni culturali, Associazioni artistiche, ho organizzato mostre d’arte, sono stato per alcuni anni Presidente di un Coro di montagna, il Coro Cima Vezzena, ed ora collaboro con loro nella parte organizzativa, sono Presidente dell’Associazione Amici di Hausham, una cittadina gemellata con Levico che si trova in Baviera. Mi sono anche dedicato alla politica ricoprendo varie cariche. Consigliere Comunale nel 1990 fino al 1995, componente del CdA della Casa di Riposo San Valentino di Levico Terme,  per oltre 10 anni, componente del CdA dell’Istituto Piccola Opera don Ziglio sempre a Levico Terme e ultimamente  Cosigliere Comunale e poi Assessore alla Comunità di Valle Alta Valsugana e Bersntol.

 

I.G.: Sei spesso all’estero: indubbiamente ci sono delle differenze tra l’Italia ed il nord Europa. Come vedi il prossimo futuro dell’Italia nell’Europa?

Fabio Recchia: Tutto quanto sopra mi ha dato modo di conoscere molte realtà, soprattutto quella tedesca con la quale ho rapporti stretti per via del Gemellaggio fra le Nostre due Città. Siamo impegnati con lo scambio culturale fra le nostre Comunità, organizziamo gli scambi dei nostri giovani con i loro, per farci conoscere, perche si possa instaurare quella comunità di intenti, di apertura mentale, di conoscenza della lingua. Organizziamo scambi culturali con le associazioni sia nostre che loro, molte volte siamo stati in Baviera con la Banda, con il Coro, con gruppi sportivi, ho anche esposto i miei quadri in mostre organizzate dal Comune di Hausham. Io credo molto in questa amicizia che è non solo all’interno di un progetto istituzionale ed ufficiale fra i due Comuni, ma è amicizia reale, vissuta fra le persone, e questo è lo spirito del gemellaggio. Fare un confronto fra le nostre realtà (italiana e tedesca) non è facile, noi trentini forse per alcuni aspetti ci sentiamo più vicini a loro, per il resto non voglio dare giudizi, basta osservare la realtà.

 

Written by Irene Gianeselli

 


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