Francesca “Sofia” Xefteris nasce a Roma, da piccolissima con la famiglia si trasferisce a Londra, per poi tornare in Italia. Sofia è già nota al pubblico per la sua partecipazione ad X-Factor, il talent show di Rai 2 che ha lanciato Noemi e Marco Mengoni.
Cantautrice di talento, Sofia oltre al pianoforte, suona chitarra e basso. Radio Lady Gaga è il titolo del suo album prodotto da Sunnybit.
Sofia è stata molto gentile nel rispondere ad alcune domande per i lettori di Oubliette Magazine. Buona lettura!
M.Z.: Ti abbiamo vista nella terza edizione di “X-Factor”, un talent show di successo che ha dato la popolarità a tanti cantanti come Noemi, Marco Mengoni. Che ricordi hai di questa esperienza televisiva? Cosa è cambiato nel tuo modo di concepire la musica?
Sofia: Nel 2009 ho avuto la fortuna di partecipare ad X-Factor ed è stata un’esperienza pazzesca, soprattutto dal punto di vista personale: il talent mi ha dato modo, per la prima volta, di potermi mettere in discussione a 360 gradi. Mi ha insegnato ad abbassare la cresta, ma ad alzare la testa quando è necessario e ad avere quel pelino in più sullo stomaco che prima mi mancava. Ho imparato l’importanza di essere prima di tutto me stessa e a non vergognarmene: credo che sia la base per poter essere credibili sia come persona sia come musicista. È stato proprio lì che, tra una prova e l’altra, sono nate le canzoni di questo ep e quelle che comporranno il mio primo album. Insomma, anche se il mio è stato un X-Factor pieno di cadute e risalite, direi che quest’esperienza è stata lo step iniziale per questo mio nuovo percorso. La strada è ancora tutta in salita, ma penso di aver ” imboccato ” quella giusta per poter raccontare il mio mondo, che più che un mondo a volte mi sembra un condominio di personalità schizoidi o, se preferisci, una vera e propria gabbia di matti e ti dirò: mi piace. Sono passati 4 anni da allora e il mio modo di pensare in musica è cambiato nel senso che adesso sono pronta a prendermi tutte le responsabilità del caso: se il disco andrà bene sarà bellissimo. Se andrà male, pazienza: continuerò a fare sempre la musica che mi piace.
M.Z.: Francesca Xefteris, in arte Sofia, perché questo nome? Ti sei ispirata a qualche diva italiana?
Sofia: Da dove arriva Sofia? Bisogna tornare indietro, esattamente a 4 anni fa, alla vigilia della prima diretta di X-Factor: ho dovuto cambiare il mio nome nel giro di una notte perché ci sarebbero stati dei grossi problemi col televoto, visto che nel mio stesso gruppo c’era un’altra ragazza che si chiamava come me. E visto che ho un cognome piuttosto esotico, gli autori mi hanno chiesto di pensare a qualcosa di semplice che però richiamasse le mie origini greche, così mi è venuto in mente Sofia che tra l’altro, è un nome che mia madre avrebbe voluto darmi al momento della mia nascita.
M.Z.: Come ha inizio il tuo percorso artistico e quali sono le tappe principali che lo hanno così ben delineato?
Sofia: Mia madre mi mise sopra un pianoforte da piccolissima: neanche toccavo i pedali e fu subito amore. Un amore con cui sono cresciuta e che non ho mai lasciato. I miei non avevano calcolato gli effetti di questo piccolo incidente di percorso nella mia educazione e, per paura delle cosiddette “bolle di sapone” che il mondo dello spettacolo spesso ti dà , sono cresciuta con una vita divisa tra i doveri della scuola, dell’università, del lavoro e dall’altra parte la musica. Ricordo che ai tempi del liceo potevo suonare solo se non lasciavo indietro la scuola. Se prendevo un brutto voto, ad esempio, i miei erano capaci di levarmi gli strumenti e lo stereo per un mese intero e per me significava la morte civile! A 16 anni ho messo su i Greenwich, il gruppo con cui sono cresciuta e a cui sarò per sempre grata. Con loro mi sono tolta parecchie soddisfazioni come vincere il Cornetto Free Music Festival, aprire i concerti di Elisa e Ligabue, partecipare a Musicultura. È stato in quel periodo che decisi di imparare a suonare la chitarra e il basso, ora poi ho una leggerissima fissa (leggerissima si fa per dire) per tutto ciò che è percussivo. Io e i Greenwich siamo cresciuti insieme come fratelli per dieci anni, purtroppo prima o poi si diventa grandi e quando hai un’età tra i 24 e i 25 anni è comprensibile il fatto che ci si debba dividere per potersi realizzare come individui. Così nel 2008 abbiamo deciso di sciogliere il gruppo. È stato necessario per il bene di tutti, ma anche un grosso dolore. Così dopo sei mesi e una tonnellata di coraggio ho fatto il giro delle case discografiche a Milano per presentare il nuovo materiale. In quel momento mi è stato detto che di lì a poco sarebbero cominciate le selezioni per X Factor 3 e che per farmi notare avrei dovuto provare a partecipare ai provini. inizialmente ero scettica: non avevo mai visto X-Factor, ne avevo solo sentito parlare e ovviamente mi ero fatta un’idea un po’ distorta del talent show. Il talent è sicuramente una corsia preferenziale perché i tempi di risposta nel bene e nel male sono immediati, il meccanismo è brutale perché si tratta di selezione naturale, ma adesso penso che sia l’unica vetrina che ci è rimasta per farci notare, l’altra è Sanremo. Gli spazi alternativi per gli emergenti non hanno la stessa cassa di risonanza che può avere uno show televisivo in prima serata sulla Rai.
M.Z.: Cos’è per te la musica? Perché hai scelto atmosfere più intime e raccolte per proseguire la tua carriera?
Sofia: La musica è il mio centimetro di spazio nel mondo. Come l’amore, la vita, lo stesso Dio, è qualcosa di grande che non riesci a spiegare a parole, ma sai che c’è e questo ti basta per dare un senso a tutto quello che fai. Per me che sono cresciuta a contatto con culture e lingue diverse rappresenta qualcosa di stabile, universale, che possono capire tutti. Quando suono mi sembra tutto più chiaro, più facile e tutto si annulla nel presente di una canzone. La musica, se ti prende, non ti lascia mai. Non ci rinuncerei mai perché io la” vedo” dappertutto esattamente come nei film che hanno bisogno di una colonna sonora. Per quel che ne so in fondo la vita è una : io voglio che la mia sia uno spettacolo. Per quel che riguarda la “mia” musica, ho scelto di ritornare ad una dimensione più artigianale perché penso che le canzoni abbiano bisogno di tempo e cura. Non mi è mai piaciuta la logica del “funziona” o del “va di moda”: in questo momento della mia vita ho bisogno di crescere e soprattutto di maturare e ho preferito ricominciare daccapo per farmi venire le spalle più grandi: ho la fortuna di avere una casa discografica che mi permette di farlo in modo sano.
M.Z.: Il tuo album dal titolo “Radio Lady Gaga” ha qualche affinità con questa artista internazionale?
Sofia: “Radio lady Gaga” nasce da un gioco di parole tra “Radio Gaga” (quel gioiello di canzone dei Queen) e Lady Gaga, che personalmente ammiro molto: ha carisma, è una grande musicista ed è un mostro sul palco. Penso che sia l’artista che rappresenti meglio la musica di questo primo decennio del duemila. In più ho fatto un piccolo studio sui suoi testi e apprezzo tantissimo il fatto che ci sia una bella cultura da parte sua come per esempio succede in “Bad Romance” che ha tantissimi riferimenti ai film di Hitchcock. “Radio Lady Gaga” (il cui testo è stato scritto da Frank Head) è uno spaccato della società in cui viviamo: i protagonisti vivono un amore alla Romeo Giulietta, ma sono più urbani, sono ragazzi che vivono la crisi che oscillano tra la sopravvivenza, l’impatto della realtà e quel cm di libertà che per loro è il lunedì. Tutti odiamo il lunedì ma per loro è il giorno in cui possono amarsi, quindi, diventa il giorno perfetto. Questa storia d’amore però si muove ad intermittenza ed è un micro-universo contenuto in uno molto più grande: quello dei mezzi di comunicazione di massa. Io ho scelto la radio perché sono una gran nostalgica in fondo, e per un piccolo omaggio alla musica degli anni 70 il cui simbolo è proprio la radio che ha passato il testimone agli anni 80 e di conseguenza alla tv. Oggi il monopolio delle comunicazioni ce l’ha internet ma ho immaginato un mondo alla 1984 di Orwell dove la radio la fa ancora da padrona. In questa radio ci sono una serie di notizie che riguardano i cambiamenti climatici, la possibile radioattività nel cibo, il testo parla di uragani, di caos, c’è un riferimento specifico al film “The butterfly effect”, il fatto che a volte siamo annichiliti dal cinismo e che non ci parliamo più guardandoci negli occhi ma ci nascondiamo dietro gli schermi dei computer. Tutte queste notizie però passano in secondo piano perché la prima, quella che conta di più è il fatto che abbiano assassinato Lady Gaga. Quante volte succede questo nella vita reale ? Tante. Quindi si può dire che Lady Gaga è semplicemente l’esempio di cosa succede quando se ne va via un personaggio di questa caratura. Avrei potuto scrivere “la radio dice che hanno assassinato Janis Joplin” ma per dovere nei confronti del presente ho preferito assassinare Lady Gaga. E poi… cosa facevo rimare con insalata?
