I Cori polifonici nelle piccole realtà territoriali: come sopravvivere, come crescere.
Nei piccoli centri italiani sono molte le realtà corali che vivono di vita propria, che si autosostengono e che cercano di crescere grazie alla forte passione che ne unisce i componenti.
Il Maestro che ci racconterà la sua esperienza in questo campo è Antonello Laviola, lucano nativo di Pisticci, piccolo paese in provincia di Matera, che attraverso i suoi studi prima, e le sue collaborazioni professionali poi, ha maturato una conoscenza e una consapevolezza di pregi, difetti e possibilità di crescita in materia.
Diplomatosi in Organo e Composizione Organistica presso il Conservatorio di Frosinone, non dopo aver frequentato i Conservatori di Matera, Napoli e Perugia, ha modo di perfezionarsi in Liturgia, organo e Direzione di Coro, nonché nello studio del Canto Gregoriano nell’ambito della composizione.
I.S.: Maestro, i suoi studi in differenti città e aree del nostro Paese la portano ad avere, oltre che esperienze professionali variegate, anche ad ampliare la sua conoscenza della disciplina in relazione al territorio nel quale ha modo di esprimersi ed evolvere. Dai suoi primi lavori ad oggi quanto è cambiato l’approccio alla disciplina corale?
Antonello Laviola: Già a partire dagli 11 anni, fino ai 20, ho cominciato a occuparmi di direzione di musica liturgica, in un coro parrocchiale. Con gli anni ho avuto modo di ricoprire la carica di Organista e Direttore di Coro presso la Basilica di San Domenico e presso la Chiesa di S. Antonio a Perugia, per poi dedicarmi alla direzione musicale e artistica del gruppo folkloristico del mio paese natale, Pisticci. Nella mia carriera ho quasi sempre diretto cori composti da non-prefessionisti e rispetto a 20 anni fa credo di poter affermare che poco è cambiato nell’approccio di chi decide, per passione, di avvicinarsi a questa disciplina. Le difficoltà incontrate all’inizio della mia carriera sussistono ancora oggi: mi riferisco in prima battuta all’età media dei componenti di un coro che, per poter garantire un’omogeneità di rendimento, dovrebbe poter variare dai 20 ai 50 anni. Purtroppo, soprattutto in piccole realtà, l’età media è di molto superiore. In più aggiungo che dagli anni 80 ad oggi riscontro un elevato calo di studenti che a partire dalla tenera età dovrebbero avvicinarsi alla musica per sperimentare un’eventuale evoluzione del naturale percorso di studio musicale, indipendentemente dalla materia prescelta.
I.S.: A cosa ritiene siano dovute queste constatazioni? Potrebbero esserci delle “motivazioni” alla base di quello che ha da sempre rilevato e ai cambiamenti progressivi che si sono susseguiti?
Antonello Laviola: Potrei esprimermi a grandi linee, ovviamente, e affermare che l’avvicinamento alla disciplina musicale non è quasi mai casuale. C’è sempre un motivo grazie al quale si comincia e quello più determinante è dato dagli stimoli esterni, della famiglia e poi della scuola o di altre importanti istituzioni ricreative. Se vengono a mancare queste “possibilità” è tutto molto difficile. Da qui può derivare il ruolo “secondario” che spesso si tende a dare allo studio della musica che ha fatto sì che si sviluppasse, a mio avviso, un approccio più meccanico e meno espressivo da parte dello studente.
I.S.: Nonostante la sua attività di insegnamento si sia svolta didatticamente anche in Conservatorio, oltre che nella direzione di coristi non professionisti, ho intuito poco fa la sua preferenza su questi ultimi…
Antonello Laviola: Di gran lunga! Nella mia carriera ho lavorato per il 99% con gente non professionista per scelta, in quanto ritengo che siano le realtà più stimolanti e gratificanti. Collaboro, tuttavia, nel corso dei miei lavori con professionisti, per lo più musicisti, che si occupano della “parte suonata” di un coro polifonico. Da circa due anni, sempre in Basilicata, sono organista presso la Chiesa “San Nicola V.” di Craco e ho assunto la direzione della Corale Polifonica “Don Bosco” di Marconia, con la quale stiamo portando avanti con sacrificio e impegno un percorso molto gratificante, per me che vedo crescere i miei allievi, e per i coristi molto motivati nel migliorare ancora.
I.S.: Ci sono obiettivi che si è prefissato di raggiungere in futuro?
Antonello Laviola: Più di uno in realtà. Mi rimane innanzitutto un “cruccio”: quello di non essere riuscito, ad oggi, a far suonare un raffinato organo del ‘500 presente nella Chiesa lucana di Salandra da un musicista professionista. In secondo luogo mi sono già da tempo prefissato la creazione di un coro liturgico di non più di 16 elementi. E infine, se me lo concedete, spero vivamente che a partire da piccole cose, come ad esempio la lettura di questo articolo, possa cambiare la sensibilizzazione ad un approccio più profondo con questa disciplina. La mia Corale “Don Bosco” ne avrebbe davvero bisogno…e non solo quella!
Written by Irma Silletti