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Intervista di Irene Gianeselli al regista Mimmo Verdesca: “Protagonisti per sempre”

Creato il 05 agosto 2015 da Alessiamocci

Mimmo Verdesca, pugliese di nascita, dal 2002 comincia a lavorare nel cinema e nella televisione prima come assistente e poi come aiuto di diversi registi tra i quali Maurizio Ponzi, Naydat Anzour, Daniele Cascella, Fabio Grossi; ha collaborato con il regista Ferzan Özpetek per il quale nel 2012 ha anche realizzato il Making of ufficiale del film “Magnifica Presenza”.

Nel 2010 ha curato la regia dell’edizione televisiva dello spettacolo teatrale “Il piacere dell’onestà” di Luigi Pirandello e nel 2014 la regia televisiva dello spettacolo teatrale “Prima del silenzio” di Giuseppe Patroni Griffi, entrambi interpretati da Leo Gullotta. Già nel 2009 aveva firmato la regia del documentario “L’occhio dietro il sipario” che documentava la realizzazione dello spettacolo teatrale, “L’uomo, la bestia e la virtù” di Luigi Pirandello sempre con Leo Gullotta.

Alterna la sua attività cinematografica a quella teatrale.  È regista assistente in molti spettacoli teatrali che, prodotti dal Teatro Eliseo di Roma, hanno visto come protagonisti attori di rilievo quali Leo Gullotta, Lisa Gastoni, Paola Gassman, Catherine Spaak, Giuliana Lojodice, Judith Magre.  Nel 2011 Mimmo Verdesca realizza il documentario “In arte Lilia Silvi” per raccontare la vita e la carriera artistica di Lilia Silvi, l’ultima diva del periodo cinematografico dei “telefoni bianchi”: con questo lavoro si aggiudica il Nastro d’Argento 2012 per il “Miglior documentario dedicato al Cinema”.  “Protagonisti per sempre” (2014) è il suo ultimo documentario, selezionato ufficialmente dal SNGCI per concorrere ai Nastri d’Argento 2015 come “Miglior documentario sul Cinema” e premiato con il Gryphon Award come “Miglior documentario” al Giffoni Film Festival 2015.

I.G.:  La ringrazio per la disponibilità. “Protagonisti per sempre” è un documentario che ha ideato, prodotto e diretto per raccogliere le testimonianze di attori – oggi donne e uomini adulti – scelti, spesso ancora bambini, come protagonisti di opere quali “I bambini ci guardano”, “Sciuscià”, “La terra trema”, “La Ciociara”, “Le avventure di Pinocchio”, “Nuovo Cinema Paradiso” e “La vita è bella”. Potrebbe raccontarci come è nato il progetto?

Mimmo Verdesca: È stata la curiosità a spingermi verso questo progetto, io volevo indagare cosa possa significare per un bambino che viene scelto come protagonista di un film trovarsi catapultato nel mondo folle del cinema. Dopo anni di oblio, tornano a parlare Andrea Balestri, Eleonora Brown, Giorgio Cantarini, Totò Cascio, Luciano De Ambrosis, Agnese Giammona, Nella Giammona, Rinaldo Smordoni, quei bambini tutti “presi dalla strada” che con la loro verità hanno contribuito a rendere grandi alcuni dei capolavori del nostro cinema. Quella verità che oggi ancora raccontano grazie al mio documentario: una vera passeggiata nella storia del cinema, dal Neorealismo a oggi. Lavorare accanto a De Sica, Visconti, Benigni, Tornatore e Comencini è stato per tutti loro una favola, un lavoro che sembrava per lo più un gioco, ma che poi ha inevitabilmente creato aspettative (tradite o realizzate), sogni, e l’orgoglio di aver fatto qualcosa di importante. Ho dato voce ai loro ricordi ed è emersa l’emozione di ieri e la consapevolezza di oggi, ma non solo. Perché scavando nel loro passato ho cercato di addentrarmi al tempo stesso anche nella memoria collettiva di un Paese intero che li ha visti “vivere” nella finzione cinematografica. E se è vero che l’infanzia rappresenta un periodo fondamentale nella formazione di un individuo, è evidente che ciò che mi interessava è proprio quello che è accaduto “dopo” la partecipazione dei protagonisti al film: non la parentesi del set cinematografico, ma il suo risultato, ossia il modo in cui quella esperienza è maturata nelle singole vite, segnandone il percorso, nel bene e nel male.