M.Z.: Hai avuto difficoltà nel trovare un supporto discografico? Come è nata la tua collaborazione con Sunnybit?
Sofia: Credo di essere una persona sincera, certe volte ai limiti dell’antipatia, e ti dirò: si ho avuto tante difficoltà nel trovare un’etichetta che potesse credere in me dopo la mia esperienza ad X-Factor. Se vieni dall’underground e ti butti nella mischia del talent, quando ritorni in quello che credi sia il tuo ambiente naturale vieni considerato un musicista poco credibile. Mi sono sempre chiesta perché, visto che gli spazi per la musica alternativa sono praticamente inesistenti a livello dei grandi media, se vuoi che la musica sia veramente tutta la tua vita devi farti avanti e credo che occorra misurarsi in tutti i contesti possibili. Anche con X-Factor, che però cerca “voci” – e sono molto chiari su questo punto. Io però l’ho capito solo quando mi ci sono trovata in mezzo. Non cercano cantautori o gruppi in senso classico. Se sei un cantautore e hai una bella voce allora va bene. Ma prima di tutto conta la voce. Perciò per un anno buono sono stata tra l’incudine e il martello: né underground , né mainstream. Io ero un ibrido. Per fortuna ci sono persone che sanno guardare oltre ed ecco che entra in scena la Sunnybit, che mi ha tenuta d’occhio per un po’ e ha deciso di darmi una possibilità. Ho incontrato Silvia Bideri proprio l’ultima serata di X Factor è stata lei a instillarmi un po’ di fiducia in me stessa. Per questo gliene sarò sempre riconoscente.
M.Z.: Dove cerchi ispirazione per le tue canzoni?
Sofia: Ispirazione? In realtà non lo so. So solo che mi siedo davanti al piano e parto. Se quello a cui arrivo mi piace ci penso, ci lavoro, ci sbatto la testa se occorre. Se non mi piace lascio stare. Questo è il primo approccio che ho con la musica. È come un gioco. Poi però arriva la parte razionale: è necessario studiarsi le progressioni armoniche, come far cadere la nota, dare un senso alla struttura. Una volta che ho finito una preproduzione casalinga, la faccio ascoltare sempre a quello che considero l’altra metà di Sofia: Frank Head (premio della critica Mia Martini 2008). Siamo amici da una vita e tutto quello che io musico, lui riesce a metterlo nero su bianco con le parole. Ogni singola parola è pesata, ragionata, nessuna frase è lasciata al caso e per me, che parto sempre dalla musica, l’aiuto di Frank è fondamentale. È uno dei pochi che lascia non solo la metrica intatta ma anche il suono delle parole che per lo più deriva da un finto inglese. Ed è esattamente a questo che cerco di arrivare con le canzoni: amo molto l’Inghilterra e credo che si possa capire dalla musica, ma tengo molto anche alla lingua italiana: secondo me è la lingua più bella del mondo!
M.Z.: Cosa identifica il tuo stile?
Sofia: Il mio stile penso che si possa definire eclettico. Sarà perché fin da bambina ho sempre ascoltato artisti molto diversi tra loro: Al Stewart, Elton John, Joni Mitchell a Jeff Buckley, Suzanne Vega, Smashing Pumpkins, Radiohead. Ho un amore assurdo per Battisti e Dalla. E ognuno di questi artisti è sempre stato un grandissimo ascoltatore e un mostro dell’eclettismo. Il mio sogno è quello di fare un album che non ha limiti di genere ma che abbia un filo conduttore. In questo momento sto cercando il filo, perché di pezzi ne ho pure troppi!! E sono sempre uno diverso dall’altro. Per fortuna che ci sono i Velvet, che sono stati i miei produttori artistici per questo ep e spero che la nostra collaborazione non finisca qui. Ho ancora tantissime cose da imparare da loro e non mi voglio far sfuggire quest’occasione! Per adesso li ringrazio tantissimo per tutti i loro preziosi consigli e per la passione che hanno messo in questo progetto. Non è da tutti.
M.Z.: Prossimi impegni?
Sofia: Questo 2013 sarà pieno di lavoro: quanto sono contenta! Sicuramente lavorerò tutto l’autunno e tutto l’inverno per l’uscita dell’album che uscirà nel 2014 sempre nello stesso periodo comincerò a suonare un po’ dappertutto. Vorrei ringraziare voi di Oubliette Magazine per questo spazio e per questa bella chiacchierata
Written by Michela Zanarella
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