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Intervista di Michela Zanarella ad Elisabetta Bagli ed al suo “Dietro lo sguardo”

Creato il 13 agosto 2013 da Alessiamocci

Elisabetta Bagli è nata a Roma nel 1970 e vive a Madrid dal 2002. Ha pubblicato “Voce” nel 2011 con www.ilmiolibro.it.

Intervista di Michela Zanarella ad Elisabetta Bagli ed al suo “Dietro lo sguardo”Da dicembre 2012 è entrata a far parte dello staff del Gruppo Editoriale D and M, per cui ha pubblicato, nella divisione Edizioni Il Villaggio Ribelle, “Mina, la fatina del Lago di Cristallo”. Nell’aprile 2013 pubblica con ArteMuse Editrice, sotto la collana Castalide, della quale è direttrice, la silloge poetica “Dietro lo sguardo”.

Abbiamo incontrato Elisabetta Bagli per curiosare un po’ nella sua vita e nella sua passione con un’intervista di Michela Zanarella. Buona lettura!

M.Z.: Dietro lo sguardo, perché questo titolo? Come nasce questa silloge?

Elisabetta Bagli: La scelta del titolo “Dietro lo sguardo” è dettata dal fatto che ognuno di noi, spesso non riesce a mostrare la propria essenza nella realtà per fattori contingenti, spesso, anche indipendenti dalla propria volontà tra i quali le non facili convenzioni sociali. Non sempre riusciamo a esprimere noi stessi, per questo, per sentire 360° una persona non bisogna soffermarsi solo sul suo sguardo, su quel che gli occhi dicono che è già molto, ma bisogna andare in profondità e leggere anche cosa c’è dietro lo sguardo. Mi sono trovata a interpretare la realtà che mi circonda interiorizzando determinate situazioni e facendole mie, descrivendo ciò che scaturiva dal mio sentire provando a immedesimarmi in queste situazioni spesso non facili del vivere. Ho riletto la mia produzione di quel periodo e vi ho trovato un filo conduttore: l’amore nei suoi aspetti luminosi e in quelli più oscuri. Così è nata la silloge “Dietro lo sguardo”. 

Intervista di Michela Zanarella ad Elisabetta Bagli ed al suo “Dietro lo sguardo”M.Z.: Quale motivazione ti ha portato a raccogliere le tue poesie in un libro? Hai avuto difficoltà nel trovare un editore che ti pubblicasse?

Elisabetta Bagli: Proprio leggendo le mie poesie mi sono resa conto che poteva nascere una silloge con la quale poter dire qualcosa, qualcosa anche duraturo nel tempo. Le liriche che vi sono all’interno non sono facili. Alcune, a una prima lettura possono anche infastidire il lettore per la schiettezza dei vocaboli e delle immagini usate, ma la poesia è immediatezza, sono fotogrammi istantanei di momenti, di vita e credo che la ricercatezza che spesso si fa di vocaboli e immagini non rendano immediato il sentimento che si vuol trasmettere. Ho sentito che potevo dire il mio pensiero su determinati argomenti e ho sentito di farlo nell’unico modo in cui so farlo: scrivere. Ci sono difficoltà oggettive nel trovare un editore, soprattutto nell’attualità, nella quale la crisi economica mondiale ha inciso in ogni settore. Per quanto mi riguarda, ho trovato il mio editore ArteMuse Editrice su FB. Mi ha visto nella rete sociale e mi ha contattato dopo aver letto le mie poesie e alcuni miei scritti. Ora sono divenuta anche responsabile della collana di poesie della sua casa editrice, Castalide. Mi piace molto vivere questa nuova esperienza.

M.Z.: Cosa ci dici della copertina? Quanto è importante la grafica per attirare il lettore?

Elisabetta Bagli: L’immagine di copertina è di Wilson Santinelli ed è stata scelta insieme al mio editore perché ripercorre la mia silloge in pieno: la luce e il buio, i chiari e gli scuri di un’esistenza che bisogna vivere nella totalità. La grafica è importantissima per attirare il lettore all’acquisto di un libro e, quindi, che rispecchi in pieno il suo contenuto, ma è proprio il contenuto che deve dimostrare di essere valido. Una bella confezione è il primo passo che rende più appetibile l’acquisto, ma se non vi è contenuto, il libro è destinato a non avere successo.

M.Z.: Luce-buio, questa divisione nel libro in due parti, quanto corrisponde alla positività o negatività dei sentimenti?

Elisabetta Bagli: Tantissimo, in quanto ogni sentimento ha insito in sé l’aspetto positivo e l’aspetto negativo. Si può amare, ma non vivere l’amore nel modo giusto. Si deve essere liberi nell’amore e le catene d’amore anche se per definizione sono “d’amore” sono pur sempre catene. Un legame d’amore deve essere rispetto reciproco, anche e soprattutto delle libertà dell’altro. Dal momento in cui si iniziano a introdurre variabili quali: l’oppressione, l’abuso dell’altro, la gelosia e il dominio non si può più parlare d’amore. I contorni sono ben definiti per me, in quanto la luce contiene anche parti buie e il buio anche punti di luce. Si intersecano ma non si sfumano mai l’una nell’altra, perché diversi sono le manifestazioni del sentimento che le fa scaturire.

M.Z.: Nella poesia “Esplosioni” scrivi: “Ho bisogno di poesia”, quanto è forte questa necessità e da cosa deriva?

Elisabetta Bagli: Ho bisogno di poesia perché i bei versi danno un’altra dimensione alle mie giornate. Non sempre mi trovo in sintonia con il mondo che mi circonda e, sapere di potermi sfogare scrivendo versi, mi dà la sicurezza di riuscir a essere me stessa comunque e dovunque. Gabriel García Marquez, quando ricevette il Premio Nobel alla letteratura nel 1982, lo dedicò alla poesia descrivendola come energia segreta della vita quotidiana che : “cuece los garbanzos en la cocina, y contagia el amor y repite las imágenes en los espejos. (cuoce i ceci in cucina, e contagia l’amore, ripetendo le immagini negli specchi”, terminando il suo discorso con la definizione della poesia come l’unica prova concreta dell’esistenza dell’uomo. Abbraccio vivamente l’idea che García Marquez ha della poesia: senza di lei non sarei me.

M.Z.: L’amore sensuale e passionale, l’amore voluto e corrisposto, dall’altro lato la violenza, il dolore, la sofferenza. Una tua riflessione sul femminicidio e sulla violenza subita dalle donne.

Elisabetta Bagli: In realtà, parliamo di stati d’animo, dell’amore e del disamore, della purezza dei sentimenti che vengono sublimati e suggellati dalla nascita di qualcosa che non è solo fisico, ma che nel fisico poi si rivela. Spesso però la fisicità non è voluta, non è cercata e, anzi, altro non è che lo sfogare sentimenti che nulla hanno di umano: è quando l’essere umano vuole sopraffare un altro essere umano e ciò non è amore. L’amore è libertà di essere se stessi nell’altro. Credo che ci sia da riflettere su questi punti. Credo altresì che molto si possa fare denunciando situazioni che si prevedano possano sfociare in drammi. Ma, spesso, l’omertà e la paura non riescono a far fuoriuscire situazioni pregresse la cui fine è annunciata.

M.Z.: Cos’è per te l’amore? E la poesia?