I.G.: Questo documentario può, a suo avviso, rappresentare per i giovanissimi una opportunità per conoscere il Neorealismo italiano, il genere televisivo dello sceneggiato e per tornare a riconoscere la sala cinematografica come “luogo di educazione”?

Mimmo Verdesca: Assolutamente sì! Il progetto di questo documentario nasce anche dalla volontà di riaffermare la valenza della Memoria. Tutelarla e tramandarla soprattutto alle nuove generazioni. La memoria è coscienza. Un Paese come il nostro ne ha cassetti pieni che troppo spesso vengono lasciati chiusi, come a smitizzare un valore aggiunto che fa grande una civiltà.

I.G.: Cinema e Memoria. Qual è il rapporto tra questi due umani “luoghi” della vita?

Mimmo Verdesca: Un legame indissolubile. Il cinema in forme diverse, attraverso generi e linguaggi differenti ha sempre cercato, sin dalle origini, di raccontare l’uomo e la società, diventando molto spesso memoria storica, sublimandola attraverso l’arte. Il cinema offre spesso la possibilità di riflettere, porre delle domande e dare a volte delle risposte, permettendoci di conoscere, arricchirci per capire e affrontare meglio il presente, in modo da costruire un futuro forse migliore.

I.G.: C’è stato un momento in particolare durante le riprese di “Protagonisti per sempre” che rappresenta per lei qualcosa di speciale?

Mimmo Verdesca: Dal mio documentario emerge una serie di ritratti umani e familiari verso i quali sono legato allo stesso modo perché tutti autenticamente sinceri e perché ognuno di loro porta con sé una storia emblematica, un particolare che li differenzia. Ognuno di loro è speciale. Sono impagabili le emozioni che mi hanno regalato e che, attraverso il mio lavoro, ho cercato di trasmettere al pubblico.

I.G.: Nel 2011 ha realizzato un documentario dedicato alla diva Lilia Silvi, potrebbe parlarci di questo progetto che è ancora una volta fortemente teso a costruire risposte su momenti e vicende del passato con la consapevolezza dell’esperienza dell’”oggi” ?

Mimmo Verdesca: Il documentario “In arte Lilia Silvi” è stata un’esperienza meravigliosa. Il film ha ricevuto da subito enormi consensi, in numerosi festival italiani: dal Festival del film di Roma fino al Bifest di Bari, ricevendo diversi premi tra cui il Nastro d’argento 2012 come “miglior documentario sul cinema”. Questo lavoro mi ha regalato, soprattutto, la possibilità di conoscere e vivere una donna ed un’attrice straordinaria: Lilia Silvi. È stato fondamentale il modo in cui Lei ha abbracciato il progetto, raccontando la sua vita e la sua carriera con ironia ed emozione all’età di novant’anni. Le vecchie generazioni l’hanno riscoperta, le nuove l’hanno subito amata, lasciandosi tutti allo stesso modo accompagnare in un emozionante viaggio nella memoria del nostro cinema, nello specifico quello degli Anni Trenta e Quaranta, il periodo cinematografico dei “telefoni bianchi”, oggi piuttosto dimenticato e quindi nella storia del nostro Paese, il periodo dominato dal fascismo e dalla guerra. È stato un film che mi ha insegnato tanto a livello umano e professionale. Dietro ogni film, qualsiasi genere esso sia, c’è sempre un lungo lavoro di preparazione, di studio, di tecnica e costruzione che definirei, per quanto mi riguarda, certosino e che affronto sempre con infinita passione e grande rispetto e umiltà.

I.G.: Come valuta la situazione del cinema italiano contemporaneo?

