Questa settimana Oubliette Magazine vi presenta il soprano Grazia Doronzio, giovane artista lucana che sta riscuotendo un grosso successo negli Stati Uniti e in Europa.
Avremo modo, grazie alla sua disponibilità, di ripercorrere il suo vissuto artistico, dalle prime lezioni di canto in Basilicata, fino ai successi attuali nei maggiori teatri del mondo (tra cui, per citarne alcuni, il Metropolitan Opera e la Carnegie Hall a New York). Organizzata meticolosamente, la vita professionale dei cantanti lirici è rigorosa e intensa, in particolare durante gli spettacoli, che possono ricoprire periodi anche molto lunghi, oltre che toccare teatri di città lontanissime tra loro.
Ne ho una definitiva conferma quando raggiungo la Doronzio telefonicamente, l’accuratezza con cui racconta i segreti della sua professione è indicativa di quanto impegnativo sia intraprendere una carriera lirica.
I. S.: A partire dai tuoi studi lasci la tua regione di origine, la Basilicata, inizialmente per studiare e per motivi professionali in seguito. Quali sono state le tappe fondamentali del tuo percorso artistico, ad oggi? E qual è il momento in cui realizzi la concreta possibilità di poter intraprendere un percorso professionale nel mondo della lirica?
Grazia Doronzio: I momenti fondamentali di quella che oggi è la mia professione posso percorrerli senza dubbio partendo dall’inizio, quando comincio a prendere le mie prime lezioni di canto a Matera, presso il Conservatorio Duni e a Potenza, al “Carlo Gesualdo da Venosa”. Alla fine del Liceo, frequentato presso il mio paese di origine, Stigliano, il desiderio di studiare canto è stato appoggiato dalla mia famiglia con la condizione di iniziare, parallelamente, un percorso di studi universitario. Posso dire che il primo anno di studi fuori è stato illuminante affinché prendessi coscienza della mia vera vocazione musicale. Dopo il diploma al Conservatorio Rossini di Pesaro, quindi, comincio a sostenere diverse competizioni e tra queste, vincere il Concorso Ziino di Roma rappresenta senza ombra di dubbio il momento di svolta. In questa occasione, infatti, conoscerò la direttrice dello Young Artists Program del Metropolitan di New York, città in cui avrò l’occasione di vivere 4 anni per diplomarmi al prestigioso programma Lindemann Young Artist Development del Metropolitan Opera.
I. S.: Le esperienze all’estero cosa ti stanno insegnando? Ritieni fondamentale, soprattutto in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, uscire dai confini nazionali per poter avere dei giusti riconoscimenti, oltre che la possibilità di costruire una carriera in questo settore?
Grazia Doronzio: Vivere e lavorare all’estero è importantissimo per una crescita personale e professionale. Le occasioni e le possibilità, in particolare in America, sono infinite. Tuttavia nel mondo della lirica l’approccio al mestiere è molto differente tra un continente e l’altro. Negli Stati Uniti, rispetto all’Europa, i teatri sono molto più grandi, gli spazi in generale sono vastissimi e questo cambia inevitabilmente anche l’approccio alla musica. In ogni caso, la scelta di tornare in Europa, dopo 4 anni a New York e uno a Miami (ndr, per seguire il marito, il pianista Francesco Fraboni) è dettata più da una scelta personale che professionale. L’Italia per un cantante lirico rappresenta un’opportunità di grande prestigio e nel mio caso si unisce inevitabilmente alla possibilità di essere più vicina agli affetti.
I. S.: Lo scorso mese hai ricoperto presso l’Oper Frankfurt il ruolo di Nannetta nel Falstaff di Giuseppe Verdi. Ci fai un bilancio di questa tua ultima, importante esperienza? In più, quali saranno i tuoi prossimi impegni?
Grazia Doronzio: L’esperienza a Francoforte è stata molto positiva, sia dal punto di vista vocale che scenico. Il ruolo che ho ricoperto è stato anche nettamente differente rispetto ai precedenti, generalmente sempre molto drammatici e tragici. Interpretare “Nannetta” significa far rivivere un personaggio molto lieve, delicato e solare, quindi grazie a questa esperienza ho acquisito nuove sfumature nelle mie capacità interpretative. Per quanto riguarda il mio futuro, il mese prossimo sarò ancora a Francoforte, impegnata nel Don Giovanni di Mozart. In estate, invece, sarò a Milwaukee (Wisconsin) con la Milwaukee Symphony Orchestra, dove lavorerò sempre nel Don Giovanni mentre a fine anno ad Amsterdam, per La bohème di Puccini. Per il prossimo anno mi riservo scaramanticamente di non anticipare niente, forse perché potrebbe presentarsi finalmente qualche occasione in Italia (ndr, ride)
I. S.: Un’ ultima curiosità: l’anno in corso sarà molto importante per la città di Matera, chiamata a giocarsi con altre città italiane, la possibilità di essere Capitale della Cultura nel 2019 in Europa. Ritieni che questa possa essere una buona occasione, per la tua città di origine, per puntare maggiormente l’attenzione sulla musica classica? Qual è il tuo personale augurio per questo eventuale successo?
Grazia Doronzio: Sapere che Matera è tra le finaliste per rappresentare la Capitale della Cultura mi riempie di sincero orgoglio, oltre che di speranza per il futuro. La mia è, da sempre, una regione che gode di scarsa visibilità e questa può essere un’ottima occasione per far conoscere un territorio meraviglioso. Ritengo che Matera sia, tra le candidate (ndr, Cagliari, Lecce, Perugia-Assisi, Ravenna e Siena), una tra le città meno conosciute nelle sue tradizioni, nei suoi valori e nel suo immenso patrimonio culturale. Il mio augurio, quindi, è che questa iniziativa possa trovare il coinvolgimento di più settori, tra cui ovviamente il mio, affinché insieme si possa contribuire a creare un progetto di valorizzazione unico e valido agli occhi di chi ancora non ne conosce le risorse.
Written by Irma Silletti