Elisabetta Bagli: Per me l’amore è il motore che muove il mondo. Senza l’amore non potrebbe esistere l’uomo e non ci potrebbe essere la vita. Per questo quando si parla d’amore, si parla d’amore puro e vero. Ultimamente il possesso e l’ossessione hanno deviato il concetto d’amore spostando l’asse su un concetto di “disamore” che altro non è che l’aberrazione dell’essere umano che rinnega se stesso. Si deve riflettere e tentare di mantenere viva la scintilla che muove la vita, non si devono perdere i valori primari del rispetto. La Poesia è la vita, appunto è un percorso che intraprendo quotidianamente e che mi accompagna in ogni momento. Deriva dall’osservazione del mondo che mi circonda, ma anche del mio mondo interiore. È una maniera di riflettere e pensare sulla vita.

M.Z.:  A quale poeta ti senti ispirata o legata per lo stile di scrittura?

Elisabetta Bagli: Mi piacciono molto gli ermetici, Alda Merini ed Emily Dickinson per le immagini dirette e vere che ha saputo creare con i suoi versi pur osservando una realtà piccola che era quella delle sue quattro mura di casa. Eppure tante cose ha saputo vedere, sentire, immaginare. La poesia può muovere il mondo e con la poesia si possono dire tante cose. Non mi ispiro a loro, ma il mio modo di scrivere diretto e sincero è anche frutto delle mie letture di questi grandi poeti.

M.Z.: Quale poeta del passato avresti voluto conoscere e incontrare?

Elisabetta Bagli: Emily Dickinson, senza ombra di dubbio, proprio per comprendere meglio come poteva immaginare tutto e creare quei versi avendo come unica esperienza di vita la sua casa e il suo intorno. Io ho bisogno di viaggiare, di parlare, di discutere oltre che di osservare per poter riflettere. Mentre lei era chiusa in se stessa e manteneva solo rapporti epistolari con il suo intorno. Una donna che mi ha incuriosito da sempre.

M.Z.: A chi dedichi la tua silloge? Pensi che il tuo libro sia destinato ad un pubblico prettamente femminile?

Elisabetta Bagli: La mia silloge è dedicata “a chi mi ha aiutato a scoprir me stessa”, ovvero a tutte le persone del mio circondario e non che mi hanno aiutato, consapevolmente e inconsapevolmente, a scoprire me stessa come donna prima che come poeta. Il pubblico della mia silloge non è e non deve essere assolutamente femminile. Anzi, credo che gli uomini possano leggere queste poesie per comprendere cosa si nasconde “dietro lo sguardo” di una donna che vive nel suo tempo. Ma tornando ai soprusi e agli abusi è indubbio che anche gli uomini possono considerarsi vittime di queste ossessioni con vessazioni soprattutto di ordine psicologico perpetrate nei loro confronti dalle donne. È una silloge poetica per tutti.

M.Z.: Perché un lettore dovrebbe acquistare il tuo libro? Quale pregio ha la tua poetica? Un difetto? Cosa avresti voluto eventualmente migliorare?

Elisabetta Bagli: Il pregio non sta a me dirlo. Posso solo dire che i miei versi diretti possono colpire “direttamente” il lettore e non so se questo può essere un pregio o un difetto che possa indurre all’acquisto o meno del mio libro. Ho moltissimo da migliorare e per farlo non mi rimane altro che continuare a studiare e a scrivere poesia e prosa.

M.Z.: Madrid e la poesia, noti una differenza nel concepire la poesia rispetto all’Italia?

Elisabetta Bagli: Non credo che ci sia differenza nel concepire la poesia, ma credo che c’è molta differenza nella sua esposizione. Madrid è una città molto viva da questo punto di vista. Ci sono molti circoli che si riuniscono periodicamente per effettuare dei readings poetici che in Spagna si chiamano “recitales”. Ma la crisi c’è ovunque e, purtroppo anche i bravi poeti spagnoli, pur essendo interpreti della loro realtà, trovano le stesse difficoltà oggettive che troviamo noi. Lo slam poetry è comunque uno spettacolo molto seguito al di là dei Pirenei.

M.Z.: Grazie mille Elisabetta per le tue risposte! Ci sentiamo prestissimo con altre novità!

Written by Michela Zanarella

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