Mimmo Verdesca: Penso che ci sia sempre voglia di fare e dire qualcosa di originale attraverso il cinema o l’arte in generale. In Italia l’aspetto produttivo è gravemente sofferente e questo ovviamente penalizza la realizzazione o compromette la distribuzione di progetti interessanti e di valore, soprattutto di giovani esordienti. Bisognerebbe crederci di più e investire davvero, senza ruberie, sotterfugi e conflitti di interessi. 

I.G.: Perché fare cinema oggi?

Mimmo Verdesca: Per gli stessi motivi per cui lo si è iniziato a fare centoventi anni fa. Per intrattenere e far riflettere. È importante però dare un messaggio importante, come ho cercato di fare anche nel mio documentario “Protagonisti per sempre”. Questo lavoro bisogna farlo sempre con grande professionalità. Non ci si può improvvisare. Fare cinema o teatro è un lavoro molto serio e difficile. Bisogna studiare, prepararsi e conoscere il mestiere, qualsiasi ruolo si vada ad occupare. Oggi la tecnologia sempre più a portata di mano permette a chiunque di sentirsi in grado di fare, spesso però con incompetenza e grande presunzione. Questo purtroppo crea grande confusione e produce pericolose illusioni e cocenti delusioni. Sognare è necessario ma andrebbe fatto con i piedi ben piantati in terra. Questa sicurezza te la dà solo l’essere seri e preparati professionisti. Picasso diceva “impara le regole come un professionista, affinché tu possa infrangerle come un artista“.

I.G.: È impegnato anche come assistente alla regia di molti spettacoli teatrali. Potrebbe raccontarci la sua esperienza?

Mimmo Verdesca: Ho iniziato a lavorare nel mondo del cinema a venti anni. Oggi ne ho trentacinque. Dopo la laurea in Dams, sono stato subito assistente casting di Pino Pellegrino, casting director di tutti i film di Ferzan Özpetek, e poi assistente di diversi registi, tra cui Maurizio Ponzi, per diventare in seguito loro primo aiuto in diversi film e fiction televisive. Il teatro è arrivato dopo ed è stata e continua ad essere una esperienza altrettanto intensa. Lavoro da quasi dieci anni come regista assistente di Fabio Grossi, regista di molti spettacoli di successo prodotti anche dal Teatro Eliseo di Roma. Il mio primo documentario era intitolato “L’occhio dietro il sipario” (2009) e raccontava proprio le professionalità che operano dietro le quinte di uno spettacolo teatrale, era “L’uomo la bestia e la virtù” di Pirandello interpretato da Leo Gullotta. Negli anni ho anche curato la regia televisiva di due spettacoli teatrali di grande successo: “Il piacere dell’onestà” di Pirandello e “Prima del silenzio” di Patroni Griffi, entrambi interpretati sempre da Leo Gullotta.

I.G.: Cosa rappresenta per lei il Gryphon Award assegnato al suo “Protagonisti per sempre” come “miglior documentario” nell’ambito del Giffoni Film Festival 2015?

Mimmo Verdesca: Sicuramente un punto di partenza davvero prestigioso. Vincere a Giffoni è stata una gratificazione doppia, perché sono stati i ragazzi a votarlo e a sceglierlo insieme agli adulti. Il mio film è stato molto amato, ha avuto una grande e bellissima accoglienza. Il Giffoni Film Festival è una esperienza speciale e unica. Offre l’opportunità di confrontarsi con altre culture, di appassionarsi a tante storie, di crescere. Un appuntamento necessario per piccoli e grandi. Non potevo desiderare una cornice più adeguata per presentare questo mio nuovo lavoro e l’inaspettato risultato ottenuto ne è stata la conferma.

I.G.: Cosa può anticiparci dei suoi futuri progetti?

Mimmo Verdesca: I progetti sono sempre tanti. Nell’imminente un nuovo documentario in preparazione, una commedia teatrale in allestimento e la stesura di una nuova sceneggiatura per il cinema.

Written by Irene Gianeselli


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