Magazine Cultura

Intervista di Michela Zanarella ad Alessio Silo, autore de “Una parola e per sempre”

Creato il 29 gennaio 2015 da Alessiamocci

Alessio Silo è nato a Isola del Liri ed ora vive a Monte San Giovanni Campano (FR).

 

Dopo aver ottenuto il diploma magistrale nell’Istituto V. Gioberti di Sora si iscrive al corso di Scienze e Tecniche Psicologiche all’Università G. d’Annunzio di Chieti.

Ultimo di tre figli, decide di pubblicare la sua prima silloge poetica con Edizioni Galassia Arte nel novembre del 2012, intitolata “Poesie Sopravvissute”, una raccolta di scritti adolescenziali, presentata per la prima volta alla Feltrinelli di Latina.

Nell’aprile del 2013 firma un contratto con la David and Matthuas Edizioni con la sua seconda Opera, “Non smettere di scrivermi”, finalista nell’aprile del 2014 al Concorso Letterario Nazionale “Un Libro Amico per l’Inverno”.

Nel settembre del 2014 pubblica la sua terza opera, “Una parola e per sempre”. L’autore ha ottenuto menzioni e riconoscimenti in vari concorsi letterari nazionali e internazionali di poesia, ed oggi si racconta a noi di Oubliette Magazine. Buona lettura!

 

M.Z.: Come sei riuscito a dare voce ad un padre vedovo con quattro figli? È stato difficile creare il personaggio di Alessandro, il protagonista del tuo libro?

Alessio Silo: Non difficile; è stato appassionante e avvincente. Riuscire a dar voce a un protagonista, che cerca nella sua vita il puzzle mancante per riscoprire la bellezza esistenziale, dei veri valori umani, è stato per me di una crescita interiore magnifica. Una sorta di scrittura terapeutica che mi è servita nei momenti difficili, sperando che possa essere altrettanto utile per il lettore.



M.Z.: Una parola e per sempre, un titolo molto particolare. Come sei arrivato a questa scelta e che cosa significa?

Alessio Silo: Il titolo è nato mentre scrivevo il libro; è venuto naturale. Appena mi accorsi di scrivere, all’interno della storia, “una parola e per sempre”, capii che quello doveva essere il titolo definitivo. Volevo intitolarlo “L’eco della vita”, in principio, ma sarebbe stato un titolo qualunquista e banale, a mio giudizio. La congiunzione “e” del titolo rappresenta una sorta di legame esistenziale tra le parole dette nel corso della vita e quelle che si vorrebbe rimanessero marchiate nel tempo per sempre (un po’ il sogno erotico di ogni scrittore); è come quando ti accorgi di non fare a meno di amare una persona. Io ho imparato ad amare ciò che scrivevo, così come il titolo, così come me stesso.
M.Z.: Il passato ed i ricordi da una parte, dall’altra la vita svincolata dal passato. Perché dividere in due parti così nette il romanzo?

Alessio Silo: Forse dovrei chiederlo anche io alle parole del libro; di sicuro loro sapranno risponderti meglio di me. Comunque, posso dirti che la seconda parte del libro rappresenta un po’ la salvezza da un presente ormai in bilico da parte del protagonista (chi avrà letto il libro avrà capito). Il riuscire a risollevare la vita di un uomo, dopo molti dolori, attraverso i suoi ricordi, mi ha fatto capire che non può esserci bellezza senza la sofferenza, non possono esserci sorrisi senza aver assaporato prima le proprie lacrime amare, non può esserci vita senza le proprie luci e ombre. Sono cose che non te le insegnano le persone o le scuole; ma l’esperienza di vita, il ritornare alle proprie origini. Immagino un futuro promettente, se ci sarà ancora speranza negli occhi di chi guarderà al futuro.

 

M.Z.: Esiste un legame tra le tue produzioni letterarie che ti sollecita nello scriverne altre?

Alessio Silo: Il desiderio di scrivere è una delle cose che mi attira maggiormente. La scrittura è stata per me la mia più grande passione, dopo l’Amore. Più scrivo e più sento di approfondire la mia produzione letteraria. Ho incominciato a scrivere, nell’infanzia, poesie; o meglio, lettere d’amore. Poi, con il tempo, ho capito che quel genere di scrittura doveva essere ampliato in qualche modo; non poesie, non lettere, ma una sorta di “prosa poetica”; non so come definirla (magari chi mi avrà letto capirà). Qualcuno disse che quando scrivi qualcosa che non sai come definire, allora sta ben sicuro che stai facendo la cosa giusta. Mi piace il pensiero di associare le mie parole che scrivono come musica. Adoro la musica classica, scrivere con essa. Mancherebbe l’inchiostro alle parole, altrimenti.


M.Z.:
Una parola può avere una funzione salvifica in chi legge?

Alessio Silo:  Assolutamente sì; poi dipende da ciò che si vuole scrivere. Un libro lo si legge perché il lettore vuole arrivare alla fine della lettura per scoprire se quella parola, o quell’ultima pagina, è davvero salvifica dopo aver letto una storia intera, a mio parere. Io penso che quando un lettore troverà lo scrittore che gli appartenga, allora le parole di quest’ultimo avranno avuto l’effetto sperato e lo scrittore non avrà più nulla da chiedere a se stesso.

 

M.Z.: Secondo Alessio Silo, a parte la Bibbia, qual è il libro che ha portato l’uomo a riflettere sul valore della propria esistenza?

Alessio Silo: Mi piace pensare sempre ai grandi classici, greci e latini. Ho incominciato ad appassionarmi di letteratura classica solo dopo essere uscito da scuola, perché a mio giudizio la stragrande maggioranza delle scuole di oggi non ti insegna la cultura; al massimo ti insegna a stare nel sociale. Perciò, attraverso la lettura dei grandi classici (Omero, Seneca, Cicerone, Epicuro…), ho iniziato ad amare l’esistenza umana. Essa non va compresa o studiata, ma va accettata e condivisa. Questi due particolari sono essenziali affinché si possa vivere serenamente con gli altri e con se stessi. È per questo che nei miei libri faccio riferimento quasi sempre all’amore, quello universale. Perché solo attraverso di esso l’umanità potrà definirsi tale in un mondo moderno che non sa più con quale inchiostro scrivere, le proprie emozioni.

 

Written by Michela Zanarella

 


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :